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Atto a cui si riferisce:
C.5/02622 (5-02622)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 17 dicembre 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione VIII (Ambiente)
5-02622

  Con riferimento alle questioni poste, occorre innanzitutto rappresentare, in via generale, che il Ministero dell'ambiente è direttamente impegnato da numerosi anni, per quanto di competenza, sulla tematica degli spiaggiamenti di esemplari di cetacei, in attuazione delle prescrizioni concernenti la tutela e la conservazione di tale specie e del relativo habitat nonché degli specifici adempimenti fissati dagli Accordi internazionali di settore cui l'Italia aderisce (in particolare, l'Accordo per il Santuario Pelagos, l'Accordo ACCOBAMS, la MSFD, l'ICRW).
  Tale competenza è altresì in capo, per gli aspetti sanitari, veterinari e del benessere animale, al Ministero della salute, con il concerto del quale il Ministero dell'ambiente ha da tempo avviato la costituzione della Rete Nazionale Spiaggiamenti Mammiferi Marini – Re.Na.S.M.M. Al Tavolo interministeriale di coordinamento della Rete afferiscono rappresentanti di tutti gli Enti istituzionalmente competenti (il SNPA, gli IIZZSS, le AASSLL, l'ISS, il Corpo delle Capitanerie di Porto), nonché rappresentanti del comparto della ricerca scientifica di settore operanti in strutture dedicate alla tematica, appositamente istituite dai due Ministeri concertanti (la Banca Dati Spiaggiamenti mammiferi Marini presso UniPavia e Museo di Storia Naturale di Milano; la Banca Tessuti Mammiferi Marini del Mediterraneo presso UniPadova; il CERT — Cetacean strandings Emergency Response Team presso UniPadova) e in Università specializzate.
  Fermo restando quanto appena esposto, con specifico riferimento al caso in questione, si fa presente che, anche sulla base di quanto riportato dall'ARPAT in specifici rapporti dedicati, se da un lato il numero potrebbe rivelare un relativo incremento rispetto alla media degli analoghi periodi negli anni precedenti nella localizzazione geografica di tali spiaggiamenti (costa Toscana centro-settentrionale), il fenomeno non risulta tuttavia ascrivibile ad una conclamata nuova epizoozia di morbillivirus (CeMV), ciò in ragione di diversi fattori. In generale, infatti, tutti gli animali rinvenuti spiaggiati si presentano fortemente parassitati, indice di un quadro immunitario significativamente compromesso.
  Più in particolare, secondo quanto riferito dall'ARPAT, dalle stime effettuate i delfini spiaggiati lungo le coste toscane rappresentano solo il 10 per cento dei decessi di tursiope e il 2 per cento di stenella che avvengono nelle acque della Toscana. Pertanto, il campione disponibile per le necroscopie, seppur rappresentativo, è molto parziale.
  Sull'asse temporale, il periodo di massima incidenza è quello estivo per il tursiope e quello invernale per la stenella. Da gennaio ad agosto 2019, in Toscana sono stati recuperati 38 cetacei spiaggiati: mentre il primo semestre dell'anno non mostra grandi differenze statistiche rispetto al numero delle carcasse rinvenute negli stessi periodi degli anni precedenti, dal mese di giugno si è registrato un picco, con ben 15 tursiopi spiaggiati.
  Grazie all'Osservatorio Toscano per la Biodiversità, è garantita una sorveglianza degli spiaggiamenti, sette giorni su sette h24. Inoltre, sempre secondo quanto riferito dall'ARPAT, gli esemplari rinvenuti recentemente lungo il litorale livornese sono stati analizzati dall'istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) ed hanno evidenziato un'importante positività per il morbillivirus dei cetacei (CeMV), che colpisce soltanto i cetacei ed è patogeno solo per questi animali.
  Le indagini istologiche e batteriologiche confermano il sospetto diagnostico per CeMV già rilevato nel 1991 e più recentemente nel 2013 e nel 2017 quando, anche in altre Regioni, si è assistito ad importanti epidemie di tale virosi che però hanno interessato principalmente la stenella. Ulteriori indagini di epidemiologia molecolare sugli stipiti vitali isolati sono tuttora in corso, per stabilire un'eventuale correlazione tra le epidemie del 2019 e quelle precedenti del 2013 e 2017.
  L'Università di Siena, che ha effettuato le analisi chimiche sui tursiopi, asserisce che «oltre alla presenza di morbillivirus, gran parte dei tursiopi analizzati evidenziano livelli elevati di DDTs e PCBs. I PCBs in particolare risultano sopra i livelli medi del Mediterraneo, riscontrabili sia sugli esemplari spiaggiati, sia sugli esemplari vivi e in libertà. Inoltre tali livelli, tutti sopra il limite di effetto di immunosoppressione, confermano la stretta correlazione tra la rilevante presenza di xenobiotici immunotossici e il morbillivirus, indicando questi contaminanti come una concausa assolutamente determinante nel decesso degli esemplari».
  Si consideri, inoltre, che lo stato di conservazione degli esemplari rinvenuti spiaggiati riducono sensibilmente l'accuratezza delle analisi e la conseguente affidabilità della diagnosi: in funzione delle condizioni meteo dei periodi interessati e delle temperature esterne presenti, grazie a modelli di distribuzione spaziale già impiegati, è noto che tra il momento del decesso a quello dello spiaggiamento può intercorrere un periodo variabile dai 3 ai 15 giorni. Ciò determina, da un lato, il generale pessimo stato di conservazione delle carcasse e, dall'altro, una localizzazione dell'area del decesso – e quindi delle potenziali cause o concause – lontana dal luogo dello spiaggiamento. Già nel corso dell'epizoozia del 2013, gli esemplari deceduti rinvenuti nelle peggiori condizioni di conservazione si sono spiaggiati, a causa del regime di correnti, lungo le coste delle Toscana provenendo probabilmente dal Tirreno centromeridionale.
  Alla luce delle considerazioni esposte, si rappresenta, pertanto, che la problematica in esame è tenuta in debita considerazione da parte del Ministero dell'ambiente che, grazie anche all'istituzione della menzionata Rete Nazionale Spiaggiamenti Mammiferi Marini fornire, garantisce adeguata rispondenza al fenomeno, costituendo detta Rete un'eccellenza ed un riferimento a livello di bacino Mediterraneo nell'ambito dell'Accordo ACCOBAMS e, a livello scientifico, all'interno della IWC – International Whaling Commission. Inoltre, attraverso l'attuazione della Direttiva sulla Strategia Marina, è stato posto in atto un sistema di monitoraggio nazionale sullo stato di salute dei nostri mari, al fine di verificare i progressi verso il raggiungimento del buono stato ambientale, che comprende anche uno specifico monitoraggio dei cetacei, fatto nell'ambito del Descrittore 1 Biodiversità, che consente di accrescere le conoscenze anche su questo fenomeno.