• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/05238 (4-05238)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05238presentato daOCCHIONERO Giuseppinatesto diMercoledì 15 aprile 2020, seduta n. 326

   OCCHIONERO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da ormai troppi anni, in un'area della regione Molise, la piana di Venafro (in provincia di Isernia, al confine con Lazio e Campania), si è materializzato un «buco nero ambientale», che sta drammaticamente inghiottendo la comunità locale, nel silenzio doloso, o quantomeno colposo, di larghe fasce della classe politica regionale e nazionale;

   si tratta di una piccola area, in cui si concentrano però una serie di strutture ad altissimo impatto inquinante: il cementificio di Sesto Campano, l'inceneritore di Pozzilli e l'inceneritore di San Vittore del Lazio;

   più in dettaglio, l'inceneritore di Pozzilli è stato autorizzato nel 2008 a bruciare da 20 mila a 100 mila tonnellate all'anno di Cdr (combustibile derivato da rifiuto, per meno del 10 per cento di provenienza molisana). Il cementificio di Sesto Campano emette dai suoi camini circa 400 tonnellate di polveri all'anno. L'inceneritore di San Vittore del Lazio, da dati disponibili, produce 111 tonnellate all'anno di Nox;

   non si calcola, poi, «l'indotto inquinante» dei mezzi pesanti che servono le tre strutture;

   in corrispondenza (temporale e causale) con questa proliferazione inquinante, si è registrato un enorme incremento delle patologie tumorali, cardiovascolari, respiratorie, dell'apparato digerente; la stessa natalità ne ha risentito. Per citare alcuni dati, è stato rilevato che il distretto di Venafro ha il tasso più alto di tumori, considerando tutti i distretti della provincia di Isernia, e che l'abortività spontanea risulta essere superiore del 30 per cento alla media nazionale. La gravità di queste statistiche ha portato la regione a stipulare un accordo con Asrem e Cnr per il monitoraggio della situazione dell'ambiente e della salute;

   su questo territorio martoriato, sono giunte non una, ma ben due proverbiali gocce che hanno fatto traboccare il vaso;

   la prima «goccia» è lo spettro della realizzazione, sempre più incombente vista l'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico a una grande centrale a turbogas a Presenzano, in Campania, a pochi chilometri dal confine molisano. Gli enti locali, le associazioni di categoria e di volontariato sono insorti di fronte a questo accanimento, ma non risulta che dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero della salute o dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare siano giunti chiarimenti esaustivi. La seconda «goccia» è stata poi l'emergenza Covid-19. Pur nel quadro d'incertezza legato al virus, sembra abbastanza condivisa dagli esperti l'osservazione, per cui le polveri sottili catalizzano il contagio. La società Sima ONLUS riporta sul proprio sito, fra molti, che esiste «una relazione fra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo dal 10 al 29 febbraio e il numero di casi infetti da Covid-19 aggiornati al 3 marzo». Ebbene: nella piana di Venafro il superamento dei limiti di legge è un'evenienza purtroppo assai frequente e dunque si crea così un clima di coltura ideale per il coronavirus;

   in questi giorni, si parla molto di diritto alla salute, di nemici silenziosi che uccidono, di ripresa dopo il lockdown alla luce di una nuova sostenibilità ambientale dell'economia e del Green New Dea;

   come istituzioni, la prima cosa che si può fare è intervenire su situazioni come quella di Venafro, salvaguardando un territorio piccolo ma non per questo meno bello, meno prezioso o più sacrificabile, cominciando proprio da là e da «ogni altra Venafro» del nostro Paese –:

   se e quali orientamenti il Governo intenda esprimere in relazione ai fatti evidenziati in premessa, per garantire la sostenibilità ambientale complessiva degli impianti già operanti e di quelli eventualmente da realizzarsi in futuro;

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per garantire la messa in sicurezza del contesto venafrano.
(4-05238)