• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00847 (2-00847) «Versace, Occhiuto».



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00847presentato daVERSACE Giuseppinatesto diMartedì 30 giugno 2020, seduta n. 363

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro della giustizia, il Ministro per le politiche giovanili e lo sport per sapere – premesso che:

   la pratica dell'attività sportiva è un diritto dell'uomo universalmente riconosciuto ed è compito della Repubblica assicurare a ogni individuo la possibilità di praticare lo sport secondo le proprie esigenze e necessità;

   l'Italia, storicamente, ha saputo attribuire alla pratica sportiva un'importanza primaria e ha spesso operato con l'obiettivo di far crescere nel Paese l'intero movimento sportivo nazionale;

   in particolare, uno strumento di basilare importanza per la promozione dell'attività sportiva e la valorizzazione dei princìpi positivi connessi alla stessa è stato tradizionalmente individuato nella costituzione dei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato;

   gli atleti dei gruppi sportivi sono inquadrati, dal punto di vista giuridico e amministrativo, quali membri appartenenti alla Forza armata o al corpo dello Stato presso il quale si allenano. L'inserimento in tali gruppi consente loro di allenarsi e di ricevere, contestualmente, uno stipendio;

   è del tutto evidente che il venir meno di un simile sostegno comporterebbe per molti atleti di livello l'impossibilità assoluta di reperire il tempo e le risorse anche economiche, per allenarsi e prepararsi adeguatamente alle competizioni sportive;

   secondo la normativa vigente, si diventa atleti militari o appartenenti ai corpi dello Stato attraverso un concorso predisposto ad hoc e bandito dagli enti interessati, a seconda delle esigenze del momento e rivolto agli atleti che hanno ottenuto risultati agonistici di livello nazionale regolarmente certificati dal Coni superato il concorso, agli atleti è offerto un contratto, in genere, come volontari in ferma prefissata;

   gli atleti hanno, in tal modo, la possibilità di allenarsi nei centri sportivi dei rispettivi corpi di appartenenza. Hanno grado e stipendio pari a quelli di chi è in servizio e hanno il compito di svolgere al meglio la propria attività di sportivi professionisti, con l'obiettivo di rappresentare non solo l'Italia, ma anche il corpo di appartenenza durante le competizioni nazionali e internazionali;

   periodicamente gli atleti sono sottoposti a controlli dai cui risultato dipende il rinnovo della loro appartenenza ai programmi atletici; in caso di esito negativo e venendo a mancare i requisiti richiesti per essere a pieno titolo atleti professionisti, possono scegliere di lasciare il corpo oppure ottenere un altro incarico al suo interno, a seconda delle disponibilità del momento e, di conseguenza, anche al di fuori del settore sportivo. Le stesse opzioni di scelta sono consentite anche al termine della carriera agonistica;

   i risultati positivi di questo modello sono evidenti: si pensi che oltre il 60 per cento delle medaglie conquistate dall'Italia alle Olimpiadi e in competizioni internazionali è merito di atleti che provengono da questi gruppi;

   tuttavia, occorre prendere atto di una profonda lacuna che attualmente presenta il sistema e che appare della massima urgenza colmare. Ad oggi, infatti, l'inquadramento di cui beneficiano gli atleti normodotati non è esteso, in termini di trattamento economico e di inquadramento amministrativo, agli atleti con disabilità fisica e sensoriale;

   è vero che, a partire dal 2007, sulla base di appositi protocolli d'intesa, stipulati con il Comitato italiano paralimpico, alcuni tra i principali gruppi sportivi delle Forze armate e dei corpi di polizia (tra i quali le Fiamme azzurre, le Fiamme gialle e le Fiamme oro) hanno inserito tra i propri rappresentanti atleti paralimpici con disabilità fisiche e sensoriali, fornendo loro, secondo differenti modulazioni, il supporto dei tecnici, l'utilizzo delle strutture e, talvolta, la concessione dei rimborsi delle spese per le trasferte;

   tuttavia, non può non rilevarsi come tali interventi, senza dubbio propositivi e lodevoli, siano frutto della particolare sensibilità e attenzione dei responsabili dei diversi gruppi sportivi e che trovino la propria fonte giuridica in protocolli d'intesa temporanei e il cui rinnovo non è automatico;

   dunque, i citati apprezzabili interventi sono privi di quei requisiti di completezza, stabilità e programmazione che soltanto un coinvolgimento pieno e indiscriminato degli atleti con disabilità fisiche e sensoriali può garantire, eliminando le disuguaglianze attualmente esistenti;

   ebbene, tale differenziazione di trattamento appare francamente iniqua e priva di qualsiasi ragionevole giustificazione, tradendo una prospettiva del tutto errata (e si spera involontaria) secondo cui il disabile potrebbe essere un carico, più che una risorsa, per l'amministrazione, una volta attenuatasi o venuta meno la sua attitudine sportiva;

   la differenziazione in parola, peraltro, si mostra in evidente contrasto con l'ottica inclusiva e promozionale che deve ispirare l'azione delle istituzioni, anche alla luce dei numerosi e significativi successi di cui gli atleti paralimpici si sono resi protagonisti in campo nazionale e internazionale, offrendo gran lustro ai nostri colori italiani;

   occorre evidenziare come i temi in questione siano già all'attenzione del Parlamento: l'A.C. 1721, presentato il 1° aprile 2019 (Disposizioni concernenti il reclutamento degli atleti paralimpici con disabilità fisiche e sensoriali nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato), assegnato alle Commissioni I e IV, è attualmente in attesa di esame;

   tale proposta, peraltro, al fine di soddisfare al meglio le delicate esigenze in campo, è stata il frutto della concertazione con tutte le istituzioni, i Ministeri per quanto di competenza e i protagonisti del settore, secondo un approccio di confronto e condivisione irrinunciabile in questo settore, specie per quanti abbiano a cuore lo scopo di adottare misure concrete ed efficaci, anziché semplici annunci o slogan;

   vale rammentare, da ultimo, come la delega al Governo per la riforma del settore sportivo di cui alla legge n. 86 del 2019, sia in procinto di scadere, e dunque è della massima urgenza valutare come il tema in questione possa trovare collocazione nei decreti attuativi di prossima adozione –:

   quali iniziative, anche e soprattutto a carattere normativo, intenda assumere, al fine di estendere agli atleti con disabilità fisiche e sensoriali il regime giuridico previsto dalle disposizioni vigenti per gli atleti normodotati dei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato, per garantire loro pari opportunità e superare ogni tipo di discriminazione.
(2-00847) «Versace, Occhiuto».