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Atto a cui si riferisce:
C.1/00394    premesso che:     il Meccanismo europeo di stabilità (Mes, in inglese European Stability Mechanism Esm), noto anche con l'appellativo mediatico di «Fondo salva-Stati»,...



Atto Camera

Mozione 1-00394presentato daGIACOMONI Sestinotesto diGiovedì 22 ottobre 2020, seduta n. 414

   La Camera,

   premesso che:

    il Meccanismo europeo di stabilità (Mes, in inglese European Stability Mechanism Esm), noto anche con l'appellativo mediatico di «Fondo salva-Stati», è un'organizzazione internazionale nata nel 2012 e comprendente gli attuali 19 Paesi dalla zona euro;

    creato in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf) e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Mesf), il Mes ha il fine precipuo di emettere prestiti per assicurare la stabilità finanziaria del singoli Paesi e dell'intera zona euro in situazioni di crisi;

    in base al trattato istitutivo del Mes, al bilancio dell'istituzione contribuiscono i Paesi membri in modo proporzionale alla loro popolazione e al loro Pil;

    nello specifico, la Germania contribuisce per il 27 per cento, la Francia per il 20 per cento, l'Italia per il 17 per cento e così a scendere. In base a queste cifre, l'Italia fornisce garanzie per eventuali necessità future per circa 125 miliardi di euro. Di questi, però, ha versato finora solamente 14,331 miliardi di euro stando sia all'ultimo rapporto della Banca d'Italia, sia alla sezione informativa sul sito del Mes;

    il Mes, per erogare i propri prestiti ai Paesi membri che ne fanno richiesta, si rivolge ai mercati finanziari, emettendo obbligazioni a tassi molto più bassi rispetto a quelli che ogni paese membro in crisi, preso singolarmente, otterrebbe. Ciò avviene perché il Mes ha un rating molto alto rispetto ai Paesi in potenziale dissesto. A titolo di esempio, il Mes ha un rating di AAA per Fitch, mentre l'Italia è stabile a BBB vale a dire nove gradini più in basso sulla scala di riferimento. I fondi che il Mes ottiene dagli investitori vengono poi dirottati ai Paesi che ne fanno richiesta sotto forma di prestiti a tassi agevolati e spalmati su archi temporali più lunghi. Questi prestiti sono strettamente legati a vincoli e ai piani di riforme macroeconomiche previsti dal Memorandum d'Intesa siglato tra il Paese membro e il Mes stesso. Quindi, i prestiti che il Mes eroga non fanno utilizzo diretto di soldi dei contribuenti. Questi ultimi fanno parte, invece, del bilancio dell'organizzazione, il quale viene investito in asset di più alta qualità e funge da garanzia per continuare ad ottenere prestiti a tassi estremamente bassi;

    il MES è guidato da un «Consiglio dei Governatori» composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area dell'euro presieduto dal presidente dell'Eurogruppo, l'irlandese Paschal Donohoe;

   rilevato che:

    il Consiglio dei governatori del MES ha approvato il 15 maggio 2020 il cosiddetto Pandemic Crisis Support (cosiddetto Mes sanitario), una linea di credito finalizzata alla risposta all'emergenza epidemiologica derivante dalla diffusione del Coronavirus;

    si tratta di aiuti per circa 240 miliardi di euro totali, cioè il 2 per cento del Pil 2019 di tutti i 19 Paesi membri;

    per l'Italia, questa cifra corrisponde a circa 38 miliardi di euro;

    la novità di questa linea di credito consiste nel fatto che i prestiti non comportano riforme programmatiche macroeconomiche strettamente vincolanti, ma sono unicamente legate all'utilizzo per la copertura di spese sanitarie e di prevenzione legate al Coronavirus e sono disponibili fino alla fine del 2022, al netto di eventuali evoluzioni in negativo dell'emergenza;

    all'indomani dell'accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo il 21 luglio, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, non ha fatto alcun riferimento alla possibilità di ricorrere al Mes sanitario;

    il Presidente del Consiglio Conte ha infatti ribadito più volte, in questi mesi, la propria contrarietà nei ricorrere al Mes sanitario, nella convinzione che al nostro Paese sarà sufficiente accedere alle risorse stanziate da Recovery Fund, Borsa europea degli investimenti Fondo Sure che si sommano a quelle messe in campo dalla Bce a inizio marzo (aumento del quantitative easing a circa 1000 miliardi di euro per il 2020, tassi di interesse invariati e condizioni più favorevoli per la liquidità delle banche);

    tale contrarietà, oltretutto, sembrerebbe essere legata a doppio filo con la stabilità dell'attuale esecutivo. Il Movimento 5 Stelle, infatti, è sempre rimasto fermo sulla propria posizione di contrarietà, mentre parte Pd e Iv sembrerebbero favorevoli al ricorso al Mes soprattutto per la possibilità di pagare pochissimi interessi sul prestito. Favorevole, è sempre stato anche il Ministro della salute, onorevole Roberto Speranza (Leu), il quale ha ripetutamente sottolineato la necessità di far arrivare le risorse necessarie per ridisegnare il servizio sanitario nazionale, a prescindere da dove provengano;

    non a caso nella giornata di martedì 13 ottobre 2020, l'Aula della Camera dei deputati ha respinto la risoluzione di Forza Italia, a prima firma di Renato Brunetta e sottoscritta anche da Maurizio Lupi (Ncl), che sosteneva l'attivazione dei fondi del Mes sanitario. Solo il gruppo Italia Viva ha partecipato al voto ad eccezione di tre deputati, che hanno sostenuto il documento presentato dall'onorevole Brunetta; segnatamente, gli onorevoli Camillo D'Alessandro, Cosimo Maria Ferri e Giacomo Portas;

    la situazione coronavirus in Italia è migliore di altri Paesi, ma come evidenziato recentemente dal Ministro della salute bisogna «tenere alta la soglia di attenzione e non bisogna farsi illusioni»;

    la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione di maggioranza con la quale ritiene opportuna la proroga dello stato d'emergenza sino al 31 gennaio 2021 e il varo di successivi provvedimenti volti al contenimento del contagio da Covid-19;

    purtroppo, l'onda dei contagi sta continuando progressivamente la sua scalata con i ritmi della fase di emergenza di sei mesi fa;

    come si evince dalla lettura della stampa nazionale e locale, il virus si sta allargando alle regioni italiane meno preparate dal punto di vista della tenuta delle strutture ospedaliere e ad essere monitorati con grande attenzione sono i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive, questi ultimi ancora bassi rispetto ai circa 9.300 posti disponibili che possono arrivare a 11.000 con la trasformazione della metà dei reparti di terapia sub-intensiva; è a quota 1000, infatti, che sembrerebbe scattare il campanello d'allarme e, in tale quadro, preoccupa fortemente la prossima ondata influenzale e il ritardo nella distribuzione dei medicinali;

    si evidenzia, inoltre, come molte trasmissioni televisive abbiano documentato situazioni agghiaccianti negli ospedali con code di 8 ore per un tampone Covid a Roma e gli ospedali di Napoli nel caos più totale;

    particolare preoccupazione suscita l'analisi della curva dei decessi recentemente pubblicata dalla stampa nazionale a cura del dottor Patrizio Pezzotti, epidemiologo dell'Istituto superiore di sanità che cura il rapporto mensile sulla mortalità da Covid-19. Ad avviso del dottor Pezzotti tra un paio di settimane la curva dei decessi salirà a un centinaio al giorno: «Tra la comparsa dei sintomi e il decesso trascorrono mediamente due settimane, perciò le oltre 40 vittime che contiamo oggi sono quelle che si sono ammalate quando avevamo poco più di 1600 contagi al giorno. Ora, con quasi seimila contagi in un giorno e con il nostro tasso di letalità, la curva dei decessi tra un paio di settimane è destinata a sfiorare le tre cifre»;

    inoltre, come si rileva dalla stampa nazionale, il virologo dottor Andrea Crisanti, ha dichiarato che: «noi rischiamo di avere una mortalità più alta, perché, se nel nord Europa gli anziani vivono per conto proprio, in Italia restano spesso in famiglia. Dove però avviene oltre il 70 per cento dei contagi»;

    in tale quadro, appaiono di eccezionale gravità le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro della giustizia sulla contrarietà all'utilizzo delle risorse del Mes sanitario, fin quando le casse dello Stato si trovano al collasso sembrerebbe infatti, non rendersi conto che, al collasso si trovano attualmente alcuni ospedali del sud come quelli della regione Campania dove la stampa nazionale riporta che mancano i posti per i malati gravi;

    analogamente, suscitano perplessità le dichiarazioni rese dal Ministro dell'economia e delle finanze sulla non opportunità, nell'immediato, di accedere alle risorse del Mes sanitario, nella considerazione che tali risorse – pari a 36 miliardi di euro sarebbero immediatamente disponibili a differenza di quelle del Recovery Fund – che l'Italia potrebbe utilizzare solo dal prossimo anno, sperando che i negoziati a livello europeo siano riaperti al più presto visto lo scontro tra Parlamento europeo e Consiglio sul bilancio dell'Unione europea 2021-2027 e il piano Next Generation Eu (Ngeu) di cui il Recovery Fund è il principale pilastro, con conseguente rischio di uno slittamento di tutto il pacchetto di aiuti straordinari antipandemia;

    alla luce di quanto precede e della drammatica esperienza che il nostro Paese ha vissuto lo scorso inverno a causa del Coronavirus, appare quanto mai urgente intervenire sul piano della medicina territoriale, puntando su un'allocazione di fondi esclusivamente mirata al rafforzamento e alla riforma del sistema sanitario, in maniera profonda, che tenga conto delle esigenze della salute pubblica anche in chiave di prevenzione;

    attraverso l'utilizzo delle risorse del Mes sanitario si potrebbe contribuire in modo concreto a ridisegnare e modernizzare finalmente il sistema sanitario nazionale, in termini di strutture edilizie, dotazioni tecnologiche, infrastrutture digitali, con l'obiettivo di raggiungere un efficace bilanciamento tra attività di prevenzione, assistenza territoriale e sanità ospedaliera e con soluzioni capaci di assicurare la continuità ospedale-territorio;

    il parere unanime degli esperti è orientato al rafforzamento delle policies di tracciamento le quali, allo stato, rimangono assolutamente inadeguate rispetto al resto dei paesi europei. Le cause sono note. Tra le più importanti: 1) il sottodimensionamento delle risorse umane dedicate ai servizi epidemiologici nelle aziende sanitarie locali, incapaci di rispondere al mutato quadro globale che in futuro potrebbe vedere nuovi e più gravi eventi pandemici; 2) il depauperamento pressoché diffuso su tutto il territorio nazionale della rete sanitaria locale e di prossimità, fatta di centri sanitari locali e della rete dei medici di famiglia, la quale deve tornare ad essere invece il primo punto di contatto per i cittadini anche in sede d'emergenza. In questa dimensione, si rendono quindi cruciali investimenti di adeguamento immediato,

impegna il Governo

1) a porre in essere, con la massima sollecitudine, ogni iniziativa di competenza finalizzata ad attivare la richiesta di Pandemie Crisis Support (Pcs) prevista dal Mes per potenziare la sanità di territorio, per finanziare maggiori investimenti – anche tramite il ricorso al partenariato pubblico-privato – in edilizia sanitaria e a ridisegnare il sistema sanitario nazionale su indicazione dei fabbisogni individuati da ciascuna regione, rafforzando l'organizzazione e la gestione dei servizi sanitari delle regioni ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione.
(1-00394) «Giacomoni, Gelmini, Porchietto, Baratto, Giacometto, Cattaneo, Paolo Russo, Pella, D'Attis, Polidori, Della Frera, Squeri, Barelli, Torromino, Baldini, Anna Lisa Baroni, Sandra Savino, Mazzetti».