• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/04341 (4-04341)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04341presentato daDONZELLI Giovannitesto diVenerdì 13 dicembre 2019, seduta n. 278

   DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa, il giudice del lavoro di Firenze ha condannato l'ispettorato del lavoro del capoluogo toscano con una sentenza che riconosce la conciliazione vita-lavoro un vero e proprio diritto soggettivo, come ha sottolineato in un comunicato stampa la regione Toscana che ha reso noto il fatto. Il tribunale del lavoro di Firenze ha accolto il ricorso presentato della consigliera regionale di parità della Toscana, Maria Grazia Maestrelli, volto all'accertamento della discriminazione collettiva a danno di 83 dipendenti dell'Ispettorato del lavoro di Firenze. L'ordinanza, secondo quanto appreso, avrebbe ordinato al direttore dell'ispettorato territoriale fiorentino di rimuovere gli ordini di servizio interni che non rispettavano l'ultimo contratto collettivo nazionale delle funzioni centrali, non solo non concedendo la flessibilità oraria cosiddetta «ulteriore» ai dipendenti genitori di ragazzi sotto i 16 anni, ma anche restringendo istituti tradizionali quali quelli dei permessi non retribuiti dei pubblici dipendenti, impedendo che gli stessi siano richiesti, in caso di necessità, la mattina. La questione nasce per il caso di una dipendente, madre separata di una bimba di 4 anni, sottoposta a procedimento disciplinare a seguito della applicazione di questi ordini di servizio, censurati per discriminazione. Il giudice ha quindi condannato l'ispettorato Fiorentino a mettersi a un tavolo con le rappresentanze sindacali per adeguare l'orario agli strumenti di conciliazione vita-lavoro, rimuovendo le fonti di discriminazione rilevate negli ordini di servizio dell'ispettorato Fiorentino sull'orario di lavoro. Un metodo, come ha sottolineato la consigliera di parità della regione Toscana, Maria Grazia Maestrelli, che «conferma una situazione che il mio ufficio denuncia da anni riguardo agli effetti negativi della mancata concessione delle misure di conciliazione vita-lavoro e il pregiudizio che di conseguenza sono costrette a subire le lavoratrici madri, purtroppo di sovente, costrette per tale ragione ad arrendersi ad un obsoleto retaggio culturale che impone alle donne di scegliere fra la famiglia e il lavoro. È prioritario che chi ha il compito e l'obiettivo di adoperarsi per l'affermazione dei principi di parità, pari opportunità e non discriminazione in ambito lavorativo sia per primo in grado di conoscere e riconoscere quali sono e devono essere le buone prassi organizzative da mettere in atto affinché le garanzie richieste dalla legge trovino riscontro efficace nelle condizioni di lavoro». «Fa specie constatare – ha rilevato la consigliera – che sia proprio l'ispettorato del lavoro a non esser stato capace di adottare al suo interno quelle risapute ed elementari misure, segnatamente per la famiglia e per le pari opportunità, che servono ad assicurare una conciliazione dei tempi vita-lavoro, in particolare alle madri lavoratrici». Una situazione messa in atto dall'istituzione che dovrebbe vigilare anche sulla non discriminazione di genere nei rapporti lavorativi;

   è un fatto grave che l'ispettorato del lavoro, non solo non faccia rispettare tali diritti, ma si renda in questo modo assolutamente non credibile negli obiettivi che dovrebbe perseguire –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali iniziative intenda assumere per porre fine a tale situazione che riguarda l'ispettorato del lavoro di Firenze, nel rispetto delle normative e della sentenza del tribunale del lavoro;

   se non intenda assumere iniziative disciplinari nei confronti dei dirigenti che hanno provocato tale situazione.
(4-04341)