• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00812 (2-00812) «Nevi, Porchietto, Polidori, D'Attis, Giacometto, Fiorini, Squeri, D'Ettore, Labriola».



Atto Camera

Interpellanza 2-00812presentato daNEVI Raffaeletesto diVenerdì 22 maggio 2020, seduta n. 345

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 18 maggio 2020 la ThyssenKrupp (TK), proprietaria della Acciai Speciali di Terni (AST), ha comunicato l'intenzione di cedere lo stabilimento ternano, nell'ambito di «percorso di (...) rifocalizzazione del proprio core business»;

   la proprietà avrebbe adottato questa decisione a seguito di un calo della produzione, dovuto essenzialmente all'epidemia generata dal COVID-19, pari al 30 per cento in Europa e Nord America e al 40 per cento in Italia. TK – secondo la stampa tedesca – starebbe valutando la cessione agli indiani di Tata Steel, con la quale ha già fuso parte delle sue attività in Europa, oltre che trattando con la svedese Ssab e il colosso cinese Baosteel;

   l'operazione, affidata ad una banca d'affari, rischia, secondo quanto riferito dall'amministratore delegato di Ast di avere profili esclusivamente finanziari. Uno dei timori è che riprenda vigore l'ipotesi «spezzettamento» già sventata nel 2014 con l'ingresso di TK;

   nel dicembre 2014 era stato sottoscritto presso il Ministero dello sviluppo economico un accordo basato su due cardini: 2.350 occupati diretti e un milione di tonnellate l'anno di acciaio fuso. Il Governo si impegnava ad adottare misure per contenere il costo dell'energia. Impegno poi parzialmente disatteso;

   già dall'autunno 2018 i sindacati delle acciaierie di Terni, segnalavano la lavorazione di semilavorati prodotti da aziende cinesi in Indonesia o «triangolati» dalla Cina in quel Paese, precisando che, con tale modalità operativa, l'acciaieria non solo non avrebbe raggiunto i parametri produttivi, ma avrebbe potuto fare a meno dei forni, con ricadute occupazionali pesantissime;

   nel marzo 2019 il presidente del Parlamento europeo, Tajani è intervenuto presso il presidente della Commissione europea, Juncker, sul dumping derivante dal massiccio aumento dell'importazione di acciaio a basso costo. A sostegno dell'iniziativa di Tajani, più volte questa parte politica ha fatto presente, con atti di sindacato ispettivo, i rischi derivanti dall'inerzia dell'Unione;

   solo il 1° ottobre 2019 l'Indonesia è stata inserita dall'Unione europea nell'elenco dei Paesi soggetti alle misure antidumping sui prodotti siderurgici. Il grave ritardo ha generato fenomeni di accaparramento di acciaio da parte degli importatori, con ulteriori danni alla produzione europea;

   nonostante tali problematiche, l'accordo sul piano industriale 2019-20 sottoscritto presso il Ministero dello sviluppo economico nel giugno 2019, ha previsto circa 60 milioni di euro di investimenti, il mantenimento dei livelli occupazionali, ma soprattutto ha confermato la strategicità del sito di Terni per TK;

   tuttavia, dal settembre 2019 è partita la cassa integrazione presso la Ast, che è proseguita nell'autunno inverno 2019-2020 per decine di settimane. La crisi degli ordinativi, secondo la stessa azienda, va imputata alla concorrenza scorretta dei produttori asiatici;

   il 5 febbraio 2020 ascoltato alla Camera l'amministratore delegato di Ast ha dichiarato che l'azienda non è in crisi strutturale, è stata in grado di chiudere in pareggio di bilancio il 2019 e che dai 6 mila esuberi previsti dal piano di ristrutturazione mondiale di TK l'Italia è toccata «in maniera più che marginale». Di tutt'altro tenore sono le dichiarazioni rese nella stessa sede, pochi giorni prima, dai sindacati operanti presso l'Ast, che hanno chiesto al Governo di attivarsi per conoscere le vere intenzioni di TK;

   il 12 febbraio 2020 la giunta dell'Umbria avvia la programmata realizzazione della bretella di collegamento dello stabilimento con la Terni-Rieti. Il 24 marzo la Ast decide di fermare la produzione fino al 3 aprile, sulla base delle decisioni del Governo. Il 4 aprile riprende l'attività, limitata al 55 per cento delle capacità. L'11 maggio 2020 l'azienda annuncia la fermata temporanea delle attività;

   il 30 aprile 2020 viene pubblicata la relazione annuale della Commissione sulle attività antidumping dell'Unione europea nel 2019. Si rileva che le misure adottate nel 2019 avrebbero aumentato di 23.000 unità i lavoratori tutelati dalle difese commerciale, portando a 343.000 il totale dei lavoratori protetti;

   di fatto, la ritardata operatività degli strumenti di difesa dell'Unione europea e la crisi del COVID-19 hanno indotto la TK a liberarsi di un'azienda strutturalmente sana e tecnologicamente all'avanguardia, a giudizio degli interpellanti disattendendo gli impegni adottati, che peraltro hanno comportato oneri di finanza pubblica, e ignorando gli impatti sociali di tale decisione;

   le acciaierie di Terni rappresentano oltre il 15 per cento del prodotto interno lordo dell'Umbria, regione nella quale sono la prima azienda per fatturato totale (1,8 miliardi) e numero di addetti diretti, cui vanno aggiunti i 150 lavoratori interinali e le migliaia di soggetti operanti nell'indotto. Ast è l'unico stabilimento in Italia che produce acciaio inossidabile di ottima qualità. La sua funzione strategica è innegabile –:

   se non ritengano:

    a) inderogabile un'iniziativa del Governo volta a riaffermare la strategicità dell'Ast nel panorama produttivo nazionale;

    b) opportuno costituire uno specifico tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico volto ad individuare le soluzioni migliori per il rilancio della Acciai Speciali di Terni (Ast);

    c) necessario definire una strategia che affronti la crisi complessiva della filiera dell'acciaio nel nostro Paese.
(2-00812) «Nevi, Porchietto, Polidori, D'Attis, Giacometto, Fiorini, Squeri, D'Ettore, Labriola».