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Atto a cui si riferisce:
C.4/02996 (4-02996)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 19 luglio 2019
nell'allegato B della seduta n. 211
4-02996
presentata da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia

  Risposta. — Il militante e difensore dei diritti umani Kamel Eddine Fekhar è morto il 28 maggio 2019 all'ospedale di Blida, dove era stato trasferito d'urgenza dalle autorità algerine a causa del deteriorarsi delle sue condizioni di salute, dovuto allo sciopero della fame iniziato per protestare contro l'ingiustizia della sua detenzione.
  Fekhar, ex senatore del fronte delle forze socialiste (FFS) e fondatore del movimento per l'autonomia dello Mzab, si trovava in carcere a Ghardaia, nel sud del paese. L'attivista era stato arrestato il precedente 31 marzo a seguito di una intervista nella quale aveva denunciato le «pratiche segregazioniste» contro i mozabiti, storica minoranza berbera di rito ibadita al centro delle violenze etniche e religiose scoppiate nella provincia di Ghardaia alla fine del 2013.
  Condannato per «attentato alla sicurezza dello Stato» e «incitazione all'odio razziale», Fekhar, un vero e proprio «detenuto politico» per tutte le organizzazioni di difesa dei diritti umani in Algeria, aveva intrapreso uno sciopero della fame immediatamente dopo il proprio arresto, nonostante le sue condizioni di salute fossero già state fortemente indebolite dai lunghi scioperi della fame sostenuti durante il precedente periodo di detenzione tra il 2015 e il 2017, avvenuto sempre nel contesto delle tensioni intercomunitarie della valle dello Mzab.
  L'attivista è stato sepolto il 1° giugno scorso nel cimitero di Algeri, alla presenza di numerose persone e personalità della società civile che hanno reso omaggio alla sua memoria e hanno fatto appello al rispetto delle libertà democratiche in tutto il Paese da parte delle autorità di sicurezza e della magistratura.
  Il Ministero della giustizia algerino ha annunciato di aver avviato una inchiesta formale e approfondita sulle condizioni e le circostanze che hanno causato la morte di Fekhar. Al contempo, il suo ex compagno di carcere, Aouf Hadj Brahim, arrestato con le stesse motivazioni, è stato rilasciato dalle Autorità algerine.
  La morte di Kamel Eddine Fekhar ha generato un vasto moto di indignazione in tutta l'Algeria che si è andato a saldare incidentalmente al movimento popolare che dal 22 febbraio 2019 ha inaugurato un periodo di transizione in Algeria e che ha visto, tra l'altro, le dimissioni del Presidente Bouteflika lo scorso 2 aprile.
  Nel corso delle manifestazioni del 31 maggio, 15mo venerdì di protesta, moltissimi sono stati gli striscioni in ricordo di Fekhar e del suo ruolo di militante per la difesa dei diritti umani: i dimostranti hanno osservato per lui due minuti di silenzio.
  La morte dell'attivista tuttavia pare sia da ricondurre prevalentemente alle condizioni carcerarie che non hanno tenuto conto di standard umanitari, oltreché ad una questione di garanzie giurisdizionali e protezione dei diritti dei detenuti. L'evento ha comunque contribuito ad alimentare le rivendicazioni popolari nella misura in cui viene chiesta giustizia equa e rispetto dello Stato di diritto.
  Sullo sfondo della vicenda legata a Kamel Eddine Fekhar resta la storica questione del rispetto dell'identità, della lingua e della cultura berbera. In Algeria sono circa 10 milioni i berberofoni (circa un quarto della popolazione), soprattutto presenti nella regione della Cabilia, nell'est e nel sud del paese. L'etnia berbera costituisce una componente strutturale della società algerina, con un fondamentale riconoscimento costituzionale, che si è tradotto in una nutrita legislazione secondaria e una regolamentazione attuativa.
  Il primo riconoscimento costituzionale, in particolare, è avvenuto con la riforma del 2016, attraverso l'elevazione della lingua «tamazigh» a seconda lingua ufficiale della Repubblica algerina.
  Anche a seguito delle proteste scoppiate nel dicembre 2017 nell'area della Cabilia, finalizzate all'ottenimento di un maggiore impegno delle autorità algerine per l'insegnamento, il diritto allo studio e la promozione della lingua «tamazigh», un secondo importante risultato a favore del riconoscimento dell'identità berbera è avvenuto nel 2018 con l'introduzione costituzionale della festa nazionale della «Yennayer», che il 12 gennaio segna l'inizio del nuovo anno berbero.
  L'episodio della morte dell'attivista Fekhar desta preoccupazione. L'Italia resta impegnata nella promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che sono elemento centrale nel dialogo e nelle relazioni UE-Algeria. Al contempo, l'Italia, alla luce dell'intensificazione della cooperazione bilaterale in ambito giudiziario e del dialogo politico strutturale tra i due Paesi, confida che l'inchiesta avviata dal Ministero della giustizia algerino possa chiarire le circostanze che hanno determinato la morte di Kamel Eddine Fekhar.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.