• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00113    premesso che:     il 1o luglio è iniziato il semestre di presidenza dell'Unione europea della Germania il cui programma porrà al centro, oltre alle politiche migratorie e al...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00113presentato daDELRIO Grazianotesto diMercoledì 15 luglio 2020, seduta n. 372

   La Camera,
   premesso che:
    il 1o luglio è iniziato il semestre di presidenza dell'Unione europea della Germania il cui programma porrà al centro, oltre alle politiche migratorie e al futuro dell'Europa, la soluzione alla crisi economica e sociale provocata dal COVID-19, attraverso la creazione di strumenti finalizzati alla ricostruzione ed al rafforzamento della resilienza economica europea;
    la crisi sanitaria generata dalla pandemia globale da COVID-19, oltre ad aver evidenziato criticità in termini di collegamento tra i sistemi sanitari europei e gli annessi centri di ricerca, sta manifestando i suoi effetti economici nella sua interezza sia dal lato dell'offerta – derivanti dalle misure di contenimento che, seppure con alcune differenze di gradazione sono state consistenti in tutti gli Stati membri dell'Unione europea applicando misure restrittive alle attività produttive e commerciali, interrompendo le catene di approvvigionamento – sia dal lato della domanda – derivanti dalla riduzione dei redditi da lavoro e all'interruzione dei programmi di investimento;
    in base alle Previsioni economiche di estate 2020 della Commissione europea l'economia dell'area euro nel 2020 subirà una contrazione pari a circa l'8,7 per cento per poi crescere di circa il 6,1 per cento nel 2021, mentre l'economia dell'Unione europea è prevista contrarsi dell'8,3 per cento nel 2020 per crescere a un tasso del 5,8 per cento nel 2021. Per l'Italia è prevista una contrazione dell'11,2 per cento nel 2020 e un parziale recupero del 6,1 per cento nel 2021;
    l'Italia oggi destina alla ricerca medica solo l'1,35 per cento del Pil contro una media europea del 2,7 per cento (Fonte: Libro bianco sulla ricerca clinica indipendente). Il più grande investimento in prevenzione è quello per la ricerca scientifica e tecnologica e la ricerca è altresì un driver di sviluppo anche per il nostro sistema delle imprese, che possono porsi all'avanguardia nell'esportazione di prodotti e servizi innovativi e know-how;
    il 23 aprile scorso, i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea hanno incaricato la Commissione di presentare una proposta di un «Fondo per la Ripresa» all'altezza delle sfide che stiamo affrontando;
    la proposta « Next generation EU» della Commissione del 27 maggio è una tappa fondamentale di un percorso iniziato con la videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 10 marzo;
    da allora, sono state prese molte decisioni: l'applicazione della « general escape clause» al Patto di Stabilità e Crescita; la flessibilità accordata al regime degli Aiuti di Stato; l'avvio da parte della Banca Centrale Europea del programma Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) inizialmente di 750 miliardi di euro, portato a giugno complessivamente a 1.350 miliardi di euro; la flessibilità nell'uso delle risorse della coesione; il piano della BEI per attivare fino a più di 40 miliardi di euro di finanziamenti destinati alle PME;
    a queste misure, si sono aggiunte le «tre linee di sicurezza» – per i lavoratori; le imprese; gli Stati – avallate dai Capi di Stato e di Governo UE il 23 aprile scorso sulla base della relazione dell'Eurogruppo del 9 aprile. Si tratta di pacchetto di 540 miliardi di euro complessivi, articolati su: il fondo europeo di sostegno a strumenti nazionali per la lotta alla disoccupazione – SURE di 100 miliardi di euro; la creazione di un «Fondo pan-europeo» della BEI per mobilitare circa 200 miliardi di euro; la Pandemic Crisis Support nell'ambito della linea di credito precauzionale del meccanismo di stabilità, di 240 miliardi di euro alla quale gli Stati membri dell'euro possono decidere di ricorrere;
    il Consiglio europeo del 23 aprile ha concordato sulla necessità di prevedere un Fondo per la Ripresa e ha convenuto sul carattere «necessario e urgente» di questo strumento, accogliendo pienamente la linea italiana;
    il 15 maggio lo stesso Parlamento UE ha deliberato a larga maggioranza una risoluzione che chiede che il « Recovery Plan» sia fondato su sussidi e pagamenti diretti, alimentato con risorse proprie fino al 2 per cento del PIL UE; nonché l'istituzione di un nuovo «Fondo ripresa e trasformazione», del valore di almeno 2 mila miliardi;
    il 27 maggio la Commissione europea ha presentato la proposta per un piano di ripresa e rilancio basato su due elementi strettamente legati: il Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e « Next Generation EU»;
    in occasione della videoconferenza dei membri del Consiglio europeo dello scorso 19 giugno, gli Stati membri hanno avuto un primo approfondito scambio di vedute sulla proposta della Commissione. La discussione tra i leader ha confermato una serie di punti di convergenza, tra cui la necessità di una risposta europea eccezionale commisurata all'entità della sfida, da costruire anche ricorrendo ad impegni della Commissione sul mercato finanziario che possano fornire la base per un mix di sussidi e prestiti a favore degli Stati membri più colpiti dalla crisi. Allo stesso tempo i Capi di Stato e di Governo hanno messo a fuoco anche i principali nodi negoziali sui quali saremo impegnati a costruire il necessario consenso, ed in particolare: il volume e la composizione del fondo Recovery ed i criteri di allocazione delle risorse;
    con « Next Generation EU» che la Commissione propone di 750 miliardi di euro assieme ad un QFP 2021-2027 che si propone di portare a 1.100 miliardi di euro, l'obiettivo della Commissione è di sprigionare una capacità di 1.850 miliardi di euro;
    « Next Generation EU» sarà finanziato dall'Unione europea attraverso prestiti contratti dalla Commissione europea sul mercato dei capitali, tramite l'aumento temporaneo del massimale delle risorse proprie al 2 per cento, che creerà in questo modo uno spazio che garantirà l'emissione di titoli sul mercato;
    la proposta « Next Generation EU» è di 750 miliardi di euro che la Commissione raccoglierà sui mercati e restituirà agli investitori tra il 2028 e il 2058. Di questi 750 miliardi di euro, circa 500 miliardi sarebbero distribuiti sotto forma di sovvenzioni e 250 sotto forma di prestiti;
    queste risorse aggiuntive sarebbero destinate agli Stati membri attraverso i programmi di spesa del QFP, articolati in tre pilastri. Il primo pilastro riguarda il supporto agli Stati membri alla ripresa con investimenti e riforme. Esso comprende la « Recovery and Resilience Facility» di 560 miliardi di euro, con 310 miliardi di euro di sovvenzioni e 250 miliardi di euro di prestiti; l'iniziativa « REACT-EU», 55 miliardi di euro, in aggiunta agli attuali programmi di Coesione, disponibili dal 2020 al 2022; il rafforzamento del « Just Transition Fund» le cui risorse dovrebbero essere incrementate fino a 40 miliardi di euro per sostenere la transizione verde; il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale a cui andrebbero 15 miliardi di euro aggiuntivi a favore di agricoltori e delle aree rurali, per il sostegno alla transizione verde;
    il secondo pilastro è per rilanciare l'economia europea incentivando gli investimenti privati. Prevede: il « Solvency Support Instrument» di 31 miliardi di euro volti a mobilitare 300 miliardi di euro di investimenti privati a sostegno del tessuto nazionale imprenditoriale dei settori di Paesi e regioni più colpiti e sarà operativo dal 2020; l'aumento delle dotazione per il Fondo « InvestEU» fino a 15,3 miliardi di euro per sostenere investimenti privati in progetti nell'Unione europea strategici quali il Green deal e la digitalizzazione; la « Strategie Investment Facility» all'interno di « InvestEU» per generare, attraverso 15 miliardi a valere su « Next Generation EU», investimenti fino a 150 miliardi di euro per la resilienza delle catene europee del valore e l'autonomia del tessuto produttivo europeo;
    il terzo pilastro sarà diretto ad affrontare le lezioni della crisi. Tra gli strumenti, ne fanno parte il «Programma Salute» di 9,4 miliardi di euro per la sicurezza sanitaria e le future crisi sanitarie e un rafforzamento di 2 miliardi di euro di « rescEU», il Meccanismo europeo di protezione civile;
    la Commissione, il 27 maggio 2020, ha proposto anche un bilancio dell'Unione europea a lungo termine (Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027) rinnovato e potenziato da «Next Generation EU». Il bilancio ha l'obiettivo di alimentare un'equa ripresa socioeconomica, riparare e rivitalizzare il mercato unico, garantire condizioni di parità e sostenere gli investimenti urgenti, in particolare nelle transizioni verde e digitale, che detengono la chiave della prosperità futura dell'Europa e resilienza;
    il Presidente Michel ha presentato lo scorso 10 luglio la sua «scatola negoziale» relativa a « Next Generation Unione europea» ed al QFP 2021-2027. Per quanto riguarda « Next Generation EU», la proposta non ne modifica il volume complessivo, che resta attestato a 750 miliardi di euro, né la composizione, con 500 miliardi di sovvenzioni e 250 miliardi di prestiti. La proposta prevede altresì criteri di allocazione della Recovery and Resilience Facility simili a quelli della Commissione (70 per cento delle risorse da impegnare nel 2021-22 e il 30 per cento nel 2023 da spendere non oltre il 2026) ed una governance collegata al semestre europeo, con Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza da approvare in Consiglio a maggioranza qualificata, 30 per cento di spesa per progetti di contrasto al cambiamento climatico e rispetto dello Stato di diritto. La proposta, rispetto a quella della Commissione, prevede anche l'anticipo delle scadenze per impegni, pagamenti e restituzione;
    per quanto riguarda il QFP, il Presidente Michel propone un volume complessivo leggermente inferiore rispetto alla Commissione (1.074 invece di 1.100 miliardi su sette anni). Nei contenuti, la proposta mantiene alcuni elementi di criticità come i Rebates per Danimarca, Germania, Olanda, Austria e Svezia, l'indice di prosperità relativa per l'allocazione dei fondi di coesione e la convergenza esterna sui fondi PAC;
    sono necessari la realizzazione o l'ammodernamento di strutture ospedaliere adeguate alla gestione dei contagi, prevedendo un cospicuo investimento pluriennale per la ricerca di base e la ricerca nei diversi settori medici con la massima integrazione e un allineamento coordinato tra i poli di ricerca, pubblici e privati, oggi esistenti, anche tramite l'individuazione e il potenziamento di Centri di Ricerca ad hoc per le pandemie con investimenti in termini tecnologici e progettuali per garantire partnership con poli di ricerca internazionali;
    il Consiglio europeo del 23 aprile ha dato un chiaro segnale politico per l'istituzione del Recovery Fund, definito «necessario e urgente», come sempre evidenziato da parte italiana;
    la decisione è senza precedenti perché ha segnato un'importante apertura a uno strumento di politica fiscale europea basato su un principio di intervento finanziario comune;
    questa decisione e la conseguente proposta della Commissione europea è il frutto di percorso negoziale dove l'Italia ha svolto un ruolo fondamentale. Siamo stati il primo Paese a vivere la crisi pandemica e siamo stati i primi, tra gli Stati membri, ad insistere, sulla gravità di una crisi che non sarebbe stata solo sanitaria ma anche economica;
    il Governo italiano ha sin da subito sostenuto la necessità di un piano per la ripresa europeo, indispensabile per ricostruire e rinnovare il tessuto socio-economico del continente;
    l'Italia con una lettera alla quale hanno aderito altri 8 Paesi ha chiesto formalmente e con forza, già in occasione del Consiglio Europeo Straordinario del 26 marzo, misure più ambiziose per creare uno strumento di debito comune, di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per garantire la disponibilità di risorse raccolte sui mercati;
    l'obiettivo negoziale italiano è sempre stato a favore di una soluzione ambiziosa, equilibrata tra prestiti e sussidi, con un anticipo di una parte delle risorse con l'obiettivo di tutelare l'impianto complessivo del mercato interno e la sua capacità di reagire ad una crisi di natura simmetrica con pesanti ripercussioni su tutta la comunità europea;
    con « Next Generation EU», la Commissione propone di intervenire nel breve periodo per evitare effetti asimmetrici di una crisi simmetrica e, contemporaneamente, sostenere gli investimenti in progetti di lungo periodo, riconoscendo che conseguenze economiche asimmetriche degli Stati membri rischiano di compromettere gli sforzi di convergenza compiuti dall'Unione europea e di provocare distorsioni nel mercato unico;
    la proposta segna una svolta europea importante che prevede che la Commissione vada sui mercati per reperire risorse comuni finalizzate a progetti di investimenti e crescita. Di questi 750 miliardi di euro, la parte principale dei fondi verrà destinata agli Stati membri tramite la « Recovery and Resilience Facility». Per accedere a questi fondi a gestione diretta, gli Stati membri dovranno presentare dei piani nazionali di ripresa e resilienza coerenti con le Raccomandazioni Specifiche per Paese nel quadro del Semestre europeo. I fondi verrebbero ripartiti secondo criteri di allocazione basati sugli impatti economici della crisi causata dal COVID-19;
    per far fronte alla drammaticità e all'urgenza della situazione, la Commissione propone di concentrare l'uso di queste risorse aggiuntive entro il 2024. Si propongono inoltre alcune soluzioni-ponte per anticipare l'operatività di taluni strumenti già nel 2020, a valere sulle risorse del Quadro Finanziario Pluriennale corrente, che verrebbe all'uopo modificato. Si tratta nello specifico di 11.5 miliardi messi a disposizione tramite: il Solvency support instrument (aiuti alle imprese), React-EU (coesione) e il Fondo per lo sviluppo sostenibile (azione esterna);
    solo a marzo scorso, l'ipotesi di un fondo comune non esisteva e attraverso un'azione determinata del nostro Paese, insieme ad altri Stati membri e alle Istituzioni europee, si è arrivati a coagulare una proposta concreta, equilibrata e che va incontro agli interessi di tutti gli Stati membri, superando le retoriche contrapposizioni tra Nord e Sud e Est e Ovest;
    il Parlamento europeo, nella risoluzione approvata il 15 maggio 2020 sul nuovo quadro finanziario pluriennale, le risorse proprie e il piano di ripresa, ha da parte sua ribadito come il piano europeo per la ripresa debba rafforzare la resilienza delle singole economie europee attraverso la messa in comune di investimenti strategici a sostegno delle PMI, aumentare le opportunità di lavoro e le competenze per mitigare l'impatto della crisi sui lavoratori, sui consumatori e sulle famiglie partendo dai già ambiziosi programmi del Green New Deal che dovrà condurre l'Unione europea verso la neutralità climatica e dell'Agenda digitale;
    non deve essere tralasciato l'aspetto sociale del piano di ripresa: il Parlamento europeo ha ribadito come tutti gli sforzi per la ripresa debbano essere caratterizzati «da una forte dimensione sociale e siano allineati agli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e all'obiettivo dell'uguaglianza di genere, in modo da garantire che la ripresa rafforzi la coesione territoriale e la competitività, affronti le disuguaglianze sociali ed economiche e risponda alle esigenze di quanti sono stati maggiormente colpiti dalla crisi, come le donne, i giovani, le minoranze e coloro che si trovano sulla soglia di povertà o al di sotto di essa», senza tralasciare il rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani e dei valori di solidarietà. In prospettiva, non va tralasciata la necessità di promuovere un'Unione europea più equa, sostenibile e più verde attraverso un quadro di tassazione e standard sociali condivisi nonché politiche di bilancio comuni efficaci nel contesto del riesame del quadro di sorveglianza economica e del funzionamento del Patto di stabilità e crescita;
    è comunque necessario continuare a sostenere l'impegno della Bce a raggiungere un'adeguata portata di acquisti e conseguente gestione dei Titoli di Stato accumulati attraverso il PEPP, in considerazione dell'innalzamento del debito pubblico dovuto alle conseguenze dirette e indirette della pandemia;
    la videoconferenza dei membri del Consiglio europeo dello scorso 19 giugno, pur evidenziando come vi sia ancora la necessità di trovare una intesa su alcuni aspetti della proposta della Commissione, ha permesso di constatare come vi sia piena condivisione sulla necessità di predisporre uno strumento comune adeguato alla sfida che l'Unione europea si trova ad affrontare;
    la proposta di scatola negoziale del Presidente Michel, presentata lo scorso 10 luglio, pone l'accento su tre grandi obiettivi: convergenza, resilienza e trasformazione economica dell'Unione europea. Su « Next Generation UE», la proposta ha il pregio di mantenere inalterati, rispetto a quella della Commissione, il volume, complessivo e la composizione delle risorse nonché in sostanza i criteri di allocazione della Recovery and Resilience Facility. Per quanto riguarda le scadenze per impegni, pagamenti e restituzione dei fondi, le novità introdotte dalla proposta di Michel andranno attentamente valutate e suscitano, in linea di principio, perplessità. Allo stesso tempo, per quanto riguarda la governance della Recovery and Resilience Facility e dei Piani di Ripresa nazionali, desta preoccupazione che la relativa procedura preveda l'approvazione del Consiglio e non l'adozione attraverso la «comitologia» nel rispetto delle prerogative della Commissione europea in materia di esecuzione del bilancio. Per quanto riguarda il QFP, sebbene la proposta del Presidente Michel preveda una riduzione contenuta del volume complessivo delle risorse rispetto alla proposta della Commissione, tenuto conto del fatto che al QFP si affianca ora « Next Generation EU», permangono alcuni elementi di sensibilità, ad esempio sui Rebates, sull'indice di prosperità relativa per i fondi di coesione, sulla convergenza esterna sui fondi PAC, su cui sarà necessario continuare a chiedere ulteriori progressi;
    il Consiglio europeo del 17-18 luglio rappresenterà pertanto un passaggio determinante per giungere auspicabilmente al condiviso obiettivo di un accordo tra gli Stati membri prima della pausa estiva;
    il negoziato in corso sulla proposta della Commissione non è semplice, tuttavia conferma il segnale dell'esigenza di una soluzione comune e condivisa. Da parte italiana, l'obiettivo resta quello di un'intesa rapida e che mantenga l'ambizione di partenza,

impegna il Governo:

   1) a promuovere un accordo tempestivo su «Next Generation EU» e su un bilancio a lungo termine che sia ambizioso, realmente di sostegno dell'economia europea e all'altezza delle sfide future a cui deve far fronte l'Europa, come ribadito anche dal Parlamento europeo, al fine di consentirne una adozione e attivazione rapida, già nell'anno in corso, rispondendo, in tal modo, alle necessità dei cittadini europei;
   2) a porre la massima attenzione affinché i criteri di allocazione di queste risorse tengano debitamente conto dell'impatto sull'economia del COVID-19, in funzione di quei settori e Stati effettivamente più colpiti dalla crisi, affinché l'azione complessiva europea sia tale da evitare conseguenze asimmetriche potenzialmente dannose per il funzionamento del mercato interno e delle catene di valore europeo e il rispetto della coesione economica e sociale; a vigilare altresì affinché la governance delle risorse sia ispirata a criteri di efficienza che non pongano ostacoli al pieno utilizzo di « Next Generation EU»;
   3) ad adottare iniziative per rafforzare gli interventi del pilastro sociale europeo per meglio rispondere alle esigenze delle fasce della popolazione europee maggiormente colpite dalla crisi con particolare riferimento a chi si trova sotto la soglia di povertà e alle minoranze, con interventi specifici a sostegno della parità di genere e dei giovani, alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, alla mitigazione degli effetti della disoccupazione;
   4) a vigilare affinché il pacchetto per la ripresa e la ricostruzione abbia al centro il Green Deal europeo, l'innovazione e la trasformazione digitale per rilanciare l'economia e creare nuovi posti di lavoro, favorendo al contempo la transizione ecologica e lo sviluppo economico-sociale sostenibile in linea con la piena attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ed una nuova strategia industriale per l'Unione europea;
   5) ad adoperarsi affinché, sul fronte nazionale, il Governo contribuisca alla realizzazione delle priorità strategiche attraverso un Piano di ripresa nazionale che ponga le basi all'uso di queste risorse per investimenti miranti a chiudere le ferite, anche sociali, che questa crisi ha aperto, ponendo le basi per un rilancio economico in grado di far esprimere tutte le potenzialità di sviluppo di cui è capace il nostro Paese, consolidando e implementando gli sforzi, segnatamente in materia di istruzione cultura e ricerca, accelerando verso la transizione verde, nonché sblocco delle infrastrutture, in una logica di integrazione dei fondi e in coerenza con le recenti strategie dell'Unione europea (Transizione digitale, Green Deal, Farm to Fork). Tutto questo in stretto raccordo con il Parlamento;
   6) a promuovere una Unione europea più equa e sostenibile attraverso orientamenti di politica di bilancio che facilitino gli investimenti pubblici, un quadro di tassazione non distorsivo, una maggiore flessibilità in materia di aiuti di stato, standard sociali realmente condivisi;
   7) a perseguire un accordo sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, che possa:
    a) rispecchiare adeguatamente l'eccezionalità della situazione;
    b) sostenere la definizione di criteri di allocazione delle risorse del QFP distinti da quelli di « Next Generation Unione europea» in coerenza con la logica e le finalità dello strumento;
    c) sul fronte delle uscite, essere incentrato sui princìpi della coesione economica e territoriale, del dialogo sociale e della trasformazione verso un'economia resiliente, sostenibile, socialmente giusta e competitiva. Al contempo, fare in modo che la necessità di concentrare le nuove risorse su programmi a favore dei settori, delle aree e delle fasce di popolazione più colpite o più esposte non avvenga a scapito dei programmi già esistenti e di quelli futuri. In particolare: prevedere nei fondi per le politiche di coesione una particolare attenzione alle regioni meno sviluppate in Italia, incluse le aree rurali, attraverso un adeguamento verso l'alto dell'indice di prosperità relativa per queste regioni; contrastare, nella politica agricola comune, il proseguimento del processo di convergenza esterna nella sua forma attuale;
    d) sul fronte delle entrate, incentrarsi principalmente su sovvenzioni, pagamenti diretti per investimenti e capitale proprio, con una misura minore di prestiti, da finanziare attraverso la definizione di un pacchetto di risorse proprie dell'Unione europea, strutturate come durature, eque e che possano contribuire a promuovere le priorità politiche dell'Unione e a bilanciare gli attuali squilibri interni al mercato unico, allentando il peso del contributo nazionale al bilancio;
   8) a garantire un costante rapporto di informazione e condivisione delle scelte con il Parlamento sulla base di una analisi dell'effettivo fabbisogno e delle caratteristiche di tutti gli strumenti disponibili;

   9) a proseguire, attraverso una costante collaborazione con le Istituzioni dell'Unione europea e con gli altri Stati membri, l'elaborazione di una risposta comune, coordinata, solidale ed efficace nella gestione delle fasi successive della crisi, per affrontare collegialmente le sfide a breve e lungo termine legate alla pandemia e far fronte alle conseguenze umanitarie, sanitarie, sociali ed economiche nell'Unione europea.
(6-00113) «Delrio, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Fusacchia, Rospi».