• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/04733 (4-04733)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04733presentato daGIANNONE Veronicatesto diVenerdì 14 febbraio 2020, seduta n. 304

   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano on line imolaoggi.it riporta la triste storia di un bambino di soli 4 anni seguito dai servizi sociali, in coma e semiparalizzato per incuria;

   come denunciato dall'avvocato che assiste la madre del piccolo, il bambino si trova «in coma, all'ospedale di Bergamo, il corpo semiparalizzato, nessuna capacità di esprimersi se non con versi»;

   i medici non sanno se riprenderà a parlare e a camminare e se riporterà danni neurologici permanenti;

   il giudice lo aveva tolto alla madre perché «lo curava troppo», affidandolo al padre che non se ne è mai occupato. L'ha lasciato sporco e malnutrito per mesi e nei giorni scorsi, pur avendo il piccolo 40 di febbre e la madre, disperata, lo scongiurasse di portarlo da un medico, non se n'è curato affatto;

   «era da mesi – racconta l'avvocato – che segnalavamo lo stato di pericolo in cui si trovava, la nostra consulente di parte sosteneva che il bambino corresse dei rischi per la sua salute, a causa dell'incuria e della decisione assunta dal giudice di allontanarlo dalla mamma per affidarlo al padre che vive in un paesino di montagna del bergamasco, abitato da meno di 300 persone e la scuola dell'infanzia più vicina a venti chilometri»;

   comunque, tanto si è disinteressato il padre al bambino che non vivrebbero nemmeno insieme: lo avrebbe affidato alla sorella;

   l'ultima richiesta di intervento da parte della mamma, si legge nell'articolo, risale a pochi gironi fa, dopo che il tribunale di Monza aveva lasciata inascoltata l'istanza urgente presentata ad ottobre. Con numerose prove fotografiche era stato chiesto nuovamente al giudice di riaffidare il bimbo alla madre: il piccolo versava in un grave stato di incuria e malnutrizione da fare pena. Per la sporcizia aveva le croste sul collo e aveva sviluppato delle infezioni da funghi alle mani e ai piedini. Un vistoso eritema ai glutei era dovuto invece all'assenza di igiene e di pulizia della biancheria, continuava, poi, a perdere peso a causa della perdurante malnutrizione;

   qualche giorno fa la mamma si era accorta che aveva la febbre a 40° e aveva chiesto al padre – unico deputato dal tribunale ad occuparsi della salute del bambino – di portarlo da un medico, ma lui non si era nemmeno degnato di rispondere;

   adesso il bambino è in ospedale privo della capacità di parlare e di muoversi, con possibile lesione al cervello che potrebbe anche lasciargli pesanti strascichi permanenti;

   «il giudice sapeva – prosegue nel testo l'avvocato — sapeva dell'incuria, della malnutrizione, dei veri e propri maltrattamenti»;

   infine, sottolinea l'avvocato, la consulente del tribunale, che aveva relazionato sul cambio di collocamento del bambino, risulterebbe molto vicina ad una associazione onlus che viene spesso presentata come ausiliaria del giudice;

   l'alienazione parentale Ap, chiamata in origine Pas, non è riconosciuta come un disturbo mentale dalla maggioranza della comunità scientifica, ma spesso viene utilizzata nelle consulenze tecniche d'ufficio come pretesto, talvolta unico, per allontanare minori dalle madri, definendole alienanti, simbiotiche, malevole, manipolatrici, troppo amorevoli –:

   se il Ministro interessato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché vengano evitate ed eventualmente sanzionate, tutte le situazioni di incompatibilità o conflitto di interesse che riguardino i giudici e consulenti tecnici d'ufficio all'interno dei tribunali minorili, nonché al fine di escludere il riconoscimento dell'alienazione parentale, che come noto è priva di qualsiasi validità ed affidabilità scientifica;

   se non ritenga di promuovere con estrema urgenza iniziative ispettive in relazione all'operato del tribunale del caso di cui in premessa, anche in considerazione del grave stato di salute in cui versa il minore.
(4-04733)