• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00339 (7-00339) «Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Guidesi, Liuni, Lolini, Loss, Manzato».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00339presentato daVIVIANI Lorenzotesto diLunedì 14 ottobre 2019, seduta n. 238

   La XIII Commissione,

   premesso che:

    l'Italia è il terzo Paese del Mediterraneo per produzione di agrumi e il dodicesimo a livello mondiale. I dati Istat 2018 rilevano che la superficie italiana coltivata ad agrumi è di circa 145 mila ettari con una produzione di 2,63 milioni di tonnellate. Il nostro Paese è al tredicesimo posto per export e al decimo per import al mondo;

    i principali produttori di agrumi sono Spagna, Italia, Egitto, Turchia e Grecia. Più del 90 per cento della produzione di agrumi destinata al consumo come frutta fresca è consumato nel Paese di produzione. I principali importatori sono Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito;

    le specie più coltivate nel nostro Paese sono l'arancio, il mandarino e il limone, mentre esistono produzioni, seppur più limitate, di bergamotto, pompelmo e cedro. Il settore agrumicolo italiano risente di numerose difficoltà dovute dalla concorrenza di Paesi esteri sia dell'Unione europea, come la Spagna, che del bacino del Mediterraneo, come Egitto, Marocco e Turchia. Le massicce importazioni di agrumi dall'estero, confondendosi con la produzione italiana, hanno fatto abbassare i prezzi di vendita al dettaglio e ancor più il prezzo riconosciuto all'agricoltore che non copre ormai nemmeno i costi di raccolta;

    il settore agrumicolo da tempo sta facendo i conti con il Citrus Tristeza Virus (CTV) quale responsabile di una patologia degli agrumi che viene denominata «Tristeza» che nel nostro Paese è esplosa nel 2002 in particolare in Sicilia, Calabria e Puglia;

    in Sicilia si concentra il 57 per cento delle produzioni nazionali di agrumi, con oltre 10 milioni quintali di arance, 4 di limoni, 600 mila di mandarini e 500 mila di clementine all'anno che rappresentano i due terzi del raccolto nazionale. Sono circa 70 mila ettari nella sola Sicilia orientale dedicati all'agrumicoltura, dei quali circa 45 mila sono stati colpiti dal Tristeza virus;

    la «Tristeza» degli agrumi comporta che i nostri agricoltori sono costretti ad esportare agrumi con foglia sui mercati comunitari solo se accompagnati da passaporto delle piante, poiché il virus si trasmette attraverso la parte vegetale e non attraverso i frutti. I controlli sui prodotti esteri che entrano nel nostro Paese non sono pressanti e stringenti come quelli in uscita sui prodotti agricoli nostrani, con un danno incalcolabile per gli agricoltori;

    gli operatori del settore agrumicolo sono, oggi, fortemente preoccupati per alcuni potenziali problemi legati al rischio incombente dell'ingresso nell'area mediterranea di malattie e parassiti distruttivi come la malattia della «macchia nera» degli agrumi (CBS – Citrus Black Spot) e la malattia di arance, limoni e pompelmi (HLB – Citrus Greening Desease). Se questo si dovesse verificare sarebbe un ulteriore duro colpo alla produzione e metterebbe a rischio la sopravvivenza delle aziende agrumicole italiane;

    la citrus black spot o «macchia nera», è stata rinvenuta per la prima volta in Australia nel 1895, e da lì si è poi progressivamente diffusa in altre regioni a produzione agrumicola, come la Nuova Zelanda, la Cina, la Russia orientale, l'Indonesia, il Sudafrica, l'Uganda, l'Argentina e il Brasile. La «macchia nera» viene provocata da un fungo patogeno, il GuignardiacitricarpaKiely, diffuso soprattutto nelle zone di produzione con climi da caldi e umidi a semiaridi; attacca principalmente le piante appartenente al genere Citrus, quindi il limone, l'arancio, il mandarino, il pompelmo e il lime, ma la sua presenza è stata rinvenuta anche su piante ospiti non appartenenti al genere Citrus, come il mandorlo o piante ornamentali come la camelia, la magnolia ed altre;

    la «macchia nera» ha un forte impatto economico sulle produzioni di agrumi che presentano il sintomo, perché li rende invendibili ed indesiderabili per il consumo umano. Il fungo, oltre a rendere invendibile la frutta per un discorso estetico, causa anche uno scadimento delle caratteristiche organolettiche interne ed una caduta prematura del frutto dalla pianta, riducendo così drasticamente la resa per ettaro;

    la malattia ancora non è presente nel territorio dell'Unione ma ci sono fondati timori che vi possa arrivare attraverso le importazioni di agrumi dai Paesi in cui è invece presente e questo metterebbe seriamente a repentaglio il settore agrumicolo europeo, ma soprattutto quello nazionale;

    nei mesi di marzo e aprile 2019 la «macchia nera» è stata intercettata dalle autorità fitosanitarie francesi in sette spedizioni di frutti e agrumi (arance e limoni) provenienti dalla Tunisia. Il servizio fitosanitario centrale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha quindi prontamente allertato i punti di entrata nazionali al fine di rafforzare i controlli e le importazioni di eventuali spedizioni di agrumi originari della Tunisia;

    in esito alle diverse iniziative adottate a livello europeo, la Tunisia ha interrotto l'esportazione in maniera precauzionale da tutto il Paese. Peraltro, prima dell'inizio della prossima campagna di importazione, la Tunisia dovrà fornire dettagliate informazioni in merito alle indagini condotte in tutte le aree produttive nazionali;

    nel mese di agosto 2019, stando ai dati ufficiali della Commissione europea, pubblicati su Europhyt, sei nuove intercettazioni sono state segnalate su esportazioni in Europa dai Paesi sudafricani, che hanno destato allarme tra gli operatori agrumicoli europei. Riguardano, in particolare, due casi di Cbs o macchia nera degli agrumi e quattro casi di Thaumatotibialeucotreta o «falena falena»;

    altre segnalazioni riguardando i Paesi del Mercosur, firmatari tra l'altro di un accordo commerciale con l'Unione europea, dove gli ispettori doganali hanno riscontrato, su tre spedizioni di agrumi provenienti dall'Uruguay, la presenza della macchia nera e su una il cancro batterico degli agrumi. Anche l'Argentina e stata oggetto di ben cinque intercettazioni di spedizioni di agrumi destinate all'Europa dove è stata segnalata la presenza della macchia nera;

    l'arrivo nel nostro Paese di fitopatologie, parassiti e virus provenienti da altri continenti, che trovano poi nel nostro Paese un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici, è favorito anche dall'intensificarsi degli scambi commerciali;

    non tutti i Paesi che spediscono i loro prodotti verso il mercato dell'Unione europea sono in grado di garantire l'assenza di malattie o di insetti nocivi e quindi garantire un'adeguata sicurezza fitosanitaria. Questo è dimostrato dal numero crescente delle intercettazioni di partite infette. È necessario far sì che i Paesi extraeuropei, soprattutto quelli con i quali l'Unione europea stipula accordi di libero scambio, possano garantire l'adeguata sicurezza sanitaria sui prodotti che esportano;

    l'agrumicoltura europea corre un grave pericolo in quanto i nostri produttori, in caso di contaminazione, non disporrebbero di materiali attivi efficaci per combattere parassiti e malattie che causerebbero perdite milionarie al settore;

    il 21 febbraio 2019, a seguito delle concertazioni con le parti produttive intervenute nel corso del Tavolo agrumicolo, è stato approvato in Conferenza Stato-regioni lo schema di decreto del Ministero politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze per la ripartizione delle risorse del Fondo nazionale agrumicolo, le cui risorse disponibili sono pari a 10 milioni di euro (6 milioni per il 2019 e 4 milioni per il 2020);

    la norma prevede tre aree di intervento, attribuendo risorse, in particolare, 8 milioni di euro per la concessione di contributi per il sostegno al ricambio varietale delle aziende agrumicole danneggiate dal virus «Tristeza» (arance) e del «Mal Secco» (limoni); sono passi concreti per dare risposte a un settore prezioso per il sistema agroalimentare nazionale;

    inoltre, il decreto-legge n. 27 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 44 del 2019, cosiddetto «decreto emergenze», prevede misure per il sostegno del settore agrumicolo, riconoscendo un contributo destinato alla copertura, totale o parziale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per il 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese del settore agrumicolo entro la data del 31 dicembre 2018, al fine di contribuire alla ristrutturazione di tale settore;

    una nota del Ministero delle politiche agricole, alimentari forestali e del turismo recita che, nel Tavolo nazionale della filiera agrumi del 23 luglio 2019, presieduto dal Sottosegretario Alessandra Pesce, le due tematiche principali affrontate con gli attori della filiera sono state «la concessione di contributi per il sostegno al ricambio varietale delle aziende agrumicole», finalizzato a combattere le fitopatie, ed il «finanziamento di campagne di comunicazione istituzionale e promozione rivolte ai consumatori per sostenere la competitività e lo sviluppo del mercato». Inoltre, a margine dei lavori del suddetto tavolo, il Sottosegretario ha dichiarato che «È importante trovare risposte adeguate ai problemi che questo settore ha affrontato e dovrà affrontare nei prossimi anni, soprattutto in vista di una maggiore penetrazione delle nostre aziende sui Mercati internazionali. Da settembre sarà avviato il tavolo partenariale per la definizione di un piano di filiera per il comparto, con lo scopo di imprimere un nuovo impulso al settore»;

    solo in Sicilia, e solo per il Tristeza virus, il ricambio varietale dovrà riguardare non meno di 50 mila ettari di agrumeto. Pertanto, occorre un piano preciso, che consenta non solo di accompagnare gli agrumicoltori nella lotta contro questa fitopatia, ma che si doti anche di misure per impedire che entri in Italia il Citrus black spot (macchia nera);

    i cambiamenti climatici e soprattutto le gelate e alluvioni degli ultimi tempi stanno aggravando ulteriormente le condizioni del comparto agrumicolo, già in forte difficoltà, e stanno compromettendo la tenuta economica e finanziaria di numerose aziende;

    sulle esportazioni di agrumi italiani incideranno anche i dazi che gli Stati uniti, dal 18 ottobre 2019, applicheranno alle produzioni agroalimentari europee. Infatti sul Federal Register, ovvero la Gazzetta Ufficiale del Governo americano, si può leggere la lista definitiva dei prodotti europei che saranno sottoposti ai dazi aggiuntivi del 25 per cento nella quale compaiono le clementine, i mandarini, i limoni e succhi, concentrati e non;

    la campagna agrumicola 2018-2019 ha subìto insidie pericolose per il settore, dalle importazioni selvagge di prodotto dall'estero senza passaporto verde, al crollo dei prezzi, ai rischi ambientali che le imprese agricole stanno subendo quotidianamente, un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori;

    è necessario innanzitutto uscire dalla logica dell'emergenza ed intervenire in maniera strutturale con una attenta e puntuale programmazione degli interventi anche tramite la definizione di un Piano agrumicolo nazionale molto dettagliato con obiettivi, strumenti e costi che portino a soluzioni di lungo periodo;

    con l'aumento delle importazioni dall'estero, la diminuzione dei prezzi corrisposti ai produttori e il costante aumento di segnalazioni di spedizioni contaminate da parassiti e malattie, tutto il comparto agrumicolo sta vivendo una crisi senza precedenti, con conseguente considerevole riduzione del reddito per gli agricoltori e con imprese sempre più in grandissima difficoltà,

impegna il Governo:

   a prevedere tempestive quanto efficaci iniziative, al fine di individuare una strategia complessiva a livello nazionale ed europeo di prevenzione, contrasto e contenimento delle fitopatie degli agrumi che arrivano nel nostro territorio da Paesi terzi, intensificando i controlli alle frontiere, al fine di prevenire qualsiasi rischio di contaminazione per non mettere a repentaglio il patrimonio agrumicolo, già messo seriamente a dura prova da altri fattori di crisi;

   a porre in essere, per quanto di competenza e nelle opportune sedi europee, iniziative per migliorare la disciplina relativa alle importazioni di prodotti agroalimentari, in particolare agrumicoli, da Paesi terzi, anche rinegoziando gli accordi a condizioni di reciprocità, in particolare per quanto riguarda le norme fitosanitarie da adottare;

   ad assumere iniziative, nelle opportune sedi europee, affinché siano previste misure stringenti per quanto riguarda i controlli sui prodotti agricoli importanti da Paesi extra Unione europea che utilizzano fitofarmaci, non autorizzati in Italia e in Europa, e manodopera sottocosto o minorile, al fine di tutelare i prodotti agrumicoli italiani per non sottoporli ad una continua concorrenza sleale da parte di prodotti stranieri a basso costo;

   a proporre, nelle opportune sedi europee, che negli accordi di libero scambio con i Paesi extra Unione europea siano adottate misure per rafforzare e promuovere le esportazioni di agrumi nazionali al fine di salvaguardare il comparto agrumicolo;

   ad accrescere la competitività del settore agrumicolo italiano anche mediante il rilancio dei prodotti agrumicoli nei mercati esteri sia per il prodotto fresco che per il trasformato al fine di salvaguardare i redditi e l'occupazione;

   ad adottare iniziative, anche di natura normativa, finalizzate all'ammodernamento della rete e dei sistemi di commercializzazione, alla diminuzione della burocrazia, all'accesso al credito e ad aiuti più celeri e mirati destinati al settore agrumicolo, che sarà ulteriormente colpito anche dall'introduzione dei dazi Usa;

   a definire un piano di rilancio dell'agrumicoltura, assumere iniziative per la concessione alle aziende agrumicole di contributi importanti per investimenti, concordati anche in sede europea, finalizzati alla selezione e al miglioramento delle varietà esistenti e quindi volti a sostenere il ricambio varietale delle piante colpite per combattere le fitopatie conosciute (Tristeza virus), ma anche per prevenire il diffondersi di quelle nuove (Citrus black spot e Greening), considerando che anche le colture limonicole scontano la presenza delle fitopatie, prime, fra tutti il Mal Secco dei limoni, sul quale bisogna intervenire con urgenza;

   ad avviare, come annunciato dal Governo in carica a luglio 2019, il tavolo partenariale per la definizione di un piano di filiera per il comparto, con lo scopo di imprimere un nuovo impulso al settore;

   ad adottare un vero e proprio Piano agrumicolo nazionale tale da favorire una vera e diffusa ristrutturazione dell'agrumicolo anche utilizzando a tale scopo il Fondo nazionale agrumicolo, la cui dotazione sia adeguatamente rifinanziata.
(7-00339) «Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Guidesi, Liuni, Lolini, Loss, Manzato».