• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00136 in occasione della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre prossimo venturo, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno le questioni relative alla risposta...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00136 presentata da GIANLUCA PERILLI
martedì 13 ottobre 2020, seduta n.264

Il Senato,
in occasione della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre prossimo venturo, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno le questioni relative alla risposta all'epidemia di Covid-19, ai cambiamenti climatici, allo stato dei negoziati sulle future relazioni tra Unione europea e Regno Unito, alle relazioni dell'Unione europea con l'Africa nonché agli sviluppi degli scenari di politica estera di più stretta attualità;
premesso che:
il Consiglio europeo procederà ad esaminare l'attuale situazione epidemiologica, che ha visto nelle ultime settimane un peggioramento dei numeri dei contagi in numerosi Stati membri ed a livello mondiale, concretizzando il rischio dell'aumento della diffusione del virus con l'arrivo della cosiddetta "seconda ondata", che andrà affrontata a livello europeo con un coordinamento generale teso a garantire una risposta più adeguata alla pandemia, per tutelare la salute e il benessere dei cittadini dell'Unione europea e per salvare vite umane;
il Consiglio affronterà inoltre le questioni legate ai lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello di Unione europea;
la risposta dell'Unione europea è stata sin dall'inizio incentrata su quattro priorità: rafforzare i sistemi sanitari nazionali e limitare la diffusione del virus; garantire la fornitura di attrezzature mediche; promuovere la ricerca su terapie e vaccini; sostenere l'occupazione, le imprese e l'economia. Sin da marzo sono stati predisposti meccanismi per garantire una risposta coordinata e sostenere gli Stati membri nella lotta alla pandemia, che ha determinato eterogenei effetti economici, sociali e sanitari nella profonda crisi economica che l'Unione europea sta oggi affrontando in maniera compatta;
premesso, altresì, che:
fin dal momento della sua elezione alla guida della Commissione europea, la presidente Ursula von der Leyen ha caratterizzato il suo mandato per una spiccata attenzione alla lotta contro i cambiamenti climatici: il primo punto delle linee guida dell'azione politica della Commissione da lei guidata è stato quello di avviare un ambizioso "green deal europeo" per fare dell'Europa il primo continente a neutralità climatica al 2050;
in questo quadro si inserisce la proposta della Commissione della prima legge europea sul clima che intende trasformare in legge l'obiettivo fissato nel green deal europeo - fare sì che l'economia e la società europee diventino a impatto climatico zero entro il 2050 - rendendo questo impegno vincolante per gli Stati membri;
l'Italia sostiene convintamente la nuova proposta della Commissione europea di riduzione delle emissioni nel 2030 ad almeno il 55 per cento rispetto ai livelli registrati nel 1990, obiettivo politico che rimane fondamentale per affrontare in maniera efficace la sfida del cambiamento climatico, e per ribadire il ruolo di guida che l'Unione è chiamata a svolgere nella lotta mondiale ai cambiamenti climatici;
al contempo, il nostro Paese dovrà vigilare affinché nella concreta definizione degli strumenti legislativi europei in cui si tradurrà l'impegno dell'Unione europea per il raggiungimento di questo nuovo ambizioso obiettivo sia salvaguardata la competitività del nostro sistema produttivo. Andrà anche tenuto in adeguata considerazione quanto fin qui realizzato dagli Stati membri in materia di riduzione delle emissioni, per evitare che vengano penalizzati quegli Stati membri che già hanno compiuto rilevanti sforzi per raggiungere con successo gli obiettivi al 2020;
da ultimo, il Parlamento europeo, con l'adozione del proprio mandato negoziale sulla legge europea sul clima, ha a sua volta chiesto una riduzione delle emissioni del 60 per cento entro il 2030; ha fissato l'obiettivo del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 ed ha sottolineato la necessità di stabilire un bilancio per i gas serra, che definisca la quantità totale rimanente di emissioni che potrebbe essere emessa fino al 2050; il Parlamento europeo ha inoltre chiesto che ogni iniziativa della Commissione europea sia in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione e che venga istituito un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici - ossia un organismo scientifico indipendente che valuti i progressi in tale direzione - oltre a confermare la richiesta di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025;
entro il 31 maggio 2023 la Commissione dovrà quindi proporre una tabella di marcia su come raggiungere la neutralità entro il 2050, per limitare l'aumento della temperatura globale, in conformità con l'accordo di Parigi del 2015;
i cambiamenti climatici stanno diventando più visibili e pervasivi e le recenti alluvioni che hanno colpito l'intero territorio nazionale ne sono una testimonianza. L'Unione europea può e deve svolgere un ruolo guida al riguardo imprimendo il giusto impulso per una profonda trasformazione dell'economia e della società;
nel Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020, così come aggiornato a seguito della pandemia da Covid-19, il green deal europeo è il motore della nuova strategia di crescita, quale vettore di transizione sia ecologica che digitale, funzionale a costruire un'Europa più equa con un'economia al servizio delle persone; in questo senso, i grandi investimenti europei e un'azione comune del nostro Paese assieme alle istituzioni europee e agli altri Stati membri saranno gli essenziali strumenti per rispondere alle esigenze di crescita. La "transizione verde" dovrà essere alla base dello sviluppo: uso delle energie, modelli di consumo, scelte strategiche dei settori produttivi;
proprio il tema della transizione verde, così come quello degli effetti dei cambiamenti climatici, permeano tutto il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, che prevede di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva all'azione per il clima: sia il nuovo bilancio dell'Unione europea, sia il nuovo strumento Next Generation EU (NGEU) ad esso integrato, dovranno infatti rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'Unione europea entro il 2050 e contribuire al raggiungimento della riduzione significativa delle emissioni dell'Unione entro il 2030;
in base alle indicazioni fornite dalla Commissione europea, lo scorso il 17 settembre, sulla redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, i PNRR dovranno destinare almeno il 37 per cento delle risorse alla transizione verde, dove le priorità ambientali rappresentano un asse di investimento e un obiettivo di medio e lungo periodo nella programmazione delle risorse;
in particolare, le missioni previste per l'utilizzo delle risorse stanziate nell'ambito del Next Generation EU riguardano sei aree principali di azione, pilastri attraversati da una spina dorsale verde, per la realizzazione degli investimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione significativa delle emissioni di gas entro il 2030, mediante misure quali, ad esempio, la decarbonizzazione del settore energetico, la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, privilegiando il trasporto pubblico, il miglioramento della qualità dell'aria, il potenziamento delle fonti rinnovabili anche al fine di garantire l'efficientamento energetico, la promozione dell'economia circolare, della gestione delle acque e della biodiversità;
la nuova economia sostenibile dell'Unione europea sarà, inoltre, improntata sul principio del "do no harm" che stabilisce che un investimento è verde se migliora anche solo un indicatore ambientale senza peggiorare gli altri, delineando il livello di sostenibilità dell'investimento stesso;
considerato che:
a poche settimane dalla scadenza di fine ottobre, permangono divergenze tra i negoziatori dell'Unione europea e britannici su alcuni punti sostanziali del negoziato che al momento restano distanti da un accordo, tra cui, in particolare, la parità di condizioni nel commercio, la pesca in acque territoriali britanniche e la governance del futuro accordo. Lo stallo negoziale va ricercato in un atteggiamento britannico "selettivo" e dilatorio, vòlto a far progredire i negoziati solo su questioni di forte interesse per Londra, evitando di impegnarsi in discussioni su questioni chiave di interesse dell'Unione europea;
il clima negoziale ha anche risentito della presentazione al Parlamento britannico di un controverso progetto di legge sul mercato interno (cosiddetto internal market bill) le cui previsioni avrebbero l'effetto - se approvate - di pregiudicare gli impegni assunti con la conclusione dell'Accordo di recesso e dell'annesso protocollo sull'Irlanda-Irlanda del Nord (in particolare, quelli relativi agli aiuti di Stato e alla circolazione delle merci tra l'Irlanda del Nord e la Gran Bretagna). L'Unione europea ha immediatamente reagito, richiamando il Regno Unito al rispetto degli impegni assunti, e la Commissione ha recentemente avviato una procedura di infrazione nei confronti di Londra per violazione degli obblighi di recesso;
in linea con il proprio mandato negoziale, l'Unione europea chiede progressi paralleli su tutti i tavoli negoziali prima di procedere alla stesura congiunta di un testo giuridico condiviso, preludio alla fase finale di intensa negoziazione e individuazione dei possibili compromessi reciproci. Pertanto, la prospettiva di un accordo entro il mese di ottobre - benché ancora possibile - diviene sempre più incerta. Si profila dunque concretamente la possibilità di un mancato accordo alla scadenza della transizione (31 dicembre 2020), che comporterà il passaggio da una situazione - quella attuale - in cui il Regno Unito è de facto trattato alla stregua di uno Stato membro ad una di relazioni non regolate (o regolate, a seconda dei casi, sulla base di strumenti giuridici internazionali preesistenti). Ove si profilasse un mancato accordo, potrebbe dunque essere necessario affiancare ai lavori sui preparativi (cosiddetto "readiness") al nuovo status del Regno Unito a partire dal 1° gennaio 2021 anche una serie di misure di emergenza (cosiddetta "contingency") per attutirne gli effetti negativi, pur nella consapevolezza che la situazione a partire da quella data sarà in ogni caso differente, con o senza un accordo (un accordo di associazione, infatti, per quanto ambizioso, non può replicare l'attuale livello di integrazione del Regno Unito con l'Unione europea);
se il Governo britannico si è detto pronto all'evenienza di un "no deal", un passaggio a nuove relazioni senza accordo dopo il periodo di transizione che scade il 31 dicembre 2020, questa eventualità potrebbe avere pesanti ricadute negative non soltanto sull'economia britannica - tra gli effetti della pandemia e un recesso senza accordo il Regno Unito potrebbe perdere 134 miliardi l'anno di sterline per i prossimi dieci anni, come emerso in una recente ricerca di Baker & McKenzie - ma anche sugli Stati membri dell'Unione europea;
a tal fine è necessario un impegno dell'Unione a fronte della prospettiva di un no deal che rischia di avere un impatto molto significativo anche per le imprese e i cittadini del nostro Paese: sia per la consistente comunità di italiani residenti nel Regno Unito, circa 700.000 persone che vedono minacciati i propri diritti acquisiti, inclusi il mantenimento delle garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione; sia per le imprese italiane che si troverebbero esposte a pesanti ricadute economiche anche considerando che il Regno Unito è tra i principali mercati di destinazione del nostro export; sia per la stabilità finanziaria, la continuità operativa dei mercati e del settore bancario e finanziario;
tenuto conto, inoltre, che:
il Consiglio europeo discuterà delle relazioni UE-Africa e potrebbe affrontare altre questioni di politica estera, in funzione degli sviluppi di più stretta attualità;
la discussione al Consiglio europeo si svolgerà sullo sfondo dei due mancati appuntamenti politici della Conferenza ministeriale (Esteri) UE-Unione africana e del successivo sesto vertice dei Capi di Stato e di Governo delle due organizzazioni, entrambi rinviati a data da destinarsi a causa dell'emergenza pandemica;
le relazioni tra Unione europea e Africa sono regolate dall'Accordo di Cotonou, adottato nel 2000 e rivolto ai Paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico. La sua scadenza, prevista per febbraio 2020, è stata estesa al dicembre 2020. Entro giugno 2021 si dovrebbe addivenire altresì alla finalizzazione dell'Accordo post-Cotonou, che disciplina i rapporti con i Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) e prevede l'istituzione di una partnership regionale UE-Africa, il cui negoziato vede ancora alcuni punti aperti in particolare sui sistemi migratori, sulla salute e diritti sessuali-riproduttivi (SRHR) e orientamento sessuale-identità di genere (SOGI);
l'approccio dell'Unione europea nei rapporti con il continente africano per i prossimi anni si fonda su cinque principali linee d'azione (crescita sostenibile e lavoro; transizione verde; digitalizzazione; pace e buon governo; mobilità e migrazioni) cui si affianca il team europe package, una serie di iniziative predisposte dalla Commissione europea e dagli Stati membri per fornire supporto ai Paesi partner per favorire la loro risposta all'emergenza epidemiologica da Covid 19;
per il nostro Paese è fondamentale raggiungere una sempre più stretta collaborazione tra Unione europea e Africa volta a fronteggiare insieme le grandi sfide attuali e future: dalla cooperazione su tematiche commerciali e di cooperazione allo sviluppo ad affrontare le cause profonde della migrazione e cooperare con i Paesi che maggiormente soffrono la pressione migratoria in uscita al fine di sviluppare politiche occupazionali, di assistenza e sicurezza perché gli individui possano realizzarsi liberamente e a pieno nei loro territori d'origine;
rilevato che:
nella riunione straordinaria del Consiglio europeo del 1° e del 2 ottobre scorsi, i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea hanno affrontato la situazione relativa ad alcuni scenari critici di politica estera, in particolare nel Mediterraneo orientale, la Bielorussia, il conflitto in Nagorno-Karabakh e il caso del tentato omicidio di Alexei Navalny;
la situazione nel Mediterraneo orientale è particolarmente complessa e desta non poche preoccupazioni, specialmente per le ripercussioni che potrebbe comportare in termini di stabilità dell'intera regione;
la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha intimato la fine delle provocazioni nel Mediterraneo orientale ed ha lanciato un avvertimento alla Turchia, chiedendo al Paese di dimostrare un atteggiamento costruttivo al fine della risoluzione della disputa, pena l'utilizzo di strumenti di vario genere, da parte dell'Unione, compreso l'approccio sanzionatorio;
l'Unione europea chiede alla Turchia il rispetto del diritto internazionale e rimanda la questione al Consiglio europeo di dicembre;
l'Italia, esprimendo piena solidarietà a Cipro e alla Grecia, proseguirà il suo lavoro di mediazione tra le parti, convinta che il compromesso sia sempre possibile e che rappresenti la via più fruttuosa per la gestione delle delicate relazioni regionali, anche incoraggiando Ankara allo sviluppo ed accettazione di una soluzione condivisa;
l'interesse strategico europeo per un Mediterraneo orientale stabile passa per un costante tentativo volto a preservare una costruttiva partnership tra Unione europea e Turchia che possa favorire la costruzione di una stabile collaborazione sulle sfide globali che devono essere affrontate necessariamente insieme, quali la gestione dei flussi migratori, la lotta al terrorismo, le dinamiche energetiche nel Mediterraneo orientale e la più generale stabilità regionale;
relativamente alla Bielorussia l'Italia ha partecipato, nell'ambito del Consiglio europeo, all'elaborazione di un regime sanzionatorio ed accoglie con favore la decisione di sanzionare 40 membri del regime, auspicando che tale misura possa innalzare la pressione sulle autorità di Minsk affinché liberino i prigionieri politici, cessino la repressione ed avviino un dialogo politico nazionale effettivo ed inclusivo che conduca a nuove elezioni, libere e regolari;
l'Italia ha altresì sostenuto il principio della preparazione di un piano economico dell'Unione europea per un "futuro" Belarus democratico, purché questo sia basato su una richiesta di quelle autorità e si sviluppi nel quadro delle risorse e degli strumenti già disponibili per il partenariato orientale;
i esprime preoccupazione circa l'affermazione del Ministro degli esteri bielorusso relativa all'adozione di sanzioni di ritorsione da parte bielorussa nei confronti dell'Unione europea. Una spirale di azioni e reazioni tra le parti comporterebbe il rischio di condurre alla rottura completa dei canali di comunicazione tra l'Unione europea e Minsk, con grave danno per la popolazione bielorussa e le sue legittime aspirazioni, oltre che per il ruolo stesso dell'Unione europea e dei suo Stati membri;
ritenuto che:
la ripresa delle ostilità in Nagorno Karabakh dello scorso 27 settembre e la rapida escalation del conflitto hanno destato forte preoccupazione. Secondo quanto riportato da Amnesty International i bombardamenti hanno causato quasi 300 morti e fonti interne al Nagorno Karabakh riferiscono di più di 70.000 sfollati;
la Farnesina ha mantenuto uno stretto contatto con le istituzioni azere ed armene, ma anche con la Turchia, che ha assunto una posizione politica di aperto sostegno dell'Azerbaigian ed ha invocato il cessate il fuoco e la composizione pacifica della crisi attraverso la ripresa dei negoziati senza precondizioni nel quadro degli esistenti meccanismi internazionali;
l'Italia accoglie favorevolmente l'annuncio dello scorso 10 ottobre relativo al raggiungimento di un'intesa tra le parti, mediata dalla Russia, per un cessate il fuoco e l'avvio di trattative sostanziali per una composizione del conflitto; ciò nell'assunto della insostenibilità dello status quo e della necessità di una efficace rivitalizzazione dell'azione dei co-chair del Gruppo di Minsk;
in merito al caso del tentato omicidio di Alexei Navalny, l'Italia ha condiviso e sostenuto la presa di posizione di condanna del Consiglio europeo straordinario dello scorso 1 e 2 ottobre esprimendo la disponibilità ad aderire ad una reazione concreta dell'Unione europea;
si è trattato di una grave violazione del diritto internazionale, che proibisce l'uso di armi chimiche e non può essere lasciata senza conseguenze. Inoltre l'intimidazione, le minacce e la tentata eliminazione violenta del dissenso politico non possono essere tollerate e rappresentano un duro attacco alle fondamenta dei concetti stessi di democrazia, pluralismo e stato di diritto, valori primari e condivisi dei Paesi europei che costantemente si impegnano a difenderli;
considerata la necessità di affrontare alcune criticità relative all'area dei Balcani che hanno riflessi importanti sugli interessi italiani ed europei,
impegna, quindi, il Governo:
relativamente all'emergenza Covid:
a favorire in tempi brevi l'elaborazione di misure a livello europeo che permettano una gestione coordinata tra gli Stati membri, fondata su criteri comuni e informazioni chiare e tempestive, relativamente agli spostamenti e ai viaggi, sia intra che extra europei, per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini europei e la libertà di movimento delle persone e dei lavoratori;
a garantire una strategia europea di costante monitoraggio della situazione di emergenza epidemiologica, promuovendo l'utilizzo e l'interoperabilità di strumenti di tracciamento comuni, al fine di mantenere in equilibrio le esigenze di tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, di assistenza alle persone, con quelle di prosecuzione delle attività produttive e di mobilità delle persone;
a garantire il rafforzamento della Strategia europea per i vaccini, che permetta lo sviluppo, produzione e distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci con un accesso equo e tempestivo per i cittadini europei, nonché a favorire ogni politica coordinata che fornisca una risposta europea comune alla pandemia, con informazioni obiettive sulla diffusione del virus e sugli sforzi efficaci per contenerlo;
relativamente al tema ambientale e dei cambiamenti climatici:
ad attuare, nelle opportune sedi competenti e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni, e a sostegno della lotta ai cambiamenti climatici, che riveste una particolare rilevanza per il nostro Paese anche in considerazione del manifestarsi di fenomeni meteorologici estremi, sempre più visibili e pervasivi, a fronte dei quali l'Unione europea può e deve svolgere un ruolo guida per politiche di mitigazione e resilienza sempre più necessarie;
in armonia con gli ambiziosi obiettivi dello european green deal e dei nuovi indirizzi assunti a livello europeo a seguito della pandemia, a favorire ogni iniziativa a livello europeo che garantisca la realizzazione di una strategia a lungo termine in materia di cambiamenti climatici, con un ampio programma di investimenti orientato al raggiungimento degli obiettivi europei di neutralità climatica entro il 2050, mediante misure per la decarbonizzazione del settore energetico, per la messa in sicurezza dei terreni e dei fiumi a difesa e prevenzione dai fenomeni di dissesto idrogeologico, per la tutela dei monumenti, dei borghi e dei centri storici, in considerazione dell'elevata presenza di siti Unesco nel nostro Paese e della minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per questo patrimonio, per la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, privilegiando il trasporto pubblico, il miglioramento della qualità dell'aria, il potenziamento delle fonti rinnovabili, e per la promozione dell'economia circolare, per rilanciare lo sviluppo economico e creare nuovi posti di lavoro, anche tramite un piano nazionale per l'occupazione femminile e giovanile, la definizione di nuovi profili all'interno della pubblica amministrazione da impiegare nelle diverse mansioni collegate alla riqualificazione energetica e alla transizione verde, favorendo al contempo la transizione ecologica e lo sviluppo economico-sociale sostenibile ed una nuova strategia industriale per l'Unione europea;
a sostenere la proposta della Commissione europea circa l'abbattimento almeno al 55 per cento entro il 2030 dei livelli di emissione registrati nel 1990, obiettivo politico fondamentale per affrontare in maniera efficace la sfida del cambiamento climatico, da conseguire attraverso strumenti, incentivi e investimenti adeguati per assicurare una transizione efficiente in termini di costi, giusta, socialmente equilibrata ed equa, che sia a beneficio di tutti gli Stati membri, prevedendo di conseguenza l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima per questa finalità;
a sostenere gli sforzi in tale ambito per la costruzione di una società europea più equa e sostenibile, con un'economia al servizio delle persone, in grado di eliminare i divari di genere tra uomo e donna in campo sociale ed economico, e capace di realizzare una più compiuta coesione sociale e territoriale;
relativamente alle relazioni UE-Regno Unito:
a confermare il pieno sostegno alla task force della Commissione con l'obiettivo di raggiungere, nel poco tempo rimasto, un accordo sulle future relazioni rispettoso dei principi fondamentali della posizione dell'Unione europea, in particolare sui temi del commercio, della parità di condizioni e della "governance" dell'accordo; a esigere da parte britannica il pieno rispetto delle disposizioni dell'Accordo di recesso, in particolare delle parti relative alla tutela dei diritti dei cittadini e del protocollo addizionale sull'Irlanda-Irlanda del Nord e, a garanzia della piena tutela dei diritti acquisiti di tutti i cittadini, sia europei nel Regno Unito sia britannici nell'Unione europea incluso il mantenimento delle garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto europeo vigente, nonché delle imprese italiane che si troverebbero altrimenti esposte a pesanti ricadute economiche, e a sostegno della stabilità finanziaria, della continuità operativa dei mercati e del settore bancario e finanziario;
a rafforzare le attività di preparazione al recesso sia a livello Unione europea che nazionale, incluse possibili misure di emergenza volte a mitigare le conseguenze negative di un eventuale mancato accordo, richiamando l'importanza di un'attività di comunicazione verso i cittadini, le imprese e gli altri portatori di interesse circa il cambiamento che si verificherà in ogni caso nelle relazioni tra Unione europea e Regno Unito a partire dal 1° gennaio 2021;
per quanto attiene agli scenari di politica estera:
ad attivarsi a promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo, con particolare attenzione alla tutela e alla promozione dei valori della democrazia, dello stato di diritto nonché alla protezione dei valori europei nelle relazioni con i Paesi terzi, coerentemente con le priorità della Commissione von der Leyen (ambiente, gestione delle risorse energetiche, digitalizzazione, sicurezza, migrazioni) e con il processo di revisione della Politica di vicinato meridionale;
relativamente agli accordi UE-Africa:
ad approfondire le relazioni con il continente africano in un'ottica di partenariato tra eguali, sia attraverso un più intenso dialogo politico tra Unione europea ed Unione africana, sia attraverso la finalizzazione del nuovo Accordo post-Cotonou;
a sostenere l'opportunità che il negoziato tra Unione europea e Unione africana proceda in parallelo con i negoziati sul protocollo africano dell'Accordo post-Cotonou e la programmazione del prossimo quadro finanziario in quanto aspetti di un pacchetto globale;
a supportare l'azione europea di lotta alla penetrazione del terrorismo nel Sahel e le iniziative di stabilizzazione politica e cooperazione economica con i Paesi del Corno d'Africa, le azioni del Processo di Berlino per una soluzione politica della crisi libica, nonché il dialogo intralibico in corso in Marocco;
a valutare l'opportunità di promuovere, in sede europea, lo stanziamento di ulteriori fondi a supporto delle attività di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario nel continente africano orientate alla gestione della pandemia da Covid-19, alla stabilizzazione delle aree di crisi, alla gestione delle cause profonde della migrazione, ad affrontare la questione della sicurezza alimentare e prevedendo anche canali concordati per quote di immigrazione regolamentata;
relativamente agli eventi in atto nei Balcani e nel Mediterraneo orientale:
ad accelerare il processo di allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali, convocando la Conferenza intergovernativa di apertura dei negoziati con Albania e Nord Macedonia e a sostenere il dialogo tra Belgrado e Pristina per la normalizzazione delle loro relazioni;
a proseguire l'opera di mediazione tra le parti coinvolte nelle dispute nel Mediterraneo orientale al fine di giungere a una soluzione condivisa, nel rispetto dei principi del diritto internazionale, ferma restando la piena solidarietà a Cipro e alla Grecia, ma anche riconoscendo l'importanza di mantenere una relazione positiva e collaborativa con la Turchia;
relativamente alle criticità che investono gli scenari internazionali:
ad attivare un'immediata iniziativa di mediazione del Gruppo di Minsk - di cui l'Italia è membro - per consolidare la tregua in atto e promuovere negoziati tra Armenia e Azerbaigian per una soluzione condivisa sullo status del Nagorno-Karabakh;
ad intraprendere in ambito Unione europea le iniziative necessarie ad assicurare il rapido avvio di un'indagine obiettiva ed imparziale da parte di una Commissione internazionale indipendente per l'accertamento della verità sul caso del tentato omicidio di Alexei Navalny, continuando a premere bilateralmente con la Federazione russa affinché cooperi con l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche;
a reiterare la richiesta del ritiro di tutte le misure repressive adottate dalle autorità bielorusse in riferimento alle manifestazioni non violente svoltesi dopo le ultime consultazioni elettorali, ivi incluse le inaccettabili detenzioni dei leader dell'opposizione e di alcuni giornalisti, ribadire la ferma e piena condanna nei confronti dei responsabili di tali azioni, invitare infine all'apertura immediata di un dialogo governo-opposizioni che conduca a nuove elezioni fair and free;
ad assicurare, nelle opportune sedi europee, che le proposte avanzate da alcuni Stati membri dell'Unione europea di sostegno economico e politico a una futura eventuale transizione democratica della Bielorussia, sebbene accolte favorevolmente in linea di principio, non si traducano in uno sconvolgimento del riparto dei fondi europei della Politica europea di vicinato (PEV), suscettibile di danneggiare la sua dimensione meridionale.
(6-00136)
Perilli, Marcucci, De Petris, Faraone, Unterberger.