• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00511 (2-00511) «Grippa, Manzo, Sarli, Nesci, Nappi».



Atto Camera

Interpellanza 2-00511presentato daGRIPPA Carmelatesto diVenerdì 4 ottobre 2019, seduta n. 232

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   il dattero di mare (Lithophaga lithophaga), appartenente alle specie marine protette, è un mollusco bivalve perforatore che colonizza le rocce calcaree fino a 35 metri di profondità, il cui commercio risulterebbe oltremodo redditizio: si viene a conoscenza da articoli di stampa che un solo piatto di linguine con i datteri di mare costerebbe tra i cento e i cento venti euro. In tutti i Paesi dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 8 del regolamento (CE) 1967/2006, è vietato il consumo del dattero e quindi il suo commercio e la pesca, mentre in Italia tale divieto era già fissato nel decreto ministeriale del 16 ottobre 1998;

   ciononostante è purtroppo noto il fenomeno della pesca di frodo del suddetto mollusco che alimenterebbe il circuito dell'economia illegale e che, come si evince dalla cronaca, sovente verrebbe posto in essere sia dall'organizzazione denominata «camorra» che da singoli soggetti che orbitano negli stessi ambienti criminali;

   la pesca di questi molluschi ha un altissimo potenziale distruttivo: i datteri, che raggiungono 5 cm di lunghezza dopo circa venti anni, vengono estratti spaccando e sminuzzando la roccia con picconi, scalpelli e addirittura martelli pneumatici del peso di circa 5 chili cadauno che, a quanto risulta all'interpellante, sono appositamente modificati su richiesta degli utilizzatori, per poi essere prelevati a mezzo di pinze. Tale pratica, oltre a comportare la distruzione irreversibile della roccia, determinerebbe anche l'eliminazione del suo substrato costituito da decine di specie viventi sia animali che vegetali con rilevanti squilibri dell'ecosistema marino;

   da opportune ricerche risulterebbe, inoltre, che in Campania, ed in particolare nella zona di Castellammare di Stabia e di Torre Annunziata, si sarebbero costituite vere e proprie squadre che praticano tale illecita attività e che nel tempo si sarebbero anche per ciò attrezzate con unità navali, mezzi terrestri e depositi opportunamente occultati per favorirne la commercializzazione;

   altre zone d'Italia con una massiccia presenza di datteri di mare sono i litorali delle regioni Puglia, Liguria e Lazio, mentre, per quanto concerne il Mar Mediterraneo, la Grecia e le nazioni della ex Jugoslavia presenterebbero una massiccia colonizzazione;

   da una recente visita presso la Guardia costiera di Castellammare di Stabia e relativo colloquio con i militari del Corpo, si è appreso che la sua pesca non sarebbe un fenomeno limitato a soggetti isolati, ma sarebbe organizzata e gestita da affiliati alle locali consorterie criminali che, attraverso il commercio della prelibata specie protetta, si assicurerebbero ingenti introiti utili a finanziare anche altre attività criminose;

   nel richiamare la necessità di moltiplicare controlli che appaiono blandi e numericamente ridotti, tuttavia si ricorda che da quasi due anni è in vigore un efficace strumento repressivo del bracconaggio acquatico rappresentato dalla legge n. 154 del 2016, che superando le vecchie sanzioni amministrative ha trasformato in un illecito penale la pesca fuori dai regolamenti;

   in tal senso, quando a seguito di controlli i soggetti sono rinvenuti in possesso dei molluschi vengono deferiti all'autorità giudiziaria che sovente convalida il sequestro del pescato e a seguito del nulla osta del medico veterinario ne ordina la distruzione –:

   se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di aumentare la sensibilità verso questa problematica così dannosa per l'ambiente marino, in modo da ridurre la domanda che è la causa foraggiante di questo tipo di reato;

   quali attività si intendano richiedere ai comandi delle capitanerie di porto, che già collaborano con le altre forze dell'ordine, per contrastare il reato di bracconaggio del dattero di mare.
(2-00511) «Grippa, Manzo, Sarli, Nesci, Nappi».