• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00514 (2-00514) «Ianaro, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Costanzo, Cubeddu, Currò, De Giorgi, De...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00514presentato daIANARO Angelatesto diMartedì 8 ottobre 2019, seduta n. 234

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   secondo informazioni diffuse da una organizzazione ambientalista che fa parte dell'Eeb, il Network europeo per l'ambiente, nell'Unione europea sarebbe stata elusa la normativa producendo e utilizzando sostanze che si sospetta possano causare malattie gravissime;

   l'associazione ambientalista si è contrapposta all'Echa, l'organo di controllo dell'Unione europea sull'utilizzo industriale di sostanze chimiche per prodotti di largo consumo come cosmetici, cibo, medicine;

   la normativa dell'Unione europea il «Reach», prevede l'onere per i produttori o gli importatori di sostanze chimiche, di effettuare test di sicurezza sulla non tossicità per accertarne le caratteristiche e registrarle in una banca dati presso l'Echa;

   il direttore dell'Echa ha dichiarato che più di due terzi dei prodotti registrati, quindi utilizzatili per la produzione di beni di consumo, infrangerebbero aspetti importanti del regolamento «Reach» sulla sicurezza:

   i controlli dell'Echa, su 22.257 sostanze, hanno portato all'analisi di 700, ammettendo che il 70 per cento violano le norme di registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche. In seguito è sfata promossa un'azione di conoscenza denominata «dieselgate dell'industria chimica» per conoscere i nomi delle sostanze e delle aziende coinvolte, ma Echa ha rifiutato la pubblicazione;

   una ong tedesca ha quindi fatto richiesta di accesso agli atti per verificare il livello di conformità dei risultati delle analisi svolte sulle sostanze prodotte fino al 2014;

   la German Environmental Agency e il German Federal Institute for Risk Assessment già nel 2015 avevano presentato alcuni risultati di una loro indagine fatta su 1.814 sostanze, dimostrando che il 58 per cento non corrispondevano ai criteri richiesti;

   nel 2018 il risultato di Reach Compliance ha dimostrato che sono state 941 in totale le sostanze chimiche non conformi;

   secondo l'Eeb, «l'esposizione giornaliera a un mix di sostanze tossiche aumenta rischi di cancro, problemi riproduttivi, disordini metabolici come diabete e obesità e danni allo sviluppo neurologico. Più di 300 sostanze chimiche industriali sono state trovate negli uomini, e non erano presenti nei loro nonni. E i neonati nascono già con tracce delle sostanze»;

   l'ong tedesca ha pubblicato le 42 sostanze, tra cui il dibutilftalato, un plastificante utilizzato in pavimenti, mobili, giocattoli, tende, calzature, cuoio, prodotti di carta e apparecchiature elettroniche, che potrebbe causare danni ai feti e danneggiare la fertilità, l'acetato di metile, usato in adesivi e sigillanti, cosmetici e prodotti per la cura personale e la pulizia, che causa gravi infiammazioni agli occhi e può provocare sopore e stordimenti, il tricloroetilene, che può causare cancro, gravi infiammazione agli occhi e alla pelle ed è sospettato di provocare difetti genetici;

   le aziende che utilizzerebbero le 42 sostanze nocive sono 692. La maggior parte hanno sede in Germania (169), seguono poi Gran Bretagna (80), in Francia (57), Italia (49) e Spagna (42);

   l'Eeb sostiene che «cinque delle prime 10 società chimiche globali di vendita sono implicate». Tra esse l’«Basf, Dow Chemical, Sabic, Ineos, Exxon Mobil, 3M, Henkel, Sigma Aldrich, Solvay, Du Pont, Clariant, Thermo Fisher», e «il gigante dei cosmetici L'Oréal, la ditta di alimenti e bevande Dsm e il produttore di medicinali Merck», vista la portata del fenomeno, Bund ha chiesto che «Echa pubblichi immediatamente nel suo database i nomi delle sostanze chimiche con informazioni carenti e i nomi delle aziende»;

   in passato ci furono censure a Bayer per il glifosato, a Dow Chemical per il Bhopal e a Chemours per il GenX, altre aziende implicate sono Michelin, BP e Endesa;

   «Bund ha rivelato solo la punta dell'iceberg: ora è l'Echa a doverci dire il resto. Reach è la più ambiziosa regolamentazione chimica del mondo, ma conta poco se non viene presa sul serio», ha dichiarato un esponente di spicco dell'Eeb. Ai Governi nazionali, le organizzazioni chiedono di imporre sanzioni più severe nei confronti delle aziende che violano i principi di sicurezza. «Come al solito, il problema non è la legge, ma i controlli, che funzionano a macchia di leopardo», commenta un ex magistrato, ora docente di diritto dell'ambiente all'università La Sapienza di Roma. «L'Echa deve avviare un controllo a tappeto su tutti i prodotti chimici registrati per coprire questo gap informativo», ha dichiarato il direttore dell'ufficio europeo di un'associazione ambientalista italiana, membro del board dell'Eeb, anche perché «bisognerebbe far valere il principio di precauzione: quando c'è incertezza sul fatto che una sostanza possa essere pericolosa la si deve considerare tale» –:

   quali iniziative intendano assumere per verificare se quanto affermato in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se intendano adire i competenti organi dell'Unione europea perché facciano rispettare il regolamento adottato per migliorare la protezione della salute dell'uomo e dell'ambiente dai rischi delle sostanze chimiche, e se intendano autonomamente verificare i casi di violazione del «Reach» per assumere autonome iniziative volte a scongiurare la commercializzazione in Italia dei prodotti risultati dannosi per la salute umana.
(2-00514) «Ianaro, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Costanzo, Cubeddu, Currò, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma, Del Monaco, Del Sesto, Di Lauro, Di Sarno, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Ermellino».