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Atto a cui si riferisce:
S.1/00206 premesso che: l'organizzazione mondiale del commercio (WTO) è un'organizzazione intergovernativa, attiva dal 1995, che riunisce 164 Stati e che ha il compito di regolare il commercio...



Atto Senato

Mozione 1-00206 presentata da ANNA MARIA BERNINI
martedì 28 gennaio 2020, seduta n.184

BERNINI, MALAN, GALLIANI, GALLONE, GIAMMANCO, LONARDO, MALLEGNI, MANGIALAVORI, MOLES, RIZZOTTI, RONZULLI, PICHETTO FRATIN, AIMI, ALDERISI, BARACHINI, BARBONI, BATTISTONI, BERARDI, BERUTTI, BIASOTTI, BINETTI, CALIENDO, CALIGIURI, CANGINI, CARBONE, CAUSIN, CESARO, CRAXI, DAL MAS, DAMIANI, DE POLI, DE SIANO, FANTETTI, FAZZONE, FERRO, FLORIS, GASPARRI, GHEDINI, GIRO, MASINI, MESSINA Alfredo, MINUTO, MODENA, PAGANO, PAPATHEU, PAROLI, PEROSINO, ROSSI, SACCONE, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, SICLARI, STABILE, TESTOR, TIRABOSCHI, TOFFANIN, VITALI - Il Senato,

premesso che:

l'organizzazione mondiale del commercio (WTO) è un'organizzazione intergovernativa, attiva dal 1995, che riunisce 164 Stati e che ha il compito di regolare il commercio internazionale, con l'obiettivo di facilitare il più possibile gli scambi commerciali;

in base ai trattati che l'istituiscono, il WTO regola e difende i principi del libero scambio e risolve le dispute tra Stati membri che nascono quando uno dei membri ritiene che un altro abbia violato tali principi;

il 2 ottobre 2019, il WTO ha autorizzato gli Stati Uniti ad imporre dazi doganali per circa 7,5 miliardi di dollari di import dall'Unione europea, accusata di aver aiutato negli anni in modo illegale Airbus nello sviluppo e lancio di alcuni suoi modelli (A380 e A350); l'Italia si ritrova ad essere punita dai dazi Usa nonostante l'Airbus sia essenzialmente un progetto franco-tedesco al quale si sono aggiunti Spagna e Gran Bretagna;

già nel 2004, subito dopo che Airbus si impose come primo produttore per consegne di velivoli nel mondo sulla storica rivale Boeing, il Governo americano denunciò l'ingente flusso di sussidi (stimato in 22 miliardi di dollari) che il consorzio europeo ha ricevuto fin dagli anni '70 da parte delle allora comunità europee e di alcuni Stati membri (Regno Unito, Francia, Germania e Spagna);

quasi contestualmente i Governi europei hanno a loro volta presentato un ricorso speculare al WTO denunciando, con tutte le conseguenze del caso, anche finanziarie, gli aiuti (stimati in circa 23 miliardi di euro) che nel corso degli anni il colosso Boeing avrebbe ricevuto dal Governo statunitense;

dopo innumerevoli cause legali e accuse reciproche, all'inizio dell'ultimo decennio il WTO ha concluso che entrambe le società hanno ricevuto aiuti illegali, Boeing nella forma di contratti pubblici per la difesa e sgravi fiscali, Airbus attraverso il supporto dei programmi di lancio dei velivoli;

le due vicende giudiziarie hanno avuto un percorso parallelo davanti al WTO negli anni seguenti e sono state riscontrate violazioni delle regole comuni sia da parte europea, sia da parte americana;

in questo quadro l'elemento mancante, dunque, era solo la quantificazione dei danni subiti, che danno diritto a imporre dazi equivalenti; con l'ultima decisione, il WTO ha quantificato le tariffe che gli Usa possono legittimamente imporre verso l'Unione europea, per aver visto la società Boeing perdere quote di mercato a causa di aiuti illegali dalla parte pubblica avversa, in circa 7,5 miliardi di dollari;

nel 2018 l'export complessivo dell'Italia verso gli Stati Uniti è stato pari a 42,45 miliardi di euro;

secondo le elaborazioni su fonti ISTAT dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE), dal mese di gennaio al mese di settembre 2019, il volume dell'export italiano verso gli Stati Uniti d'America è stato di 33.173,86 milioni di euro;

i nuovi dazi colpiscono un'ampia varietà di merci europee; con la conclusione, il 13 gennaio 2020, della procedura di consultazione avviata dal Dipartimento del commercio americano (USTR) sulla nuova lista allargata dei prodotti europei colpiti dai dazi, sembrerebbe accertata la presenza fra loro di importanti prodotti made in Italy tra cui vino, olio e pasta, oltre ad alcuni tipi di biscotti e caffè, per un valore complessivo di circa 3 miliardi di euro;

nel mese di ottobre 2019, il consorzio del parmigiano reggiano (per il quale il mercato americano è uno dei mercati più importanti con 10.000 tonnellate di forme esportate ogni anno, pari al 20 per cento delle esportazioni complessive) ha evidenziato che l'entrata in vigore delle misure restrittive contro il "made in Europe" e su prodotti simbolo del made in Italy decise dall'amministrazione americana costerà, in dazi aggiuntivi, 30 milioni di euro facendone il prodotto italiano più penalizzato, subendo il 26 per cento dei 117 milioni dei costi affrontati dall'Italia;

ciò comporterà inevitabilmente il rischio di un aumento del parmigiano reggiano di 60 dollari al chilo;

secondo l'allarme lanciato da Coldiretti "la nuova lista ora interessa i 2/3 del valore dell'export del Made in Italy agroalimentare in Usa che è risultato pari al 4,5 miliardi in crescita del 13% nei primi nove mesi del 2019. Il vino con un valore delle esportazioni di quasi 1,5 miliardi di euro in aumento del 5% nel 2019 è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States, mentre le esportazioni di olio di oliva sono state pari a 436 milioni anch'esse in aumento del 5% nel 2019 ma a rischio è anche la pasta con 305 milioni di valore delle esportazioni con un aumento record del 19% nel 2019 su dati Istat relativi ai primi nove mesi dell'anno";

il prosecco è il vino italiano più esportato all'estero e ha visto gli Stati Uniti diventare nel primo semestre 2019 il principale mercato davanti alla Gran Bretagna; sempre secondo Coldiretti, se entrassero in vigore dazi del 100 per cento ad valorem sul vino italiano, una bottiglia di prosecco, venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari, ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività;

l'imposizione di dazi comporterà anche un rafforzamento del mercato dei prodotti "tarocchi" con il proliferare di finti prosecchi, finte fontine, finto parmigiano e finte paste italiane;

la recente decisione del WTO, che ha quantificato in 7,5 miliardi di dollari di dazi punitivi la ritorsione che gli Stati Uniti possono legittimamente applicare ai prodotti europei, secondo fonti di stampa, verrà, nella prima metà del 2020, affiancata da un'analoga decisione sul caso Boeing e quindi da una ritorsione europea contro prodotti americani;

per evitare l'imposizione di dazi che mettono a rischio il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari italiani oltre i confini comunitari occorrerebbe formalizzare accordi a livello diplomatico a tutela delle imprese che esportano, ma anche di quelle che importano;

il 14 gennaio 2020 il commissario europeo al commercio Phil Hogan ha incontrato a Washington il rappresentante del commercio degli Stati Uniti Robert Lighthizer e il Ministro giapponese Hiroshi Kajiyama per affrontare la questione dei dazi;

i tre esponenti, che rappresentano circa un terzo degli scambi globali, hanno siglato una dichiarazione unitaria con due punti centrali: rendere più severe le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio sui sussidi che i Paesi possono dare alle aziende e contrastare le pratiche di trasferimento forzato di tecnologia e proprietà intellettuale;

il 15 gennaio il presidente americano Donald Trump e il vice premier cinese Liu He hanno firmato alla Casa Bianca la "Phase one" (fase uno) un accordo che consente alla parte asiatica di ottenere il blocco dei nuovi dazi che sarebbero dovuti scattare il 15 dicembre 2019 e anche l'eliminazione dell'etichetta di "manipolatore di valuta" dai documenti del Dipartimento del Tesoro americano, e alla parte statunitense di aumentare nel giro di due anni le esportazioni di manufatti per un valore complessivo di 80 miliardi di dollari e la fornitura di gas naturale liquefatto e petrolio per un totale stimato di 50 miliardi di dollari;

considerato che:

è legittima la posizione del Governo degli Stati Uniti che in questo contesto mira a tutelare il proprio sistema economico favorendo il proprio tessuto produttivo;

in questo quadro l'Italia, stante la diversa impostazione economico-produttiva, aggravata da una scarsa visione di insieme, nonché una modesta autorevolezza internazionale, tali da non consentire di esercitare un proprio "potere negoziale", deve ricercare nell'Unione europea lo strumento per contrastare, sul piano del dialogo e, se necessario, attraverso l'esercizio di strumenti fiscali, la spinta esercitata da Stati Uniti e Cina,

impegna il Governo:

1) a promuovere, nell'ambito delle trattative in corso e in eventuali incontri successivi, istanze finalizzate a rappresentare l'eccessiva penalizzazione dei prodotti italiani e ad evitare che le conseguenze delle misure restrittive ricadano indistintamente su tutti gli Stati membri dell'Unione europea piuttosto che sui soli Paesi coinvolti nel contenzioso Airbus;

2) a promuovere nei rapporti negoziali, in essere o in divenire, una forte azione di stampo europeo finalizzata a produrre un documento unitario in materia di dazi nel rispetto delle necessità e delle caratteristiche di ciascuno Stato membro;

3) ad assumere con urgenza ogni utile iniziativa volta a scongiurare le perdite economiche che inevitabilmente deriverebbero dalla rigida imposizione dei dazi sui prodotti agroalimentari italiani.

(1-00206)