• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/02425 PAPATHEU - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. - Premesso che: nel mondo del commercio esiste una pratica denominata con un termine che gli anglosassoni...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02425 presentata da URANIA GIULIA ROSINA PAPATHEU
martedì 5 novembre 2019, seduta n.162

PAPATHEU - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. - Premesso che:

nel mondo del commercio esiste una pratica denominata con un termine che gli anglosassoni chiamano shrinkflation, termine derivante dalla crasi tra l'inglese shrinkage, contrazione, e inflation, inflazione: lasciando invariato il prezzo, alcuni produttori a quanto pare riducono la quantità di merce all'interno delle confezioni in vendita con la conseguenza che il consumatore finale paga più caro un prodotto, senza però rendersene conto;

tale fenomeno si verifica con bevande e alimenti, ma anche con i saponi e con moltissimi altri beni. Si tratta di un aumento di fatto, ma camuffato, dei prezzi. Il consumatore non se ne accorge, o almeno non subito, ma finisce per spendere di più. Perché è chiaro che se un semplice tubetto di dentifricio contiene 75 millilitri anziché 100, finirà prima e prima ne dovrà essere comprato un altro. Tale pratica sembra interessare un'infinità di prodotti: dalla barretta di cioccolato che si assottiglia alla scatola di fazzoletti che perde qualche foglio o la carta igienica ridotta di alcuni strappi, dalla marmellata che diminuisce mentre aumenta lo spessore del vasetto, sino ai saponi e alle bibite di ogni tipo;

in questi casi le dimensioni dei prodotti di uso quotidiano vengono ridotte ma il prezzo rimane invariato; questa rappresenta una pratica scorretta in termini etici ma che andrebbe valutata anche sotto il profilo dei risvolti legali, economici e commerciali, per l'inganno al consumatore, tenendo conto che le aziende produttrici scaricano aumenti fiscali sui consumatori, o semplicemente aumentano i profitti, senza però che questi se ne accorgano o non nell'immediato. Si tratta di aumenti non percepiti, perché nascosti nelle pieghe dei diversi prodotti. Così, in caso di aumento della tassazione come può essere quello dell'Iva, questo viene caricato sull'acquirente finale con l'azienda produttrice che può anche farsi pubblicità dichiarando di non aver aumentato il costo della confezione in vendita;

tale pratica, al di fuori del più frequente contesto come quello dei supermercati e delle attività di consumo di "massa", ricorda quella adottata poco tempo fa da alcune compagnie telefoniche, poi sanzionate, che emettevano bollette definite mensili ma ogni 4 settimane. E se si dividono le settimane di un anno per 4, il risultato non sono 12 bollette, una ogni mese, ma 13,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo, ciascuno per la propria competenza, siano al corrente di tale fenomeno e se siano state assunte iniziative atte al contrasto di tale pratica con l'attuazione dei relativi controlli;

se non ritengano di prevedere norme più stringenti per sanzionare simili forme di inganno perpetrato con l'applicazione di costi occulti al consumatore.

(4-02425)