• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.9/02394/212    premesso che:     il decreto-legge in esame reca modifiche urgenti alla disciplina delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni;     ad avviso del...



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02394/212presentato daSCOMA Francescotesto diGiovedì 27 febbraio 2020, seduta n. 313

   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame reca modifiche urgenti alla disciplina delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni;
    ad avviso del presentatore:
    come trasversalmente ed univocamente rilevato da tutti gli operatori del diritto – dall'Avvocatura, alla Magistratura, sino al mondo accademico – le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame, fortemente volute dal Ministro Bonafede, si connotano, unitamente alla riforma della prescrizione, per un approccio caratterizzato da superficialità e addirittura talora da dilettantismo nel modo in cui si affrontano materie di tale complessità e rilevanza per i cittadini;
    un simile approccio affonda le proprie radici in quella cultura acriticamente repressiva di cui Bonafede è il paladino, contribuendo, in tal modo, all'attuale imbarbarimento della giustizia e della sua comunicazione;
    una perversa idea di giustizia secondo la quale non esistono innocenti, ma colpevoli che l'hanno fatta franca, una concezione secondo la quale il difensore è una presenza superflua, un interlocutore molesto o, addirittura, un complice del reo. Quella per cui anche il giudice talvolta è irrilevante, in quanto è sufficiente che la legalità sia garantita dalla parte pubblico ministero;
    un coro di giuristi che, all'unisono, ha evidenziato come il Ministro Bonafede, dopo aver istituzionalizzato l'ergastolo processuale, a braccetto con il Pd, stia oggi consegnando proprio ai pubblici ministeri lo scettro della decisione sulla rilevanza o meno delle intercettazioni, con la conseguenza di una difesa, ancora una volta umiliata ed una compressione di diritti di rilevanza costituzionale ridotti, in ragione di tale interventi, un inutile orpello;
    la riforma Bonafede, oltre a costituire un grave vulnus alla Costituzione, è una riforma intellettualmente prigioniera di un'idea sbagliata, fondata sulla valorizzazione del volto feroce di uno Stato giacobino e giustizialista, colpevolmente ignorante sia del plesso dei principi costituzionali fondanti il procedimento penale, sia degli inviolabili diritti di libertà dei cittadini;
    non vi è alcuna plausibile ragione sul piano criminologico, così come sul piano del diritto penale sostanziale, nell'estensione ai reati commessi dai pubblici ufficiali e dagli incaricati di pubblico servizio contro la pubblica amministrazione, della disciplina delle intercettazioni dettata per i reati di criminalità organizzata;
    di eccezionale gravità, sotto il punto di vista dell'indispensabile giudizio di comparazione di diritti costituzionalmente tutelati, è l'estensione dell'uso dei captatori informatici ai pubblici ufficiali;
    tali sono, secondo la legge italiana, anche i privati cittadini che, a prescindere dal proprio ruolo di dipendente pubblico, svolgano determinate funzioni: si pensi ai notai ai medici, agli avvocati nel momento dell'autentica delle firme nelle procure, ed ulteriori, molteplici categorie professionali,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni del provvedimento in materia, al fine di adottare con urgenza ogni iniziativa normativa volta ad escludere i pubblici ufficiali dal novero dei soggetti rispetto ai quali è consentito l'utilizzo dell'intercettazione tramite l'utilizzo dei captatori informatici.
9/2394/212. Scoma.