• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00095 premesso che: la riunione straordinaria del Consiglio europeo del prossimo 20 febbraio prevede all'ordine del giorno la discussione del bilancio a lungo termine dell'Unione europea per il...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00095 presentata da MASSIMILIANO ROMEO
mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n.193

Il Senato,
premesso che:
la riunione straordinaria del Consiglio europeo del prossimo 20 febbraio prevede all'ordine del giorno la discussione del bilancio a lungo termine dell'Unione europea per il periodo 2021-2027;
nella lettera di convocazione del presidente Charles Michel ai membri del Consiglio europeo viene specificata la necessità di giungere ad un accordo definitivo, in quanto "qualsiasi rinvio" - si legge nella lettera - causerebbe seri problemi pratici e politici, oltre a compromettere la prosecuzione dei programmi e delle politiche attuali nonché la possibilità di avviarne di nuovi", e per tali motivi viene richiesto a tutte le parti di "dar prova di spirito di compromesso";
il Consiglio europeo si colloca all'interno di uno scontro politico che coinvolge il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione, recante differenti visioni sulla capacità del futuro bilancio europeo;
nello specifico la proposta che sarà sottoposta al Consiglio, quella formulata da Michel, vedrà un'allocazione complessiva pari all'1,074 per cento dell'RNL europeo, distaccandosi minimamente dalla precedente proposta presentata dalla presidenza finlandese (1,07 per cento dell'RNL europeo);
il Parlamento europeo, tramite dichiarazioni del presidente Sassoli, ha manifestato la totale insoddisfazione rispetto alla formulazione preposta dal Consiglio, in quanto "lontana dalle reali necessità" dell'Unione europea;
il Parlamento, in una propria risoluzione (2019/2833(RSP)) approvata il 10 ottobre 2019 sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e le risorse proprie, aveva fissato la propria proposta su un'allocazione complessiva pari all'1,3 per cento dell'RNL europeo;
un punto di confronto tra la proposta del Consiglio e la volontà del Parlamento verte sulle cosiddette risorse proprie, cioè l'implementazione di tributi europei;
come stabilito anche all'interno della risoluzione del Parlamento europeo del 14 novembre 2018 sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027 - posizione del Parlamento in vista di un accordo (COM(2018)0322 - C8-0000/2018 - 2018/0166R(APP)), è evidenziato come il Parlamento richieda una "negoziazione a pacchetto", cioè il Quadro finanziario pluriennale con annessa istituzione di "risorse proprie";
durante il Comitato dei rappresentanti permanenti del 12 febbraio, il capo di Gabinetto di Michel, Francois Roux, ha illustrato, circa le risorse proprie, un "mini-pacchetto" formato da una tassa sulla plastica non riciclata e il rafforzamento del sistema per lo scambio delle quote di emissione ETS, lasciando aperta la possibilità di introdurre ulteriori risorse proprie in corso d'opera;
l'introduzione di nuove risorse proprie dell'Unione europea comporterà una maggiore tassazione delle imprese e un aumento della pressione fiscale sui cittadini;
gli Stati membri sono responsabili delle loro politiche di bilancio e la potestà tributaria rappresenta uno dei pilastri della sovranità degli Stati membri;
nessuna istituzione dell'Unione europea è autorizzata a riscuotere imposte dai contribuenti nazionali;
il Governo italiano, nonostante le palesi intenzioni di istituire una plastic tax europea nell'ultima legge di bilancio nazionale ha proceduto comunque all'introduzione dell'imposta sui manufatti in plastica, ed ora si registra il potenziale rischio di vedere una sovra tassazione per un settore fondamentale per l'economia italiana;
considerato che:
in tema di Politica agricola europea (PAC), la proposta Michel prevede un aumento di 2,5 miliardi relativi al primo pilastro, quello dei pagamenti diretti e misure di mercato, e una diminuzione del secondo pilastro, relativo allo sviluppo rurale, di 7,5 miliardi;
rispetto all'attuale quadro i pagamenti diretti (primo pilastro) pari a 256.747 milioni di euro, subiranno un taglio del 10 per cento, mentre i finanziamenti dello sviluppo rurale, 72.537 milioni di euro si ridurranno del 25 per cento;
nei confronti delle erogazioni relative all'anno in corso, è da mettere in preventivo un taglio di circa 2,7 miliardi, che rischia di minare la competitività di un settore strategico come quello agro-alimentare e di ridurre ulteriormente il saldo netto percepito dal nostro Paese;
viene mantenuto il sistema dei rebate, cioè dei rimborsi accordati ad alcuni Stati membri, in favore di Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Austria;
tale sistema, nonostante la nostra posizione di contribuzione netta, non coinvolge l'Italia, comportando una posizione di svantaggio nei confronti dei Paesi sopracitati;
in tema di Green Deal, la proposta di Michel prevede lo stanziamento di 7,5 miliardi per il finanziamento del Just Transition Fund, una delle principali fonte di finanziamento del Meccanismo per la transizione giusta, primo tassello del cosiddetto European Green Deal;
secondo quanto si apprende al momento, l'impegno finanziario italiano sarà di circa 900 milioni, a fronte di un'assistenza pari ad appena 364 milioni;
sarebbero la Polonia e la Germania, con rispettivamente 2 miliardi e 877 milioni, i Paesi con più aiuti derivanti da tale fondo, a causa della presenza di numerose centrali a carbone e di industrie chimiche, che pongono i due Paesi fra quelli che maggiormente dipendono dai combustibili fossili;
inoltre, stando alle dichiarazioni della nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, agli Stati membri non verrà concesso di scorporare gli investimenti "green" dal calcolo del deficit, come richiesto dalla precedente maggioranza con la risoluzione parlamentare 6-00065, n. 1, del 19 giugno 2019;
i criteri di assegnazione dei fondi relativi al Just Transition Fund riguardano l'intensità di emissioni nocive, l'occupazione nei settori del carbone e della lignite, la produzione di torba o di scisti bituminosi, settori nei quali l'Italia occupa posizioni non rilevanti nell'Unione, al contrario della Germania, che risulta uno dei maggiori produttori rispettivamente di torba e carbone;
nella bozza di programma proposta da Michel, nella rubrica II, vengono definite le modalità operative del Budgetary Instrument for Convergence and Competitiveness (BICC), uno strumento di bilancio destinato a finanziare pacchetti di riforme strutturali e investimenti pubblici, le cui criticità potenziali vengono rappresentate dalla possibile duplicazione dei fondi di coesione, dalla subordinazione dell'erogazione all'istituto della condizionalità, e dalla mancanza della funzione di stabilizzazione, che poteva invece essere l'univo valore aggiunto;
valutato che:
la nuova Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, concentrava le proprie principali proposte della nuova agenda politica europea intorno alle tematiche relative alla sicurezza, all'immigrazione, all'ambiente e all'innovazione;
la bozza del QFP in esame sconfessa totalmente la linea della nuova Commissione, segnando un meno 17.5 per cento (rispetto alla proposta della Commissione) sulle cifre relative a Digital Europe, un taglio di 500 milioni rispetto alla quota a gestione centrale dell'Asylum and Migration Fund (AMF), un ulteriore taglio di un miliardo rispetto alla European Border Coast Guard (EBCG) e un ridimensionamento generale della rubrica di difesa e sicurezza;
le diverse proposte a ribasso della Commissione e del Consiglio, rispetto alla proposta originaria dell'1,3 per cento del Parlamento europeo, in seguito all'effettiva consacrazione del processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea, denotano un'evidente sfiducia degli Stati membri rispetto al bilancio europeo, che rimangono restii ad aumentare il proprio contributo nazionale per sopperire alla mancanza della Gran Bretagna, e mette in evidenza gli errori passati registrati in termini di efficienza e trasparenza del bilancio;
di conseguenza, diverse tematiche di importanza vitale per gli Stati membri e per l'intero continente, quali la natalità, la sicurezza, il controllo dei confini e la tutela ambientale, non sostenuto in modo adeguato a livello europeo, non vengono affrontate dagli Stati anche a causa delle stringenti regole di bilancio che non permettono adeguati investimenti nazionali;
alla luce del bilancio a lungo termine dell'Unione europea, è importante sottolineare come la riforma del MES sarebbe dovuta essere inserita in una "logica di pacchetto" come definito dagli indirizzi stabiliti dalle Camere, insieme ad una generale riforma della governance economica europea che, alla luce delle proposte in esame, plasticamente non è avvenuta, e che di conseguenza il testo attualmente diffuso delle modifiche al trattato MES deve intendersi come una bozza passibile di sostanziali modifiche; in difetto di ciò non potranno non emergere le responsabilità derivanti dall'accertamento dell'infedeltà al mandato parlamentare ricevuto,
impegna il Governo:
a tenere come principio guida la riduzione del gap tra le risorse ricevute e quelle versate dall'Italia come contributore netto dell'Unione europea;
a parità di esborso, a salvaguardare le linee di bilancio che arrecano un vantaggio quantitativo misurabile per l'Italia;
a rigettare qualsiasi tentativo, anche indiretto, di avallare un potere impositivo in capo all'Unione europea;
tenuto contro della mancanza di strumenti adeguati per calcolare a posteriori l'impatto sia quantitativo che qualitativo delle varie linee di bilancio, porre all'attenzione in sede europea l'inserimento di un sistema di "performance budgeting";
ad assicurare il mantenimento di adeguate risorse finanziarie in ambito PAC, volte a garantire un equo reddito ai produttori agricoli, con misure in grado di sostenere la competitività del settore;
a porre la massima attenzione, al contempo, all'allocazione delle medesime risorse, considerando come priorità l'inserimento di nuovi criteri per l'attribuzione delle stesse, al fine di tutelare gli interessi nazionali italiani, come d'altra parte auspicabile per l'intera programmazione del nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027;
ad opporsi fermamente all'uso di qualsiasi forma di condizionalità economica e politica dei finanziamenti che preveda il raggiungimento di determinati risultati economici o politici per l'ottenimento degli stessi affinché questo non si trasformi in uno strumento di ricatto politico e ingerenza sproporzionata dell'Unione europea nella sfera degli interessi nazionali dei singoli Stati membri, ma che piuttosto si valuti la necessità di individuare in modo adeguato quali fondi possano essere gestiti meglio a livello nazionale per garantire il pieno rispetto del principio di sussidiarietà;
tenuto conto delle criticità espresse in premessa riguardo al BICC, in merito all'utilizzo della condizionalità e alla mancanza della funzione di stabilizzazione, a non aderire ancora a tale strumento in favore di un approfondimento delle sue possibili traiettorie ed evoluzioni;
a preannunciare ai partner europei, se confermate le criticità espresse in premessa, l'intenzione dell'Italia a non procedere né alla firma né alla ratifica delle modifiche del trattato MES;
a valutare l'allocazione delle risorse in merito al Green Deal europeo, evitando che tale piano si tramuti esclusivamente in un finanziamento a perdere della transizione energetica dei Paesi maggiormente inquinanti, senza comportare effettivi vantaggi per il comparto industriale italiano;
a prevedere al contempo lo scorporo dal calcolo del deficit degli investimenti nazionali green, al fine di agevolare la transizione energetica e di garantire alle imprese tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti;
a valutare, calcolando che il crollo delle nascite è diventata oramai una tendenza strutturale comune all'Europa, l'esclusione dal calcolo del deficit degli investimenti che favoriscono la ripresa della natalità.
(6-00095)
Romeo, Borgonzoni, Candiani, Centinaio, Siri, Stefani, Arrigoni, Barbaro, Bergesio, Borghesi, Simone Bossi, Briziarelli, Bruzzone, Campari, Candura, Cantù, Casolati, Corti, De Vecchis, Faggi, Ferrero, Fregolent, Fusco, Grassi, Iwobi, Lucidi, Lunesu, Marin, Montani, Ostellari, Pazzaglini, Emanuele Pellegrini, Pergreffi, Pianasso, Pillon, Pirovano, Pietro Pisani, Pittoni, Pizzol, Pucciarelli, Ripamonti, Rivolta, Rufa, Saponara, Saviane, Sbrana, Tosato, Urraro, Vallardi, Vescovi, Zuliani.