• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/04337 (4-04337)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04337presentato daAIELLO Davidetesto diVenerdì 13 dicembre 2019, seduta n. 278

   DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 dicembre 2019 la trasmissione televisiva «Le Iene» ha mandato in onda un servizio che denuncia le vicende mafiose subite negli anni dalle sorelle Pilliu, nella città di Palermo;

   citando un articolo che ha trattato della medesima vicenda pubblicato dal Fatto quotidiano in data 20 novembre 2019: «C'è un palazzo a Palermo, vicino allo stadio della Favorita, che spiega meglio di un trattato, la mafia e l'antimafia.»;

   si tratta di un palazzo edificato in piazza Leoni senza che fossero rispettate le distanze minime legali dall'abitazione delle sorelle Pilliu. Ha ottenuto le autorizzazioni edilizie grazie alla corruzione di un assessore da parte di Pietro Lo Sicco, già condannato per questa vicenda e che alcuni mesi fa è stato nuovamente arrestato per reato di associazione mafiosa, come riportato dal giornale di Sicilia il 22 gennaio 2019;

   le sorelle Rosa e Savina Pilliu si sono sempre opposte alle minacce mafiose evitando che le proprie abitazioni fossero abbattute in favore dello stabile abusivo (utilizzato anche come covo da diversi mafiosi tra cui Giovanni Brusca che vi ha trascorso parte della propria latitanza); attualmente questo edificio, come il patrimonio di Lo Sicco, sarebbe gestito dall'amministratore giudiziario dottor Turchio;

   dall'inchiesta giornalistica emerge la situazione di difficoltà economica e di abbandono in cui vivono le sorelle a seguito del crollo della propria abitazione, nonostante spetti a loro un risarcimento: una sentenza, «la n. 416/2018», avrebbe stabilito che tra le cause del danno si debbano rilevare le responsabilità dell'amministratore giudiziario, che ad oggi non ha ancora provveduto ad alcun indennizzo;

   alle sorelle è stato inoltre negato il risarcimento da parte del «Fondo di Solidarietà per le vittime della mafia», in quanto non sarebbero state ritenute vittime di mafia. Eppure, come si evince da un articolo di Repubblica del 31 ottobre 2001, le stesse hanno usufruito del contributo previsto dalla regione siciliana per le vittime delle cosche e del racket;

   emerge inoltre il fatto che alle sorelle sarebbe stata offerta la possibilità di avvalersi del programma di protezione e della cifra di 4 milioni di euro. Questa possibilità non è stata concretizzata in quanto le stesse, in modo coraggioso, orgoglioso e caparbio, non vogliono cambiare nome, abbandonare la loro città e la loro casa, divenuta ormai simbolo della legalità e della lotta alla mafia, di chi non si arrende e di chi non si lascia «prevaricare in quanto donna»; tant'è che è intenzione delle stesse di utilizzare gli indennizzi a loro spettanti, per il ripristino delle casette e per persone che non trovano lavoro, in modo che non siano costrette a pagare il «pizzo», avanzando la richiesta che queste case non vengano abbattute nemmeno dopo la loro morte, «per testamento» e possano eventualmente divenire un museo sulla resistenza alla mafia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, abbiano adottato o intendano adottare al fine di dimostrare la vicinanza dello Stato alle vittime di mafia, come le sorelle Pilliu, prevedendo, in questo caso e in quelli analoghi, un tempestivo risarcimento dei danni subiti, anche attraverso un rimborso da parte dell’«Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata» e verificando – ed eventualmente concedendo – la possibilità alle stesse sorelle di accedere al Fondo di solidarietà per le vittime della mafia;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire, una volta ripristinate le abitazioni di loro proprietà in piazza Leone a Palermo, l'istituzione in tali edifici di un museo sulla resistenza alla mafia.
(4-04337)