• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/03407 (4-03407)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03407presentato daCUNIAL Saratesto diGiovedì 25 luglio 2019, seduta n. 215

   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la presenza del cementificio a Pederobba (in linea d'aria a meno di 5 chilometri da Valdobbiadene) è da tempo motivo di incognite sotto il profilo della salute pubblica, tant'è che negli anni a tal proposito si sono mossi cittadini, associazioni e istituzioni;

   il cementificio/co-inceneritore dell'industria Giovanni Rossi spa dal 1996 è autorizzato a bruciare pneumatici fuori uso sino a 60.00 tonnellate/annue. I cittadini di Pederobba e i comuni limitrofi preoccupati dagli impatti di tale combustione sulla salute chiedono dal 2007 uno studio epidemiologico;

   nel mese di febbraio 2018 la provincia di Treviso, con riferimento ai materiali autorizzati all'incenerimento nel cementificio, ha autorizzato l'ampliamento della categoria merceologica a tutte le tipologie di plastica previste dal codice Cer 19 dicembre 2004 per 60.000 tonnellate/annue: di fatto tutti i rifiuti di plastica;

   a giugno 2017 l'amministrazione, la Consulta ambiente e l'esperto del comune il professor Roberto Fornasier hanno commissionato al professor Paolo Crosignani uno studio epidemiologico caso-controllo per valutare l'impatto sulla salute di tale combustione, prima di procedere all'autorizzazione di un nuovo combustibile. Nell'udienza pubblica in provincia il 5 luglio 2017 – nel quadro dell’iter della valutazione di impatto ambientale (Via) per l'approvazione dell'incenerimento della plastica nel cementificio – il sindaco aveva annunciato pubblicamente l'iniziativa stanziando i relativi fondi: circa 20.000 euro e 6 mesi per lo svolgimento. Una tempistica che avrebbe consentito di stabilire eventuali impatti sanitari prima dell'autorizzazione di Via (avvenuta nel febbraio 2018). Il metodo prescelto aveva inoltre il merito di stabilire l'eventuale correlazione tra una fonte emissiva e l'impatto sanitario nell'area di ricaduta della stessa. A luglio 2017 il sindaco, Arpav e Uls 2 hanno invece annullato lo studio, proponendo al suo posto un modello di studio «di coorte» – non in grado di stabilire alcuna correlazione tra fonte e relativo impatto sanitario – e con costi ad oggi non ancora chiariti e tempi lunghi, tant'è che tuttora non ci sono risultati;

   in questa zona la situazione ambientale e sanitaria è ad oggi critica. Come dimostrano anche i dati recentemente rilasciati dall'Arpav, a differenza di tutti gli altri comuni del Veneto dove i Nox (gli ossidi di azoto e le loro miscele) sono dovuti soprattutto al traffico, a Pederobba e a Monselice essi sono dovuti all'industria. Uno studio del Ser Veneto presentato a Lecce il 24/26 ottobre 2018 indica che a Pederobba i casi di demenza sono nettamente superiori a quelli dei comuni limitrofi. E ancora: secondo quanto indicato dal professor Roberto Fornasier, già docente universitario di chimica e ricercatore CNR, e nello studio del servizio epidemiologico regionale relativo a cause di morte e ricoveri ospedalieri nei 9 comuni interessati emerge che «Pederobba presenta una mortalità generale superiore alla media regionale in entrambi i sessi (...) e si osserva una mortalità per cause circolatorie maggiore rispetto alla media regionale in entrambi i sessi. (...) Nelle donne si osserva un tasso di mortalità superiore alla media regionale sia per malattie di Alzheimer che per le altre forme di demenza. (...) Nei Comuni contermine è da segnalare un più elevato tasso di mortalità per malattie del fegato negli uomini e per demenze in entrambi i sessi» (www.ser-veneto.it) –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per modificare il quadro normativo in modo sostanziale al fine di evitare che i cementifici siano di fatto degli inceneritori mascherati, posto che si tratta di impianti non adatti a incenerire rifiuti e con limiti emissivi meno stringenti;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per tutelare una zona, quella di produzione del prosecco, divenuta patrimonio dell'Unesco minacciata dalla presenza di un co-inceneritore di tutte le plastiche.
(4-03407)