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Atto a cui si riferisce:
C.1/00244    premesso che:     secondo il rapporto annuale dell'organizzazione non governativa Global Witness, nel 2018 sono stati uccisi 164 ecologisti e attivisti per i diritti...



Atto Camera

Mozione 1-00244presentato daDI STASIO Iolandatesto diVenerdì 27 settembre 2019, seduta n. 228

   La Camera,

   premesso che:

    secondo il rapporto annuale dell'organizzazione non governativa Global Witness, nel 2018 sono stati uccisi 164 ecologisti e attivisti per i diritti ambientali;

    dai dati raccolti nel citato documento «Enemies of the State» pubblicato a fine luglio 2019, emerge un quadro molto preoccupante per coloro che si battono, tra le altre cose, contro progetti minerari aggressivi, deforestazione e sfruttamento intensivo delle terre agricole, o che lottano contro le multinazionali e le lobby interessate allo sfruttamento delle risorse naturali a fini speculativi;

    oltre alle uccisioni, il documento specifica infatti che sono «innumerevoli» i militanti ambientalisti ai quali viene imposto il silenzio attraverso minacce, intimidazioni, violenze o leggi che impediscono le manifestazioni;

    secondo il rapporto le Filippine hanno fatto registrare il bilancio di vittime più elevato a livello mondiale, con 30 ambientalisti assassinati. Seguono Colombia (24), India (23) e Brasile (20), mentre il paese che in percentuale ha subito il maggiore incremento di omicidi è stato il Guatemala;

    delle 164 morti registrate (il numero reale potrebbe probabilmente essere molto più elevato, poiché i casi spesso non sono documentati e raramente vengono indagati) 43 sono avvenute nel settore minerario, dove le vittime protestavano contro gli effetti distruttivi dell'estrazione di minerali sulla terra, sull'agricoltura e sull'ambiente, mentre sono 21 gli ambientalisti che hanno perso la vita contrastando l'agribusiness; 17 sono morti contrastando lo sfruttamento delle acque, 13 contrastando l'estrazione del petrolio, 9 combattendo il bracconaggio e 2 la pesca irregolare;

    nel 2019 gli omicidi a danno di ambientalisti ed attivisti sono continuati incessantemente. Il 5 settembre 2019 è stato assassinato in Brasile Maxciel Pereira dos Santos, che da oltre 12 anni lavorava per Fondazione nazionale dell'indigeno (Funai), ente nazionale brasiliano per la protezione degli indigeni della foresta, mentre il 7 settembre 2019 è stata assassinata nel sud del Guatemala Diana Isabel Hemández Juárez, insegnante e coordinatrice della pastorale del Creato della parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe;

    in particolare, Maxciel Pereira dos Santos è stato ucciso da una raffica di proiettili in sella alla sua moto, mentre sua moglie e la sua figliastra assistevano all'omicidio a Tabatinga, vicino al luogo in cui vari leader americani hanno firmato un trattato per la protezione della foresta amazzonica; Diana Isabel Hemández Juárez è stata uccisa mentre partecipava a una processione a Santo Domingo;

    gli ultimi due efferati crimini contro ambientalisti segnano una preoccupante escalation delle violenze, mentre ci si avvia a grandi passi verso una crisi climatica che potrebbe avere effetti sul pianeta senza precedenti;

    la situazione dell'Amazzonia, in particolare brasiliana, è sotto i riflettori internazionali a causa dei recenti incendi e del rapido incremento della deforestazione. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto nazionale per le ricerche scientifiche (Inpe), ad agosto 2019 è aumentata del 300 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Tali cifre hanno suscitato allarme nella comunità globale. L'alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha definito il disboscamento una «catastrofe umanitaria»;

    ad essere a rischio in Amazzonia non è solo il grande polmone, un'infinita riserva d'acqua dolce, il pilastro degli equilibri climatici, un patrimonio ineguagliabile di biodiversità, ma anche una delle più grandi estensioni di territori indigeni del pianeta;

    sono circa 400 i popoli indigeni, con circa un milione di persone, che vivono nelle foreste dell'Amazzonia. Comunità come quelle dei Karipuna, Guarani, dei Yanomani, dei Kichwa, degli Shuar, dei Wajãpi ma anche popoli che vivono in isolamento volontario o che non sono mai stati in contatto con il mondo esterno ma che sono continuamente minacciate e aggredite;

    il cambiamento climatico è tra le sfide più grandi di oggi e nei prossimi decenni, e necessita di politiche urgenti necessarie a scongiurare gli effetti peggiori per le generazioni presenti e future;

    Italia e Regno Unito hanno raggiunto un accordo di partenariato per la presidenza della Cop26 nel 2020, in base alla quale l'Italia ospiterà nel quadro degli eventi preparatori della Cop26, lo Youth Summit, un importante evento mondiale giovanile sui cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) ad adottare, in cooperazione con gli altri partner internazionali e con il coordinamento dell'Ufficio dell'Alto Commissariato per i diritti umani, ogni utile iniziativa per sostenere gli attivisti ambientali e difensori della terra e dell'ambiente e tutelarli dalle aggressioni e dalle uccisioni;

2) a promuovere, al prossimo Youth Summit di Cop 26, una iniziativa globale finalizzata a promuovere e tutelare gli attivisti ambientali.
(1-00244) «Di Stasio, Quartapelle Procopio, Fornaro, Migliore, Magi, Olgiati, Sabrina De Carlo, Cabras, Boldrini, Fassino, Cappellani, Sportiello, Emiliozzi, Suriano, Saitta, Dori, Scutellà, Perantoni, Ascari, Palmisano, Sarti, Giuliano, D'Uva».