• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.4/00058 (4-00058)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00058presentato daSERRACCHIANI Deboratesto diVenerdì 13 aprile 2018, seduta n. 5

   SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Jindal Saw Italia, fondata nel 2011, ha rilevato il ramo d'azienda ghisa sferoidale dalla Sertubi Spam con sede a Trieste;

   la Jindal Saw Italia è una controllata della Jindal Saw Limited e fa parte del gruppo O.P. Jindal;

   lo stabilimento triestino da centro di produzione è stato trasformato in sede per la rifinitura e la distribuzione nel mondo dei tubi indiani;

   esso insiste su un'area di complessivi 49.000 metri quadri, di cui 16.000 coperti facenti parte dello spazio dell'ex arsenale affittato dalla società Duferco;

   la Sertubi occupa attualmente 68 addetti, nel 2012 erano 143 e solo in minima parte di questi sono stati ricollocati;

   secondo una denuncia delle organizzazioni sindacali Fim e Uilm, la Sertubi di Trieste avrebbe «i mesi contati», allorquando, terminato il magazzino, verrà inevitabilmente chiusa l'area a freddo;

   le difficoltà dell'azienda sarebbero principalmente riconducibili all'impossibilità di marchiare il prodotto finito dallo stabilimento di Trieste con il marchio «made in Italy», come invece sarebbe da intendere quando un semilavorato arriva da un Paese, in questo caso dall'India, e viene sottoposto a una ulteriore lavorazione in Italia, nel caso di specie nello stabilimento di Trieste;

   proprio a causa dell'assenza del marchio «made in Italy» la Sertubi, nonostante un'intesa raggiunta con l'Iraq per la fornitura di un'importante commessa di tubi destinati al trasporto idrico di quel Paese, non sarebbe nelle condizioni di onorare tale contratto;

   su tale questione è stata coinvolta l'Agenzia delle dogane che, a quanto risulta all'interrogante, ha ritenuto che l'apposizione del «made in Italy» sui tubi che avessero subito una lavorazione quale quella realizzata presso la Jindal fosse corretta solo fino al 31 maggio 2016, poiché le regole di origine sono state nel frattempo modificate dal regolamento delegato della Commissione europea n. 2446/2015;

   poiché la Dogana di Trieste ha concluso che i tubi non rispettano tale nuova regola, la Jindal non può apporre il marchio «made in Italy»;

   tale circostanza rende di fatto impossibile l'esportazione essendo, la presenza del marchio made in Italy condizione essenziale per onorare il contratto concluso in Iraq;

   svariati incontri sono stati tenuti presso il Ministero dello sviluppo economico, anche su impulso della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, intesi a dare esito positivo alla situazione di rischio in cui si è venuta a trovare Sertubi nel corso degli ultimi anni;

   risulta all'interrogante che, a seguito di una disamina della normativa europea vigente in materia doganale, il Ministero dello sviluppo economico si è impegnato a valutare l'avvio della procedura per la modifica della regola primaria prevista dal regolamento delegato della Commissione europea n. 2446/2015, per la voce doganale che classifica i tubi di ghisa duttile semilavorati che Jindal importa dall'India, i quali sono sottoposti in Italia a numerose e sostanziali lavorazioni, volte a ottenere tubi in ghisa rivestiti sia internamente che esternamente, da utilizzarsi per l'approvvigionamento di acqua potabile, smaltimento di acque reflue e irrigazioni –:

   se il Governo intenda urgentemente attivarsi nei confronti della Commissione europea affinché sia avviata la procedura per la modifica della sopra richiamata regola primaria, cosicché le lavorazioni eseguite siano ritenute sufficienti a riconoscere l'origine non preferenziale e quindi a consentire l'apposizione del marchio «made in Italy» per il prodotto realizzato dalla Sertubi di Trieste;

   se il Governo non ritenga di prendere in considerazione la richiesta delle rappresentanze sindacali di garantire una dotazione di ammortizzatori sociali sufficiente a coprire il periodo di cui l'Unione europea ha bisogno per rideterminare i codici.
(4-00058)