• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/02788 (5-02788)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02788presentato daQUARTAPELLE PROCOPIO Liatesto diMartedì 1 ottobre 2019, seduta n. 230

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da giorni in Egitto si manifesta contro il presidente Al Sisi. In 8 giorni di proteste, secondo il Centro egiziano per i diritti economici e sociali, sono state arrestate 2.231 persone e tra loro anche Alaa Abdel Fattah, attivista e volto della primavera araba e già sottoposto a regime di libertà vigilata. Ma, nonostante la repressione feroce, le notizie delle brutalità nelle carceri, le persone continuano a scendere in piazza;

   questa ondata di incarcerazioni è la più grande in Egitto dopo il colpo di stato militare di al-Sisi alla fine del 2013;

   anche la commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha inviato nei giorni scorsi un monito all'Egitto, affinché le proteste pacifiche siano tollerate e non represse. Ha dichiarato infatti: «Ricordo al governo egiziano che in base al diritto internazionale le persone hanno il diritto di protestare pacificamente» e «hanno anche il diritto di esprimere le loro opinioni, anche sui social media. Non dovrebbero mai essere detenuti, figuriamoci accusati di gravi reati, semplicemente per aver esercitato tali diritti». L'Egitto ha, però, respinto tali dichiarazioni considerandole «inaccettabili» e ribadendo che «tutte le misure nei confronti di ciascun cittadino vengono prese in linea con la legge e con i diritti umani»;

   ma, già da tempo, al-Sisi sta rafforzando il sistema di controllo capillare in atto e radicato su tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica del Paese, inasprendo la linea dura contro ogni tipo di dissenso. Secondo le stime di importanti organizzazioni non governative quali Human Rights Watch e Amnesty International, 60.000 oppositori politici, attivisti sociali e membri dei Fratelli musulmani si trovano attualmente in prigione in attesa di giudizio, più di 2.440 persone sono state in questi anni condannate a morte, le opposizioni messe a tacere, e i media e internet rimangono costantemente sotto controllo, limitati inoltre dalla censura statale;

   nel 2018 sono state approvate la legge sui mezzi d'informazione e quella sui crimini informatici, che hanno esteso ulteriormente i poteri di censura sulla stampa cartacea e online e sulle emittenti radio-televisive. Secondo l'Associazione per la libertà di pensiero e di espressione, dal maggio 2017 le autorità egiziane hanno bloccato almeno 718 siti web, tra cui portali informativi e di organizzazioni per i diritti umani;

   una recente inchiesta della Bbc, The shadow over Egypt, si è occupata delle sparizioni forzate ma anche dei casi di tortura sistematici e degli imprigionamenti avvenuti in Egitto negli ultimi anni, citando i casi di Giulio Regeni e di alcuni giovani attivisti egiziani e ha citato l’Egyptian commission for rights and freedoms denunciando «almeno 1.500 sparizioni forzate» negli ultimi quattro anni;

   le recenti proteste in Egitto, così come quelle in Algeria o in Sudan, stanno dimostrando la fragilità dei regimi autoritari sopravvissuti alla prima ondata di Primavere arabe che si stanno rivelando incapaci di creare consenso –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di verificare se siano state formalizzate le accuse per l'attivista Alaa Abdel Fatah e per tutti coloro che sono stati incarcerati durante le proteste di questi giorni e affinché siano accertate le loro reali condizioni di detenzione e di trattamento;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Egitto, per stimolare azioni costruttive in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare nei processi giudiziari e nell'esecuzione delle pene detentive.
(5-02788)