• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/04730 (4-04730)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04730presentato daTORTO Danielatesto diVenerdì 14 febbraio 2020, seduta n. 304

   TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Bruno Bonfà è titolare di un'azienda agricola di oltre 50 ettari, nella Vallata del La Verde, tra S. Luca ed Africo, in provincia di Reggio Calabria, la prima esistente in Italia con colture di bergamotto, ereditata dal padre Stefano Bonfà, ucciso il 3 ottobre 1991 in un agguato probabilmente di stampo mafioso;

   l'azienda del Bonfà, fin dalla morte del padre, continua a subire ingenti danni, soprattutto a causa della presenza delle cosiddette «vacche sacre» che, distruggendo letteralmente le colture, le cosche calabresi utilizzano come strumento di pressione, per finalità estorsiva e intimidatoria: un fenomeno che in Calabria va avanti da diversi decenni, simbolo del controllo del territorio da parte della ’ndrangheta;

   ravvedendo seri motivi per la sua incolumità, a Bruno Bonfà viene assegnata una scorta e per i danni subiti e reiterati in questi anni, in base alla legge n. 44 del 1999, l'imprenditore ha ricevuto come indennizzo appena 270 mila euro in più tranche, nonostante una perizia del 2005 certifichi un danno per oltre 10 milioni di euro e nonostante lo Stato possa risarcire fino a un massimo di 3 milioni di euro a richiesta;

   il 18 settembre 2018, l'azienda di Bruno Bonfà subisce l'ennesima devastazione ad opera delle «vacche sacre», con una perdita di ben 230 alberi di ulivo, sotto gli occhi dei carabinieri e degli uomini della scorta;

   come riportato dalla stampa nel febbraio 2019, in seguito a un ulteriore raid della «mafia dei pascoli», costato all'azienda di Bonfà la perdita di 1.500 alberi, per un danno stimato intorno al milione di euro, «le sue denunce sono state accolte dalla procura nazionale antimafia»;

   in seguito all'archiviazione dell'ennesimo procedimento, Bruno Bonfà ha chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda mafiosa-criminale che ha colpito la sua famiglia e l'azienda;

   secondo il Bonfà, la presenza delle «vacche sacre» metterebbe in pericolo un sito archeologico, riconducibile al periodo greco, scoperto dallo stesso imprenditore, poiché le mucche calpesterebbero il suolo del sito compromettendolo inesorabilmente;

   il fenomeno delle «vacche sacre» è strettamente collegato alla macellazione clandestina, che vede l'immissione sul mercato di carne animale allevata senza alcuna forma di controllo sanitario e di registrazione degli animali stessi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per dare il giusto riconoscimento dei danni subìti e sostenere la ripresa dell'attività produttiva ex legge n. 44 del 1999, anche alla luce degli ultimi eventi del 18 settembre 2018 e del mese di febbraio 2019;

   se si intenda continuare a garantire a Bonfà il servizio di scorta, date le continue vessazioni a danno dell'imprenditore stesso, e rafforzare, nella vallata de «La Verde», la presenza delle forze dell'ordine, in modo adeguato alle problematiche richiamate;

   se il Governo sia a conoscenza dei rischi per il sito archeologico sopra richiamato, a causa del calpestio delle «vacche sacre», e quali iniziative di competenza si intendano adottare nel merito;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare con riferimento alla macellazione clandestina delle «vacche sacre», che, se immesse sul mercato, potrebbero comportare un serio rischio per la salute dei consumatori.
(4-04730)