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Atto a cui si riferisce:
C.5/04070 (5-04070)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 giugno 2020
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-04070

  La situazione è all'attenzione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sin da quando, il 12 giugno 2019, i primi presidi sanitari sono stati improvvisamente colpiti da provvedimenti di esproprio. La nostra Ambasciata ad Asmara si è immediatamente attivata per verificare la portata dell'operazione e ha riferito che i circa 20 ambulatori interessati dalle misure, seppur di dimensioni modeste e dai limitati servizi, erano effettivamente importanti punti di riferimento per le comunità locali rurali, collocati come sono lontano dai principali centri abitati.
  La questione è stata dunque trattata ai più alti livelli. Dopo un primo incontro a Roma nel luglio 2019 tra l'allora Ministro Moavero Milanesi e l'omologo eritreo Osman Saleh, il Ministro Di Maio ha incontrato il Ministro Saleh lo scorso settembre a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il Ministro Di Maio ha auspicato l'avvio di un dialogo costruttivo con la Chiesa cattolica e, più in generale, con la società civile. Ha inoltre evidenziato il negativo impatto sulla popolazione della misura adottata, di cui si è augurato un ripensamento. Anche in considerazione della priorità tradizionalmente accordata dalla politica estera italiana al Corno d'Africa, l'Italia da sempre si adopera in ambito multilaterale per favorire un dialogo costruttivo dell'Eritrea con la comunità internazionale. Una posizione che diverrebbe sempre meno sostenibile qualora il Governo di Asmara non manifestasse segnali di distensione e di collaborazione sulla delicata tematica.
  Per quanto concerne specificamente i cittadini italiani, la comunità nazionale presente in Eritrea è di proporzioni ridotte (circa 500 individui) e principalmente residente nei grandi centri urbani. Pertanto essa non risulta essere direttamente toccata dalla chiusura delle strutture sanitarie religiose.
  Come rilevato dall'interrogante, la decisione è stata ricondotta dalle Autorità eritree ad una legge, approvata nel 1995, che prevede che lo Stato sia l'esclusivo erogatore di alcuni servizi, tra cui l'assistenza sanitaria.
  La normativa ha trovato limitata applicazione negli anni successivi. Un episodio analogo si era verificato nel novembre 2017, quando 8 presidi medici erano stati nazionalizzati, passando sotto la mano pubblica. Questo, secondo il Governo eritreo, dovrebbe essere il destino anche degli ambulatori recentemente confiscati.
  A testimonianza dell'importanza che l'Italia annette alla questione, in aggiunta ai contatti tra Autorità politiche, anche l'Ambasciatore ad Asmara ha compiuto svariati passi presso le competenti Autorità locali per reiterare il nostro auspicio di una positiva composizione dei rapporti tra Governo eritreo e confessioni religiose.
  Su un piano più generale, la tutela e la promozione della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose rappresentano tradizionali priorità della politica estera italiana in ambito multilaterale, nei rapporti bilaterali con i Paesi terzi e nei programmi della Cooperazione allo sviluppo e figurano tra i temi prioritari del mandato triennale dell'Italia in Consiglio Diritti Umani ONU (2019-2021).
  In occasione dell'ultima sessione di Revisione Periodica Universale cui si è sottoposta l'Eritrea a gennaio 2019, l'Italia ha raccomandato ad Asmara, tra le altre cose, di garantire la libertà di religione o credo.
  Inoltre, nel corso del più recente dialogo interattivo con la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per la situazione dei diritti umani in Eritrea, Daniela Kravetz, svoltosi lo scorso 26 febbraio durante l'ultima sessione del Consiglio Diritti Umani, l'Unione europea ha espresso preoccupazione per le severe violazioni dei diritti umani nel Paese, deplorando in modo particolare la chiusura delle strutture sanitarie gestite dalle istituzioni religiose e la confisca delle loro proprietà. Questi atti esemplificano infatti le violazioni della libertà di religione o credo e del diritto alla salute di tutte le persone in Eritrea, nonché dei diritti di terra e di proprietà, compresi quelli delle istituzioni religiose e delle comunità straniere. Ricordo inoltre che l'Italia ha co-sponsorizzato e votato a favore della Risoluzione del Consiglio Diritti Umani adottata a luglio 2019, finalizzata a rinnovare per un anno il mandato del Relatore Speciale per la situazione dei diritti umani in Eritrea.