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Atto a cui si riferisce:
S.4/01044 MANTOVANI, ANGRISANI, CASTELLONE, CORRADO, DONNO, FEDE, GALLICCHIO, LANNUTTI, LANZI, MONTEVECCHI - Ai Ministri dell'interno e della giustizia. - Premesso che: lo scorso 28 gennaio 2015...



Atto Senato

Risposta scritta pubblicata nel fascicolo n. 050
all'Interrogazione 4-01044

Risposta. - Con l'interrogazione in oggetto, prendendo spunto dall'inchiesta "Aemilia" che ha evidenziato la presenza della criminalità organizzata, e, in particolare, del clan "Grande Aracri", in Emilia-Romagna, si chiede quali misure intenda adottare il Ministero per contrastare tale presenza.

Preliminarmente si ricorda come la strategia di contrasto contro le mafie operanti nel nostro Paese si articola principalmente lungo tre direttrici d'azione. La prima vede gli organi investigativi impegnati nell'aggiornamento della mappa delle attività delle mafie, al fine di orientare l'azione info-investigativa. La seconda si fonda su una incessante azione volta al rintraccio e alla cattura dei latitanti. La terza direttrice di azione è rivolta all'aggressione ai patrimoni illeciti.

Nell'ambito delle iniziative volte al rafforzamento della legalità nelle attività economiche svolte tra privati, il Ministero promuove anche la sottoscrizione di appositi protocolli, che estendono tra le parti il regime delle verifiche antimafia.

In ultimo, lo scioglimento degli enti locali per condizionamento e inquinamento mafioso si è rivelato, nel tempo, una misura preziosa e di grande ausilio nella prevenzione e nel contrasto dei fenomeni degenerativi delle amministrazioni locali.

Si segnala che anche il Comune di Brescello, coinvolto nei fatti citati nell'interrogazione, è stato interessato dal provvedimento di scioglimento, infatti dall'indagine "Aemilia" sono scaturiti, insieme ad una pluralità di condotte criminose, elementi dimostrativi del condizionamento delle elezioni di alcuni Comuni della provincia di Reggio Emilia, tra cui Brescello. A seguito di ciò, nel mese di maggio 2015, il Ministro ha disposto l'accesso agli atti presso l'amministrazione comunale di Brescello e, il successivo 20 aprile 2016, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, è stato disposto, primo caso in Emilia--Romagna, lo scioglimento di quel Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa. Nel giugno 2018, dopo circa due anni di amministrazione commissariale straordinaria, si è insediato il nuovo sindaco.

Quanto alle misure messe in atto per contrastare il radicamento della criminalità organizzata nella provincia di Reggio Emilia, ed in particolare della 'ndrina "Grande Aracri", si segnala che il servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato e alcune squadre mobili di quella regione, insieme a reparti dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza sono impegnati da anni in attività investigative.

Grazie all'impegno portato avanti in modo coordinato da tutte le componenti a vario titolo coinvolte nell'attività di prevenzione e di repressione del crimine organizzato, sono stati raggiunti eccellenti risultati nei territori. Si riportano gli esiti di alcune delle più recenti operazioni di polizia giudiziaria concluse dalle forze di polizia nell'ultimo anno.

Il 12 marzo 2019 l'Arma dei Carabinieri, in diverse province del Nord Italia tra cui Reggio Emilia, ha eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 39 soggetti, ritenuti responsabili di associazione mafiosa e di altri reati. Tra l'altro, le investigazioni hanno consentito di documentare la presenza di un'articolazione della cosca "Grande Aracri", insediata nella provincia di Padova e operante in Veneto.

Il 25 giugno, nelle province di Crotone, Mantova, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, investigatori della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 esponenti di cosche crotonesi. L'inchiesta, supportata da attività tecniche e corroborata dal contributo di alcuni collaboratori di giustizia, ha disvelato lo strutturato livello di infiltrazione nel tessuto socio-economico emiliano ed il conseguente inquinamento delle dinamiche imprenditoriali ad opera di un'autonoma propaggine composta da esponenti di spicco della cosca "Grande Aracri", tradizionalmente stanziati in Emilia-Romagna. Nell'ambito della medesima operazione, è stato eseguito un sequestro preventivo di beni nei confronti di 10 società di capitali, 2 unità immobiliari a Brescello, un'attività commerciale, nonché veicoli, polizze assicurative e conti correnti bancari e postali riconducibili agli indagati. In concomitanza con l'esecuzione della misura cautelare sono state, altresì, effettuate 53 perquisizioni a carico di altrettanti indagati e 21 perquisizioni d'iniziativa che hanno interessato diverse province della Calabria, dell'Emilia-Romagna e della Lombardia.

Nell'ambito del medesimo contesto investigativo, il 24 settembre, nelle province di Bologna, e Reggio Emilia, investigatori della Polizia di Stato hanno eseguito ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 2 soggetti, ritenuti responsabili di estorsione e trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalle finalità mafiose.

Si assicura che l'attività di monitoraggio e controllo del territorio prosegue incessantemente.

Quanto alla vicenda che ha coinvolto l'agente della Polizia municipale del Comune di Brescello D.U., si segnala che lo stesso, nell'ottobre 2001, ha richiesto ed ottenuto l'autorizzazione a svolgere prestazioni occasionali e non continuative con la "Gazzetta di Reggio" come giornalista pubblicista, garantendo la non interferenza con le mansioni ricoperte. Il 24 marzo 2002, sulla stessa testata giornalistica, è stato pubblicato un articolo secondo cui, nelle zone di Lentigione e Sorbolo Levante in territorio di Brescello, si era verificato un aumento dei casi di leucemia a causa di un presunto interramento di rifiuti nocivi. Nell'occasione, il sindaco di Brescello ha inviato formale contestazione a D.U. per non avergli dato tempestiva informazione dell'interramento, per aver diffuso alla stampa quanto appreso per ragioni di lavoro, nonché per perplessità attinenti al doppio ruolo rivestito. Il dipendente non ha fornito alcuna giustificazione sul proprio operato proseguendo nella doppia attività, peraltro estesa anche al giornale "Gazzetta di Parma".

Per tali motivi, nel mese di settembre 2002, al dipendente stesso è stata inviata una contestazione di addebiti da parte del responsabile del Comune di Brescello. Successivamente l'amministrazione comunale, previa comunicazione di avvio del procedimento, lo ha dichiarato decaduto dall'impiego (ex art. 63 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957) dal 26 novembre 2002.

Nel mese di giugno 2004, il dipendente ha impugnato, innanzi al giudice del lavoro del Tribunale di Reggio Emilia, la comunicazione di decadenza. Il Tribunale, con sentenza depositata il 12 luglio 2012, ha accolto il ricorso. Tale ricorso è stato accolto anche dai giudici dei gradi successivi. La Corte di appello, tuttavia, accogliendo parzialmente la linea processuale del Comune di Brescello, ha stabilito la detrazione del risarcimento dovuto del "aliunde perceptum limitatamente ai redditi diversi da quelli relativi all'attività di collaborazione giornalistica". All'esito del giudizio, il 29 maggio 2013, il Comune ha invitato il dipendente a riprendere servizio che, però, ha rinunciato alla reintegrazione optando per la corrispondente indennità retributiva ex art. 18, comma 5, della legge n. 300 del 1970.

Lo stesso dipendente, il 6 novembre 2014, ha notificato al Comune un atto di precetto (non di pignoramento) per ottenere il pagamento delle somme dovute in forza della sentenza n. 527/2013 della Corte di appello di Bologna. Il Comune ha proposto opposizione presso la sezione del lavoro del Tribunale di Reggio Emilia che, con sentenza n. 170/2017, ha confermato in parte il precetto, dichiarandolo per il resto inefficace e ha rideterminato l'importo dovuto al dipendente. L'importo è stato liquidato, con deliberazione della commissione straordinaria, il 24 giugno 2017.

Il dipendente ha proposto appello avverso la citata sentenza n. 170/2017. Il Tribunale di Bologna con sentenza n. 56/2019, depositata il 31 gennaio 2019, ha accolto parzialmente l'appello di riforma della sentenza n. 170/2017 del Tribunale di Reggio Emilia, riconoscendo al dipendente l'ulteriore somma di circa 54.000 euro.

Il Comune di Brescello, con verbale della Giunta municipale, il 7 febbraio 2019, ha preso atto della sentenza n. 59/2019 e autorizzato la liquidazione della somma stabilita.

VARIATI ACHILLE Sottosegretario di Stato per l'interno

24/12/2019