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Atto a cui si riferisce:
C.5/03429 (5-03429)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 5 febbraio 2020
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-03429

  Nell'ambito dell'attività condotta dall'Italia in favore della pace e della stabilità in Libia rientra anche la ricerca di un ruolo più visibile, profilato e unitario dell'Unione Europea sul dossier libico. Si tratta di un'esigenza imprescindibile, sia perché l'Europa deve dimostrarsi all'altezza della sua vocazione a promuovere la pace, la sicurezza, lo sviluppo, lo stato di diritto e i diritti umani nel mondo a cominciare dal proprio vicinato, sia perché l'alternativa è che il vuoto lasciato dall'Europa ai propri confini rischia di essere colmato da attori esterni, guidati da agende diverse.
  Secondo la prospettiva italiana, il ruolo più attivo dell'Europa in Libia deve tradursi in una rinnovata azione diplomatica per 1) consolidare il cessate il fuoco formalmente in essere dal 12 gennaio e, contestualmente, far cessare le negative interferenze esterne che hanno alimentato in questi mesi il conflitto libico e 2) riattivare il dialogo politico intra-libico, che l'Italia sostiene essere, con coerenza dall'inizio delle ostilità, l'unico strumento per raggiungere una soluzione condivisa e quindi durevole alla crisi libica.
  In questa direzione si è posta l'iniziativa, promossa dal Ministro degli Esteri Di Maio, di una visita congiunta in Libia dei Ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Regno Unito e dell'Alto Rappresentante Borrell. La visita in Libia, prevista inizialmente per il 7 gennaio, non ha avuto luogo a causa del drammatico deterioramento delle condizioni di sicurezza occorso in quei giorni nella capitale Tripoli. Al suo posto ha avuto luogo l'incontro a Bruxelles al quale si riferisce l'Onorevole interrogante e che ha dato ai partecipanti l'opportunità di approfondire il coordinamento sul dossier libico, in vista di nuove iniziative. Tra queste, si è valutata anche la possibilità di un'operazione europea per assicurare il rispetto, per mare, aria e terra, del regime di embargo al trasferimento di armi verso la Libia.
  L'ipotesi di un'operazione europea a sostegno dell'embargo armi si è consolidata dopo la Conferenza di Berlino dello scorso 19 gennaio. La Conferenza ha rappresentato un passo importantissimo nella giusta direzione di un percorso ancora difficile e articolato. Tra i punti qualificanti della dichiarazione conclusiva adottata al termine dei lavori figura una sezione (punto n. 18 e ss.) dedicata all'embargo, nella quale risalta (punto n. 21) l'impegno degli Stati partecipanti a «rafforzare gli attuali meccanismi di monitoraggio delle Nazioni Unite (...) anche attraverso il monitoraggio marittimo, aereo e terrestre e la messa a disposizione di risorse aggiuntive, incluse le immagini satellitari».
  L'Unione Europea – che ha partecipato ai lavori di Berlino – è chiamata ed è intenzionata a garantire un contributo positivo e fattuale alla realizzazione degli impegni e del piano di lavoro adottati in quella sede, a cominciare dall'attuazione dell'embargo armi. Per l'Italia questo contributo non potrà però essere dispiegato attraverso la mera «riattivazione» di EUNAVFOR MED Sophia, ma tramite una Operazione nuova, anche nel nome, con un mandato rivisto in profondità, che dia priorità agli obiettivi di sicurezza e dunque al controllo dell'effettivo rispetto del regime di embargo.
  Alla luce di quanto appena ricordato, confermo che il Governo condivide la necessità, l'opportunità e la legittimità di misure efficaci – delle quali dovrebbe farsi prima promotrice l'Unione Europea – a sostegno dell'attuazione e del rispetto dell'embargo al trasferimento di armi in Libia. Non si tratterebbe però di un «blocco navale» – che il quadro normativo internazionale riconosce come un metodo di guerra e, quindi, misura adottabile solo nel corso di conflitti armati internazionali sul mare – ma di una misura selettiva, legittima e pienamente rispettosa del diritto internazionale, finalizzata a promuovere il ritorno di pace e sicurezza in Libia. Nel caso di specie, un intervento europeo di questo tipo troverebbe una cornice giuridica di riferimento nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU che dal 2011 – e in particolare con la risoluzione 2292 del 2016 – hanno riconosciuto la necessità di contrastare i traffici di armi diretti verso la Libia.