• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.9/01874/145 in sede di esame del disegno di legge n. 1874 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e...



Atto Senato

Ordine del Giorno 9/1874/145 presentato da PAOLA NUGNES
giovedì 16 luglio 2020, seduta n. 241

Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge n. 1874 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19,
premesso che:
agli articoli 241 e 242 è prevista la possibilità di destinare i fondi europei di coesione destinati al Sud ad altre zone del Paese per fronteggiare l'emergenza Covid-19;
la clausola del 34% è messa recentemente in discussione da una bozza Dipe che ha ipotizzato, oltre a una "redistribuzione" dei fondi europei, anche l'eliminazione dal Fondo sviluppo e coesione della ripartizione percentuale delle risorse ÍL1180-20ÍL11 tra Sud e Nord, nonché della clausola del 34 per cento quale quota minima di investimenti al Sud, anche se questa ipotesi è stata più volte smentita dal Ministro in indirizzo, resta il fatto che dal 2016 ancora nessun Governo ha ancora ad oggi proceduto con il relativo Decreto attuativo;
malgrado le rassicurazioni ministeriali nel Def 2020, da poco approvato, non vi è menzione dell'elenco dei programmi di spesa e le amministrazioni tenute a rispettare la riserva 34 per cento sulla spesa in conto capitale;
il 32º rapporto di Eurispes sulla spesa pubblica in Italia, sicuramente noto anche al Ministro, documenta come dal 2000 al 2017 siano stati sottratti alle 8 regioni meridionali ben 840 miliardi di euro netti a solo vantaggio delle Regioni del Centro-Nord;
da studi del "Quotidiano del Sud" dopo il 2017 la sottrazione di risorse è continuata al ritmo di oltre 61 miliardi all'anno in base al meccanismo, vergognoso, della spesa storica;
che da 2001, anno della modifica del Titolo V non si è ancora provveduto alla definizione di Lep e Lea;
alcuni giorni fa, Johannes Hahn, come Commissario europeo al bilancio ha chiaramente detto che non un euro arriverà all'Italia di quella massa di denaro del Recovery Fund: 82 miliardi a fondo perduto e 91 di prestiti, se non saranno impegnati per riforme, che si dovranno fare grazie soprattutto al Sud. Perché far uscire il Sud dal ritardo di sviluppo è la prima decisiva riforma che l'Europa si attende. Perché solo con investimenti al Sud l'intera Italia potrà ripartire. Ora l'Italia deve fare quegli investimenti che al Sud sono scesi al livello più basso della storia del Paese. E farli, ha aggiunto, non può essere la solita chiacchiera di chi assicura di avere il Sud in testa ai suoi pensieri e così lasciarli. Si può fare al Sud un piano per la riqualificazione e la velocizzazione della rete ferroviaria, collegando finalmente fra loro le città del Sud e il Sud al Nord lungo l'Adriatico, si può dare la banda larga su Internet, si può convertire dal carbone l'Ilva di Taranto, si può realisticamente pensare ad un piano scuole anche in riferimento alla messa in sicurezza degli edifici, un piano per la Sanità pubblica, anche per recuperare la differenza di investimenti degli ultimi decenni, un piano per il turismo eco-sostenibile, un piano agro-alimentare fondato sulla dieta mediterranea, tutti interventi che ora si possono, anzi si devono, fare. Anche l'Europa ha capito che finora il Sud è sempre stato colpevolmente e dolosamente abbandonato. Ora però anche per l'Europa il Sud può essere, anzi deve, l'unica alternativa in un'Italia il cui sviluppo in un'unica direzione la fa crescere troppo poco;
il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale ha rilasciato dichiarazioni stampa in data 21 maggio 2020 nelle quali rassicura i cittadini e le imprese del Sud, asserendo che i fondi europei di coesione destinati al Sud resteranno al Sud e che, pertanto "non un soldo sarà tolto alle regioni meridionali";
Pertanto, ci troviamo di fronte ad una possibilità epocale per il nostro Mezzogiorno, quella di iniziare a recuperare il gap infrastrutturale colpevolmente creato soprattutto negli anni dopo il 1970. Una possibilità che non si può sprecare per iniziare a porre rimedio alla "nuova questione meridionale". Per rendere finalmente giustizia ad oltre 20 milioni di cittadini meridionali, dandogli pieno diritto di cittadinanza e renderli, finalmente, come da dettato costituzionale, cittadini di uno stesso Stato che assegna equamente uguali risorse ai territori in base alle reali esigenze e alla popolazione,
impegna il Governo:
a mettere in atto ogni utile iniziativa affinché non si pongano ostacoli a questa possibilità storica di rinascita per il Mezzogiorno e si intervenga sul tipo di flessibilità previsto dalle recenti modifiche regolamentari europee dove questa è prevista come "possibilità" e non come obbligo, anche in considerazione del fatto che la risposta europea sta dispiegando progressivamente ulteriori strumenti per intervenire con più efficacia nell'attuale crisi, ed è quindi possibile salvaguardare "ab initio" il principio della concentrazione territoriale e applicare la prevista flessibilità soltanto per la parte tematica e per il trasferimento di risorse tra fondi strutturali.
(numerazione resoconto Senato G1.145)
(9/1874/145)
Nugnes, De Petris, De Falco, Fattori, Mantero