• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00142    udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020,    premesso...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00142presentato daLOLLOBRIGIDA Francescotesto diMercoledì 14 ottobre 2020, seduta n. 408

   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020,
   premesso che:
    l'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio europeo prevede discussioni sulle relazioni con il Regno Unito e con l'Africa, sui cambiamenti climatici, e sulla situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea;
    con riferimento alle relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito, l'entrata in vigore dell'accordo di recesso il 1o febbraio 2020 ha determinato l'inizio di un periodo di transizione che si estenderà fino al 31 dicembre 2020, nel corso del quale saranno definiti tutti gli aspetti legali e commerciali legati alle relazioni tra le due parti;
    il 9 settembre 2020 il Governo del Regno Unito ha presentato un progetto di legge («United Kingdom Internal Market Bill») che, secondo la Commissione europea, se fosse adottato costituirebbe una palese violazione del Protocollo tra Irlanda e Irlanda del Nord, perché consentirebbe alle autorità del Regno Unito di non tener conto degli effetti giuridici delle disposizioni sostanziali del Protocollo nel quadro dell'accordo di recesso;
    secondo il comunicato stampa pubblicato dalla Commissione europea il 1o ottobre 2020, gli stessi «rappresentanti del governo del Regno Unito hanno riconosciuto questa violazione, dichiarando che il suo scopo era consentire di derogare in via permanente agli obblighi derivanti dal protocollo. Nonostante le richieste dell'Unione europea, il governo del Regno Unito non ha ritirato le parti controverse del progetto di legge, violando quindi l'obbligo di agire in buona fede di cui all'articolo 5 dell'accordo di recesso. Il governo del Regno Unito ha inoltre avviato un processo che, in caso di adozione del progetto di legge, ostacolerebbe l'attuazione dell'accordo di recesso. La Commissione ha pertanto avviato in data odierna un procedimento di infrazione in linea con le disposizioni dell'accordo di recesso»;
    a norma dell'accordo di recesso, durante il periodo di transizione la Corte di giustizia dell'Unione europea ha competenza giurisdizionale e la Commissione ha i poteri conferitele dal diritto dell'Unione rispetto al Regno Unito, anche per quanto riguarda l'interpretazione e l'applicazione dell'accordo;
    si ritiene acquisito non attribuire carattere punitivo alla decisione del Regno Unito di separarsi dall'Unione europea;
    con riferimento ai rapporti con l'Africa la Presidente della Commissione europea Von der Leyen la settimana precedente alla presentazione del nuovo piano UE, avvenuta il 23 settembre, ha specificato la necessità di rafforzare il controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea e di distinguere chi ha realmente diritto alla protezione internazionale, nonché l'opportunità che i rifugiati arrivino attraverso corridoi umanitari e non attraverso i canali dell'immigrazione illegale;
    i cardini del Piano per l'immigrazione della Commissione europea presentato il 23 settembre non prevedono redistribuzione automatica degli immigrati illegali, limitandosi alla previsione di un maggior controllo delle frontiere esterne ma senza spiegare come gli Stati costieri, come l'Italia, possano fare uno screening «pre-ingresso» senza il supporto di una missione europea che attui un blocco navale in accordo con le autorità libiche, e il rimpatrio di chi non ha titolo alla protezione internazionale;
    nel documento si accenna ad una «procedura di frontiera integrata» nel quale di fatto si stabilisce che chi sbarca in Italia – come in qualunque altro Stato di frontiera dell'Unione – sarà identificato immediatamente attraverso un meccanismo a livello europeo, e non più soltanto dalle autorità locali, un meccanismo pensato per «chiudere le scappatoie» che permettono ai migranti di fuggire e chiedere asilo in uno Stato di loro scelta;
    la solidarietà di cui parla il documento è in realtà molto vaga, perché fa riferimento ai periodi di stress (definizione tutt'altro che chiara) e non comporta necessariamente l'accoglienza e la ripartizione di quote di migranti;
    l'ipotesi quindi del ricollocamento dei migranti verosimilmente non sarà concreta, non a causa del diniego dei paesi di Visegrad, ma perché è la Commissione stessa a non contemplare questa ipotesi;
    con questa impostazione generale dettata dalla Commissione europea, l'Italia, la Grecia e la Spagna sono destinate a rimanere il campo profughi dell'Unione europea;
    il cosiddetto «Accordo di Malta», sbandierato come risolutivo del tema immigrazione, si è rivelato un sostanziale nulla di fatto, che costringe gli Stati esposti al problema dei flussi migratori irregolari a prevedere misure bilaterali per diminuire l'impatto degli approdi;
    con riferimento alle relazioni con l'Africa, desta, inoltre, preoccupazione il crescente espansionismo della Turchia nella regione, alimentato non solo dagli interessi economici ma anche da un quadro geostrategico perseguito dal Presidente Erdogan, dalla duplice valenza politica e religiosa;
    l'espansionismo della Turchia, che non si limita al solo continente africano, tende a non rispettare, se non a collidere apertamente, con gli equilibri geopolitici e gli sforzi di pacificazione perseguiti e sostenuti dall'Unione in ambito internazionale;
    ciò nonostante il fatto che la Turchia abbia ricevuto già nel 1999 il ruolo di Paese candidato all'adesione alla Unione europea, per sostenere la quale l'Unione ha versato oltre nove miliardi di euro;
    con riferimento alla situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea, occorre sottolineare come la diffusione della pandemia da coronavirus ha stravolto le dinamiche sociali ed economiche in Europa e nel resto del mondo, facendo emergere nuovi assetti, nuove convergenze, nuove dinamiche tra stati e tra organizzazioni sovranazionali;
    durante la fase più acuta della crisi ogni Stato ha adottato protocolli sanitari differenti;
    per fronteggiare sia la crisi sanitaria che l'inevitabile crisi economica, l'Unione europea ha adottato provvedimenti che hanno portato alla sospensione dei vincoli di bilancio imposti dai trattati, del divieto di aiuti di stato, del trattato di Schengen e alla ridefinizione dei criteri sulla circolazione delle persone;
    in ottica di un'autentica integrazione europea, che abbia come principio cardine la solidarietà e la cooperazione tra gli Stati che la compongono, è indispensabile un'azione comune e un coordinamento stretto;
    con riferimento ai cambiamenti climatici, il Consiglio europeo del dicembre 2019 aveva ribadito la necessità di intensificare l'azione globale per il clima, ponendo l'obiettivo della neutralità climatica, ovvero dell'azzeramento o riduzione al minimo delle emissioni climalteranti a livello europeo entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi del 2015;
    nell'ambito di questo obiettivo, la Comunità europea aveva proposto un nuovo target di riduzione delle emissioni inquinanti del 55 per cento entro il 2030;
    tale obiettivo intermedio è stato modificato dal Parlamento europeo, approvando a maggioranza un testo che innalza il target intermedio al 60 per cento che rischia di mettere in forte difficoltà molte imprese italiane ed europee;
    appare più opportuno accompagnare le imprese verso una vera transizione ecologica, economicamente e socialmente sostenibile, attraverso una politica di incentivi che sostenga gli investimenti green anziché continuare ad aumentare balzelli e oneri burocratici;
    in ogni caso l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica non può essere circoscritto ai soli 27 Stati dell'Unione europea, dato che non è possibile immaginare un futuro "green" se il resto degli Stati del continente Euroasiatico, con Cina e India in testa, continuano a rappresentare una delle maggiori cause dell'inquinamento mondiale;
    si ritiene che l'Unione europea abbia il dovere di intervenire nei confronti di tutti i suoi partner commerciali che non perseguono gli stessi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, sia per tutelare la competitività delle proprie aziende e sia per tutelare l'ambiente;
    dunque, è necessario limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale;
    si ritiene, altresì, discutibile il diverso trattamento che l'Europa riserva al settore economico produttivo della plastica, del quale l'Italia è uno dei Paesi leader, rispetto a quello del carbone, che invece interessa particolarmente la Germania e che sarà oggetto di sussidi a valere sul nuovo fondo per la transizione giusta;
    il settore della plastica potrebbe essere colpito da una specifica nuova forma di tassazione, con ulteriori probabili danni per un gran numero di aziende coinvolte nel nostro territorio e quindi dell'economia italiana, rendendola sempre meno competitiva,

impegna il Governo:

   1) con riferimento alle relazioni Unione europea-Regno Unito:
    a) a sostenere ogni sforzo negoziale tendente a scongiurare l'ipotesi dell'uscita britannica senza accordo, dando la giusta importanza al rispetto dell'Accordo di recesso nell'ambito di un dialogo proficuo e non punitivo con il governo del Regno Unito;
   b) a non avallare nessuna ipotesi di accordo che non preveda il rispetto del Protocollo tra Irlanda e Irlanda del Nord e degli accordi del Venerdì Santo tra Regno Unito e Repubblica d'Irlanda, e ad assumere le iniziative necessarie a scongiurare ipotesi di tensione anche con la Scozia;
    c) ad assicurarsi – nell'interesse delle esportazioni e della commercializzazione dei prodotti italiani – che l'Accordo preveda garanzie adeguate per l'accesso al mercato attraverso la liberalizzazione tariffaria per le merci e l'apertura del mercato dei servizi, degli appalti e degli investimenti, tuteli e garantisca il settore terziario italiano e la libera circolazione dei cittadini comunitari residenti nel Regno Unito;
   2) con riferimento alle relazioni esterne Unione europea-Africa:
    a) ad interrompere l'erogazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo nei confronti di quegli Stati africani che non si impegnano concretamente nel contrasto all'immigrazione illegale e nell'accettazione dei rimpatri dei loro cittadini presenti irregolarmente sul territorio degli Stati membri dell'Unione europea;
    b) ad avanzare la proposta di una missione navale nel Mar Mediterraneo, in accordo con le autorità della sponda Sud del Mediterraneo, e in particolare con la Libia, finalizzata all'interruzione alla fonte dei flussi migratori veicolati tramite organizzazioni criminali;
    c) ad attivarsi ai fini della revoca dello status di Paese candidato per l'adesione all'Unione europea della Turchia;
   3) con riferimento alle politiche ambientali:
    a) a respingere qualsiasi target di riduzione delle emissioni inquinanti al 2030 superiore al 55 per cento;
    b) ad adottare iniziative per accelerare l'introduzione della Carbon border tax per riequilibrare la competizione internazionale con gli Stati che esportano nel mercato dell'Unione europea prodotti realizzati senza rispettare i nostri standard ambientali;
    c) ad adottare iniziative per rinviare di due anni l'introduzione della plastic tax attualmente prevista per il 1o gennaio 2021;
    d) ad adottare iniziative per rinviare l'applicazione degli Emission trading schemes (ETS) ai settori del trasporto aereo e marittimo già fortemente provati dalla crisi conseguente alla pandemia da Covid-19;
    e) ad adottare iniziative per prevedere, nell'ambito del Green deal e del Meccanismo europeo di protezione civile, un sostanzioso aumento dei fondi destinati alla prevenzione del dissesto idrogeologico, del rischio sismico e dell'erosione costiera;
    f) a porre le fondamenta per un Green deal mondiale, volto a scongiurare politiche industriali spregiudicate da parte di altre potenze mondiali, definendo un quadro normativo condiviso anche e soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, senza danneggiare i sistemi produttivi dei singoli Paesi;
    g) ad individuare, altrimenti, misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei;
   4) con riferimento alla situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea:
    a) ad adottare iniziative per garantire un maggiore coordinamento sanitario tra gli Stati membri, anche definendo protocolli europei comuni, e una efficace politica di coordinamento per l'acquisizione su larga scala dei vaccini anti-Covid, al fine di renderli disponibili rapidamente e con certezza ai cittadini europei;
    b) a prevenire nuovi blocchi o distorsioni del mercato interno, come quelle avvenute nei mesi primaverili, se la situazione si dovesse ulteriormente aggravare e garantire il pieno funzionamento del mercato interno.
(6-00142) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».