• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00144 esaminate la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020 (DOC. LXXXVI, n. 3) e la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00144 presentata da LUCA CIRIANI
giovedì 29 ottobre 2020, seduta n.270

Il Senato,

esaminate la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020 (DOC. LXXXVI, n. 3) e la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2019 (Doc. LXXXVII, n. 3),

premesso che:

la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, giusto quanto previsto dall'articolo 13 della Legge 24 dicembre 2012, n. 234, fornisce alle Camere gli elementi conoscitivi necessari a valutare la partecipazione dell'Italia alla formazione ed attuazione delle politiche dell'Unione europea;

detta Relazione illustra la linea politica di azione seguita dal Governo sulle principali aree di intervento esaminate nelle sedi decisionali europee, e ne evidenzia in diversi casi l'evoluzione a fronte di profili di criticità. La relazione, inoltre, evocati gli atti di indirizzo adottati dalla Camera e dal Senato con riferimento a specifici progetti o questioni, si limita ad un generico richiamo alla coerenza della posizione del Governo con le posizioni espresse in sede parlamentare,

considerato che:

la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea per l'anno 2020 (Doc. LXXXVI, n. 3) nella sua prima parte illustra lo sviluppo del processo di integrazione europea e le questioni istituzionali, riportando l'azione che il Governo intende assumere per un rilancio dell'integrazione politica europea e un rilancio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea;

ogni anno con l'approvazione della legge europea, il Parlamento rinuncia alla propria prerogativa di analisi e vaglio dei contenuti delle norme, di fatto recependo passivamente, come fosse un atto dovuto, disposizioni che hanno, peraltro, un forte impatto sull'ordinamento interno, andando ad incidere sensibilmente sulla vita dei cittadini e sulle attività delle imprese italiane;

la diffusione della pandemia da coronavirus ha stravolto le dinamiche sociali ed economiche in Europa e nel resto del mondo, facendo emergere nuovi assetti, nuove convergenze, nuove dinamiche tra stati e tra organizzazioni sovranazionali;

l'Europa stessa, coinvolta nelle dinamiche innescate dalla pandemia, vede ridiscusso ogni riferimento interno all'UE e, conseguentemente, anche i rapporti tra UE e altri Stati, europei e non;

per tali motivi, dall'inizio della pandemia, per fronteggiare sia la crisi sanitaria che l'inevitabile crisi economica, l'UE ha adottato provvedimenti che hanno portato alla sospensione dei vincoli di bilancio imposti dai trattati, alla sospensione del divieto di aiuti di stato, alla sospensione del trattato di Schengen e alla ridefinizione dei criteri sulla circolazione delle persone, in generale alla tutela delle proprie frontiere dinanzi al pericolo derivante da ingressi potenzialmente pericolosi;

evidenza sottolineata anche dal Ministro Amendola, secondo il quale «l'avvento della pandemia ha con tutta evidenza messo sotto pressione elementi cruciali nella programmazione delle linee di azione per il 2020, come la libera circolazione delle persone, l'integrazione economica e il funzionamento del mercato unico»;

in aggiunta ai provvedimenti sopra citati, sono state varate anche misure specifiche dal punto di vista strettamente economico: il fondo di garanzia della BEI del valore di 25 miliardi di euro, il Fondo SURE per altri 25 miliardi destinato al sostegno degli stati membri per proteggere l'occupazione, il Recovery Fund e il MES;

la relazioni esaminate e oggetto della risoluzione, incentrate sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, non possono ovviamente prescindere dal nuovo quadro europeo e internazionale determinatosi a seguito della pandemia;

il documento LXXXVI n. 3, la «Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea», presentato il 24 gennaio 2020, cioè in data antecedente al diffondersi dell'epidemia Covid-19, non fa ovviamente cenno alcuno alla crisi innescatasi a seguito della pandemia, disegnando un quadro europeo e internazionale non più attendibile, per i mutamenti occorsi sul piano economico, politico, sociale;

la presentazione quindi di due documenti in cui non viene fatto cenno alle mutate condizioni politiche e socioeconomiche nelle quali dovrebbe dipanarsi la presenza dell'Italia in Europa, rende perfettamente inutile la discussione degli stessi e l'approvazione di un qualsiasi atto che non ne tenesse conto indebolirebbe l'Italia e il nostro Parlamento;

le suddette relazioni, per essere considerate credibili, non dovrebbero essere un puro adempimento di natura formale come prescritto dalla legge, ma dovrebbero essere documenti utili, di indirizzo e di prospettiva,

rilevato che:

è sempre più necessario un processo di riforma della governance economica europea, diretto a indirizzarla verso una crescita bilanciata dei diversi Stati, anche considerando che l'Unione europea non si è ancora dotata né di un'adeguata politica di bilancio, né di una propria articolata politica fiscale, lasciando quindi irrisolto il nodo delle risorse proprie e del dumping fiscale;

in riferimento al fenomeno migratorio rimane ancora in essere, e gravemente sottovalutata, la gestione dei flussi, soprattutto via mare, e la relazione programmatica offre solo linee di principio e non soluzioni concrete;

nei capitoli della relazione programmatica, inoltre, mancano completamente elementi che dovrebbero essere imprescindibili per la nostra presenza in Europa, come la tutela della famiglia e la promozione della natalità, la tutela del made in Italy, il fermo contrasto al radicalismo di matrice islamica, il richiamo alle comuni radici europee,

impegna il Governo:

a ritirare i documenti relativi alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea e a presentare, nel più breve tempo possibile, relazioni che tengano conto degli scenari internazionali determinatisi a seguito della pandemia, con le priorità ad essi connesse;

a inserire, nella stesura della nuova relazione programmatica, le seguenti priorità tra le azioni dell'Italia in sede europea:

- definire protocolli europei comuni tra gli Stati membri per la gestione delle pandemie e coordinare le azioni per l'acquisizione su larga scala dei vaccini anti-Covid, al fine di renderli disponibili rapidamente e con certezza ai cittadini europei;

- rivedere le rubriche del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 incrementando il ricorso alle risorse proprie UE, al fine di contenere al massimo il reperimento di risorse presso gli Stati membri anche con l'introduzione di nuovi strumenti di finanziamento quali ad esempio la web tax e gli strumenti antielusione delle grandi aziende;

- promuovere l'introduzione dei cosiddetti «dazi di civiltà», quali la Carbon border tax sulle merci extra-UE e, in generale, dazi su prodotti esteri che non rispecchino gli standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale vigenti in ambito europeo, per evitare un pericoloso dumping sociale e per contrastare fenomeni di concorrenza sleale;

- rinviare di due anni l'introduzione della plastic tax attualmente prevista per il 1º gennaio 2021 e rinviare l'applicazione degli ETS (Emission Trading Schemes) ai settori del trasporto aereo e marittimo già fortemente provati dalla crisi Covid;

- allineare le politiche fiscali escludendo la pratica del «dumping fiscale» fra Stati aderenti;

- prevedere, nell'ambito del Green Deal e del Meccanismo Europeo di Protezione Civile, un sostanzioso aumento dei fondi destinati alla prevenzione del dissesto idrogeologico, del rischio sismico e dell'erosione costiera;

- adottare iniziative per provvedere alla revisione del Patto di stabilità e crescita, introducendo il principio dello scorporo delle spese per investimenti pubblici dal calcolo del rapporto deficit/PIL consentito dai parametri macroeconomici europei;

- sostenere il tessuto produttivo e tutelare l'occupazione in fasi di crisi causate da fattori endogeni e inattesi;

- adottare iniziative per la tutela del Made in Italy e affinché le asimmetrie generate dagli aiuti di Stato non pregiudichino la tenuta delle imprese italiane, così come sottolineato anche dal Presidente dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato che ha rilevato come «l'applicazione delle nuove regole temporanee in materia di aiuti di Stato abbia comportato rapidamente una distribuzione di sussidi alle imprese europee inevitabilmente asimmetrica, conseguente alla diversa disponibilità economico-finanziaria dei diversi Paesi membri»;

- contrastare ogni tentativo di introduzione di etichettatura a semaforo che penalizza i nostri prodotti agroalimentari;

- pretendere il medesimo livello di profilassi igienica, sanitaria e fitosanitaria dei prodotti extraeuropei in entrata rispetto quelli del mercato interno e scongiurare qualsivoglia ipotesi di interferenza nella legislazione nazionale relativa al divieto del latte in polvere nella produzione casearia a protezione della qualità della nostra industria casearia e dei suoi prodotti;

- considerare la natalità e la drammatica crisi demografica che interessa la popolazione europea come le priorità della politica dell'Unione, inserendole quali principali voci di spesa del bilancio europeo, adottando al contempo iniziative a sostegno delle famiglie, in particolare quelle più vulnerabili, attraverso il sostegno alla genitorialità, nonché iniziative volte a sostenere ogni proposta atta a garantire per le donne un migliore accesso al mercato del lavoro, la parità retributiva e la conciliazione dell'attività lavorativa con la vita privata;

- coinvolgere l'intera Unione nell'interdizione delle partenze dei migranti dalle coste africane, anche attraverso la realizzazione di un blocco navale, e coinvolgere l'Unione europea nella creazione di centri hot spot negli Stati costieri del Nord Africa per la selezione dei rifugiati e la distribuzione pro-quota tra tutti gli Stati aderenti;

- interrompere l'erogazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo nei confronti di quegli Stati africani che non si impegnano concretamente nel contrasto all'immigrazione illegale e nell'accettazione dei rimpatri dei loro cittadini presenti irregolarmente sul territorio degli Stati Membri dell'Ue;

- mettere in campo iniziative comuni a difesa delle frontiere esterne dell'Unione europea anche alla luce della pandemia ancora in atto e contrastare l'immigrazione di massa su tutto il territorio dell'Unione;

- contrastare la diffusione del radicalismo islamico nell'Unione europea, richiedendo la delineazione a livello europeo di un modello di reato di integralismo islamico e promuovere iniziative volte a prevenire il rientro dei foreign fighters;

- tutelare l'identità italiana ed europea e delle comuni radici classiche e cristiane.
(6-00144)
Ciriani, Fazzolari, Balboni, Calandrini, de Bertoldi, De Carlo, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Nastri, Petrenga, Rauti, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini.