• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00089    premesso che:     il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 tratterà i seguenti temi all'ordine del giorno: quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027, in aderenza...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00089presentato daGELMINI Mariastellatesto diMercoledì 16 ottobre 2019, seduta n. 240

   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 tratterà i seguenti temi all'ordine del giorno: quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027, in aderenza alle conclusioni del precedente Consiglio europeo di giugno; prossimo ciclo istituzionale, indicante le priorità per i prossimi cinque anni, con la definizione dell'agenda strategica 2019-2024 per l'Unione; procedere alla nomina di Christine Lagarde a presidente della Banca centrale europea; concordare le azioni necessarie in tema di cambiamenti climatici; discutere dello stato di avanzamento della Brexit (ex articolo 50) e, alla luce dei recenti avvenimenti, affrontare le questioni di politica estera;
    l'inizio della nuova legislatura europea e l'insediamento della nuova Commissione pongono importanti sfide sia al Governo che al Parlamento italiano, in uno scenario che richiede un forte impegno, non solo per dare un contributo propositivo del nostro Paese al rinnovamento della politica e delle istituzioni europee, ma anche per poter portare sui tavoli negoziali le proposte dell'Italia sulle tematiche al centro dell'agenda 2019-2021, a cominciare dalla gestione dei flussi migratori e dal rafforzamento della governance economica dell'Unione per favorire crescita, innovazione, competitività e sviluppo;
    per poter incidere positivamente sui processi decisionali europei è pertanto fondamentale che il Governo mantenga un costante dialogo e raccordo, non solo con i rappresentanti italiani eletti al Parlamento europeo, ma anche con il Parlamento e le istituzioni italiane nella complessa fase ascendente, decisiva per la formazione delle politiche e degli atti dell'Unione; una maggiore presenza italiana in tale fase è cruciale per la difesa degli interessi strategici del nostro Paese;
    per quanto riguarda il Qfp 2021-2027 con la definizione del Bilancio a lungo termine dell'Unione europea;
    i leader proseguiranno la discussione sulla base del lavoro della presidenza finlandese. La maggiore frammentazione delle famiglie politiche europee, che sta caratterizzando la nuova composizione del Parlamento europeo, rischia di rendere maggiormente faticosi i negoziati sul Qfp, richiedendo per la sua approvazione la maggioranza assoluta dei parlamentari; d'altro canto, una ricomposizione delle diverse posizioni ed interessi, sarà possibile in sede di Consiglio, il quale avrà parola definitiva deliberando all'unanimità;
    nella primavera 2018 la Commissione uscente aveva presentato un Qfp con 1.279 miliardi di euro in impegni, che già teneva conto delle minori entrate dovute alla Brexit, con significative decurtazioni per la politica agricola (la Pac passa da 276 a 235 miliardi) e un taglio per la politica di coesione che, con i fondi strutturali, rappresenta la posta di bilancio che incide maggiormente sulla vita dei cittadini e che contribuisce a ridurre la distanza con le istituzioni comunitarie. I finanziamenti per la politica agricola comune (Pac) e della politica di coesione subirebbero una riduzione rispettivamente del 5 per cento e del 7 per cento. Per l'Italia la proposta riduce gli stanziamenti del 17 per cento, portando l'ammontare complessivo della dotazione a circa 32 miliardi;
    per gli altri capitoli di spesa, il Qfp individua positivamente «nuove priorità», per le quali si incrementano le risorse in favore di Erasmus+, investimenti in ricerca e innovazione, transizione digitale, rafforzamento della gestione delle frontiere esterne, politiche della migrazione e dell'asilo, rafforzamento della guardia di frontiera e costiera, Fondo per la difesa e per il finanziamento delle azioni esterne;
    come emerso già nelle conclusioni dei precedenti Consigli europei, si registrano posizioni divergenti sulla dotazione complessiva del prossimo Qfp, fra quei Paesi favorevoli a incrementarla e quelli che spingono per un bilancio ridotto che finanzi le nuove priorità e i settori che maggiormente possono supportare la competitività europea e globale, attraverso un ridimensionamento delle risorse destinate alle politiche tradizionali;
    in questo contesto è necessario contemperare il giusto equilibrio tra un adeguato finanziamento delle politiche tradizionali dell'Unione europea (politica di coesione e Pac) e le esigenze delle nuove priorità emerse negli ultimi anni e contenute nel programma del Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen;
    il Consiglio di ottobre dovrà valutare i progressi del prossimo Qfp e presentare prima della fine dell'anno uno schema di negoziato riveduto, contenente dati numerici, chiarire e semplificare le opzioni sul tavolo dei negoziati e facilitare le future discussioni tra i leader dell'Unione europea;
    un ruolo importante potrà essere svolto dalle nuove risorse proprie dell'Unione europea, destinate a compensare il mancato contributo del Regno Unito, a finanziare le politiche prioritarie dell'Unione, fra cui rilevano le entrate derivanti da una tassazione sui colossi del web o, come ipotizzato da taluni partner europei, da una tassazione sulla CO2 per le importazioni nel mercato interno europeo da paesi terzi che non rispettano le norme in materia di protezione del clima e dell'ambiente;
    il 9 luglio 2019 i ministri dell'Unione europea, circa il pacchetto legislativo sulle risorse proprie nel contesto del quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027, hanno preso in considerazione la possibilità di introdurre nuove fonti di entrate oltre a quelle proposte inizialmente dalla Commissione europea nel maggio 2018, includendo tra le proposte anche: A) pagamenti basati sui rifiuti di plastica; B) parte di introiti del sistema di scambio di quote di emissioni; C) parte di base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società;
   per quanto riguarda l'Agenda strategica e il prossimo ciclo istituzionale dell'Unione:
    i leader discuteranno del seguito dell'agenda strategica e delle priorità dell'Unione europea per il periodo 2019-2024, tenendo conto anche delle nuove priorità indicate dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen;
    il 16 luglio 2019, nell'aula plenaria del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha esposto la sua visione per il mandato conferitole, mediante un'agenda quinquennale di lavoro che affronta una molteplicità di urgenze economiche, sociali e ambientali, declinata in sei tematiche: un Green Deal europeo; un'economia che lavora per le persone; un'Europa pronta per Vera digitale; proteggere il nostro stile di vita europeo; un'Europa più forte nel mondo; un nuovo slancio per la democrazia europea;
    il Consiglio europeo del 20 giugno 2019 ha adottato la nuova agenda strategica per l'Unione 2019-2024 che definisce le priorità generali per i prossimi cinque anni, per rendere l'Europa più forte e capace di garantire un futuro migliore ai propri cittadini, in un sistema globale sempre più instabile e complesso; tale agenda è incentrata su quattro priorità principali: proteggere i cittadini, le libertà e sicurezza della Ue; sviluppare la base economica; costruire un futuro più verde, più equo, più inclusivo; promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo;
   per quanto riguarda il tema dei cambiamenti climatici:
    i leader proseguiranno il dibattito in relazione agli aspetti internazionali dei cambiamenti climatici, sulla base delle conclusioni del vertice ONU sull'azione per il clima, svoltosi nel settembre 2019 a New York, e in preparazione della Conferenza sul clima prevista per il prossimo dicembre a Santiago del Cile;
    già le conclusioni del Consiglio europeo di giugno, sotto la spinta del vertice Onu, avevano messo in rilievo l'urgenza di intensificare l'azione globale per il clima e raggiungere l'obiettivo dell'accordo di Parigi, proseguendo gli sforzi volti a limitare l'aumento della temperatura a 1,5oC rispetto ai livelli preindustriali. Il Consiglio ha invitato la Commissione ad assicurare una transizione verso un'Unione europea a impatto climatico zero, in linea con l'accordo di Parigi, che preservi la competitività europea, giusta e socialmente equilibrata, implementando le misure già convenute per l'obiettivo di riduzione per il 2030;
    in materia di ambiente e cambiamenti climatici per il periodo 2021-2030, la Commissione europea è chiamata a presentare l'ottavo programma d'azione per l'ambiente (PAA) entro l'inizio del 2020, un programma che dovrà essere ambizioso e mirato anche in materia di biodiversità, che insiste sull'impellente necessità di costruire un'Europa green, equa, sociale e a impatto climatico zero;
    il prossimo Consiglio europeo è dunque chiamato a definire i suoi orientamenti prima della fine dell'anno, in vista dell'adozione e della presentazione all'Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change) e, a inizio 2020, della strategia a lungo termine dell'Unione europea. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Banca europea per gli investimenti a intensificare le sue attività a sostegno dell'azione per il clima e i suoi Stati membri affinché mantengano l'impegno ad aumentare la mobilitazione di finanziamenti internazionali provenienti da una molteplicità di fonti pubbliche e private, anche mediante l'utilizzo del Fondo verde per il clima (istituito nel 2010 dalla Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas a effetto serra);
   per quanto riguarda lo stato di avanzamento della Brexit (ex articolo 50):
    risulta sempre più complicato scongiurare l'ipotesi di un No-deal e approdare a un accordo sulla Brexit prima Consiglio europeo del 17 ottobre 2019, alla luce dell'uscita prevista per il 31 ottobre del Regno Unito dalla Unione europea; il percorso si presenta complesso e foriero di inconsueti colpi di scena, definito da molti analisti come un «negoziato tunnel» tra Unione europea e Regno Unito;
    le ultime vicende interne al Regno Unito hanno riservato più di un'incognita nella definizione del negoziato, tra cui rilevano: la cosiddetta «Prorogation», dal 9 settembre al 14 ottobre, dichiarata successivamente illegittima dalla Corte suprema e l'approvazione del Benn Bill (legge anti No-deal). Dopo il Congresso del Partito conservatore, Boris Johnson ha presentato una sua recente proposta che prevede che l'Irlanda del Nord rimanga, almeno in una prima fase a partire dal 2021, dentro un sistema di «unione regolamentarla» con l'Irlanda, trovando applicazione, quindi, le regole del mercato unico europeo ma solo relativamente ai beni. In pratica il nuovo confine tra Unione europea e Regno Unito verrebbe spostato nel mare del Nord, tra Irlanda e Gran Bretagna. Al termine del periodo transitorio l'Irlanda del Nord dovrebbe uscire dall'unione doganale insieme al resto del Regno Unito;
    per superare lo scoglio nordirlandese e arrivare a un accordo con l'Unione europea Boris Johnson ha avanzato in extremis il piano «Due frontiere per quattro anni», rinnovabili, che ripropone in parte l'accordo di Theresa May e l'Unione europea (poi bocciato dal Parlamento britannico) ma senza il backstop irlandese; per l'Irlanda del Nord sarebbe previsto un sistema di «doppia dogana», con Belfast temporaneamente agganciata alle regole europee, per preservare la pace al confine e proteggere il mercato unico europeo; una situazione transitoria che si applicherebbe senza limiti, a seconda delle necessità; tale piano è accolto favorevolmente dal primo ministro britannico e dal Partito unionista democratico (Dup), il partito protestante di destra dell'Irlanda del Nord, che lo definisce «un compromesso pragmatico per contribuire al raggiungimento di un accordo», ma che tuttavia non convince l'Irlanda e l'Unione europea;
    qualora non si riuscisse a ottenere un accordo sulla Brexit, ai sensi del Benn act il primo Ministro britannico Boris Johnson sarà costretto a chiedere una proroga di tre mesi all'articolo 50 dei Trattati Ue; ciò comporta che se anche i 27 paesi membri dovessero respingere il piano «Due frontiere per quattro anni», il Regno Unito non uscirà dalla Ue il 31 ottobre come previsto;
    occorre, in ogni caso, scongiurare sia l'ipotesi di un No-deal in favore di un'uscita ordinata e concordata; un'Hard Brexit avrebbe un impatto negativo sia per il Regno Unito che per l'Unione europea, con conseguenze rilevanti per l'Italia sul livello del nostro Pil di 0,4 punti percentuali nel 2020, come indicato nella Nota di aggiornamento del Def 2019;
   per quanto riguarda le questioni di politica estera:
    particolarmente grave è il riaccendersi di conflitti armati nell'area mediorientale, con la cosiddetta operazione «Fonte di pace», offensiva militare lanciata il 9 ottobre 2019 dal presidente turco Erdogan contro la Siria e i curdi del Rojava; un'operazione che l'arcivescovo greco-melkita di Aleppo, Mons. Jeanbart ha immediatamente definito come «un'altra fonte di guerra di cui avremmo fatto volentieri a meno»;
    secondo le parole del Presidente turco l'operazione mira a «neutralizzare le minacce terroristiche rivolte alla Turchia e porterà alla creazione di una safe zone (zona sicura) per facilitare il ritorno dei rifugiati siriani nelle loro case, nel rispetto dell'integrità territoriale della Siria e la liberazione delle comunità locali dai terroristi». In realtà, l'attacco turco si sta configurando sempre più sproporzionato, portando a una vera e propria «sostituzione etnica», con gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, che vede migliaia di vittime civili soccombere ai bombardamenti, che hanno colpito persino gli ospedali e costretto alla fuga la popolazione curda dalle proprie case e dai propri territori; il bilancio dell'ONU ad oggi sul massacro dei curdi è stimato in più di 500 morti e 100 mila sfollati;
    l'azione dell'esercito turco accende di nuovo le tensioni in Medio oriente, colpisce la popolazione civile di un Paese come la Siria, già provato da anni di guerra civile, e della popolazione curda che ha fronteggiato eroicamente l'avanzata dei combattenti dell'Isis a fianco della popolazione internazionale Anti-daesh; l'attacco militare turco rischia di consentire all'Isis di riorganizzarsi, sfruttando la liberazione di suoi esponenti e dei tanti foreign fighter prigionieri nelle carceri attualmente sotto il controllo delle unità curde (circa 10.000 detenuti); i guerriglieri jihadisti rischiano di tornare in libertà col precipitare degli eventi e transitare clandestinamente in Europa. La mossa di Erdogan potrebbe tradursi in un favore inatteso per gli estremisti islamici;
    a pagare il prezzo non sono solo le popolazioni curda e siriana, ma le intere comunità cristiane che vivono in quella parte della Siria; particolarmente grave la spietata esecuzione di Hevrin Khalaf, segretaria del Partito del Futuro siriano, paladina dei diritti delle donne, tessitrice di percorsi di pace e per il dialogo tra curdi, cristiani e arabi;
    l'attendismo dell'Unione europea e l'abbandono da parte degli USA delle proprie truppe dal confine siriano hanno spinto i curdi a chiedere aiuto all'esercito di Damasco; i militari di Bashar al-Assad stanno prendendo posizione nelle roccaforti curde di Kobane e Manbij, una mossa che scompagina ulteriormente gli assetti e le relazioni dell'area destabilizzandola ulteriormente;
    la Siria ha immediatamente condannato le intenzioni di Ankara di lanciare un'offensiva contro le milizie curde, definendola «una flagrante violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu» e dichiarandosi determinata a fronteggiare «con tutti i mezzi legittimi» quella che ha definito l’«aggressione turca», chiedendo alle Nazioni Unite di adottare misure per spingere la Turchia a fermare l'offensiva militare e ritirare le sue forze dalla Siria;
    un'invito alla prudenza e alla riflessione è giunto dalla Russia che ha esortato la Turchia a non compromettere gli sforzi congiunti per risolvere la crisi siriana;
    dichiarazioni di condanna sono state pronunciate da molti Paesi europei e dai principali Paesi della regione: Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Iran, Israele. Nella riunione straordinaria dei Ministri degli esteri della Lega Araba del 12 ottobre 2019 è stata espressa una ferma ed unanime condanna dell'operazione turca, definita nel comunicato finale come «un'invasione del territorio di uno Stato arabo e un'aggressione alla sua sovranità»;
    il recente Consiglio affari esteri dell'Unione europea ha sollecitato la Turchia ad un'immediata interruzione delle operazioni militari, espresso la ferma condanna di Ankara per l'azione intrapresa e le sue gravi conseguenze sotto il profilo umanitario, sottolineando i pericoli che essa rischia di generare anche nel più ampio contesto regionale; ha ribadito che non esiste una soluzione militare della crisi siriana, che deve essere perseguita esclusivamente attraverso le vie diplomatiche e nel pieno rispetto del diritto umanitario; ha invocato una ferma presa di posizione da parte della comunità internazionale, e in particolare del Consiglio di sicurezza dell'Onu, per fermare l'azione militare unilaterale; ha ribadito il rifiuto di qualsiasi assistenza da parte dell'Unione europea in ottica di stabilizzazione e sviluppo in quelle aree in Siria dove si registrano violazioni dei diritti della popolazione civile. Mentre sul blocco delle esportazioni di armamenti verso la Turchia i 28 Paesi membri hanno avviato solo una riflessione che apre alle decisioni dei singoli stati membri per una immediata sospensione o blocco delle forniture militari ad Ankara;
    l'Italia, in particolare, negli ultimi anni ha esportato armi per circa 500 milioni di euro, un rapporto di import-export attorno agli 8 miliardi ed è il quinto Paese nei rapporti con la Turchia; il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio ha annunciato, in occasione della recente informativa alla Camera, di aver dato immediate disposizioni per l'apertura di un'istruttoria inerente i contratti in essere e che il nostro Paese lavorerà per concordare con gli altri Paesi membri un embargo a livello europeo;
    l'Italia e la Francia hanno, inoltre, chiesto alla Turchia di cessare immediatamente le operazioni militari e condannano le operazioni nella Siria nord-orientale: è fondamentale che l'Unione europea mantenga una posizione unita sulla Siria e parli con una sola voce sull'attacco turco alla «Siria»;
    tuttavia, l'Europa si palesa ancora una volta come spettatrice passiva degli eventi in un momento cruciale per gli equilibri del Medioriente, procede in ordine sparso, con dichiarazioni d'intenti a livello di singoli Stati, senza il coraggio di assumere misure comuni e tempestive, evidenziando la mancanza di una leadership dell'Unione europea forte e coesa, l'assenza di un esercito comune, di una politica estera e di una linea strategica condivisa, insieme all'evidente debolezza nei rapporti con un partner forte come la Turchia, potenza militare che ricopre un ruolo cruciale in ambito Nato;
    il presidente turco Erdogan minaccia di rovesciare addosso all'Europa, attraverso i Balcani, i circa tre milioni di profughi siriani, usando ancora una volta la diaspora siriana, nonostante le ingenti risorse dell'Unione europea (3 miliardi di euro in parte già versati) per tenere a freno i flussi migratori verso l'Europa, facendo leva sulla debolezza politica dell'Unione e sulle sue più profonde insicurezze;
   in tema di allargamento, di processo di stabilizzazione e di associazione:
    il 18 giugno 2019 il Consiglio affari generali ha adottato conclusioni sulla politica di allargamento dell'Unione europea, comprendente Montenegro, Serbia e Turchia e sul processo di stabilizzazione e dell'associazione, che comprende Repubblica di Macedonia del Nord, Albania, Bosnia-Erzegovina e Kosovo;
    il Consiglio europeo del 20 giugno 2019 ha ribadito il suo impegno a favore dell'allargamento, che rappresenta «un investimento strategico per la pace, la democrazia, la prosperità la sicurezza e la stabilità d'Europa»; ha tuttavia differito ad ottobre la decisione sull'eventuale avvio dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord per l'ingresso nell'Unione;
    va ricordato che, nel recente vertice dell'Ince tenutosi a Trieste il 12 giugno 2019, i Ministri degli esteri di 17 Paesi europei hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Trieste», confermando l'appoggio all'allargamento dell'Unione europea per i Balcani occidentali, al fine di implementare tutte le azioni necessarie alla costruzione di un'area più stabile;
    il prosieguo dei negoziati di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali, a cominciare da Albania e Macedonia del Nord, risulta cruciale non solo per i due Paesi, ma per l'intera regione e per l'Unione europea stessa, anche nell'ottica di scongiurare il ritorno di conflitti e guerre interetniche nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intero continente;
    l'area balcanica riveste una particolare valenza strategica per l'intera Europa e in special modo per l'Italia. Fattivi progressi nei processi di integrazione e allargamento hanno positive ricadute sul versante della sicurezza, del contrasto dei flussi migratori illegali attraverso la cosiddetta «rotta balcanica» e nell'attenuare il riemergere di pulsioni nazionalistiche,

impegna il Governo:

   1) ad attivarsi, affinché il nostro Paese torni ad essere credibile e decisivo in Europa, all'altezza di un Paese membro fondatore, anche mediante la partecipazione attiva ai negoziati decisivi per gli interessi nazionali, a partire dalla definizione del bilancio Ue a lungo termine e dalla prossima agenda quinquennale europea;
   2) a favorire in tutte le sedi competenti europee il convergere di posizioni comuni affinché l'Europa parli con una voce unica, in particolar modo in tema di politica estera, anche alla luce del riaccendersi dei conflitti armati in Medioriente, condizione indispensabile per rilanciare il ruolo dell'Unione quale attore decisivo nel difficile contesto globale, contrassegnato dall'acuirsi di guerre commerciali tra gli attori globali (Usa-Cina), da chiusure e dazi doganali, per tornare a competere nei mercati internazionali;
   3) in particolare, in relazione alla definizione del Qfp-2021-2027:
    a) a difendere le politiche tradizionali dell'Unione, scongiurando ogni eventuale proposta volta a ridurre ulteriormente i fondi destinati alla Pac, opponendosi al ridimensionamento dei fondi per le politiche di coesione, ribadendo la necessità di un cambiamento dei meccanismi di assegnazione delle risorse dei fondi strutturali che penalizzino il nostro Paese;
    b) ad operare affinché la PAC, in termini di contenuto, dedichi particolare attenzione alla qualità degli alimenti, alla protezione dell'ambiente, alla garanzia del reddito degli agricoltori e al rilancio delle zone rurali nel loro complesso;
    c) ad operare affinché siano garantite adeguate risorse a quelle politiche e quegli interventi volti a proteggere e a integrare le componenti più deboli della società e destinate alla crescita di quelle regioni, in particolare del nostro Paese, che necessitano di politiche di sviluppo e convergenza;
    d) ad avviare una trattativa, nelle sedi europee competenti, in relazione alla necessità espressa dalla Commissione europea a che «il bilancio europeo di lungo termine sia sufficientemente flessibile in modo da poter essere efficacemente impiegato in situazioni di emergenza», per addivenire ad una più idonea ripartizione dei fondi e dei capitoli di bilancio della Ue da destinare ad opere infrastrutturali;

   4) in relazione al prossimo ciclo istituzionale e all'agenda strategica 2019-2024:
    a) a cogliere le opportunità e le sfide offerte dal programma della nuova Commissione europea, contribuendo alla definizione delle politiche europee per il rilancio dell'occupazione, della competitività e la produttività delle imprese europee a cominciare dalle piccole e medie imprese, per il loro determinante contributo nella creazione di posti di lavoro;
    b) a promuovere azioni indirizzate agli investimenti in infrastrutture, tecnologia, formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative, per il digitale;
    c) a lavorare per il completamento del mercato unico e per una armonizzazione fiscale, con regole certe, eque ed efficaci che aiutino a contrastare le evasioni ed elusioni fiscali, e porre termine ai paradisi fiscali presenti anche all'interno dell'Unione (l'ultimo rapporto del FMI stima in ben 15 trilioni di dollari i fondi fantasma depositati nei Paesi offshore, anche membri dell'Unione europea) o agli inaccettabili benefici fiscali di cui godono alcuni giganti del web;
    d) ad attivarsi affinché venga avviato il processo volto a riformare alcune regole europee, a cominciare dalla governance economica e al patto di stabilità, al fine di creare uno spazio adeguato per gli investimenti pubblici, scorporando tali risorse dal computo delle spese ai fini del rispetto della disciplina dei bilanci nazionali;
    e) ad evitare che un'eventuale maggiore flessibilità concessa al nostro Paese in ragione di valutazioni meramente politiche, sia dissipata in una legge di bilancio che finanzi spesa corrente e in misure dall'impatto negativo sulle tasse pagate dagli italiani e sulle loro abitudini di spesa, favorendo, altresì, misure capaci di impattare sulla crescita del Paese;
   5) in relazione ai cambiamenti climatici:
    a) a sostenere le politiche europee per la mitigazione climatica, improntate a una strategia climatica a lungo termine dell'Unione europea per il 2050, attivandosi al fine di implementare tutte quelle misure Ue improntate sull'economia circolare e sulla transizione verso una società sostenibile;
    b) ad appoggiare il nuovo piano d'azione europeo per l'economia circolare con azioni mirate per agire a livello sistemico sull'intera catena del valore in settori chiave come quello alimentare, tessile, dei trasporti, dell'edilizia e delle demolizioni, nonché ad adottare ulteriori misure per quanto riguarda le batterie e le materie plastiche, ad ampliare l'ambito di applicazione delle misure di progettazione includendo criteri in materia di efficienza dei materiali quali la durabilità, la riparabilità, la riciclabilità e il contenuto riciclato;
    c) a incoraggiare l'implementazione dell'Unione dell'energia e a promuovere la riduzione delle emissioni, promuovere l'attuazione della strategia di bioeconomia, estendendo a nuovi settori politiche e metodologie dell'economia circolare; a sostenere una politica agricola comune che possa rispondere meglio ai cambiamenti climatici; a promuovere azioni per attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica; a promuovere l'uso sostenibile delle risorse naturali e il benessere degli animali; ad assicurare che anche i programmi del Quadro finanziano pluriennale (2021-2027) contribuiscano al conseguimento degli obiettivi climatici;
    d) a favorire piani d'investimento in ricerca e sviluppo al fine di implementare strumenti che riducano la quantità di CO2 immessa nell'atmosfera, nonché per la rigenerazione delle grandi città, anche in termini di efficientamento energetico;
   6) in relazione allo stato di avanzamento della Brexit:
    a) ad attivarsi, anche nell'ambito del prossimo Consiglio europeo, affinché si pervenga a un accordo fra Regno unito e Ue, in favore di un'uscita ordinata e di un eventuale accordo che eviti frontiere fisiche tra Irlanda e Irlanda del Nord, proteggendo così l’«Accordo del venerdì santo», il diritto internazionale, l'economia di tutta l'isola e l'integrità del mercato unico;
    b) a dare completa attuazione, eventualmente implementandole, alle misure adottate in protezione degli interessi dei nostri connazionali e delle nostre imprese che risiedono o operano nel Regno Unito e ad adottare tutte le misure necessarie volte a proteggere la numerosa comunità di italiani presente nel Regno Unito, composta sia da lavoratori che da studenti, tutelando rigorosamente tutti i diritti maturati dai cittadini europei nel Regno Unito in ogni fase del processo di attuazione della Brexit, in un contesto di piena reciprocità dei diritti dei cittadini britannici nei Paesi europei;
    c) ad appoggiare il progetto di regolamento, volto ad ampliare il campo di applicazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) al fine di sostenere i lavoratori licenziati e i lavoratori autonomi la cui attività verrà cessata a seguito di perturbazioni economiche causate da una Brexit No-Deal;
   7) in relazione alle questioni di politica estera:
    a) ad attivarsi in favore di una presa di posizione unitaria dell'Europa in risposta all'operazione cosiddetta «Operazione fonte della pace» lanciata dal governo turco al confine siriano, utilizzando tutti gli strumenti, anche economici, a disposizione per spingere il Presidente Erdogan ad affrontare i problemi di sicurezza della sua nazione attraverso l'utilizzo del dialogo e della trattativa;
    b) ad attivarsi affinché venga condannata l'operazione militare unilaterale turca «Active Fence» da tutti gli organismi sovranazionali – Ue, Onu e Nato – collaborando in seno a tali organismi al fine di ottenere la cessazione immediata delle operazioni militari turche nel nord-est della Siria e il ripristino delle condizioni di sicurezza, nell'interesse comune a contrastare la ripresa armata dell'Isis-Daesh, insieme all'immediata messa in campo di strumenti di aiuto umanitario alla popolazione civile;
    c) a favorire una posizione unitaria in sede europea al fine di respingere le minacce della Turchia, pronta a riaprire la via balcanica con oltre 3,6 milioni di rifugiati che potrebbero fare rotta verso il Vecchio Continente e, contestualmente, a predisporre tutte le iniziative volte a supportare gli Stati membri più esposti ad un eventuale esodo di massa delle popolazioni civili interessate;
    d) a sostenere nelle competenti sedi europee la necessità di proseguire e intensificare il processo di integrazione europea in materia di politica estera e di difesa comune;
    e) a farsi parte attiva, nelle competenti sedi europee, per sottolineare la necessità e la assoluta urgenza di proseguire e intensificare fin da subito il processo di allargamento della UE ai Balcani Occidentali, sottolineando l'indispensabile integrazione europea di quei delicatissimi paesi che guardano alle iniziative del nostro Paese con immutata fiducia e confidano nella capacità dell'Italia di contrastare efficacemente la miope visione che sul punto altri partner europei ancora colpevolmente dimostrano.
(6-00089) «Gelmini, Occhiuto, Carfagna, Valentini, Rossello, Battilocchio, Biancofiore, Cappellacci, Fitzgerald Nissoli, Marin, Marrocco, Napoli, Orsini, Pettarin, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina».