• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/01142 DE FALCO - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante: il 6 settembre...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01142 presentata da GREGORIO DE FALCO
martedì 24 settembre 2019, seduta n.150

DE FALCO - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

il 6 settembre 2019, Moby SpA, ha comunicato alla Borsa del Lussemburgo di aver concluso un'operazione di "ottimizzazione della flotta", che all'inizio del 2020 poterà in Italia due traghetti della danese Dfds;

si tratta di due navi costruite oltre trent'anni fa e che arriveranno in Italia in cambio della cessione immediata dei due traghetti della flotta Moby: la Moby Aki e la Moby Wonder, costruiti rispettivamente nel 2005 e nel 2001. Incidentalmente appare all'interrogante abbastanza sorprendente il fatto che si parli di "ottimizzazione", quando si cedono due navi relativamente nuove per averne in cambio due costruite, come ricordato, almeno trent'anni prima, con capacità di carico decisamente inferiori e che rispondono a standard di sicurezza molto più risalenti;

l'azienda assicura che questa operazione genererà plusvalenze già nel 2019 e che, comunque, il servizio non subirà cambiamenti. Fonti non ufficiali parlano di un guadagno di almeno 70 milioni di euro per la società controllata dalla Onorato Armatori Srl (il cui 89 per cento è detenuto dall'armatore Vicenzo Onorato e l'11 per cento dall'anziana madre dello stesso);

appare chiaro che, se pure il servizio non subisse formali modificazioni per quel che riguarda l'orario e la frequenza, non indifferente sarà la diversa capacità di carico delle unità impiegate, che certamente si rifletterà sull'offerta di trasporto. Su questo punto le fonti ufficiali tacciono;

la holding ricordata controlla un gruppo, che, oltre a Moby, include aziende pubbliche privatizzate: la "good company" dell'ex statale Tirrenia e la Toremar ed ha al momento un indebitamento lordo pari ad oltre 700 milioni di euro, in buona parte garantito proprio dalla flotta Moby;

appare, quindi, a parere dell'interrogante molto preoccupante il fatto che la Moby SpA, decida di vendere due navi della sua flotta, che sono parte considerevole della garanzia del suo indebitamento. Si tratta, sempre secondo l'interrogante, di una scelta difficile da comprendere, se non nell'ottica della necessità di una liquidità immediata per poter pagare una parte del debito ricordato;

non si deve dimenticare, infatti, che tra i principali creditori vi è lo Stato italiano, che deve ancora incassare 180 milioni di euro per aver venduto al gruppo la "good company" della società pubblica Tirrenia;

nell'ottobre 2018, tra l'altro, era stato annunciato l'accordo di fusione tra Moby SpA e CIN (Compagnia italiana di navigazione), entrambe appartenenti al gruppo Onorato, accordo che è stato impugnato presso il Tribunale di Milano dalla gestione commissariale di Tirrenia, che si è opposta all'accordo di fusione proprio per il timore che la società risultante dall'unione di Moby e CIN non fosse in grado di offrire le garanzie patrimoniali necessarie per consentire la restituzione del credito ricordato, essendovi la possibilità, secondo i commissari Tirrenia, che la fusione tra le due società in un'unica entità, potesse portare i crediti vantati sugli asset esclusivamente di Tirrenia a trasformarsi in crediti sulla flotta della "nuova CIN" e quindi condivisi con i creditori della società Cin (su questa situazione l'interrogante aveva già presentato un atto di sindacato ispettivo, 4-01603, pubblicato il 29 aprile 2019), tuttora privo di riscontro;

le preoccupazioni che hanno portato i commissari ad impugnare l'atto di fusione, non possono che essere accresciute, ora, dall'inopinata decisione di cessione delle due navi della flotta, in cambio di due traghetti molto più vecchi;

va anche ricordato che Moby SpA riceve dallo Stato, tramite convenzione in scadenza il 18 luglio 2020 (e il cui rinnovo ha già avuto parere negativo nel marzo 2019 dalla Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato) ogni anno 72 milioni di euro, a fronte di alcuni servizi per la continuità territoriale con le isole maggiori;

inoltre, da semplici comparazioni su prezzi di biglietti, risulta che i prezzi praticati dalla Moby siano superiori di più del 100 per cento rispetto a quella di altra compagnia, si badi, non sovvenzionata diversamente da quella di proprietà di Onorato. Non si tratta di cosa di poco conto, dato che il contributo statale concesso per assicurare servizi di continuità è ammesso, ma è comunque una distorsione del mercato, che non è libero, ma in regime di sovvenzione verso una sola compagnia di navigazione (quella che fa prezzi più alti), con evidente danno per il mercato stesso e le altre, ingiustamente penalizzate,

si chiede di sapere:

quali iniziative di propria competenza intendano adottare i Ministri in indirizzo per evitare che si dia luogo ad una illecita proroga o rinnovo della citata Convenzione attualmente in vigore, e in scadenza il 18 luglio 2020;

quali iniziative concrete ed immediate intendano prendere, inoltre, per tutelare il credito che lo Stato vanta nei confronti della holding di proprietà di Onorato, fugando le preoccupazioni che sorgono per le ricordate operazioni di fusione e per la successiva cessione di beni aziendali della flotta Moby SpA;

quali iniziative di propria competenza, infine, intendano intraprendere per tutelare l'affidamento dei terzi nella solvibilità della compagnia sovvenzionata dallo Stato;

quali siano stati, per gli elementi di loro competenza, gli esiti e le eventuali ragioni del consenso alla eventuale fusione tra Moby e CIN, nei confronti della quale i commissari di Tirrenia hanno fatto opposizione davanti al Tribunale di Milano, dato che da molti mesi non risulta esserci nessuna notizia certa.

(3-01142)