• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/02104 PAPATHEU - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che: il 20 marzo 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32 (cosiddetto...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-02104 presentata da URANIA GIULIA ROSINA PAPATHEU
mercoledì 7 agosto 2019, seduta n.144

PAPATHEU - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

il 20 marzo 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32 (cosiddetto decreto sblocca cantieri), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, e recante "Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali";

tale provvedimento, che avrebbe dovuto determinare un'accelerazione negli interventi infrastrutturali e la semplificazione dell'attività edilizia nel Paese, non ha però prodotto la svolta auspicata dal Governo e si è rivelata, già all'atto della stesura del provvedimento, una misura caratterizzata da errori, vizi di forma ed incongruenze che vanificano il fine e l'efficacia dell'iniziativa;

in tutto ciò, il quadro delle opere pubbliche del Paese è a dir poco allarmante, con infrastrutture mai realizzate ed in molti casi bloccate dal Governo Conte;

si susseguono occasioni mancate, ritardi e progetti lasciati dormienti ed un numero imprecisato di opere incompiute;

sembrerebbe in tutto 12 miliardi di euro il valore delle opere ancora bloccate e dopo il crollo del ponte Morandi a Genova si riscontrano ben 1.900 "punti di criticità" rilevati nei viadotti;

sulla rete siciliana dei trasporti pende un'autentica "spada di Damocle", così come l'ha definita di recente il libro bianco della Cisl, e cioè 12 miliardi di opere che, se non affidate mediante gare nel giro di due anni, svaniranno nel nulla aggravate dalla revoca, per inadempienza o noncuranza, degli stanziamenti di Bruxelles;

buona parte di queste opere sono di competenza di Anas e Rete ferroviaria italiana, che hanno fin qui accumulato ritardi che soprattutto il Sud e la Sicilia non possono più permettersi;

i collegamenti su binario in Sicilia sono molto lontani dallo stato dell'arte del trasporto ferroviario nel Nord Italia e nel resto dell'Europa;

quanto al sistema della viabilità, gran parte delle strade dell'isola sono state concepite quando i trasporti avvenivano su camion di piccole dimensioni e il traffico era in misura notevolmente inferiore rispetto all'attuale. Permane, dunque, un problema di manutenzione, ma anche di "adeguamento e riprogettazione in funzione dei nuovi volumi di traffico";

per quanto concerne le strade si contano 268 opere bloccate o in difficoltà a vario titolo, per un valore di 4,7 miliardi e, riguardo poi ai collegamenti autostradali, si rileva come l'attuale sistema di autostrade in Sicilia sia gestito da due enti: il Cas e l'Anas. La vicenda del Consorzio per le autostrade siciliane è assai singolare, perché il Cas è un ente pubblico non economico, che produce ricchezza grazie agli incassi dei pedaggi che riscuote per i 222 chilometri di autostrade che tiene in portafoglio ma chiude da sempre in passivo i propri bilanci, né riesce a destinare risorse alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle arterie autostradali che formalmente cura;

quegli assi versano in condizione di abbandono con evidente pregiudizio per la sicurezza degli utenti. Analogo disastro si ravvisa nello stato odierno delle strade provinciali, che nelle nove province dell'isola si estendono per 14.717 chilometri: in gran parte si tratta di percorsi precari e dissestati. Sulla carta esiste un piano d'interventi straordinario per rimettere in sesto 70 strade, che può giovarsi di 100 milioni di euro messi a disposizione dal patto per il Sud e l'accordo di programma quadro, ma le procedure ad oggi risultano incompiute;

in merito alla rete ferroviaria si prospetta il raddoppio della tratta Messina-Catania da realizzare tra il 2020 e il 2028, ma rimangono nodi irrisolti nella pianificazione delle opere con gli enti locali. Inoltre, occorrerebbe ripristinare il collegamento ferroviario interrotto, dal 2011, tra Palermo e Trapani via Milo, e a mezz'aria restano pure le vexate quaestio dell'anello ferroviario di Palermo e del passante ferroviario di Palermo e Catania. Risulta all'interrogante che non sia stato avviato alcun progetto per la velocizzazione e raddoppio del binario della ferrovia Palermo-Catania, ad eccezione del tratto Bicocca-Catenanuova. Ma lo stallo e i ritardi sembrano essere una peculiarità di tutte le tratte siciliane, stradali, autostradali e ferroviarie, nonché portuali,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover relazionare sullo stato delle opere al momento bloccate in Sicilia e a tal proposito se non ritenga opportuno che per affrontare la grave crisi infrastrutturale ed il persistere di molteplici ritardi debba essere attivata con urgenza una cabina di regia permanente interistituzionale Stato-Regione, aperta anche alle forze sociali.

(4-02104)