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Atto a cui si riferisce:
C.4/04319 (4-04319)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 15 ottobre 2020
nell'allegato B della seduta n. 409
4-04319
presentata da
SASSO Rossano

  Risposta. — In relazione alle questioni poste nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si comunica quanto segue.
  Sulla base del pre-accordo di Malta, sottoscritto nel mese di settembre 2019 dai Ministri dell'interno di Italia, Malta, Francia, Germania e Spagna, è stato concordato un meccanico di redistribuzione degli stranieri soccorsi in mare durante le operazioni Sar delle navi delle Ong e di quelle militari; che prevede, per parte di essi, il trasferimento verso i Paesi sottoscrittori dell'iniziativa, oltre che verso quelli che hanno aderito all'accordo in un momento successivo (Portogallo, Irlanda e Lussemburgo).
  Dal mese di novembre del 2019 le operazioni di ricollocamento si basano, pertanto, su procedure operative standard, codificate con il contributo della Commissione europea ed il supporto delle competenti agenzie europee, che prevedono quattro fasi fondamentali nell'ambito delle quali le autorità italiane, le competenti agenzie europee e gli Stati membri disponibili cooperano in stretto raccordo.
  Il meccanismo di ricollocazione volontaria viene attivato su richiesta dello Stato al quale una Organizzazione non governativa (ONG) abbia richiesto un porto di sbarco in relazione ad operazioni di soccorso effettuate con mezzi navali o aerei in zone SAR (Search and rescue) e non anche in casi relativi a sbarchi spontanei.
  La prima fase riguarda il complesso delle attività di pre-identificazione e foto-segnalamento, da porre in essere nell'immediatezza delle operazioni di sbarco, a cura delle autorità di pubblica sicurezza e dell'agenzia europea della guardia costiera e di confine (Ebcga).
  La seconda fase è dedicata alle interviste da parte dell'ufficio europeo di sostegno per l'asilo (Easo) ed è finalizzata alla creazione della proposta di redistribuzione dei richiedenti fa protezione internazionale ai singoli Stati, sulla base di una lista anonimizzata; la proposta di ridistribuzione viene successivamente trasmessa da parte della Commissione europea agli Stati coinvolti per la necessaria condivisione.
  La terza fase riguarda la registrazione delle domande di protezione internazionale, nonché rinvio dei dossier individuali agli Stati membri che esaminano le singole posizioni, con la possibilità di ulteriori interviste, al fine di approfondire questioni legate alla sicurezza e anticipare l'analisi dei requisiti relativi al bisogno di protezione, che sarà compiutamente valutato nello Stato di destinazione.
  La quarta fase, infine, contempla, a seguito delle accettazioni inviate dagli Stati ai sensi dell'articolo 17 del regolamento Dublino, la preparazione e l'organizzazione dei trasferimenti verso gli Stati membri di destinazione.
  Per quanto attiene al numero degli sbarchi, dal 1° gennaio 2019 al 16 luglio 2020, ne risultano avvenuti 33 per operazioni SAR, che hanno coinvolto circa 4.350 persone, di cui circa 3.000 potenzialmente ricollocabili in altri Stati.
  Gli eventi successivi alla dichiarazione di Malta (del 23 settembre 2019) sono stati ovviamente gestiti in maniera più strutturata.
  Gli Stati europei partecipanti all'accordo hanno dato la disponibilità complessiva per 1.700 persone: più in particolare: 705 la Francia, 698 la Germania, 150 il Portogallo, 43 l'Irlanda, 40 la Spagna.
  Durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19, la procedura descritta non è stata più utilizzata in quanto di fatto erano impediti i trasferimenti delle persone, benché siano continuati sia gli sbarchi che le operazioni SAR. Inoltre, le esigenze di quarantena hanno comportato ulteriori onerosi accorgimenti per garantire il rispetto dei protocolli sanitari. Conseguentemente i richiedenti protezione internazionale trasferiti, nel periodo 23 settembre 2019-16 luglio 2020, sono stati 684.
  Dall'inizio della cosiddetta «fase 2-Covid» Easo ha ripreso ad effettuare le interviste da remoto e in loco con tutte le cautele previste.
  È stato, inoltre, chiesto il supporto della Commissione europea per coordinare la distribuzione dei migranti salvati in mare dalle navi Alan Kurdi e Aita Mari, i quali, superato il prescritto periodo di isolamento sanitario a bordo della nave Rabattino, sono stati trasferiti al Cara di Bari il 6 maggio scorso.
  Lo scorso 19 maggio la Commissione europea ha riaperto ufficialmente le procedure di ricollocazione volontaria, con una videoconferenza con gli Stati membri disponibili (Germania, Francia e Irlanda).
  Il 16 giugno è stata formalmente aperta la procedura anche relativamente allo sbarco dalla nave marina, e Germania e Francia hanno formalizzato la loro disponibilità.
  Lo scorso 25 giugno è stata effettuata la prima partenza post-COVID-19.
  Nessuno dei richiedenti asilo è risultato positivo al COVID-19, mentre 3 di loro non sono stati comunque ritenuti in grado di affrontare il viaggio a causa di altre patologie.
  Si sono organizzate, secondo standard di sicurezza sanitaria, anche le visite delle delegazioni francesi e tedesche, rispettivamente nei Cara di Bari e di Crotone, per le interviste dei migranti sbarcati lo scorso 29 gennaio dalla nave Ocean Viking.
  Ciò posto, per quanto riguarda in particolare il Cara di Bari Palese, la struttura rientra, come noto, tra quelle in cui vengono ospitati i migranti sbarcati nei porti italiani nelle more delle procedure relative alla loro ricollocazione (assieme al CAS di Messina, al Cara di Crotone e ad alcuni centri in provincia di Roma).
  La struttura, ubicata in prossimità dell'aeroporto, è particolarmente indicata per le delegazioni estere che, sulla base di quanto previsto nelle procedure operative, intendono valutare le singole posizioni dei richiedenti asilo anche mediante un'intervista che può svolgersi nell'ambito dello stesso centro.
  La stessa delegazione francese, composta da rappresentanti dell'ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi del Ministero dell'interno francese, in visita a Bari nel periodo 13 gennaio-20 gennaio 2020, era già stata autorizzata altre volte ad effettuare interviste agli ospiti dei Cara e, precisamente, in 5 occasioni, nel mese di novembre e dicembre 2019 e nei mese di gennaio 2020.
  Analoga autorizzazione è stata rilasciata ad una delegazione tedesca in altre due occasioni nel novembre 2019. Altre missioni della stessa delegazione sono state svolte presso il Cara di Crotone e l'hotspot di Messina.
  Sempre a Bari una delegazione del Lussemburgo ha svolto 3 missioni nei mesi di ottobre e novembre 2019, il Portogallo due, entrambe nel mese di ottobre.
  Tutte le delegazioni hanno svolto le proprie attività sotto il coordinamento delle Autorità italiane (prefetture e questure) e con il supporto delle agenzie europee competenti (Easo ed Ebcga).
  Sulla scorta dei ricollocamenti finora effettuati non si rilevano riscontri sugli asseriti contenuti discriminatori delle interviste ai fini di una possibile selezione dei soggetti più graditi rispetto ad altri, ad esempio in funzione delle capacità professionali o del titolo di studio dichiarato.
  Infine, in ordine all'esecuzione del provvedimento restrittivo a carico di 32 immigrati nigeriani componenti di «due gang mafiose che avevano stabilito proprio nel Cara di Bari la loro sede operativa», si precisa che uno solo degli stranieri arrestati era ospite dei Centro di accoglienza, mentre gli altri, nel corso del tempo, erano già usciti dalla citata struttura per scadenza e/o revoca dell'accoglienza.
Il Viceministro dell'interno: Vito Claudio Crimi.