• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.9/01913-A/057    premesso che:     il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, reca disposizioni     urgenti in materia di ordine e...



Atto Camera

Ordine del Giorno 9/01913-A/057presentato daMURONI Rossellatesto presentato Mercoledì 24 luglio 2019 modificato Giovedì 25 luglio 2019, seduta n. 215

   La Camera,
   premesso che:
    il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, reca disposizioni
    urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica;
    il provvedimento interviene sul soccorso in mare ai naufraghi, limitando o vietando l'ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale e sul codice penale, riformando in particolare la gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni. Mentre non interviene su un'altra emergenza nazionale qual è il femminicidio;
    i numeri sono quelli di una strage: in totale nel 2018 in Italia hanno perso la vita 86 donne, il 2017 ha visto 113 vittime, nel 2016 ne sono state uccise 115,120 nel 2015, ben 138 nel 2013. Dal 2000 a oggi sono 3.100 le donne uccise in Italia, più di 3 alla settimana, nel 77 per cento dei casi vittime di un familiare e nel 92 per cento di un uomo. Secondo le più recenti statistiche dell'Istat, negli ultimi 25 anni il numero di omicidi di uomini è diminuito drasticamente, mentre il numero di vittime donne è rimasto complessivamente stabile, da 0,6 a 0,4 per 100.000 femmine;
    anche i primi sei mesi del 2019 ci descrivono una vera e propria emergenza sicurezza con 39 vittime. Le cifre come sempre variano da regione a regione e, nel primo semestre del 2019, confermano il triste primato della Lombardia, con il numero più alto di donne assassinate, 7, seguita da Lazio, Sicilia ed Emilia Romagna con 5 casi ognuna, Veneto con 4 delitti, Sardegna con 3, Calabria, Piemonte e Campania con 2 omicidi per regione. Un caso in Toscana, Umbria, Trentino Alto Adige e Liguria. Il dato più allarmante però riguarda l'età media delle vittime: sono 13 su 39 quelle over 70;
    drammatici anche i dati raccolti nell'ultimo rapporto del Censis, realizzato con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità, confermano che l'Italia non è un Paese per donne: la media è tuttora di un femminicidio ogni 60 ore. Nell'ultimo decennio, rileva il Censis, sono stati 48.377 i reati di violenza sessuale denunciati e in oltre il 90 per cento dei casi la vittima era una donna. Inoltre, nei primi otto mesi del 2018, alle 2.977 violenze sessuali denunciate si aggiungono 10.204 denunce per maltrattamenti in famiglia, 8.718 denunce per percosse e 8.414 denunce per stalking. Un dato incoraggiante è che sono in aumento le donne che si rivolgono alla rete dei centri antiviolenza: 49.152 nel 2017, con 29.227 donne prese in carico dagli stessi centri;
    nel nostro Paese sono complessivamente 338 i centri e i servizi specializzati nel sostegno alle donne vittime di violenza, ai quali si sono rivolte almeno una volta in un anno 54.706 donne; di queste il 59,6 per cento ha poi iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Cioè 1,2 centri/servizi per ogni 100 mila donne con 14 anni e più. Il dato medio è uniforme tra Nord e Centro, ed è più elevato nel Mezzogiorno dove i centri/servizi antiviolenza risultano 1,5 per 100.000 donne residenti;
    altro punto fondamentale è il tema dell'autonomia della donna vittima di violenza, che si riconnette alle dinamiche lavorative e alla conseguente indipendenza economica. Il problema sorge, ad esempio, per tutte quelle donne che decidono di rivolgersi ad un Centro Antiviolenza e che si scontrano enormi difficoltà sia nel mantenere il proprio posto di lavoro, sia nell'inserimento ex novo nel mondo del lavoro. È del tutto evidente che l'autonomia economica delle donne e la loro affermazione lavorativa e professionale è un elemento di sostegno e di traino per affrontare le difficili fasi della «liberazione» dalla violenza;
    il cosiddetto disegno di legge «Codice rosso» ha come obiettivo ridurre i tempi per i procedimenti giudiziari per i casi di violenza e stupro fornendo alle donne vittime di maltrattamenti, abusi sessuali e atti persecutori un canale preferenziale per ottenere giustizia. In sintesi si mira a ridurre i tempi della giustizia, ad accelerare l'inizio dei procedimenti penali e delle misure preventive così da garantire la sicurezza della vittima;
    mentre la Polizia giudiziaria ha invece l'obbligo di dare la priorità alle indagini per i reati sopracitati, creando così una corsia preferenziale; inoltre sempre sulla Polizia giudiziaria ricade l'obbligo di comunicare con immediatezza al pubblico Ministero le informazioni a sua disposizione su condotte violente o persecutorie contro le donne;
    è da 6 anni da quando l'uso del braccialetto elettronico antistalker è stato introdotto nel codice di procedura penale ma ad oggi è stato utilizzato solo una volta. Questo perché da una parte la norma in vigore non precisa con quale modalità debba essere richiesto il consenso dell'indagato/imputato e che cosa accada se rifiuta di indossare il dispositivo elettronico e dall'altra per carenza di fondi per l'acquisto di questi importanti dispositivi che avrebbero contribuito ad evitare le drammatiche vicende che tutti conosciamo;
    è del tutto evidente che per attuare queste nuove norme servono fondi e personale in caso contrario rimarrebbe l'ennesima lettera morta e la violenza di genere continuerà a rappresentare non solo un vero e proprio allarme sicurezza, ma soprattutto un allarme sociale,

impegna il Governo

a stanziare risorse, e personale, adeguate a tutti i soggetti che operano a diretto contatto con le vittime di violenza, come le Forze dell'ordine e la Magistratura, il cui intervento, in molti casi, potrebbe essere decisivo per scongiurare il verificarsi di tragici episodi nonché ad erogare urgentemente i fondi stanziati per il Piano antiviolenza nel 2018 e per i centri antiviolenza e le case rifugio facendo conoscere le risorse programmate per il 2019.
9/1913-A/57. Muroni, Fornaro, Palazzotto, Rostan, Gribaudo, Fratoianni.