• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00553 (2-00553) «Magi, Schullian».



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00553presentato daMAGI Riccardotesto diMartedì 12 novembre 2019, seduta n. 257

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la legge 23 giugno 2017, n. 103, ha modificato in parte la disciplina dei costi delle intercettazioni, conferendo una delega al Governo – non esercitata – al fine di ridurre quella che negli anni è sempre stata la voce di spesa più pesante messa in conto al bilancio dello Stato dagli uffici giudiziari, e che da tempo supera l'80 per cento del totale;

   secondo le rilevazioni della direzione generale statistica del Ministero della giustizia, nel 2017 la spesa per intercettazioni a carico dell'erario è stata di 168,8 milioni di euro, più o meno in linea con quella del 2016 (168,9 milioni);

   nel 2017 sono stati oltre 127 mila i «bersagli»; ad avere il peso specifico maggiore sono le intercettazioni telefoniche, più di 106 mila, mentre appena 16 mila sono state quelle ambientali;

   le imprese attive nel settore delle intercettazioni, associate all'Iliia, sono 148 con 1.910 dipendenti e 198 mila interventi all'anno e un fatturato di 285 milioni;

   come emerge dall'inchiesta di Milena Gabanelli e Mario Gerevini del 14 luglio 2019, si tratta di un universo che raccoglie aziende private molto diversificate tra loro che trattano dati altamente sensibili; alcune delle più strutturate aziende del comparto hanno un fatturato che oscilla tra i 20 ed i 30 milioni come la Rcs, la Innova, la Ips, la Loquendo. Negli altri casi si tratta di piccole imprese a sostanziale conduzione familiare che fatturano centinaia di migliaia di euro;

   nell'aprile 2019 è scoppiato il caso dei dati captati nelle intercettazioni della procura di Benevento (ma anche della direzione centrale dei servizi antidroga e di altre procure, oltre che di partner privati), gestiti dall'azienda Stm Srl a seguito di gara di appalto, dati che anziché finire sul server dei magistrati – risultati vuoti – arrivavano su un cloud Amazon negli Stati Uniti;

   nel mese di maggio 2019, la procura di Perugia trasmette al Consiglio superiore della magistratura i verbali di conversazioni intercettate tra magistrati, componenti del Csm e politici aventi a oggetto il futuro assetto delle nomine dei principali uffici giudiziari. Come ricorda un articolo del Riformista del 9 novembre 2019, nonostante la loro segretezza, le conversazioni intercettate con il virus informatico denominato trojan horse vengono interamente pubblicate dagli organi di stampa; come immediata conseguenza i consiglieri coinvolti si dimettono e l'originario assetto del Csm viene totalmente stravolto;

   il problema non riguarda solo la sicurezza nella gestione dei dati intercettati dall'autorità giudiziaria all'interno di indagini penali, che possono essere strettamente connessi alla sicurezza dello Stato e alla vita delle persone; lo spyware Exodus, realizzato da una compagnia italiana, sarebbe infatti stato distribuito negli ultimi due anni su dispositivi Android attraverso almeno una ventina di «app» scaricabili dalla piattaforma ufficiale Play Store di Google e avrebbe infettato i dispositivi di diverse centinaia di cittadini italiani, che non avevano nulla a che fare con inchieste e procedimenti penali;

   come ha affermato il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, «la notizia dell'avvenuta intercettazione di centinaia di cittadini del tutto estranei ad indagini giudiziarie, per un mero errore nel funzionamento di un captatore informatico utilizzato a fini investigativi, desta grande preoccupazione; (...) emerge con evidenza inequivocabile la notevole pericolosità di strumenti, quali i captatori informatici, che per quanto utili a fini investigativi rischiano, se utilizzati in assenza delle necessarie garanzie anche soltanto sul piano tecnico, di determinare inaccettabili violazioni della libertà dei cittadini»;

   lo stesso Garante ha affermato che «tali considerazioni erano state già rivolte al Governo, in sede di parere tanto sullo schema di decreto legislativo di riforma della disciplina delle intercettazioni che ha normato il ricorso ai trojan, quanto sullo schema di decreto attuativo che avrebbe, appunto, dovuto introdurre garanzie adeguate nella scelta dei software da utilizzare»;

   attualmente nei rapporti con le società di intercettazione ogni procura si regola diversamente, e spesso il criterio per la scelta è quello del prezzo più basso;

   come affermato dai capi delle maggiori procure italiane, occorrerebbe un quadro centralizzato di norme, controlli e verifiche sull'attività di queste società, anche attraverso la creazione di un albo o un’authority di controllo, al fine di verificare che esse siano abilitate al trattamento di informazioni, documenti o materiali classificati dal grado di riservatissimo fino a segretissimo; sarebbe inoltre opportuno emanare un bando centralizzato in cui il Ministero stabilisca «un prezzario nazionale»;

   a quanto si apprende, sul prezzario è stato costituito presso il Ministero della giustizia un apposito tavolo di lavoro e in vista del processo penale telematico il Ministero sta operando presso le sedi della procura della Repubblica per l'installazione di server ministeriali la cui finalità è anche quella di innalzare ulteriormente i livelli di sicurezza –:

   se intenda adottare iniziative per rivedere il decreto ministeriale 20 aprile 2018 recante «disposizioni di attuazione per le intercettazioni mediante inserimento di captatore informatico e per l'accesso all'archivio informatico a norma dell'articolo 7, commi 1 e 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216», recependo le osservazioni del Garante per la protezione dei dati personali;

   quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per assicurare che le società che vendono questi servizi siano vincolate a misure tecniche di sicurezza più stringenti ed efficaci secondo gli standard internazionali e per impedire ulteriori violazioni in futuro, al fine di contemperare la possibilità di utilizzare tali strumenti investigativi con il rispetto di garanzie elevate per la sicurezza dello Stato e la libertà dei cittadini.
(2-00553) «Magi, Schullian».