• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/03628 DI NICOLA, LANNUTTI, TAVERNA, DE LUCIA, MARILOTTI, PIRRO, PRESUTTO, TRENTACOSTE, VANIN - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-03628 presentata da PRIMO DI NICOLA
martedì 9 giugno 2020, seduta n.226

DI NICOLA, LANNUTTI, TAVERNA, DE LUCIA, MARILOTTI, PIRRO, PRESUTTO, TRENTACOSTE, VANIN - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

le misure previste nel cosiddetto "decreto liquidità" (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23), tese a supportare sul piano economico e finanziario le micro, piccole e medie imprese colpite in misura devastante dal lockdown imposto per far fronte al dilagare della pandemia da COVID-19, ad oltre un mese di distanza dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto medesimo, registrano gravi ritardi nella loro applicazione;

si tratta di una pluralità di piccole e piccolissime realtà economiche territoriali, stimate in circa quattro milioni, che costituiscono la nervatura centrale del sistema economico del nostro Paese e che rappresentano all'incirca il 40 per cento dei lavoratori che hanno perso il lavoro a causa delle misure prese per fronteggiare la pandemia in corso (quelle con 5 lavoratori ne rappresentano circa un quarto);

luci ed ombre sull'applicazione di queste misure si susseguono, eppure intenzione prevalente del Governo era che l'erogazione di questi aiuti fosse estremamente celere, proprio perché interamente garantiti dallo Stato;

l'attuazione di tali interventi non sta funzionando con la rapidità ed efficacia che ci si attenderebbe dalla gravità della situazione, a motivo della notevole quantità di documenti richiesti alle imprese, che dilatano oltre misura i tempi di erogazione del credito e rischiano di vanificare gli obiettivi per cui tali misure sono state realizzate;

alle lungaggini burocratiche, riscontrate peraltro anche nella concessione delle altre misure di aiuto, sembrerebbe aggiungersi una generale carenza nelle forme di dialogo, interoperabilità e interazione tra i sistemi informativi dei Ministeri, delle Regioni, dell'INPS e di tutti gli altri enti a vario titolo coinvolti, e una procedura di semplificazione che consenta a questi soggetti di scambiarsi le informazioni in loro possesso senza doverle richiedere ex novo alle imprese;

inoltre, gli istituti di credito stanno procedendo con molta cautela nell'erogazione di tali aiuti perché, pur nella consapevolezza che trattasi di prestiti garantiti al 100 per cento dallo Stato, non sono affatto sicuri di poter escutere la garanzia statale in caso di procedura concorsuale, cioè nel caso in cui il credito concesso non possa o non venga poi integralmente restituito dall'impresa;

infatti, nell'ipotesi in cui, a fronte di un credito non restituito, le banche fossero imputate di "incauto affidamento", per non aver rispettato le vigenti norme sulla garanzia del credito, le banche medesime si ritroverebbero nella condizione di non poter escutere la garanzia statale e pertanto sarebbero costrette ad iscrivere la perdita sui propri bilanci;

altro elemento di freno e rallentamento di tale meccanismo di erogazione del credito sembra essere rappresentato, secondo alcuni osservatori, dalle persistenti responsabilità legali tuttora poste in capo ai funzionari di banca per i casi di insolvenza;

si tratta di un complesso di elementi di raffreno emersi sin dall'inizio della crisi sanitaria ed economica e tuttora perdurante, nonostante i reiterati appelli rivolti dal Presidente del Consiglio dei ministri al mondo bancario nelle scorse settimane a che gli istituti di credito facessero uno sforzo per andare incontro a tali richieste ed erogare subito liquidità alle imprese, facendo leva sulle previsioni inerenti le garanzie statali per i prestiti alle imprese che il Governo ha messo in campo con il decreto liquidità;

ciò nonostante tale meccanismo, come per ultimo correttamente fotografato anche da un'analisi del "Corriere della Sera" di mercoledì 3 giugno 2020, risulta tuttora inceppato, determinando l'emersione di un rischio che ad oggi il Paese non può permettersi di correre, e che nel combinato disposto della perdurante crisi economica e della prossima decorrenza del termine del 17 agosto relativo al cosìddetto "congelamento dei licenziamenti", è quantificato in almeno 1,2 milioni di posti di lavoro che andranno persi;

ulteriore elemento di sconcerto suscitano poi altri comportamenti delle banche che rischiano di vanificare gli aiuti concessi alle imprese per l'emergenza pandemica in atto: sarebbe molto diffusa in questa fase come pratica bancaria la richiesta, da parte degli stessi istituti di credito, nel concedere i prestiti alle imprese, di chiudere i fidi ancora pendenti e non garantiti per un importo equivalente, sostituendo in tal modo un fido non garantito e di difficile riscossione con un altro garantito al 100 per cento dallo Stato;

le preoccupazioni dovute ai ritardi evidenziati nell'attuazione delle misure del "decreto liquidità", sono peraltro state riscontrate dal Ministro dell'economia e delle finanze nel corso di un'intervista rilasciata venerdì 15 maggio al quotidiano "la Repubblica". Il Ministro, in quell'occasione, si è dimostrato anche favorevole alla possibilità di interventi in sede parlamentare per il rafforzamento delle procedure di autocertificazione che riducano il rischio di coinvolgimento, sul piano del diritto fallimentare penale, per chi eroga il prestito in situazioni di eccezionale ed oggettiva incertezza economica determinata dalle conseguenze dell'epidemia COVID-19;

ad aggravare ulteriormente la crisi di liquidità delle PMI si aggiunge il fatto che spesso gli stessi piccoli imprenditori stanno anticipando la cassa integrazione ai propri lavoratori, e quindi, in attesa o a causa dei suddetti ritardi, sono costretti ad indebitarsi ulteriormente, con il risultato di aggravare ancora di più la crisi di liquidità in cui versano per effetto della pandemia,

si chiede di sapere:

se il Governo, a fronte del perdurante allungamento dei tempi di erogazione degli aiuti previsti nel "decreto liquidità" a favore delle piccole e medie imprese, non ritenga di intervenire per verificare il corretto comportamento degli istituti di credito;

se non ritenga di intervenire mediante atti di impulso o tempestivi provvedimenti esecutivi volti a garantire alle piccole e medie imprese l'erogazione degli aiuti al lordo di tutte le pendenze di carattere finanziario, che esse dovessero avere nei confronti degli istituti di credito ai quali si rivolgono.

(4-03628)