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Atto a cui si riferisce:
S.1/00247 premesso che: il Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 ha approvato l'avvio di un accordo con il Governo egiziano per una commessa relativa alla vendita di una partita di armi verso...



Atto Senato

Mozione 1-00247 presentata da ELENA FATTORI
giovedì 18 giugno 2020, seduta n.231

FATTORI, NUGNES, DE FALCO, DI MARZIO, DE BONIS, GIARRUSSO, MARTELLI, BUCCARELLA - Il Senato,

premesso che:

il Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 ha approvato l'avvio di un accordo con il Governo egiziano per una commessa relativa alla vendita di una partita di armi verso il Paese nordafricano per un affare che varrebbe dai 9 agli 11 miliardi di euro;

la prima azione di scambio di questo nuovo accordo prevede la cessione immediata di due fregate Fremm, la "Spartaco Schergat" e la "Emilio Bianchi", del valore di oltre 1 miliardo di euro, cui seguiranno 20 pattugliatori d'altura, 24 caccia Eurofighter Typhoon, 20 velivoli da addestramento M346 e un satellite da osservazione;

l'articolo 11 della Costituzione recita espressamente che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo";

la vendita delle armi è regolamentata dalla legge n. 185 del 1990, la quale all'articolo 1, commi 5 e 6, recita:

"5. L'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva, sono vietati quando sono in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell'Italia, con gli accordi concernenti la non proliferazione e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando mancano adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali di armamento.

6. L'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati:

a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;

b) verso Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell'articolo 11 della Costituzione;

c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE) o da parte dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE);

d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa;

e) verso i Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese; verso tali Paesi è sospesa la erogazione di aiuti ai sensi della stessa legge, ad eccezione degli aiuti alle popolazioni nei casi di disastri e calamità naturali";

nella stessa legge si prevede che il Governo fornisca un rapporto periodico sull'esportazioni degli armamenti;

nel mese di maggio 2020 è stata trasmessa al Parlamento la relazione governativa annuale sull'export di armamenti;

considerato che:

in detta relazione, da uno studio aggregato proveniente dalla rete per il disarmo, viene messo in evidenza come il Paese con il maggior numero di licenze approvate da parte dello Stato italiano sia proprio l'Egitto, per un flusso pari a circa 871 milioni di euro;

nel passaggio effettuato in Consiglio dei ministri nel quale pare sia stato dato mandato per la relativa autorizzazione all'UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) non è stato calendarizzato nessuno coinvolgimento delle Camere;

il giorno 10 giugno 2020 il Ministro degli affari esteri Di Maio aveva rassicurato in sede di "Question time" che nessuna autorizzazione a questa operazione era stata data, salvo poi essere smentito poco più di 24 ore dopo;

la situazione dei diritti umani e civili in Egitto è sotto osservazione dell'Onu, che periodicamente effettua un rapporto sul Paese, l'ultimo dei quali avvenuto nel novembre 2019 e conclusosi con 373 raccomandazioni (rispetto alle 300 del 2014), che le autorità egiziane hanno rifiutato e in conseguenza delle quali sono partite diverse procedure speciali proprio dalle Nazioni Unite relative al peggioramento della situazione riferendosi tra l'altro agli arresti arbitrari, alle limitazioni della libertà di manifestazione ed espressione, alla tortura, alle rappresaglie e, più di recente, alle condizioni di detenzione che potrebbero aver causato la morte dell'ex presidente Mohamed Morsi;

Amnesty International ha denunciato il tentativo delle autorità egiziane di normalizzare le violazioni dei diritti umani attraverso una serie di norme che servono a "legalizzare" la crescente repressione della libertà di espressione, di associazione e di manifestazione pacifica e ha pubblicato un'analisi della situazione dei diritti umani dal 2013 a oggi, sottoposta al Consiglio Onu dei diritti umani del novembre 2019;

la situazione è stata ripetutamente denunciata, oltre che dalle associazioni e dall'Onu, anche dal Parlamento europeo nelle risoluzioni del 13 dicembre 2018 e in quella del 24 ottobre 2019, nella quale si prende una posizione molto dura fino a invocare la necessità di rivedere le relazioni con l'Egitto;

la rete per il disarmo e Amnesty International denunciano come il premier egiziano Abdel Fattah Al Sisi supporti con la fornitura di armamenti il generale Khalifa Haftar nella guerra civile libica contro il Governo di Fayez Al Sarraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, violando dunque, così come anche la Turchia, le norme sull'embargo di armi verso la Libia imposto dalle Nazioni Unite;

l'operazione mette a serio rischio di esposizione economica il Paese in caso di inadempienza della controparte, con particolare riferimento alla Sace, società pubblica di garanzia della Cassa Depositi e Prestiti, che ha tra i suoi compiti quello di garantire l'accesso al credito per le esportazioni;

le fregate Fremm oggetto del primo scambio erano destinate e pronte per la Marina militare, la quale inevitabilmente si troverà ad avere le necessità di vederle sostituite, probabilmente con mezzi ancora migliori, con un aumento dei costi;

visto:

il continuo ostruzionismo nelle indagini per la definizione delle responsabilità dell'uccisione di Giulio Regeni, sequestrato, torturato e ucciso in Egitto, fornendo ai magistrati italiani informazioni insufficienti o parziali;

la carcerazione di Patrick Zaki, attivista, ricercatore egiziano di 27 anni e studente dell'Università di Bologna, che si trova dal 7 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi e che rischia fino a 25 anni di carcere le cui richieste di scarcerazione sono rimaste inevase;

la violazione ripetuta dei diritti umani in Egitto, in contrasto dunque anche con i precetti della legge n. 185 del 1990;

l'attuale stato del Governo egiziano, il cui capo di Stato Abdel Fattah Al Sisi si è garantito la reggenza fino al 2030 e che non ha origini democratiche, ma è frutto di un colpo di Stato;

la richiesta da parte del Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, on. Erasmo Palazzotto, diretta al Presidente del Consiglio dei ministri, Conte, affinché riferisca in merito alla vicenda della vendita delle due fregate Fremm a cui si è affiancata la medesima richiesta del Presidente della Commissione straordinaria diritti umani del Senato, sen. Stefania Pucciarelli;

la Posizione Comune 2008/944/PESC del Consiglio europeo che definisce "norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari" e che prevede esplicitamente, all'articolo art. 4.1, che "gli Stati membri diffondono i dati delle domande di licenza di esportazione che sono state rifiutate secondo i criteri della presente posizione comune, corredandoli di una spiegazione delle ragioni del rifiuto della licenza. Prima di rilasciare una licenza che sia stata rifiutata da un altro o da altri Stati membri per un'operazione sostanzialmente identica nei tre anni precedenti, uno Stato membro consulta lo Stato o gli Stati membri che hanno rifiutato il rilascio. Qualora, dopo aver effettuato le consultazioni, lo Stato membro decida comunque di rilasciare la licenza, esso ne informa lo Stato o gli Stati membri che l'avevano negata, fornendo una motivazione dettagliata",

impegna il Governo:

1) a bloccare immediatamente l'attività di vendita descritta in premessa verso l'Egitto e verso tutti i Paesi in contrasto con la Costituzione italiana e che non rispettano i diritti umani, così come previsto dalle convenzioni internazionali;

2) a rivedere completamente la politica dell'esportazione degli armamenti e a farsi promotore di un'azione di portata fondamentale per la pace in forza della posizione comune 2008/944/PESC, che imporrebbe dunque un embargo indiretto sugli armamenti verso l'Egitto.

(1-00247)