• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/01483 NUGNES, DE FALCO, FATTORI, MONTEVECCHI, RUOTOLO - Ai Ministri della salute e per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che: in base a quanto risulta agli interroganti, sembra...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01483 presentata da PAOLA NUGNES
mercoledì 8 aprile 2020, seduta n.205

NUGNES, DE FALCO, FATTORI, MONTEVECCHI, RUOTOLO - Ai Ministri della salute e per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che:

in base a quanto risulta agli interroganti, sembra che in Lombardia nella prima settimana del mese di marzo 2020 sia iniziato l'orrore delle case di cura per anziani;

da quanto appreso dai mezzi di informazione, con una prima denuncia emersa sul quotidiano "Il Giorno", con articolo pubblicato nella giornata del 19 marzo, quando i decessi accertati erano già 44, e ripresa successivamente, in pochi giorni, da tutte le testate giornalistiche, nonché in diversi servizi de "La7" e trasmissioni della RAI, presso la residenza sanitaria per anziani (RSA) Borromea di Mombretto di Mediglia (Milano), sarebbero morti circa 64 ospiti;

da alcuni giorni non si hanno più notizie circa l'eventuale aumento della mortalità, né si sa se sia stata eseguita una prima sanificazione della struttura e previsto un intervento determinato della ATS competente, né se via sia e un interessamento dell'assessore alla sanità di Regione Lombardia, Giulio Gallera, per trasferire e mettere in sicurezza gli anziani asintomatici e il personale, così da evitare una vera e propria strage;

nelle residenze per anziani lombarde il contagio è dilagato e le vittime aumentano giorno dopo giorno. Il 6 marzo le salme "accumulate" al Trivulzio sono arrivate a 40. E anche il Trivulzio, dove sono arrivati gli ispettori del Ministero, è stato al centro di una riunione in Procura del pool reati contro i soggetti deboli, guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano. Le case di riposo sono diventate epicentri dell'epidemia a Milano, e su questo i magistrati hanno raccolto denunce, segnalazioni e notizie giornalistiche: oltre che sul Trivulzio e sulla RSA "Don Gnocchi", ieri sono state aperte indagini anche sulle residenze per anziani del Comune al Corvetto e sulla «Anni azzurri» a Lambrate; si ipotizzano i reati di diffusione colposa di epidemia e violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro, con conseguenze sia sui dipendenti, sia sugli utenti;

oggi arrivano richieste disperate da parte di parenti e amici dei ricoverati nelle case di cura per anziani lombarde sui social e sulla stampa. Questi, ormai da settimane, non hanno più informazioni sui loro parenti;

considerato che:

Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, l'associazione di categoria che mette insieme circa 400 case di riposo lombarde, in un'intervista a "Il Quotidiano del Sud" fa un'accusa precisa, tirando in ballo le responsabilità dell'assessore alla Sanità e del presidente della Regione: "Dipendiamo per un buon 30% dai finanziamenti della Regione, logico che molti abbiano paura di perderli. Non parlano (riferendosi a colleghi) e io li capisco, Ma noi, che facciamo parte del Terzo settore e siamo non profit, certe cose dobbiamo dirle: i nostri ospiti hanno una media di 80 anni, sono persone con pluripatologie. Come potevamo attrezzarci per prendere in carico malati spostati dagli altri ospedali per liberare posti-letto? Ci chiedevano di prendere pazienti a bassa intensità Covid e altri ai quali non era stato fatto alcun tampone. Il virus si stava già diffondendo. Stavamo per barricarci nelle nostre strutture, le visite dei parenti erano già state vietate". Secondo Degani questa "mattanza" è stata tenuta segreta, separata dalla contabilità quotidiana della Protezione civile;

sempre secondo Degani, la delibera della Giunta lombarda (la numero XI/2906, 8 marzo 2020) chiedeva alle ATS, le aziende territoriali della sanità, di individuare nelle case di riposo dedicate agli anziani strutture autonome per assistere pazienti COVID-19 a bassa intensità;

il presidente di Uneba spiega: "Dopo la delibera abbiamo chiesto chiarimenti, maggior parte delle nostre strutture non hanno dato seguito alla richiesta della regione. Ma c'è chi l'ha fatto e poi si è pentito. Come potevamo accettare malati ai quali non era stato fatto alcun tampone né prima né dopo? Senza dire, che il nostro personale sarebbe stato comunque a rischio. Si sono infettati medici e sanitari in strutture molto più attrezzate della nostra. Non ci hanno dato i dispositivi di protezione ma volevano darci i malati… insomma";

considerato altresì che:

tutto questo non sarebbe venuto fuori se il direttore sanitario di una Casa di riposo milanese, intervistato da Irene Benassi durante la trasmissione "Agorà", su RAI 3, non avesse accennato alla "strana" richiesta della giunta lombarda;

in molte case di riposo lombarde, in base a quanto risulta agli interroganti, ancora si aspettano le mascherine,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti e come intendano intervenire perché si faccia chiarezza sulla vicenda e si indaghi su quali provvedimenti abbiano messo in atto, con documenti ufficiali e presa di responsabilità, ATS e il sindaco di Mediglia a fronte della prima comunicazione del giorno 14 marzo, in cui si afferma e conferma la presenza di 4 casi positivi al virus COVID-19;

se, per quanto di loro competenza, intendano intervenire per individuare le precise responsabilità di chi ha tenuto aperte alle visite le strutture, nonostante il contagio appurato e senza che il personale operante all'interno utilizzasse DPI e protezioni indispensabili che invece veniva richiesto di indossare ai parenti degli ospiti; nonché per quale motivo la ATS abbia deciso di non eseguire tamponi e non provvedere all'immediata sanificazione della struttura e consegna di tutti i presidi DPI di protezione individuale a tutto il personale, corredandolo di precise istruzioni comportamentali rispetto alla gestione degli ospiti infetti e dei non infetti, e per quale motivo gli anziani non contagiati non siano stati messi in sicurezza per difenderli dal contagio e perché la stessa cosa non sia stata fatta con tutti coloro che sono venuti a contatto con loro;

se vogliano intervenire affinché venga pubblicato l'elenco, a fronte della documentazione in possesso alla RSA, alla ATS, al Sindaco di Mediglia e all'assessorato regionale, di quante persone siano state contattate e messe in isolamento o sottoposte a tampone tra i 105 dipendenti, i 74 parenti, e altro personale che sia transitato presso la struttura;

se intendano intervenire, nei limiti delle loro competenze, affinché si provveda al trasferimento immediato in luogo protetto di tutti gli anziani che possono ancora salvarsi prima che si giunga ad una completa e totale perdita delle persone ricoverate e dei loro contatti più stretti.

(3-01483)