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Atto a cui si riferisce:
C.4/03685 (4-03685)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 2 luglio 2020
nell'allegato B della seduta n. 365
4-03685
presentata da
CASSINELLI Roberto

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento agli esiti della visita presso il carcere di Lecce effettuata il 15 agosto 2019 da una delegazione di dirigenti e militanti del Partito radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, da cui sono emerse una serie di criticità relative, in particolare, al sovraffollamento della popolazione detenuta ed alle scoperture dell'organico di Polizia penitenziaria ivi in servizio, chiede di sapere quali iniziative intenda il Governo assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27, comma 3, della Costituzione, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché sia garantito il diritto alla salute dei detenuti, tenuto conto della presenza di numerosi casi psichiatrici e di tossicodipendenza, quali iniziative il Governo intenda assumere in relazione alla necessità di garantire il funzionamento di un servizio sanitario carcerario h24, attivo anche per far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
  Per quanto attiene alle presenze detentive, va detto che alla data del 19 novembre 2019, presso la Casa circondariale di Lecce sono presenti 1083 detenuti, per una percentuale di affollamento che si attesta sul 185,13 per cento, come tale effettivamente superiore alla media nazionale che oscilla attorno al 128 per cento.
  Pur sussistendo una obiettiva e significativa problematica di sovraffollamento, va dato conto, innanzitutto, del pieno rispetto dei parametri minimi stabiliti dalla CEDU, in quanto 291 detenuti risultano allocati in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, mentre i restanti 790 ristretti risultano avere a disposizione, nelle rispettive camere di pernottamento, uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati.
  Per quanto riguarda il numero di detenuti stranieri (162 rispetto ai 921 italiani) va dato atto dell'azione che, in campo internazionale, il Ministero sta già conducendo al fine di favorirne il rimpatrio per l'espiazione del residuo pena nei rispettivi Paesi di origine, proseguendo i negoziati in essere, stipulando nuovi accordi e valorizzando altresì lo strumento dell'espulsione verso i paesi d'origine per quei detenuti la cui pena residua lo consenta.
  In particolare, è fermo proposito di questo Dicastero sviluppare e condurre in porto in temi ragionevoli i negoziati già in corso con molti Stati (Capoverde, Filippine, Tunisia, Vietnam, Cina), affinché, in linea con i risultati soddisfacenti già conseguiti nell'anno corrente (Argentina, Colombia, Kosovo, Mali, Libia, Niger, Nigeria, Taiwan, Paraguay) nuovi accordi vengano siglati anche nell'anno venturo e verranno aperti nuovi fronti di dialogo con Paesi come la Bolivia e Cuba.
  Nella medesima direzione deflattiva si iscrive la recente istituzione, presso il Ministero della giustizia, di un tavolo tecnico fra il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed il dipartimento per gli affari di giustizia con l'obiettivo di stimolare l'adozione e l'esecuzione di provvedimenti di espulsione dei detenuti stranieri ex articolo 16, comma 5, decreto legislativo n. 286 del 1998(T.u. Immigrazione) verso i Paesi d'origine, velocizzandone le procedure di identificazione all'atto dell'ingresso in carcere attraverso lo sviluppo di una sinergia virtuosa con gli uffici immigrazione delle questure, da un lato ed i tribunali di sorveglianza, dall'altro, ciascuno per i profili di rispettiva competenza.
  Rientra fra gli intendimenti prioritari di questo Dicastero fronteggiare incisivamente il problema del sovraffollamento carcerario anche attraverso un serio e concreto rilancio dell'edilizia penitenziaria, puntando sia alla riqualificazione degli spazi esistenti, che all'incremento dei posti detentivi.
  Nel tracciare in questa sede un profilo delle più importanti linee di intervento, oltre a richiamare l'avvenuto completamento nel 2018, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dei tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, occorre dare atto dell'imminente ultimazione dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso gli istituti penitenziari di Sulmona e Taranto e del nuovo padiglione in realizzazione presso la Casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori n. 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi nei procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del Piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal Comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria, curati dai competenti provveditorati interregionali per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive, nonché a cura della Provincia autonoma di Bolzano, per il nuovo carcere della città, per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge Semplificazione (decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12), si dovranno portare a compimento le riconversioni a uso penitenziario della ex caserma «Battisti» di Bagnoli e della ex caserma «Bixio» di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'Amministrazione penitenziaria della caserma «Barbetti» di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della Caserma «Capozzi» di Bari.
  Quanto alla dotazione organica della Polizia penitenziaria, presso l'istituto in parola, le uniche scoperture si registrano nel ruolo dei sovrintendenti, numericamente compensate dagli esuberi sia nel ruolo degli ispettori che in quello degli agenti/assistenti.
  In ogni caso, al fine di un riequilibrio anche sul piano funzionale, con riferimento alla carenza dei sovrintendenti, va ricordato in questa sede che i vincitori del concorso interno a complessivi 2.851 posti proprio per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, al termine del corso di formazione, costituiranno un bacino significativo a cui attingere per colmare le diffuse scoperture che su tutto il territorio si registrano in questo profilo professionale.
  Si tratta di una misura che si innesta a pieno titolo nel più ampio alveo delle mirate politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, anche nel comparto penitenziario.
  A tal riguardo ci si limita a evidenziare che è in atto il corso di formazione anche per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria - ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto Funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.
  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per sanare le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e rispetto a cui saranno tenute in debita considerazione anche le esigenze della casa circondariale di Lecce che, comunque, va ricordato, già nel mese di luglio 2019 ha fruito di un incremento di 27 unità.
  Da ultimo, per quanto attiene all'assistenza sanitaria in favore dei detenuti, si rileva quanto segue.
  Presso la Casa circondariale di Lecce è presente un servizio di assistenza psichiatrica per 6 giorni a settimana, nonché un'assistenza medico-infermieristica h24, con la presenza del S.e.r.d. per n. 6 giorni a settimana.
  Da quanto a conoscenza di questo Ministero, sono stati inoltre stanziati dalla giunta regionale i fondi necessari al rafforzamento delle consulenze psichiatriche e psicologiche negli istituti di pena, per garantire un'adeguata presa in carico dei pazienti psichiatrici ristretti.
  Tutti gli istituti penitenziari del distretto hanno intensificato i contatti con le competenti aziende sanitarie locali, al fine di definire i migliori interventi sui detenuti in carico al servizio psichiatrico e, nel contempo, hanno chiesto una implementazione delle ore dei servizi psichiatrici e psicologici.
  In particolar modo, per quanto attiene all'istituto penitenziario leccese, sono state recentemente avviate iniziative finalizzate, da un lato, ad assicurare alla popolazione ristretta un'appropriata e, per quanto possibile, completa assistenza sanitaria intramuraria e, dall'altro, a dotare le macrostrutture dell'Assistenza sanitaria locale di Lecce (Ospedale «V. Fazzi» e Distretto socio-sanitario di Lecce) di ambienti idonei ad accogliere i detenuti.
  Risulta in atti che l'Azienda sanitaria di Lecce ha disposto di attivare, con estrema urgenza, le procedure per il conferimento di incarico a 6 medici (24 ore settimanali ciascuno) del Servizio di continuità assistenziale da assegnare alla medicina penitenziaria, nonché le procedure per il reclutamento di uno specialista ortopedico da assegnare al medesimo servizio; nelle more, si è proceduto a richiedere al direttore dell'unità operativa di competenza di ortopedia di Lecce di acquisire la disponibilità degli specialisti ospedalieri a effettuare le visite presso l'ambulatorio della casa circondariale di Lecce.
  Va altresì rimarcato che presso l'istituto leccese è operativa, a far data dal 2015, anche la sezione articolazione per la tutela della salute mentale destinata a ospitare detenuti ai sensi degli articoli 111 dell'Ospedali psichiatrici commi 5 e 7, 148 del codice penale e 112, comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica 230 del 2020, presso la quale risultano ristretti 15 detenuti e per la quale, recentemente, è stata segnalata la necessità della totale funzionalità della stessa.
  Sono stati avviati da parte del Provveditorato una serie di contatti con le direzioni generali delle Azienda sanitaria locale tra cui quelle di Lecce e Taranto, e con le relative case circondariali, per l'attuazione di un progetto che vedrà coinvolto tutto il personale impegnato nel trattamento delle persone detenute con problemi di salute mentale, al fine di prevenire il verificarsi di possibili fenomeni di aggressione.
  Per quanto qui di interesse, è utile evidenziare, inoltre, che la direzione della casa circondariale di Lecce ha dato avvio al tavolo paritetico con le parti istituzionali direttamente coinvolte nella prevenzione del rischio suicidiario e nella gestione dei detenuti affetti da patologie psichiatriche. Il Tavolo ha come interlocutori la Azienda sanitaria locale, il Dipartimento di salute mentale, la magistratura di sorveglianza, l'ufficio esecuzione penale esterna di Lecce, il responsabile dell'area sanitaria, i medici psichiatrici intramurali, il capo area trattamentale e il funzionario dell'A.T.S.M.
  A seguito dei protocolli d'intesa stipulati con le Regioni Puglia e Basilicata per la prevenzione del rischio autolesivo e suicidiario, le strutture penitenziarie del distretto hanno sottoscritto con la competente Azienda sanitaria locale i relativi protocolli locali.
  In termini più generali, occorre sottolineare che il potenziamento complessivo dell'assistenza sanitaria in contesto penitenziario, entro i limiti delle proprie competenze, riveste uno specifico rilievo nell'ambito delle linee programmatiche di questo Dicastero.
  Con specifico riguardo al segnalato incremento di problematiche di natura psicologica e psichiatrica in contesto carcerario, va dato atto che sono in corso progetti per incrementare o istituire nuove sezioni delle a.t.s.m. (articolazioni per la tutela della salute mentale) presso varie strutture carcerarie del territorio.
  Inoltre, si fa presente che è intendimento di questa Amministrazione continuare a sviluppare la progettualità appena descritta, nonché proporre la riattivazione dei lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria presso la Conferenza unificata, per condividere con il Ministero della salute e le regioni la definizione di un regolamento organizzativo delle articolazioni per la tutela della salute mentale con l'obiettivo di implementare l'assistenza psichiatrica negli istituti penitenziari, rendere omogenei i criteri di ammissione dei detenuti nelle uniformare l'assistenza sul territorio nazionale.
  Proprio grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le regioni, si persegue l'obiettivo di ampliare e migliorare il servizio anche attraverso informazioni complete sullo stato di salute dei detenuti, un accesso veloce alle prestazioni sanitarie, un incremento dei reparti di medicina protetta ex articolo 7 del decreto-legge n. 187 del 1993 ed un rafforzamento del Piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere.
  A tal riguardo, per i profili di sua competenza, il Ministero della salute ha evidenziato che sono in corso i lavori del tavolo di consultazione permanente sull'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 e del Comitato paritetico per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. In particolare, il suddetto Dicastero, ha rappresentato che il 15 gennaio 2019 si è svolta l'ultima riunione plenaria che ha tracciato un focus sulle principali da sviluppare, individuandole nella revisione degli accordi Conferenza Stato-regioni e unificata; nel monitoraggio dei cambiamenti del settore e nella ripresa di un governo strategico della problematica gestione delle REMS che, giova ricordare, esulano dalla sfera di competenza di questo Dicastero, ai sensi del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9.
  Tali propositi si innestano a pieno titolo nel più ampio alveo delle coordinate operative che puntano ad un innalzamento complessivo della qualità della vita detentiva focalizzando particolare attenzione alla valorizzazione dei rapporti familiari e della genitorialità ed al miglioramento dell'offerta trattamentale, con specifico riguardo sia alle attività didattiche, che alle iniziative in campo lavorativo.
  Sotto il primo aspetto assumono particolare rilievo l'adozione di iniziative tese, fra l'altro, ad agevolare i colloqui dei detenuti con i familiari sia favorendone la prenotazione on line sia soprattutto, a seguito dell'adozione della circolare del 30 gennaio 2020, attraverso l'impiego dell'applicativo Skype for business per i videocolloqui.
  Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema Skype – con il 64 per cento di copertura – così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido – per una percentuale pari al 75 per cento.
  In parallelo è intendimento di questo Dicastero curare un restyling logistico-strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti.
  Sul piano trattamentale, occorre evidenziare che l'offerta didattica verrà potenziata e modernizzata sia grazie all'imminente rinnovo del protocollo d'intesa con il MIUR lungo un solco già tracciato dalla recente stipula, l'11 settembre 2019, del protocollo d'intesa con la Conferenza nazionale poli universitari (Cnupp) che prelude all'elaborazione di linee guida attraverso cui armonizzare i moduli di collaborazione fra atenei e mondo penitenziario, sia attraverso l'impiego del web per sostenere gli esami a distanza ed espletare gli adempimenti burocratici funzionali e propedeutici.
  Ulteriore stimolo verrà impresso alle iniziative a carattere lavorativo, proseguendo nella diffusione del format «Mi riscatto per...» ed estendendo la rete di contatti con il mondo imprenditoriale e delle cooperative così da ricreare, in contesto penitenziario, condizioni quanto più analoghe possibile al mercato del lavoro esterno e preparare al meglio i detenuti al re-ingresso nel tessuto produttivo all'atto della loro remissione in libertà.
  Il 14 ottobre 2019 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha istituito un'innovativa articolazione centrale (denominata «Mi riscatto per il futuro») con il compito principale di agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro in contesto detentivo, tra l'altro attraverso la costituzione ed implementazione di una banca dati costantemente aggiornata con le informazioni relative al profilo lavorativo-attitudinale dei soggetti ristretti così da incrementare sensibilmente le attività trattamentali a base lavorativa, favorendo per tale via il re-inserimento sociale.
  È fermo intendimento di questo Ministero valorizzare ed implementare in maniera significativa la funzionalità di tale struttura così da innalzare sensibilmente la percentuale dei detenuti lavoranti, che attualmente si attesta su una percentuale del 28 per cento passando attraverso un radicale rinnovamento dell'impostazione di sistema del lavoro penitenziario.
  Per tale via si potrà favorire la capillare diffusione di laboratori e progettualità negli istituti di tutto il territorio e la realizzazione di cicli produttivi in cui coinvolgere stabilmente la popolazione detentiva così da assicurarle percorsi formativi e professionali qualificanti, agevolmente spendibili nei vari rami produttivi del mondo del lavoro, in tal modo facilitando sensibilmente il percorso di recupero e reinserimento sociale.
  È del tutto ragionevole ritenere, in conclusione, che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva in maniera trasversale su tutti gli istituti penitenziari tra cui, evidentemente, anche quello di Lecce.
  
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.