• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/03300 (5-03300)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-03300presentato daMURONI Rossellatesto diMartedì 17 dicembre 2019, seduta n. 279

   MURONI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   fin dal 1993 Legambiente ha denunciato i traffici illeciti di rifiuti radioattivi e tossici nelle acque del Mediterraneo, elaborando e presentando diversi dossier puntualmente messi anche a disposizione della magistratura e delle forze dell'ordine. In base ai dati raccolti dall'associazione ambientalista, l'elenco delle «navi dei veleni» comprende almeno una quarantina di casi, dalla motonave Nikos I sparita nel 1985 durante un viaggio iniziato a La Spezia per giungere a Lomé (Togo) (probabilmente affondata tra il Libano e Grecia), alla Mikigan, partita nel 1986 dal porto di Marina di Carrara e affondata nel Tirreno calabrese con tutto il suo carico sospetto; dalla Rigel, naufragata il 21 settembre del 1987 a 20 miglia da capo Spartivento (unico caso in cui, grazie alle denunce di Legambiente, è stata ricostruita almeno in parte la verità giudiziaria), alla motonave maltese Anni che nel 1989 affondò a largo di Ravenna in acque internazionali, per continuare con la motonave Rosso, che nel dicembre del 1990 si è spiaggiata ad Amantea, vicino a Cetraro; poi con la Marco Polo che sparì nel canale di Sicilia, e ancora con la nave tedesca Koraline, inabissata nel novembre 1985 a largo di Ustica;

   oggi si apprende che un'inchiesta pubblicata su Fanpage.it ha riacceso i riflettori sull'assassinio avvenuto 24 anni fa, del capitano di corvetta Natale De Grazia, che indagava sulle navi dei veleni e sul traffico dei rifiuti radioattivi e che resta ancora oggi senza verità e giustizia;

   Fanpage ripercorre le tappe dell'inchiesta del pool di Reggio Calabria «attraverso le fonti dirette del capitano e i suoi più stretti collaboratori. Testimonianze che non erano mai emerse prima e che disegnano un quadro inquietante. Il capitano, secondo queste fonti, sarebbe stato sequestrato, torturato e ucciso. Aveva scoperto un traffico illecito di materiali nucleari tra Stati che avrebbe visto una centrale nucleare italiana, che all'epoca dei fatti sarebbe dovuta già essere inattiva, come il luogo di scambio dei traffici»;

   l'approfondita inchiesta pubblicata da Fanpage conferma gli scenari peggiori che Legambiente ha costantemente denunciato a partire dal 1994, con esposti, dossier e un sito con i quali si chiede di conoscere la verità e di fare giustizia su uno dei casi più oscuri della storia italiana;

   partendo proprio da un esposto di Legambiente vennero avviate le indagini di cui diventò protagonista, per le sue capacità e competenze investigative, il capitano De Grazia. Dopo la sua morte, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995, Legambiente ha continuato a pubblicare una lunga serie di dossier sulle cosiddette «navi a perdere», come la Rigel, affondate nel Mediterraneo e sui traffici di rifiuti radioattivi. Denunce ribadite nelle audizioni davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e riprese da diverse relazioni della stessa Commissione, senza che si riuscisse mai ad arrivare all'accertamento puntuale dei fatti;

   occorre fare chiarezza perché innanzitutto lo si deve al coraggioso capitano De Grazia, premiato dal Presidente della Repubblica Ciampi con una medaglia d'oro alla memoria proprio per il valore e l'importanza delle sue indagini sulle navi a perdere e sugli affondamenti sospetti nel Mediterraneo –:

   di quali elementi dispongano sulla questione del traffico illecito di rifiuti e del traffico illegale di armi, anche alla luce dell'inchiesta giornalistica di cui in premessa;

   se non intendano adottare iniziative volte a prevedere lo stanziamento di adeguate risorse per avviare concretamente un monitoraggio degli eventuali rischi per le popolazioni e per l'ambiente marino e costiero, a partire dalle zone di Cetraro, capo Spartivento e Amantea, in modo da consentire successivamente l'eventuale bonifica delle aree inquinate.
(5-03300)