• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/03946 (4-03946)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03946presentato daFRATOIANNI Nicolatesto diLunedì 28 ottobre 2019, seduta n. 247

   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'inchiesta giornalistica pubblicata on line il 24 ottobre 2019 su La Stampa scrive un ulteriore capitolo su Abd al-Rahman Milad, meglio conosciuto come al-Bija, trafficante libico di esseri umani, ospitato nel 2017 nel nostro Paese dalle autorità italiane;

   secondo le molte e recenti inchieste giornalistiche i vertici della guardia costiera italiana, nel maggio 2017, hanno incontrato «rappresentanti di diverse amministrazioni libiche» sul tema dell'immigrazione e tra di loro, come si vede anche da foto ufficiali, appare al-Bija;

   l'incontro aveva lo scopo di trattare argomenti cruciali quali la ricerca e il salvataggio della vita umana in mare in riferimento ad un progetto finanziato dall'Unione europea la cui idea centrale è quella di affidare ai libici il «contenimento» del flusso dei migranti anche attraverso l'attività di recupero dei naufraghi operato dalle motovedette libiche, che poi riportano i migranti nei centri di detenzione, indicati più volte dalle Nazioni Unite come luoghi di tortura e violenze;

   solo pochi mesi dopo quegli incontri, al-Bija finirà nelle liste delle sanzioni delle Nazioni unite e dell'Unione europea accusato di essere legato ai trafficanti di uomini di Tripoli;

   secondo i rapporti Onu, fin dal 2014 al-Bija è a capo della cosiddetta guardia costiera di Zawiya, città costiera della Libia;

   quando viene accolto a Roma nel 2017, al-Bija è già noto perché notizie sulle sue azioni erano state ampiamente riportate nei documenti ufficiali delle agenzie internazionali;

   alcuni dettagli emersi dall'inchiesta de La Stampa rendono la figura di al-Bija ancora più inquietante;

   un anno prima di prendere il comando dei guardiacoste di Zawiya, al-Bija era in Germania, con altri commilitoni e su un suo profilo Facebook si possono rintracciare foto e commenti di carattere antisemita, come quella scattata al memoriale dell'Olocausto della capitale tedesca, il cui testo del post è agghiacciante: «I cani di Hitler nel cimitero ebraico»;

   un'altra foto, scattata in Libia, ritrae un gruppo di giovanissimi ufficiali della Marina libica mentre alcuni di loro ostentano, sorridendo, il braccio teso di un saluto romano; quando, nel 2017, al-Bija viene invitato al Cara di Mineo e al Comando generale delle capitanerie di porto queste foto erano già state pubblicate sui social da almeno quattro anni e di conseguenza erano già ampiamente consultabili da chi doveva trattare con lui argomenti cruciali quali la ricerca e il salvataggio della vita umana in mare;

   le carte del progetto finanziato dall'Unione europea nell'ambito del programma per la sicurezza delle frontiere sud del Mediterraneo sono state secretate ed è quindi impossibile sapere se al-Bija abbia continuato, anche dopo gli incontri documentati, ad essere coinvolto nelle attività della guardia costiera italiana in appoggio ai libici;

   così come risultano opachi all'interrogante alcuni progetti italiani e dell'Unione europea di rapporto con le milizie libiche, fiumi di soldi pubblici che evidentemente non sono stati utilizzati per salvare migranti in difficoltà ma probabilmente ad alimentare personaggi e gruppi di dubbia credibilità –:

   se il Governo non intenda verificare le ragioni per le quali al-Bija, che risulterebbe svolgere attività illecite nel traffico dei migranti, già noto sui social network per i suoi messaggi antisemiti, sia stato invitato nel nostro Paese a partecipare ad incontri istituzionali;

   se il Governo intenda chiarire quali verifiche vengano svolte sugli interlocutori libici delle autorità italiane e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare che si possa interloquire, come nel caso di al-Bija, con soggetti sospettati di attività criminali e comportamenti antisemiti e xenofobi.
(4-03946)