• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00132    premesso che:     il 29 gennaio 2020, prima del dilagare della crisi del Covid-19, la Commissione europea ha presentato il programma di lavoro per il primo anno del suo...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00132presentato daGIGLIO VIGNA Alessandrotesto diMercoledì 7 ottobre 2020, seduta n. 404

   La Camera,
   premesso che:
    il 29 gennaio 2020, prima del dilagare della crisi del Covid-19, la Commissione europea ha presentato il programma di lavoro per il primo anno del suo mandato, riprendendo e sviluppando le priorità delineate nell'agenda della Presidente von der Leyen: accelerare la duplice transizione a una società digitale e più verde, la costruzione di un'Europa più equa con un'economia al servizio delle persone, il rafforzamento del mercato unico e dell'autonomia strategica, la diffusione dei valori europei e della democrazia, la capacità dell'Europa di assumere un peso nello scenario geopolitico mondiale. Queste priorità erano state inserite nel contesto più ampio del negoziato sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, i negoziati per il nuovo accordo con il Regno Unito e la necessità di integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite nel semestre europeo;
    è di tutta evidenza come la situazione sia cambiata drasticamente rispetto al momento della presentazione del programma della Commissione; nel giro di qualche settimana, l'Europa e gli Stati membri hanno provato a reagire alla grave emergenza legata al dilagare della pandemia, adottando provvedimenti per limitare la diffusione del virus e proteggere persone e imprese colpite dalla crisi;
    le statistiche riportano come nei primi mesi del 2020, il ciclo economico internazionale, già in decelerazione dall'anno precedente, sia stato colpito violentemente dagli effetti negativi della pandemia. Il commercio mondiale di beni ha subito una ulteriore impressionante contrazione in volume, con crolli di produzione, importazioni ed esportazioni in tutte le economie avanzate, amplificando gli effetti negativi iniziati nel 2019 con un forte rallentamento rispetto all'anno precedente per vari fattori esogeni (guerra dei dazi, tensioni geopolitiche;
    la crisi determinata dall'impatto dell'emergenza sanitaria ha investito l'economia italiana in una fase già caratterizzata da una prolungata debolezza del ciclo i cui effetti quotidianamente confermano e peggiori previsioni e le cui conseguenze allontanano una ipotesi di ripresa;
    con l'approvazione di una risoluzione il Parlamento europeo ha esortato il Consiglio a «presentare tempestivamente una posizione sul formato e sull'organizzazione della conferenza» per far sentire la voce dei cittadini al fine di far fronte a una diffusa lontananza delle Istituzioni europee dalla vita di ognuno, prevedendo come la Conferenza dovrà essere inclusiva e assicurare la partecipazione di tutti i livelli di governo, dai comuni ai Parlamenti nazionali;
    lo scorso giugno il Consiglio europeo ha ufficializzato le proprie conclusioni in merito alla Conferenza sul futuro dell'Europa, il programma di consultazione della cittadinanza proposto dalla Commissione e dal Parlamento europeo negli ultimi mesi del 2019 allo scopo di coinvolgere i cittadini europei nella costruzione dell'Unione di domani, riconoscendo l'importanza di avviare i lavori della Conferenza quanto prima, esprimendo una molto cauta posizione in merito alla portata riformista, a livello politico-istituzionale, delle conclusioni della Conferenza: il Consiglio sottolinea infatti come queste non integrino i requisiti necessari per poter condurre direttamente ad una proposta di riforma dei trattati, ritenendo invece opportuno farle confluire in un report da presentarsi al Consiglio europeo nel 2022, all'esecuzione del quale le istituzioni dell'Unione dovrebbero in seguito attenersi «alla luce degli orientamenti ricevuti dai leader dell'Unione»;
    gli impegni dichiarati del Governo in materia di immigrazione per l'anno 2020 sembrano essere sconfessati nei fatti dall'assenza di un effettivo dialogo con le istituzioni europee e gli altri Stati, come dimostrano il fallimento dell'Accordo sottoscritto a Malta il 23 settembre 2019, l'esiguo numero dei ricollocamenti e gli esiti della proposta della Commissione Europea sul nuovo Patto su Asilo e Immigrazione in merito al mancato superamento del Regolamento di Dublino, nonché dalla mancanza a livello nazionale di una reale politica di gestione dei flussi migratori che ha consentito in questi mesi l'ingresso incontrollato nel nostro Paese a migliaia di immigrati irregolari e che ha portato ad un aumento esponenziale di sbarchi illegali sulle coste italiane (triplicati rispetto a quelli registrati nel 2019) e di ingressi dai confini terrestri;
    la mancata attuazione a livello nazionale, e rivendicazione anche in sede comunitaria, di una politica rigorosa di contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani, ad essa notoriamente connessa, e a difesa dei confini nazionali, di fatto anche comunitari, come invece stanno facendo altri Stati europei, al fine anche di disincentivare le partenze e salvare vite umane, ha portato il nostro Paese ad una situazione ormai completamente fuori controllo che sta esponendo ad ingiustificati ed elevati rischi sia di tipo sanitario che sotto il profilo della sicurezza i cittadini, nonostante agli stessi siano stati ed ancora vengono chiesti enormi sacrifici sostenendo la necessità di ulteriori proroghe dello stato di emergenza;
    in tema di fiscalità e unione doganale il Governo indica quali priorità per il 2020 il proseguimento di attività volte al raggiungimento di un equo ed efficiente sistema di imposizione fiscale nell'Unione europea;
    in particolare, in materia di fiscalità diretta, risulta essere fondamentale partecipare alla definizione di proposte della Commissione europea relative al sistema comune d'imposta temporaneo sui servizi digitali applicabile ai ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali e alla tassazione delle società che hanno una presenza digitale significativa;
    il Governo invita alla prosecuzione dei lavori in materia di riforma delle regole attuali di tassazione, con la finalità di rispondere alle sfide poste dalla digitalizzazione e globalizzazione dell'economia, nonché di rimuovere gli ostacoli fiscali alla realizzazione di un mercato interno. In più, nel settore delle imposte indirette, si impegna inoltre a rafforzare il contrasto delle frodi in materia di IVA intraunionale;
    la Relazione evidenzia l'obiettivo della Commissione europea circa la proposta per l'introduzione di una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB); tuttavia, i negoziati si sono arenati e, allo stato, appare difficile ipotizzare una evoluzione in senso positivo in tempi rapidi;
    in merito a quest'ultimo aspetto, il Commissario europeo Gentiloni, è intervenuto presso il Parlamento europeo affermando che l'introduzione di una base imponibile consolidata sarà la priorità immediata;
    il Governo, altresì, si impegna ad assicurare lo scambio di informazioni tramite l'Ufficio centrale di coordinamento costituito con il compito di gestire le richieste di assistenza e cooperazione in materia doganale da e verso i Paesi dell'Unione europea;
    l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha determinato gravi conseguenze sul settore industriale e numerose imprese multinazionali, in seguito alla pandemia, hanno ridefinito i processi e gli assetti produttivi, trasferendo determinate attività dalle regioni che si ritiene presentino profili di rischio. Occorre, pertanto, prendere atto a livello europeo della necessità di diversificare i sistemi produttivi senza fare affidamento esclusivamente sui servizi e sul terziario, come avvenuto finora, ma restituendo centralità alla produzione di materie prime, in quanto numerose imprese europee potrebbero trovarsi in futuro nella condizione di dover interrompere la propria attività a causa di una sopravvenuta irreperibilità dei materiali di base, oggi prodotti solo in determinati Paesi extraeuropei. Questa visione richiede un nuovo approccio da parte dei Paesi membri e delle istituzioni europee che dovrebbero incentivare la produzione e l'utilizzo di materie prime all'interno dei confini comunitari per evitare che eventuali ondate pandemiche o problemi legati alla circolazione delle merci provenienti da stati extraeuropei possa mettere in ginocchio la nostra produzione industriale;
    all'interno della stessa Unione europea ancora oggi sussistono profonde disuguaglianze su alcuni fattori che incidono fortemente sulla competitività del sistema produttivo di un singolo Stato: si pensi ad esempio al costo del lavoro o al regime fiscale applicato da ciascun Paese che ove, più favorevole, falsa il principio della libera concorrenza. Per rilanciare una vera e propria produzione industriale europea occorre pertanto intervenire in modo deciso sulle disuguaglianze nei fattori di produzione attraverso l'adozione di misure appropriate, inclusi, laddove necessari, i dazi;
    gli accorati appelli da parte dei rappresentanti dei più diversi settori del nostro tessuto produttivo sono tutti rivolti ad una maggiore centralità dell'Italia nelle politiche dell'Unione Europea sollecitando maggiore incisività e chiarezza in difesa soprattutto delle nostre specificità produttive e delle eccellenze del made in Italy. Occorre inoltre proteggere le nostre imprese dagli attacchi predatori provenienti sia da Paesi europei che extraeuropei e difendere le piccole realtà produttive dagli appetiti dei grandi gruppi industriali europei, in specie tedeschi e francesi, nonché da quel colosso che è la Cina, che in termini demografici, di ricchezza e potenza economica avrebbe tutte le potenzialità per inglobarli;
    con riferimento alla normativa europea in materia di aiuti di Stato, non si può ignorare come una frettolosa revisione, anche alla luce del quadro temporaneo che ne ha allentato il rigore in ragione dell'emergenza epidemiologica, possa amplificare le già evidenti divergenze economiche tra gli Stati membri. Al riguardo, occorre infatti ricordare l'ingente sostegno che la Germania sta fornendo alle imprese tedesche, dirette concorrenti delle imprese italiane, generando un rilevante vantaggio competitivo per gli operatori economici di quel Paese e un potenziale danno per l'Italia allorquando, superata l'attuale fase, le imprese tedesche – rafforzate ora da ingenti finanziamenti e incentivi pubblici – potrebbero avere tutte le risorse necessarie per acquisire le nostre imprese, fortemente indebolite dalla concorrenza straniera;
    con riguardo invece alle risorse per la transizione ecologica previste nell'ambito del Green Deal europeo, salta all'occhio il diverso trattamento che l'Europa riserva al settore economico produttivo della plastica, del quale l'Italia è uno dei leader, rispetto a quello del carbone, che invece interessa particolarmente la Germania e sarà oggetto di sussidi a valere sul nuovo fondo per la transizione giusta. Il processo di decarbonizzazione verrà infatti sostenuto dai fondi europei, mentre, di converso, il settore della plastica potrebbe essere colpito da una specifica nuova forma di tassazione, con ulteriori probabili danni per l'economia italiana. Sul punto sarebbe utile aprire una riflessione a livello europeo per evitare che in un contesto produttivo così globalizzato una rigida regolamentazione europea renda le nostre industrie meno competitive senza alcun reale beneficio in termini ambientali: limitare ad esempio la produzione della plastica quando poi viene importata da Paesi extraeuropei senza il rispetto di normative di maggior tutela non appare la strada più giusta da percorrere. Al riguardo occorre far pressione per un Green Deal non solo europeo ma mondiale oppure decidere, a fronte di una normativa comunitaria più rigorosa, di limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale;
    appare fondamentale che il mercato unico europeo torni ad essere luogo di scambio di prodotti europei e non ad esempio un mercato di prodotti provenienti dalla Cina, permettendo ai settori primario e secondario di tornare ad essere una solida base del sistema economico e produttivo europeo, limitando le importazioni cinesi ma aumentando le proprie capacità di export;
    negli ultimi anni si è verificata una straordinaria accelerazione delle trasformazioni economiche e sociali derivanti dall'avvento di un ventaglio di nuove tecnologie. Si tratta di un puzzle che si compone di infrastrutture (la rete a banda ultralarga e la rete fisica per la realizzazione del 5G), fattori abilitanti complessi (come il 5G) e fenomeni come l'intelligenza artificiale, il cloud, l’edge computing, il machine learning, che combinandosi tra loro (e ad esempio applicandosi alle evoluzioni della robotica, non solo industriale) stanno producendo, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali nella nostra realtà;
    la connettività a banda larga riveste un ruolo centrale ai fini dello sviluppo, dell'adozione e dell'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'economia e nella società;
    il 5G ha delineato un quadro di nuove opportunità e nuove complessità che il nostro Paese, se vuole essere protagonista della nuova realtà e non soltanto acquirente presso terzi di soluzioni tecnologiche, deve cercare di affrontare con efficacia al fine di non perdere i vantaggi competitivi derivanti dalla velocità con cui ha avviato le sperimentazioni delle piattaforme 5G stesse;
    con riguardo in particolare alla realizzazione dell'infrastruttura 5G, è di primaria importanza seguire le dinamiche di mercato e le scelte degli operatori sia nell'ottica di assicurare il conseguimento di un obiettivo di interesse nazionale sia di verificare, come pure richiesto nel corso delle audizioni da parte degli operatori, se le caratteristiche del mercato italiano, caratterizzato da una forte erosione dei margini, possa giustificare e a quali condizioni, una qualche forma di sostegno o partecipazione pubblica;
    l'adeguato sviluppo della fibra ottica, ed in particolare di quella ultra veloce costituisce una delle principali priorità per il nostro Paese in diversi settori strategici. Come emerso a seguito della crisi prodotta dall'epidemia di COVID-19, con milioni di famiglie che per circa due mesi si sono riversate sulle connessioni digitali per svolgere lo smartworking o la didattica digitale a distanza, un'adeguata digitalizzazione ed un accesso universale alle connessioni più performanti è un obiettivo indispensabile, così come quello di coinvolgere maggiormente i territori in particolare le Regioni nominando i Governatori delle stesse commissari alla connettività;
    l'emergenza ha insegnato al paese che è necessario ripensare la relazione tra persone e tecnologia. L'utilizzo del cloud e dello smartworking sono stati fondamentali durante la pandemia ma il livello di digitalizzazione del paese è ancora troppo basso e fra gli ultimi in Europa;
    la diffusione illecita di opere protette dal diritto d'autore è un fenomeno che desta grave allarme, in quanto pregiudica la sostenibilità dell'industria editoriale ed audiovisiva, svaluta l'apporto di competenze e professionalità qualificate e, non da ultimo, influisce sulla libertà e il pluralismo dell'informazione, incidendo sulla quantità e la qualità dell'offerta editoriale;
    le conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre 2019 hanno ribadito la necessità di intensificare l'azione globale per il clima, ponendo l'obiettivo della neutralità climatica, ovvero dell'azzeramento o riduzione al minimo delle emissioni climalteranti a livello europeo entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi;
    gli esiti del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, del luglio 2020 hanno posto come priorità del Quadro finanziario pluriennale di medio periodo la copertura adeguata delle principali sfide europee, come il green deal, la digitalizzazione, la resilienza; l'obiettivo climatico prevede in particolare di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva del bilancio pluriennale 2021-2027 all'azione per il clima, a fronte del 25 per cento proposto dalla Commissione e del 20 per cento dell'attuale bilancio, stabilendo, tuttavia, che sia il bilancio UE sia Next Generation EU debbano rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050 e contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici 2030 dell'Unione, che dovrebbero essere aggiornati entro la fine dell'anno;
    ai fini dell'adesione a tale obiettivo la Commissione europea ha adottato una Comunicazione sul cd. Green Deal Europeo, riconoscendo comunque la necessità di predisporre un quadro finanziario adeguato per garantire agli Stati membri il necessario sostegno per la gestione della transizione; il 10 settembre 2020 la Commissione per l'ambiente la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) dell'europarlamento, ha approvato l'obiettivo del 60 per cento di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 (rispetto ai livelli 1990), come nuovo target intermedio per PUE, che si presenta ancora più ambizioso e difficile da raggiungere rispetto all'obiettivo del 55 per cento che la Commissione europea propone nella nuova legge per il clima in preparazione; tali ambiziosi obiettivi vanno oltre il 40 per cento indicato quale contributo europeo all'accordo di Parigi e rappresenterebbero un traguardo ulteriore rispetto al mantenimento del riscaldamento globale entro l'1,5o C, come suggerito dai documenti del gruppo intergovernativo di esperti (IPCC);
    nell'ambito della relazione programmatica per il 2020 il Governo richiama gli obiettivi della Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030 e intende lavorare per rafforzare i sistemi nazionali di protezione ambientale, promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, aumentare il sostegno agli interventi in materia di economia circolare, di gestione dei rifiuti, della mitigazione dei rischi idrogeologici e la promozione delle politiche di adattamento, prevenzione dei rischi e resilienza alle catastrofi, di recupero dei siti inquinati a fini produttivi, e anche in materia di messa in sicurezza sismica, di energia rinnovabile e di efficientamento energetico, di mobilità sostenibile, di infrastrutture verdi in aree urbane e di tutela della biodiversità;
    nel Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020 si concentra su una serie di tematiche tra le quali, in particolare, una strategia «dal produttore al consumatore» per l'intera filiera alimentare, volta ad aiutare gli agricoltori a fornire ai cittadini europei alimenti di elevata qualità, nutrienti, accessibili e sicuri in un modo più sostenibile;
    osservato che la maggiore ambizione dell'Unione europea, annunciata nel titolo del Programma della Commissione per il 2020, si fonda, quasi esclusivamente, sul Green Deal europeo, si ritiene che il Governo italiano sia incline più a penalizzare che a incentivare comportamenti virtuosi in questo campo. Citiamo, ad esempio la carbon tax che penalizza fortemente gli agricoltori rischiando di collocarli fuori dal mercato. È necessario avviare un percorso di transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale dell'agricoltura ma questa non si deve però realizzare sulle spalle degli agricoltori;
    la tematica della trasparenza delle informazioni sull'origine delle materie prime in etichetta e della tracciabilità suscita notevoli perplessità in quanto l'Unione europea sembra utilizzare due pesi e due misure, considerato che, a dispetto della sostenibilità ambientale prospettata come obiettivo principale delle politiche europee, sulla base di trattati internazionali sottoscritti dall'Ue con Paesi terzi, nel mercato comunitario entrano prodotti a basso costo che non rispettano criteri di basso impatto ambientale e che, addirittura, sono realizzati con lo sfruttamento del lavoro minorile. Inoltre, tale fenomeno, peraltro, determina una concorrenza sleale di tali prodotti a basso costo rispetto a quelli italiani, e questo lede gli interessi non solo degli agricoltori, ma anche dei consumatori;
    sul fronte dell'occupazione, l'attività programmata per il 2020 è oltremodo anacronistica, prevedendo impegni e misure, in termini di salute e sicurezza sul lavoro, di sicurezza sociale dei lavoratori e di politiche attive, che poco si conciliano con l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ancora in atto e con la crisi economica-occupazionale generata dalla pandemia;
    durante l'Audizione nelle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, lo scorso 27 luglio, il direttore del dipartimento per la produzione statistica dell'Istat ha parlato di «in calo del mercato del lavoro di circa 500.000 occupati dall'inizio della pandemia» segnalando «tre mesi consecutivi di cadute congiunturali» ed il rischio sopravvivenza del 38,8 per cento delle imprese italiane, pari al 28,8 per cento dell'occupazione;
    urge, pertanto, nell'ambito delle politiche attive per migliorare l'accesso all'occupazione delle persone in cerca di lavoro e a rischio di perdita del posto di lavoro – ed al contempo ridare competitività alle nostre imprese – misure strutturali, e non più solo temporanee, di detassazione e decontribuzione, intervenendo significativamente sulla riduzione del costo del lavoro;
    con riferimento alle politiche sociali, al di là degli encomi al reddito di cittadinanza, totalmente sganciati dalla realtà, la relazione si risolve in un insieme di dichiarazioni di intenti vuote, astratte e stereotipate che non rispondono al bisogno di concretezza che si avverte presso le fasce più deboli e svantaggiate della popolazione, duramente colpite dalle ripercussioni economiche e sociali della pandemia COVID-19, dai mesi di lockdown e dal protrarsi dello stato di emergenza;
    altrettanto generica è la relazione in materia di disabilità, ove il Governo si limita a ribadire il proprio impegno all'attuazione delle strategie europee, delle raccomandazioni e della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia con legge 3 marzo 2009, n. 18, senza peraltro individuare misure e interventi concreti per rimuovere gli ostacoli che si frappongono all'inclusione delle persone con disabilità da un punto di vista sociale, economico, lavorativo e scolastico; ostacoli anch'essi accentuati in seguito all'emergenza COVID-19;
    con riguardo alle politiche per la famiglia, non c’è alcuna indicazione in merito alle risorse che il Governo intende stanziare per dare attuazione all'assegno unico e universale e alle altre misure a sostegno della genitorialità e della natalità; misure delle quali al momento non si conoscono importi, decorrenze e platea dei beneficiari, sebbene la loro attuazione rappresenti ad ogni effetto una priorità per il Paese, anche alla luce dei dati sulle nuove nascite, in costante ribasso, che vedono l'Italia fanalino di coda in Europa;
    in materia di tutela della salute, la relazione può considerarsi obsoleta, essendo stata redatta prima che la pandemia COVID-19 colpisse duramente il nostro Paese;
    con il primato internazionale per numero di siti dichiarati dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità (54 in totale, di cui 49 a carattere culturale e 5 naturale) e una posizione geografica che fin dall'antichità l'ha arricchita di storia e arte, l'Italia è la culla di un valore inestimabile in termini culturali;
    i beni culturali necessitano di tutela, conservazione e valorizzazione tramite interventi diretti, come il restauro e la manutenzione, e interventi indiretti, come l'approfondimento e la diffusione della conoscenza di un'opera o di un sito e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica;
    il turismo, un comparto che in Italia vale il 13 per cento del PIL, con un contributo diretto e indiretto pari a 223 miliardi di euro, e caratterizzato da alti livelli di occupazione a ogni grado di formazione, con oltre 4,2 milioni di lavoratori, è oggi allo stremo;
    l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha innescato una crisi senza precedenti per il settore manifestatisi attraverso l'azzeramento di ogni attività produttiva e di consumo, innescato dai provvedimenti emergenziali che sono stati adottati a livello globale;
    il 2020 era iniziato con un aumento delle presenze a gennaio rispetto all'anno precedente (+3.8 per cento per gli stranieri e +4,8 per cento per gli italiani) ma già a febbraio si è registrato un primo lieve calo che a marzo ha raggiunto, prevedibilmente, percentuali molto alte: il 92.3 per cento per gli stranieri e l'85,9 per cento per gli italiani. Ad aprile e maggio il mercato si è completamente fermato (nell'insieme -97,8 per cento e -94.8 per cento). I dati di giugno dicono che il mercato domestico (quello dei turisti italiani che restano in Italia) è a meno 67,2 per cento. E le riaperture dei confini all'interno dell'area Schenghen non hanno portato stranieri (meno 93,2 per cento). A giugno il calo generale delle presenze è stato dell'80.6 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. I dati di luglio del Centro studi di Federalberghi dicono che c’è stato un calo generale delle presenze del 51 per cento (meno 76,4 per cento gli stranieri, meno 24,5 per cento gli italiani). Il fatturato delle strutture che hanno preso parte alla ricerca sarà più che dimezzato rispetto al luglio 2019;
    l'organizzazione mondiale del turismo ha stimato per il 2020 il 55,9 per cento di calo degli arrivi internazionali nel mondo. Se si considera che in Italia nel 2019 il turismo straniero ha registrato le stesse presenze di quello domestico, emerge in modo chiaro quanto la pandemia abbia inciso drammaticamente sull'economia del nostro paese. La previsione al momento è che i visitatori internazionali pernottanti diminuiranno del 58 per cento nel 2020; negli aeroporti i dati 1o gennaio-23 agosto danno un dato complessivo del -83 per cento. L'Enit ha previsto che si tornerà ai dati del 2019 solo nel 2023, con ingenti perdite dell'intero comparto e la minaccia di chiusura definitiva di numerosissime realtà produttive che da anni operano nel settore turistico;
    le ripercussioni di questa situazione sul mercato del lavoro saranno pesanti: a giugno 2020 sono andati persi 110 mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura (meno 58,4 per cento), e per i prossimi mesi sono complessivamente a rischio altri 140 mila posti di lavoro temporanei;
    quanto riportato rende evidente la necessità di definire una strategia organica e strutturata che abbia come obiettivo la ricostituzione del tessuto economico del Paese. È necessario in primo luogo aumentare la fruibilità del patrimonio turistico, intervenendo sull'ammodernamento della rete infrastrutturale, che rappresenta il primo elemento di congiunzione fra la domanda e l'offerta da parte del nostro territorio. È necessario garantire ai turisti un accesso facilitato al sito, attraverso l'efficientamento e la capillarizzazione del sistema dei trasporti, al fine di interconnettere le grandi arterie con i sistemi locali, i quali ultimi a loro volta devono essere sviluppati al meglio in ottica intermodale e sostenibile, permettendo la nascita di itinerari turistici anche nelle zone lontane dai circuiti più conosciuti dei territori e di montagna, al fine di valorizzare tutta la bellezza dei nostri territori, anche di quelli minori;
    l'attivazione del Fondo Europeo per la Difesa rende ancora più urgente la selezione dei progetti da attivare e dei consorzi cui partecipare o dei quali promuovere l'aggregazione, in funzione dell'interesse nazionale a conservare ed accrescere capacità industriali e tecnologiche in un comparto di decisiva importanza per il nostro Paese;
    persiste l'esigenza di non attribuire carattere punitivo all'esercizio di autodeterminazione con il quale il Regno Unito si è separato dall'Unione Europea;
    ribadendo il rapporto privilegiato con gli Stati uniti d'America e l'appartenenza dell'Italia all'alleanza atlantica, si condivide l'opportunità di mantenere aperto il dialogo anche con la Federazione Russa, allo scopo di consentire la convergenza futura nel contrasto a comuni minacce;
    le Relazioni consuntiva e programmatica annuali dovrebbero rappresentare, secondo l'impianto della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;
    le Relazioni in oggetto, in particolar modo la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020 (Documento LXXXVI n. 3), come evidenziato più volte in Commissione 14o in sede di esame, risulta anacronistica e inadatta a descrivere gli impegni che l'Italia ha adottato, e adotterà, nell'Unione Europea per l'anno corrente;
    tale documento, presentato dal Ministro per gli affari europei il 24 gennaio 2020 e annunciato nella seduta n. 185 del 29 gennaio 2020, è infatti stato redatto mesi prima dell'emergenza pandemica Covid-19 e alla conseguente crisi economica che ha colpito l'intera Unione, e propone impegni e prospettive che si ascrivono all'interno di uno scenario totalmente mutato;
    valutato altresì che, il Parlamento si appresa a votare con un atto di indirizzo, ad ottobre 2020, una relazione che spiega gli impegni che l'Italia dovrà prendere in Unione europea per il 2020,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile affinché la Conferenza diventi la sede in cui stimolare una revisione dei trattati nel senso di favorire un maggiore coinvolgimento di territori, cittadini e popoli nella costruzione del progetto europeo, fondandosi su un approccio bottom up, volto a un maggiore coinvolgimento dal basso, in particolare delle autonomie locali, nella governance europea, al fine di rendere effettivo il principio di sussidiarietà, affermato dal trattato di Lisbona ma non ancora compiutamente attuato, anche prevedendo che il Comitato delle regioni e delle autonomie europee acquisisca un ruolo sempre più centrale nel processo decisionale europeo;

2) ad assumere tutte le iniziative ritenute utili per promuovere un rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione europea al fine di contrastare i flussi migratori irregolari e la criminalità organizzata ad essa connessa;

3) ad impegnarsi, anche al fine di disincentivare le partenze, a sostenere la creazione nei paesi di transito e partenza di appositi centri in cui avviare gli immigrati al fine di verificare subito l'eventuale sussistenza dei requisiti richiesti per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;

4) ad impegnarsi in ambito europeo all'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario sostenendo una loro implementazione, nonché ad ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri degli immigrati irregolari, ricordando che la revisione del trattato di Dublino deve diventare un obbiettivo prioritario da perseguire nel brevissimo termine, secondo l'ottica che «chi sbarca in un Paese europeo sbarca nell'Unione europea non nel singolo Paese»;

5) ad adottare incentivi per stimolare la crescita della domanda dei cittadini di nuovi beni e servizi, anche attraverso l'accrescimento del potere di acquisto di salari e stipendi, mediante la revisione dell'attuale regime fiscale, che consenta la riduzione e semplificazione del prelievo fiscale sui redditi delle persone fisiche attraverso l'implementazione verso l'adozione della «tassa piatta»;

6) in particolare, nell'ottica di una riforma complessiva del sistema fiscale, a prevedere per il prossimo anno la tassa piatta sul reddito incrementale, ovvero sul maggior reddito prodotto rispetto al periodo d'imposta precedente al fine di far emergere i redditi sommersi ed ampliare la base imponibile delle diverse imposte e, a regime, l'introduzione del flat tax del 15 per cento sia per le famiglie che per le imprese;

7) a favorire inoltre forme di armonizzazione della fiscalità del settore produttivo, volte a ridurre la problematica della concorrenza sleale interna agli Stati;

8) ad adoperarsi affinché, si valuti l'ipotesi di innalzamento del regime « de minimis » che sarebbe opportuno prevedere a livello europeo con l'introduzione di incentivi o di regimi di maggior favore per i distretti produttivi e le reti di imprese che, in un sistema produttivo come quello italiano, consentirebbero alle piccole medie imprese di rafforzare e valorizzare la propria specificità all'interno di una filiera. Mentre infatti l'Unione Europea tende a privilegiare soluzioni aggregative tra imprese, nella nostra economia sarebbe preferibile sostenere, anche attraverso fondi europei, tutte le diverse fasi produttive dei distretti industriali e manifatturieri che già oggi rappresentano un fiore all'occhiello del sistema Paese ma che con investimenti comunitari mirati sarebbero ancora più competitivi sul mercato mondiale;

9) in tema macro-economico, ad avviare un dibattito al fine di delineare un completo ripensamento dei parametri di convergenza stabiliti dal Trattato di Maastricht, e al contempo prevedere l'esclusione degli investimenti produttivi e quelli per la messa in sicurezza del territorio, ovvero degli investimenti infrastrutturali, di quelli in favore della crescita demografica e riguardanti la tematica ambientale, dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/PIL, al fine di permettere, anche ai Paesi che devono perseguire la ristrutturazione del debito, di rilanciare l'economia investendo in settori strategici;

10) a prevedere una reale semplificazione normativa per l'accesso ai progetti europei, considerando al contempo una revisione degli obblighi di co-finanziamento dei fondi europei che spesso rappresentano un vincolo di spesa insostenibile in particolari realtà del Paese, e comportano un conseguente mancato di utilizzo di tali fondi;

11) a promuovere a livello europeo misure di valorizzazione delle eccellenze nazionali e del made in Italy, e al contempo politiche comunitarie coraggiose che proteggano le nostre imprese, e in particolare le produzioni tipiche italiane, dagli attacchi predatori provenienti sia da Paesi europei che extraeuropei;

12) a costruire un nuovo sistema industriale europeo e, per porre delle buone basi ad un progetto ambizioso, promuovendo una maggiore omogeneità normativa tra i Paesi della stessa Unione Europea soprattutto in materia fiscale e nel mercato del lavoro, evitando come accaduto finora che le disuguaglianze e i regimi di favore applicati in alcuni Stati membri rafforzino situazioni di sostanziale concorrenza sleale e favoriscano la delocalizzazione delle produzioni più grandi a danno delle piccole imprese che, non potendo aprire sedi all'estero, sono soggette a normative di minor vantaggio. Servono regole chiare e uguali per tutti proponendo ad esempio che all'interno dei confini europei le imposte vengano pagate dove il prodotto è acquistato e utilizzato indipendentemente dalla sede legale dell'azienda produttrice. In questo modo riusciremmo a tutelare anche le imprese più piccole che usufruirebbero dei regimi fiscali più vantaggiosi in caso di vendita dei loro prodotti in quegli Stati europei con tassazione più favorevole;

13) a difendere in sede europea il principio della sovranità della tassazione diretta, atteso che l'attuale configurazione della UE, secondo il dogma « no taxation without representation», manca di sufficiente rappresentanza per poter imporre tasse su cittadini ed imprese;

14) intraprendere una importante riflessione, in un'ottica di rilancio delle politiche industriali europee, in materia di approvvigionamenti interni valutando la predisposizione di incentivi per la produzione negli Stati membri anche delle materie prime utilizzate nel settore manifatturiero e terziario, attraverso una compensazione dei maggiori costi rispetto a quelli dei prodotti di provenienza extraeuropea. Si deve cambiare la strategia produttiva investendo non solo in prodotti ad alto valore aggiunto ma anche in materie prime da sempre considerate a basso costo ma che sono alla base delle nostre attività di trasformazione per evitare che proprio nei momenti di maggiore difficoltà economica l'interruzione delle forniture dagli altri Paesi possa bloccare la produzione europea;

15) a dare impulso allo sviluppo delle reti 5G, e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale in grado di uniformare i modelli autorizzativi per la realizzazione degli impianti di telecomunicazione, semplificando le procedure amministrative previste;

16) ad assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultraveloce «a prova di futuro» previsti a livello europeo e nazionale, mettendo a fattor comune le infrastrutture già esistenti sul territorio nell'ottica di colmare il divario esistente tra le diverse aree del paese;

17) a costituire un Fondo Speciale per le Infrastrutture Digitali per dare copertura alle aree non servite e facilitare la cooperazione degli operatori infrastrutturali nelle restanti zone prive di copertura;

18) a consentire l'utilizzo di soluzioni diverse dalla connessione FTTH per le aree remote, anche avvalendosi di tecnologie come l'FWA, che potrebbe consentire una significativa riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione dell'infrastruttura e di assicurare prestazioni di grande qualità nelle aree remote;

19) ad incentivare la digitalizzazione della pubblica amministrazione e alla dematerializzazione di tutti gli atti pubblici soprattutto quelli di stato civile;

20) ad adottare i provvedimenti legislativi più idonei al fine di contrastare la pirateria audiovisiva;

21) con riferimento alle politiche ambientali a porre le fondamenta per un Green Deal non solo europeo ma mondiale per evitare che tutti i nostri sforzi in termini di produttività e di guadagni vengano vanificati da politiche industriali spregiudicate da parte di altre potenze mondiali: gli obiettivi di riduzione della plastica non possono essere circoscritti ai confini europei ma devono essere oggetto di un patto a livello internazionale per non penalizzare solo i produttori italiani in favore di esportatori cinesi o indiani. Occorre definire un quadro normativo condiviso soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, senza necessariamente danneggiare i sistemi produttivi dei singoli Paesi. Ove tutto ciò non sia possibile dobbiamo individuare delle misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei;

22) rafforzare una posizione ferma dell'Unione europea verso una risposta globale e unitaria alla minaccia dei cambiamenti climatici, da parte di tutti i paesi della terra, evitando posizioni autonome che non faranno altro che sottoporre le imprese europee ad ulteriori sforzi economici, maggiore costo del lavoro ed esposizione a distorsioni della concorrenza a livello internazionale; a tal fine, occorre promuovere un monitoraggio a livello mondiale sull'attuazione degli impegni presi e sui progressi compiuti, sia da parte degli stati sottoscrittori dell'accordo di Parigi sia a livello globale, allo scopo di mettere in luce i progressi compiuti e gli Stati inadempienti;

23) evitare di assumere decisioni importanti in tema di neutralità climatica che incrementano gli obiettivi UE per il 2030 oltre il 40 per cento, indicato nell'accordo di Parigi, allo scopo di essere realistici e coerenti alle difficoltà cui sono sottoposte le imprese a causa della pandemia da COVID-19; occorre prevedere investimenti mirati della UE, ai fini di uno sviluppo sostenibile anche economicamente dagli Stati membri, che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende ai fini di una transizione green e garantendo alle imprese europee tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentono di escludere le aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;

24) ai fini della transizione verso un'Economia Circolare prevedere misure incentivanti per le attività di riciclo e recupero di materia e misure di semplificazione a livello normativo per le procedure di attivazione di nuovi impianti di riciclaggio e ulteriori impianti di recupero energetico, specialmente nei territori in cui, tale assenza, comporta trasferimenti di rifiuti sul territorio europeo in completo disaccordo con il concetto di prossimità e dei princìpi di efficienza, efficacia ed economicità di gestione e di tutela dell'ambiente;

25) garantire finanziamenti per contrastare il dissesto idrogeologico attribuendo alle regioni risorse e competenze per l'attuazione di interventi strutturali di prevenzione e di difesa del territorio dai fenomeni alluvionali, anche attraverso una semplificazione normativa per una sistematica pulizia dei fiumi e dei torrenti, e prevedere investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti, anche nelle aree lacustri e lagunari, e per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici, allo scopo di garantire una maggiore resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici;

26) allo scopo di contrastare lo spopolamento delle valli e garantire le esigenze economiche, sociali e culturali della popolazione e le caratteristiche e particolarità dei territori montani, promuovere un piano a livello europeo per il contenimento degli animali selvatici predatori, che delega alle regioni e alle autorità locali la gestione delle specie, l'adozione delle misure regolamentari e la conservazione dei relativi habitat naturali, per tutti i territori ove la proliferazione di tali animali minaccia la biodiversità e l'allevamento, mette in pericolo la vita delle persone e rende impossibile il sereno svolgimento delle attività giornaliere e tradizionali della popolazione locale;

27) a seguito dell'emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, a rivedere gradualmente, in sede di Unione europea, gli obiettivi e le politiche ambientali affinché siano tenute in debita considerazione le esigenze degli agricoltori e a concedere incentivi, soprattutto per gli investimenti, al fine di compiere quella transizione verso la sostenibilità ambientale garantendo, altresì, liquidità ai settori dell'agricoltura e della pesca;

28) ad assicurare, in sede di negoziato sulle proposte legislative per la nuova PAC, il mantenimento di adeguate risorse finanziarie, o quantomeno analoghe al precedente quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea, al fine di tutelare gli interessi nazionali, in grado di garantire un equo reddito ai produttori agricoli e, al contempo, misure in grado di sostenere la competitività del settore, anche in riferimento allo sviluppo di percorsi formativi idonei a favorire l'occupazione nel settore agricolo e agroalimentare;

29) a sostenere le eccellenze dell'agroalimentare italiano attraverso lo sviluppo di sistemi che incentivino l'adozione di alte prestazioni all'interno della filiera, secondo una strategia one helat, incentrata sul riconoscimento del legame esistente tra la salute animale, quella umana e l'ecosistema, a garanzia della diffusione di modelli alimentari che, basati sui principi della dieta mediterranea, assicurino la qualità, la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale;

30) ad approfondire in ambito europeo il tema della tracciabilità delle materie prime utilizzate nella realizzazione dei prodotti agroalimentari in relazione alla trasparenza delle informazioni sull'origine delle materie prime in etichetta, in quanto non si può accettare sommessamente l'adozione a livello europeo di un sistema basato sulle etichette «a semaforo»;

31) ad adoperarsi presso le opportune sedi per l'introduzione di una flat-rate del costo del lavoro, volta ad uniformare e standardizzare alla media europea il costo del lavoro italiano;

32) a prevedere un impianto normativo che incentivi le imprese a riequilibrare il lavoro in presenza e lo smart working al termine dell'emergenza sanitaria al fine di risollevare tutte le filiere produttive;

33) a non prevedere ulteriori proroghe dello stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, in scadenza il prossimo 15 ottobre 2020, allineandosi alla posizione in tal senso assunta da tutti i Governi degli altri Stati membri dell'Unione europea, costituendo il ripristino dei normali rapporti tra l'esecutivo e il Parlamento una condizione imprescindibile per la partecipazione costruttiva e democratica dell'Italia all'Unione europea, oltre che per la ripresa del nostro Paese;

34) a non attingere ai fondi del meccanismo europeo di stabilità (Mes);

35) a rivalutare i criteri attualmente in vigore per la dimissione dall'isolamento dei pazienti COVID-19 e dei relativi contatti stretti, superando la regola tassativa del doppio tampone, alla luce delle recenti evidenze scientifiche, delle linee guida OMS e delle analoghe decisioni prese in materia dagli altri Stati membri dell'Unione europea;

36) ad adoperarsi affinché la cooperazione con l'Unione europea in materia di tutela della salute sia indirizzata, non già all'imposizione di ulteriori vincoli e adempimenti burocratici a carico di cittadini e imprese, bensì ad affrontare le sfide che si pongono all'indomani dell'emergenza COVID-19, con particolare riguardo, tra l'altro, ai temi della prevenzione, della sorveglianza sanitaria, dell'equità negli approvvigionamenti di dispositivi medici e di protezione individuale, della carenza di medicinali e della promozione della ricerca;

37) a dare attuazione all'assegno unico e universale e alle altre misure in materia di sostegno alla genitorialità e alla natalità, stanziando le risorse all'uopo necessarie con la massima priorità e urgenza, in coerenza con quanto stabilito nel paragrafo 12.2 della relazione, tenuto conto dell'esigenza di invertire il trend demografico che vede il nostro Paese fanalino di coda in Europa per le nuove nascite;

38) a promuovere, anche in ambito europeo, il pieno e uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità, adottando misure concrete volte a promuovere, tra l'altro, l'accessibilità universale degli spazi e degli edifici, l'inclusione lavorativa e la partecipazione attiva alla vita politica e sociale, in linea con gli atti di indirizzo approvati a livello europeo, nonché con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia con legge 3 marzo 2009, n. 18;

39) a proporre lo stanziamento di investimenti da destinare alla comunicazione, digitalizzazione, al sostegno di una burocrazia più efficiente indirizzati ad una maggiore competitività internazionale, tra cui l'obbiettivo di promuovere il «Marchio Italia» al fine di garantire anche una migliore fruizione del patrimonio culturale del Paese;

40) a promuovere la nascita di una Agenzia europea per la cultura, che abbia sede in territorio italiano, come riconoscimento del ruolo del nostro Paese quale principale centro culturale europeo, valorizzando il nostro patrimonio culturale con specifici progetti ed investimenti;

41) a prevedere nei prossimi anni un forte intervento di sostegno finanziario da parte dello Stato a favore delle imprese culturali, assicurando loro prestiti agevolati e contributi a fondo perduto; ad attivare interventi di rafforzamento dell'attrattività dei «piccoli borghi», attraverso il restauro e il recupero di spazi urbani, edifici storici e culturali, nonché prevedere stanziamenti specifici per i musei civici;

42) a realizzare e sviluppare una piattaforma e una rete di monitoraggio sensoristico finalizzata alla salvaguardia, sicurezza e alla manutenzione programmata del patrimonio storico-artistico, monumentale, archeologico e paesaggistico;

43) ad adottare un piano strategico di promozione dell'Italia in chiave turistica e attrattiva, attraverso la tutela e la valorizzazione dei piccoli centri, diffusi su tutto il territorio nazionale, che sono la testimonianza analitica della storia della cultura, dell'arte, del paesaggio e delle tradizioni proprie di ciascun territorio e che insieme rendono unico il nostro Paese, sostenendo un turismo di prossimità basato sulla centralità della persona e sulla sicurezza, che sappia sfruttare al meglio la capacità attrattiva dei territori locali, tutelandoli anche da fenomeni di abbandono e degrado;

44) a prevedere un grande «Piano Marshall sulla filiera del turismo» con il riconoscimento dello stato di crisi, sostenendo anche a livello europeo misure di decontribuzione per i lavoratori del settore, nuove norme sul ricorso alla contrattazione occasionale e una moratoria fiscale che consenta alle imprese turistiche di rilanciare le attività, soprattutto quelle aree lontane dai circuiti internazionali ma valorizzabili;

45) a valutare anche a livello europeo l'introduzione di nuove misure di sostegno al mancato reddito per tutte le imprese che operano nel comparto turistico; imprese turistiche, ivi incluse le agenzie di viaggio i tour operator e i parchi divertimento, nonché le imprese termali, le strutture extralberghiere, i gestori di stabilimenti balneari, le professioni turistiche, gli intermediari, le imprese di trasporto turistico;

46) a sostenere in Europa l'introduzione di un recovery plan straordinario per tutelare e sostenere le imprese della filiera turistica con finanziamenti a fondo perduto;

47) a prevedere, anche attraverso gli organismi europei, la predisposizione di una poderosa campagna di comunicazione in Italia e all'estero per valorizzare il nostro Made in Italy e coinvolgere l'ENIT in tutte le attività di promozione del Paese in chiave turistica attraverso la valorizzazione dell'offerta esperienziale dei territori legata alla loro storia, cultura e tradizioni, nonché la promozione di eventi e fiere nazionali ed internazionali;

48) a proporre a livello europeo una revisione della Direttiva Bolkestein soprattutto con riferimento alle concessioni demaniali marittime, alle licenze nel commercio ambulante e all'esercizio della professione di guida turistica;

49) a concordare anche a livello europeo l'immediata sospensione dei canoni relativi alle concessioni demaniali marittime per 24 mesi, ivi inclusi i porti turistici, nonché dei canoni di concessione mineraria, a titolo di risarcimento per i danni subiti dalle imprese, a seguito del lockdown che ha impedito, in particolare, la manutenzione continua degli stabilimenti, con conseguenti danni alle strutture;

50) a definire rapidamente i progetti prioritari da realizzare con il concorso dei partner europei, allo scopo di acquisire all'industria nazionale della difesa una partecipazione qualificata produttivamente e tecnologicamente, avendo riguardo alle esigenze dello strumento militare nazionale e alla necessità di non perdere il controllo di capacità di grande rilevanza economica e strategica per il nostro Paese;

51) a sostenere in ambito europeo ogni sforzo negoziale tendente a scongiurare l'ipotesi dell'uscita britannica senza accordo, evitando in particolare di proporre clausole palesemente inaccettabili per il Governo del Regno Unito, ricordando la presenza di oltre 700 mila concittadini sul suo territorio;

52) ad evitare che nei rapporti con la Federazione Russa l'Unione Europea adotti politiche che accentuino il rischio di una compromissione irreversibile del dialogo tra le parti, anche allo scopo di rendere possibile la convergenza e la cooperazione future di fronte alle sfide di comune interesse, tanto nella lotta al terrorismo internazionale quanto nella preservazione degli equilibri globali e nel perseguimento della stabilità, sempre in un'ottica di partenariato privilegiato con gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica;

53) a sostenere in ambito europeo la necessità di conservare un forte e privilegiato legame con gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica rifiutando una «posizione neutrale ed intermedia» come dichiarato in audizione alla Camera dei deputati dall'Ambasciatore di Germania e più volte confermato dal medesimo Governo;

54) a ribadire la contrarietà dell'Italia riguardo ad una potenziale adesione della Turchia all'Unione europea, dell'espansionismo economico e politico turco sui paesi confinanti, alla luce delle ripetute azioni assertive condotte nel Mediterraneo orientale e nel Mare Egeo e della delicata situazione dello stato di diritto interno, in netto peggioramento a seguito del tentativo di colpo di stato del luglio del 2016, unita all'aggressiva politica regionale che rischia di destabilizzare in nord Africa e Medio Oriente;

55) ad aprire in sede europea un dibattito sullo smantellamento dell'OMS in quanto tale organizzazione si è dimostrata addirittura fuorviante durante la crisi sanitaria, sollevando critiche e sospetti di una connivenza con il Governo cinese nell'omissione di informazioni verso la comunità internazionale circa la portata e l'origine dell'epidemia;

56) a prevedere, anche previa modifica normativa della legge 234 del 2012, che reca le norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione Europea, la presentazione della futura Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea entro il mese di dicembre dell'anno precedente, per consentire un ampio dibattito in Commissione e un voto in Assemblea che possa incidere concretamente sull'azione di Governo;

57) in riferimento alle questioni istituzionali, a promuovere il rafforzamento della legittimazione democratica delle istituzioni europee proponendo l'attribuzione al Parlamento europeo, unico organo eletto a suffragio universale diretto, anche del potere di iniziativa legislativa e al contempo garantire maggiore trasparenza per quanto riguarda l'azione della Commissione europea in tale ambito;

58) a implementare la tutela della sovranità nazionale e la salvaguardia degli interessi del nostro Paese, al fine di giungere a un corretto bilanciamento tra fonti normative europee e nazionali e per non pregiudicare la piena titolarità dell'esercizio del potere legislativo da parte del Parlamento nella fase di recepimento del diritto europeo, valutando la compatibilità di quest'ultimo con i principi e i diritti fondamentali della Costituzione, come tra l'altro emerso dalla sentenza della Corte costituzionale n. 73 del 2001.
(6-00132) «Giglio Vigna, Bazzaro, Bianchi, Andrea Crippa, Grimoldi, Maggioni, Molinari, Paolin, Raffaele Volpi».