• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/04037 (5-04037)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04037presentato daGARIGLIO Davidetesto diMartedì 26 maggio 2020, seduta n. 347

   GARIGLIO, BRAGA, BORDO, BRUNO BOSSIO, CANTINI, FIANO, FRAILIS, LACARRA, GAVINO MANCA, MICELI, MORGONI, MURA, NARDI, NAVARRA, PAGANI, PELLICANI, PIZZETTI, PRESTIPINO, ANDREA ROMANO, SERRACCHIANI, TOPO, VISCOMI e ZARDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in vari porti italiani sono stati correttamente autorizzati gli ormeggi di numerose navi da crociera bloccate dalla pandemia;

   nel porto di Civitavecchia sono ormeggiate la Costa Victoria e la MSC Grandiosa; quest'ultima – stando alle notizie degli organi di stampa – dal mese di aprile 2020 ha iniziato a scaricare nelle acque portuali i rifiuti liquidi di bordo (il sewage);

   quel tipo di navi accumula 250/300 metri cubi di liquami al giorno, una massa capace di produrre un grave inquinamento ambientale;

   lo scarico nelle acque portuali è avvenuto a seguito dell'ordinanza n. 114 del 16 luglio 2019 della capitaneria di porto di Civitavecchia;

   la succitata ordinanza è stata adottata sulla base della comunicazione RAM/1758/2/2019 inviata il 24 giugno 2019 dal reparto ambientale marino (cosiddetto «RAM») del Corpo delle capitanerie di porto, con cui si trasmetteva a tutte le capitanerie di porto la nota prot. n. 10526 dell'11 giugno 2019 – recante «Disciplina del Sewage prodotto dalle navi» – a firma congiunta del direttore generale per la vigilanza sulle Autorità portuali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del direttore generale per i rifiuti e l'inquinamento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, redatta per rispondere ad un quesito posto da Confitarma e che gli estensori qualificano come «circolare esplicativa»;

   la nota congiunta dei direttori generali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ad avviso degli interroganti, non interpreta le norme vigenti, ma la deroga incredibilmente fino a produrre di fatto una licenza ad inquinare, contravvenendo alle normative nazionali e internazionali; la nota afferma infatti che «la nave dotata di un impianto (di trattamento del sewage) con le caratteristiche di cui alla regola 9.1.1 dell'Annesso IV della Convenzione Marpol può scaricare gli effluenti senza restrizioni in termini di distanza dalla costa, velocità e rateo di discarica, quindi anche nelle acque portuali, purché l'impianto di trattamento dei reflui sia pienamente operativo ed efficiente e non si determinino le condizioni negative (produzioni di solidi galleggianti o decolorazione delle acque circostanti) previste nella regola 11.1.2.2 del medesimo Annesso IV»;

   il Reparto ambientale marino, con la sua comunicazione del 24 giugno 2019, invita inoltre tutte capitanerie di porto a «valorizzare le superiori indicazioni ministeriali nei rispettivi sorgitori, anche adeguando, laddove fosse necessario ed eventualmente d'intesa con le AdSP, le previsioni dei piani rifiuti, nonché quelle ordinative già emanate», cioè sostanzialmente invita tutte le Autorità portuali a consentire lo scarico nelle acque portuali purché le navi abbiano l'impianto di trattamento del sewage;

   la Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi (nota come Marpol 73/78), recepita dall'Italia, all'Annesso IV, regola 12, stabilisce che ogni Governo «si impegna a garantire nei porti e terminali la fornitura di strutture adeguate per soddisfare le esigenze delle navi che le utilizzano, per la ricezione dei liquami»;

   il decreto legislativo n. 182 del 2003, di attuazione della direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi, dispone, all'articolo 7, che «Il comandante della nave, ogniqualvolta lascia il porto di approdo, conferisce i rifiuti prodotti dalla nave all'impianto portuale di raccolta prima di lasciare il porto»;

   se al porto di Civitavecchia (porto di Roma), anche la nave Costa adottasse un tale comportamento e la sosta in porto durasse a lungo, il porto verrebbe trasformato in una bomba ecologica; stessa sorte peraltro capiterebbe agli altri porti e alle coste italiane e al mare Adriatico in particolare, per consentire un «risparmio» di circa 50 euro a metro cubo di liquami alle compagnie di navigazione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intendano conseguentemente adottare per garantire la funzionalità dei porti e la tutela della salute e dell'ambiente marino.
(5-04037)