• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00075 premesso che: la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2019 (NADEF 2019) viene presentata alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno per aggiornare le previsioni...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00075 presentata da ANNA MARIA BERNINI
mercoledì 9 ottobre 2019, seduta n.153

Il Senato,
premesso che:
la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2019 (NADEF 2019) viene presentata alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno per aggiornare le previsioni economiche e di finanza pubblica del Documento di economia e finanza in relazione alla maggiore disponibilità di dati ed informazioni sull'andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica. La NADEF, inoltre, contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici, tenendo conto anche delle eventuali osservazioni formulate delle istituzioni comunitarie competenti nelle materie relative al coordinamento delle finanze pubbliche degli Stati membri;
lo scorso 30 settembre il Consiglio dei ministri ha licenziato la Nota di aggiornamento al DEF (NADEF 2019) con cui viene tracciato il quadro di finanza pubblica in vista della manovra di bilancio 2020. Entro il prossimo 15 ottobre, comunque, il Governo trasmetterà a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio (DPB) per l'anno successivo, con l'obiettivo di saldo di bilancio e le proiezioni di entrate e spese, mentre entro il 20 ottobre andrà presentata al Parlamento il disegno di legge di bilancio 2020;
con riferimento alla NADEF 2019 si evidenzia, innanzitutto, come l'Agenzia di rating Fitch abbia rivisto al ribasso la prospettiva di crescita per l'Italia allo 0,0 per cento per il 2019 e al + 0,4 per il 2020, ovvero al di sotto di quanto stimato dal Ministero dell'economia e delle finanze. Inoltre, lo scorso 2 ottobre l'Ufficio parlamentare del bilancio (UPB) nel pubblicare sul proprio sito internet la lettera di validazione del quadro economico tendenziale della NADEF 2019 ha rilevato come le previsioni del Governo siano da considerarsi troppo ottimistiche; per l'Ufficio parlamentare del bilancio, infatti, lo scenario macroeconomico di medio termine dell'economia italiana "appare soggetto a forti rischi, prevalentemente orientati al ribasso" che sono "tutti riconducibili, più o meno direttamente, all'incertezza sulle politiche economiche, che appare attualmente su valori prossimi ai massimi storici";
alla luce di quanto precede, oltre registrarsi una crescita pari a zero nel 2019 come nel 2020, si assisterà ad un conseguente peggioramento di deficit e debito, che saranno quindi più alti di quelli scritti nella Nota di aggiornamento al DEF 2019. In tali condizioni, è quasi impossibile che la Commissione europea non chieda all'Italia una revisione sostanziale di una manovra già di per sé disastrosa che sembra prevedere un aumento dell'IVA, nella considerazione che a pagina 45 della NADEF trasmessa in Parlamento, si parla di una rimodulazione dell'IVA nel 2020 che è cosa ben diversa dal bloccarne l'aumento. Un aumento dell'IVA penalizzerebbe i beni di largo consumo, le fasce più deboli della popolazione, senza parlare di settori già gravati da numerose imposte come quello della ristorazione e il settore alberghiero;
tra le ipotesi allo studio del Governo, per quanto risulta, troverebbe spazio anche il meccanismo del cash back su determinati acquisti che se effettuati con carta di credito o bancomat potrebbero far scattare uno sconto sull'IVA applicata che risulterebbe poi riaccreditata periodicamente sul conto corrente sottostante i mezzi di pagamento tracciabili utilizzati. Diversamente, nel caso in cui il consumatore paghi il bene o il servizio in contanti, l'IVA resterebbe di fatto invariata e non soggetta ad alcun tipo di sconto. Sotto tale profilo si evidenzia che un intervento sulle aliquote IVA per favorire i pagamenti elettronici comporterebbe tre ordini di problemi: a) innanzitutto l'IVA è un'imposta armonizzata a livello europeo ed è possibile prevedere aliquote diverse a seconda della natura del venditore e non del compratore: il che significa che sarà necessaria una richiesta di autorizzazione all'Unione europea da parte dell'Italia; b) i 3 milioni di POS istallati in Italia andranno collegati a un software per la restituzione parziale dell'IVA e dovrebbero essere attivate apposite convenzioni bancarie per abbattere le commissioni. Infine, si tratterebbe comunque di attendere una fase transitoria di applicazione con la conseguenza che le entrate incamerate il primo anno risulterebbero inevitabilmente meno del previsto; c) non è possibile discriminare, applicando aliquote IVA differenti in base al metodo di pagamento;
la fonte di copertura principale della manovra di finanza pubblica 2020 che sfiora i 30 miliardi di euro è rappresentata, oltre all'aumento del deficit di oltre 14 miliardi di euro, dalla lotta all'evasione fiscale, da cui sarebbero attesi 7,2 miliardi di euro di maggiori entrate. Purtuttavia, appare assai difficile recuperare un gettito così importante da una voce di entrata così incerta e aleatoria come quella dei proventi derivanti dalla lotta all'evasione fiscale. Semmai la Commissione europea dovesse accettare questa forma di compensazione alla manovra, peraltro non accolta in passato, richiederebbe al Governo di inserire una nuova clausola di salvaguardia sul deficit, da far scattare il prossimo anno, configurandosi così la ridicola situazione di mettere una clausola di salvaguardia su una clausola di salvaguardia (quella sull'aumento dell'IVA), che ha il solo obiettivo di posticipare di un altro anno l'aggiustamento dei conti richiesto da Bruxelles;
a riprova che il gettito di 7,2 miliardi di euro derivante da recupero dell'evasione fiscale è oltremodo sovrastimato si ricorda che la fatturazione elettronica quale misura antievasione era stata quantificata in circa 2,5 miliardi di euro; la cosiddetta pace fiscale introdotta dal precedente Governo ha previsto un gettito di 25 miliardi in 5 anni;
la sola limitazione dell'uso del contante, accompagnata da una contestuale incentivazione della moneta elettronica, può nel lungo periodo produrre effetti positivi nella lotta all'evasione ma di certo non risultano essere misure sufficienti a produrre un siffatto gettito;
le misure ipotizzate per contrastare l'evasione fiscale (incentivi per l'uso della moneta elettronica, pene più severe per gli evasori, bonus per chi emette gli scontrini, lotteria sugli scontrini fiscali) e finalizzate ad evitare l'aumento dell'IVA, lungi dall'essere misure che "cambieranno gli stili di vita degli italiani, in un modo che non ha mai avuto precedenti", potrebbero determinare diseguaglianze tra i cittadini se si considera che resta ancora elevato il numero di persone che vivono in condizioni di forte difficoltà;
vale, inoltre, considerare che i ritardi che continuano a registrarsi nella cultura informatica concorrono a indebolire la propensione all'utilizzo di strumenti elettronici di pagamento e a innovare in generale, contribuendo ad affievolire la produttività e la crescita;
occorrerebbe di conseguenza implementare un sistema fiscale diverso che, passando attraverso una congrua redistribuzione del benessere, non penalizzi le fasce più deboli della popolazione, in particolare gli anziani;
i dati fiscali sulle locazioni e sul lavoro autonomo confermano la validità delle misure della cedolare secca e del regime forfettario per le partite Iva, due tipologie di flat tax; nella relazione sull'evasione fiscale allegata alla NADEF, infatti, si legge che il taglio delle tasse sulle locazioni ha fatto emergere molti affitti in nero, 2 miliardi di recupero in quattro anni, ed il forfettario per gli autonomi ha ridotto il tax gap di 1,8 miliardi in un anno, ad ulteriore conferma che la lotta all'evasione si combatte in primis con l'abbattimento della tassazione;
dal punto di vista degli effetti anticiclici, la NADEF 2019 appare totalmente inutile e per stessa ammissione del Governo, quando prevede un aumento di deficit pari allo 0,8 per cento di prodotto interno lordo e poi quantifica gli effetti della manovra nel 0,4 per cento di prodotto interno lordo in tre anni. Un investimento in perdita, dunque, dove ci si indebita per avere un aumento di crescita nullo, mentre la pressione fiscale aumenta, come evidenziato da tutti gli osservatori economici. La lotta all'evasione è un principio sacrosanto, ma se non accompagnato da una contestuale riduzione delle tasse di pari importo, l'effetto è quello di produrre un effetto recessivo che colpisce i consumi;
tra i tantissimi disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica 2020 (segnatamente 22) elencati nella NADEF 2019 ce ne è uno dedicato al taglio del cuneo fiscale sul lavoro. A tale intervento sono destinati appena 2,7 miliardi da luglio 2020 e 5,4 miliardi per il 2021: risorse irrisorie rispetto agli annunci del Governo con effetti nulli nelle tasche degli italiani;
la NADEF 2019 prevede che 3,5 miliardi di euro derivino dalle privatizzazioni e sarà curioso capire come farà un Governo di sinistra-sinistra a votare provvedimenti che portino alle privatizzazioni;
l'attuale Governo conta, inoltre, di recuperare circa lo 0,1 per cento di PIL, pari a 1,8 miliardi di euro, anche dal taglio dei "sussidi dannosi per l'ambiente e attraverso l'introduzione di nuove imposte ambientali". L'ultimo catalogo messo a punto dal Ministero dell'ambiente include 26 misure riguardanti le accise sui prodotti energetici, 14 tipi di prodotti con IVA agevolata, 7 schemi di agevolazione sulla tassazione sul reddito (sia Irpef che Ires), 5 schemi di sussidio diretto (agricoltura), 5 misure di sussidio riguardanti altre forme d'imposizione (TASI). Oggi oltre il 97 per cento dei sussidi dannosi per l'ambiente è costituito da sconti fiscali mentre per il 3 per cento sono trasferimenti diretti. Quello più oneroso è il differenziale dell'accisa tra benzina e gasolio (molto più bassa per quest'ultimo): nel trasporto auto passeggeri incide per circa 5 miliardi di mancato gettito (diventano quasi 6 miliardi se si include l'IVA);
la WTO ha autorizzato gli Stati Uniti a porre dazi per 7,5 miliardi dollari contro i Paesi europei a compensazione dei sussidi pubblici erogati ad Airbus. Tra i settori più a rischio vi è l'agroalimentare italiano, simbolo di eccellenza del "made in Italy" nel mondo, che stando ai dati stimati da Federalimentare potrebbe subire perdite in termini di mancate esportazioni fino a 2 miliardi di euro;
nel documento è inoltre scritto che nel 2019 si son pagati 3,3 miliardi in meno di interessi sul debito rispetto al 2018, il che smentisce il Leitmotiv di questo Esecutivo di esser nato per contenere lo spread (oltre che per sterilizzare l'IVA);
la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019 dispone che "il Governo promuoverà un approccio strutturale, che affronti la questione nel suo complesso, anche attraverso la definizione di una organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e all'immigrazione clandestina" e che il recente decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 2019, n. 77, prevede già la possibilità di attivare efficaci e specifiche misure per il contrasto dei reati di cui sopra;
considerato che, sempre in materia di immigrazione, già il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito con modificazioni dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, disponeva all'articolo 12-bis una progressiva chiusura delle strutture di cui all'articolo 11 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, con l'intento di razionalizzare e ridurre la spesa pubblica destinata al sistema di accoglienza;
in conclusione rispetto all'anno in corso, con la NADEF 2019, il deficit aumenta. Mancano misure strutturali per abbassare le tasse a favore dei lavoratori. Quello del cuneo fiscale è un intervento ridicolo. Come si è detto l'impegno del Governo è quello di stanziare 2,7 miliardi di euro ma a partire dal secondo semestre dell'anno. Se la platea interessata fosse di 10 milioni di lavoratori con i redditi medio bassi al di sotto dei 26.000 euro si tratterebbe di una media di circa 40 euro al mese da luglio 2020. Si passerebbe così dagli 80 euro di Renzi ai 40 euro di Conte. Non è chiaro se il Governo intenda rimodulare le clausole IVA e si paventa un aumento di quest'ultima per chi usa i contanti. È in dubbio il nuovo regime fiscale che è stato approvato nella scorsa legge di bilancio: quello fino a 65.000 euro rischia di essere snaturato, mentre per quello fino a 100.000 euro vi sarebbe addirittura la volontà di abrogarlo. Non si parla minimamente di flat tax,
impegna il Governo:
a disattivare totalmente le clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina e sui tabacchi previsto a legislazione vigente a partire dal 2020, senza fare ricorso, come paventato dal Governo, a improvvide ipotesi di rimodulazione dell'IVA - il che significherebbe aumentarla - da utilizzare come copertura del bonus sull'utilizzo della moneta elettronica;
a garantire, in ogni caso, che le paventate misure di agevolazione, potenziamento ed estensione dei pagamenti elettronici, attraverso una maggiore diffusione dell'utilizzo di strumenti tracciabili, non comportino aggravi economici per le famiglie e le imprese e si realizzino a costo zero, senza commissioni;
a ridurre sin da subito nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2020, e non in successivo provvedimento collegato, l'impatto del cuneo fiscale sulle imprese, i liberi professionisti e i lavoratori utilizzando a tal fine le risorse rinvenienti dal finanziamento del reddito di cittadinanza rispetto al quale la legge di bilancio 2019 prevede per l'anno 2020 uno stanziamento di più di 8 miliardi di euro (segnatamente 8 miliardi e 55 milioni di euro) e in tale prospettiva introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure tese a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;
contestualmente all'introduzione del salario minimo, a prevedere efficaci misure di riduzione del cuneo fiscale gravante sui datori di lavoro, soprattutto nel caso in cui queste siano piccole e medie imprese, al fine di evitare una lievitazione del costo del lavoro che si potrebbe anche ripercuotere sui prezzi per il consumatore finale;
a garantire, come richiesto anche dalle parti sociali, la detassazione dei premi di risultato e degli incrementi salariali, nonché a confermare i promessi rinnovi contrattuali del settore pubblico;
ad abbandonare completamente l'idea di trasformare le famiglie in sostituti d'imposta di colf e badanti, il che significherebbe che i nuclei familiari dovrebbero versare non solo i contributi INPS, ma calcolare anche Irpef e addizionali locali, detrazioni, aliquote e famigliari a carico, trattenendoli dalla busta paga del lavoratore, con l'effetto di causare una spesa aggiuntiva a carico delle famiglie che vanno invece sostenute;
ad adottare apposite iniziative per contrastare l'emergenza demografica dell'Italia e il calo della natalità con un sistema di misure che favoriscano la famiglia come nucleo fiscale, incentivino il continuo passaggio lavoro-famiglia delle donne, sostengano il mantenimento dei bambini nei primi anni di età, incrementando soprattutto le risorse destinate a rafforzare la rete e l'accesso ai servizi educativi per l'infanzia (0-3 anni) e alle scuole dell'infanzia (3-6 anni);
a confermare senza esitazioni la misura relativa al nuovo regime fiscale introdotta dalla legge di bilancio 2019 per le partite Iva fino a 65.000 euro così come quella fino a 100.000 euro, nella considerazione che il loro snaturamento o la loro abrogazione violerebbe il principio della certezza del diritto, colpendo tutti quei contribuenti che avevano fatto affidamento su quanto stabilito dalla scorsa manovra, e genererebbe ulteriori rischi di elusione e/o evasione fiscale. In tale quadro, ad avviare l'introduzione di una "vera" flat tax per famiglie e imprese, partendo dall'introduzione di una flat tax sui redditi incrementali, con un'aliquota unica per tutti, per poi procedere ad un intervento generale, con particolare riguardo ai redditi medio-bassi, integralmente coperta attraverso la riqualificazione della spesa pubblica e la deflazione di tutto il contenzioso e delle pendenze tributarie nel segno di una pace fiscale;
ad accompagnare la rivoluzione fiscale di cui al precedente punto con l'adozione di misure puntuali finalizzate alla riduzione dei costi della burocrazia e i tempi della giustizia;
a prevedere, anche con accordi internazionali, interventi volti a contrastare la grande evasione sulle transazioni digitali (web tax);
a confermare, altresì, la progressiva riduzione dell'Ires già prevista dalla legislazione vigente al 21,5 per cento per l'anno d'imposta 2020 ed al 20,5 per cento per il 2021, per attestarsi al 20 per cento a decorrere dall'anno 2022, al fine di evitare la fuga degli investimenti all'estero;
a garantire nessun aumento della tassazione immobiliare, anche attraverso manipolazioni attuate tramite l'annunciata riforma del catasto che potrebbe essere utilizzata come strumento per fare facile cassa;
a riformare complessivamente l'imposizione immobiliare comunale, nell'ottica di semplificarla, attraverso l'abolizione della TASI e la previsione di una nuova IMU ridotta per specifiche categorie di immobili, come i locali inagibili, o occupati abusivamente, o sfitti, e per i capannoni delle imprese che hanno chiuso la produzione;
a stabilizzare la cedolare secca agevolata per le locazioni abitative al 10 per cento e ad estendere la cedolare secca per i locali commerciali anche al 2020 al fine di sostenere il settore edilizio ed agevolare l'aperura di nuovi esercizi;
a sostenere l'economia degli enti locali, confermando la spendibilità degli avanzi di amministrazione presenti nei bilanci degli enti e rinnovando i contributi per gli investimenti dei piccoli comuni (comma 107 e seguenti della legge di bilancio 2019) così come quelli per gli interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile (articolo 30 del decreto-legge crescita n. 34 del 2019), tenuto conto che tali misure hanno incrementato gli investimenti pubblici di almeno il 15 per cento;
tenuto conto che il Governo intende procedere con la revisione della disciplina del ticket e delle esenzioni per le prestazioni specialistiche e di diagnostica ambulatorie, ad escludere qualsiasi rimodulazione in rialzo che possa aggravare economicamente i cittadini, specie quelli appartenenti ai ceti medio-bassi;
a rifinanziare completamente il piano "Industria 4.0" per le imprese italiane, rafforzando le misure volte a contrastare la delocalizzazione e la "cannibalizzazione" delle imprese italiane, con l'adozione di nuovi strumenti che coinvolgano sia gli investitori, anche istituzionali, sia le parti sociali, e in tale quadro semplificare le norme che consentono agli enti territoriali il riuso delle aree e dei siti industriali dismessi sul proprio territorio a fini di insediamento di attività produttive con l'obiettivo di avviare proprie strategie di rilancio economico;
a incrementare le risorse per il comparto sicurezza al fine di aumentare la dotazione dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato per la tutela dell'ordine pubblico;
ad onorare gli accordi contratti con Paesi esteri finalizzati alla progettazione, allo sviluppo ed all'acquisizione di sistemi d'arma complessi nel contesto di programmi pluriennali partecipati anche dalle imprese aerospaziali e della difesa del nostro Paese;
a prevedere che il disegno di legge collegato "green new deal e transizione ecologica" e le altre misure annunciate volte al contrasto ai cambiamenti climatici, all'economia circolare - attraverso l'attuazione della direttiva europea che prevede la presa in carico del sistema "End of waste" e del ciclo dei rifiuti in capo allo Stato -, alla protezione dell'ambiente, più che a ricorrere a "nuove imposte ambientali", come espressamente indicato nella NADEF, preveda una revisione del piano energetico nazionale che renda il nostro Paese sempre più autonomo nel corso degli anni e che metta al centro iniziative volte: a) a promuovere un nuovo sviluppo economicamente competitivo oltre che sostenibile, che tenga in considerazione le implicazioni (anche penalizzanti) che un rapido cambiamento del modello di sviluppo, ha inevitabilmente su una parte del mondo produttivo e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella "obbligata" riconversione, al fine di sostenerli nel processo di adattamento produttivo; b) a prevedere incentivi per nuove tecnologie in grado di creare posti di lavoro; certificazioni ambientali di prodotto come strumento di misurazione delle caratteristiche di sostenibilità; politiche di sostegno agli acquisti verdi pubblici e privati; sostegno alla ricerca per la progettazione sostenibile, anche tramite il ricorso ai fondi europei, soprattutto in favore delle piccole e medie imprese;
ad attuare un poderoso piano di investimenti in ricerca e sviluppo nei settori dei servizi collettivi ad alto contenuto tecnologico e innovativo, nell'ideazione di nuovi prodotti che realizzano un significativo miglioramento della protezione dell'ambiente per la salvaguardia dell'assetto idrogeologico e della prevenzione del rischio sismico, dello sviluppo di soluzioni per la gestione del ciclo dei rifiuti e per l'economia circolare, della progettazione di nuovi sistemi di mobilità ecologici e sostenibili;
a favorire la transizione verso una economia più verde mediante un sistema di incentivazione che consenta l'acquisto di mezzi a bassa emissione ed apparecchiature energeticamente più performanti, escludendo che il recupero di 1,8 miliardi di euro, derivanti dal taglio dei "sussidi dannosi per l'ambiente" sia riferito alle agevolazioni per il gasolio agricolo o per l'autotrasporto o all'aumento delle accise sul gasolio da autotrazione o all'aumento del bollo sulle auto più datate, anche al fine di evitare rilevanti effetti sociali sulla fascia di popolazione più debole, in possesso del parco mezzi più obsoleto;
a tutelare il risparmio degli italiani - ci si riferisce tra l'altro ai PIR (Piani individuali di risparmio) -, onde evitare che venga utilizzato come fonte di eventuale finanziamento di manovre economiche in caso di pretesa "emergenza nazionale", escludendo categoricamente il rischio di introduzione di un'imposta "patrimoniale" e la ventilata ipotesi dell'applicazione di tassi negativi sui conti correnti;
a confermare senza esitazione la realizzazione delle grandi opere in corso quali la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo Valico dei Giovi, il collegamento tra Brescia e Padova, la tratta Torino-Lione, anche al fine di evitare la perdita di finanziamenti dell'Unione europea;
a completare l'opera di riforma del Codice degli appalti di cui al decreto legislativo 50 del 2016 su cui il precedente Governo è già intervenuto mediante lo "Sblocca cantieri" (decreto-legge n. 32 del 2019), al fine di proseguire nell'opera di rilancio degli investimenti infrastrutturali;
ad attuare un grande Piano strategico per il Sud, che abbandoni le vecchie e fallimentari logiche assistenzialiste, e guidi il Meridione nel processo di riallineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati sull'iniziativa e sul merito. In questo quadro appare quanto mai fondamentale adottare apposite iniziative per realizzare un vero shock fiscale nelle Regioni del Mezzogiorno attraverso la sterilizzazione dell'aliquota Ires favorendo le imprese estere, ma anche italiane che oggi delocalizzano, ad investire nel Mezzogiorno;
nel caso in cui non si trovassero soluzioni diplomatiche atte a superare le politiche protezionistiche messe in atto dagli Stati Uniti d'America, ad adottare le necessarie misure di compensazione economica per evitare che un settore strategico per il Paese come l'agroalimentare entri in stato di crisi;
ad individuare le necessarie misure, anche di carattere economico, finalizzate a sviluppare una rete di interventi sinergici tra il MIPAAF ed il MIBACT per continuare a valorizzare il turismo enogastronomico che rende il nostro Paese unico al mondo;
ad attivare le misure già previste, in particolare, dagli articoli 1 e 2 del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 2019, n. 77, al fine di rendere effettiva l'azione di contrasto all'immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani;
a non impegnare ulteriori risorse volte a implementare l'attuale sistema di accoglienza ed altresì a procedere, come già disposto dall'attuale normativa, alla progressiva chiusura dei centri di cui all'articolo 11 del decreto legislativo n. 142 del 2015, ai sensi dell'articolo 12-bis del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito con modificazioni dalla legge n. 132 del 2018;
a proseguire tutte le iniziative di propria competenza per attuare le richieste di autonomia differenziata ai sensi dell'articolo 116, terzo comma della Costituzione, provenienti dalle Regioni;
a definire una politica industriale che combini la produzione, declinata in tutti i suoi comparti che rappresentano il made in Italy e il digitale, favorendo una migliore tutela dell'ambiente, che costruisca valore attorno ai "dati", sempre più centrali nell'economia reale, e generi nuova ricchezza, attraverso il potenziamento delle tecnologie digitali.
(6-00075)
Bernini, Romeo, Ciriani.