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Atto a cui si riferisce:
C.4/02399 (4-02399)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 1 agosto 2019
nell'allegato B della seduta n. 220
4-02399
presentata da
BRAMBILLA Michela Vittoria

  Risposta. — I nuclei cinofili dell'Esercito, composti da un militare qualificato conducente cinofilo ed un cane qualificato Military working dog, sono uno strumento operativo che costituisce, per i nostri militari in Patria e all'estero, un significativo sensore in grado di rilevare la presenza di qualsiasi tipo di sostanza esplosiva ovunque occultata e di elementi ostili in prossimità di essa.
  Quanto al suo status giuridico, il Military working dog — figura che, anche a seguito di un mio personale impulso, è attualmente oggetto di approfondimento da parte dello Stato maggiore dell'esercito — non si può ancora considerare un militare a tutti gli effetti; nondimeno, ogni singolo aspetto della sua vita, dal concepimento fino alla riforma (passando per l'allevamento, il supporto veterinario, l'alimentazione, la selezione, la formazione e l'addestramento), sono sotto la responsabilità del gruppo cinofili del centro militare veterinario dell'Esercito ed interamente a carico della Forza armata che considera l'animale quale parte integrante della propria «famiglia».
  Riguardo alla vita operativa del quadrupede, essa ha termine allorquando il cane non è più in grado di garantire gli standard richiesti dall'impiego (a titolo di esempio, si sono avuti casi esemplari di cani che hanno operato fino ai 10 anni di età). Gli animali non più idonei sono riformati con deliberazione di una apposita commissione, dopodiché l'Autorità logistica centrale concede l'autorizzazione alla cessione degli stessi; in merito, l'articolo 534, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 (cosiddetto TUOM) prevede la cessione gratuita a favore di enti, amministrazioni pubbliche, enti zoofili o associazioni dotate di personalità giuridica, privati cittadini che ne facciano richiesta, università per le esigenze delle facoltà di medicina veterinaria o di altri istituti scientifici.
  In tale ottica, il conducente cinofilo che, avvalendosi di tale previsione normativa chiedesse la cessione gratuita del cane riformato, lo farebbe quale privato cittadino, assumendosi, pertanto, l'obbligo di farsi carico del mantenimento e della cura del quadrupede. Dal punto di vista etico, la cessione gratuita di un cane riformato al suo ex-conducente risponde a principi di garanzia e tutela della salute e del benessere dell'animale stesso, oltre che ad un sentimento di legame e riconoscenza per aver prestato servizio nella Forza armata.
  A tal riguardo, è allo studio la possibilità di stipulare una convenzione per consentire la gratuità delle prestazioni veterinarie a favore dei cani riformati e ceduti ai conducenti militari. Al contrario, l'assegnazione di un vitalizio al cane a «fine servizio», prospettata dall'autore dell'articolo richiamato nell'atto, potrebbe plausibilmente far gravitare l'interesse verso detto sussidio piuttosto che nei confronti dell'animale che ha servito la Patria.
  Quanto al presunto limite dei 40 anni di età per il personale conducente cinofilo e alla paventata dispersione di know how al termine del percorso operativo del militare, va rappresentato che, non essendo in vigore alcun vincolo anagrafico, l'eventuale riassegnazione, al termine di un ciclo operativo, di un ulteriore Military working dog è esclusivamente subordinata alla valutazione, da parte della linea di comando, sull'affidabilità, sull'efficienza psico-fisica e sul mantenimento degli standard qualitativi che il graduato conducente cinofilo potrà assicurare insieme al nuovo cane.
  Va infatti precisato che, nel corso del proprio ciclo operativo, il nucleo cinofilo viene sottoposto a controlli di qualità, almeno una volta all'anno ovvero prima di ogni immissione in teatro operativo. Il mancato superamento di tale controllo determina uno specifico ciclo di addestramento e ricondizionamento e l'effettuazione di un ulteriore test di verifica che, in caso di esito negativo, comporta il reimpiego del militare su tutto il territorio nazionale e la riassegnazione del cane ad un altro conducente, ovvero la sua cessione a titolo gratuito. Pertanto, la decisione in merito all'assegnazione di un nuovo cane al conducente cinofilo discende dalle esclusive valutazioni di opportunità e di impiego effettuate dalla catena gerarchica, la quale, dovendo garantire alla Forza armata elevati standard operativi, è tenuta a bilanciare le aspirazioni del personale dipendente con la necessità di non disperdere le peculiari caratteristiche del Military working dog, che sono uniche, pregiate ed impiegabili per un periodo di tempo limitato, e che ho, tra l'altro, avuto modo di apprezzare nel corso di una mia recente visita al Centro militare veterinario di Grosseto.
  
La Ministra della difesa: Elisabetta Trenta.