• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00466 (2-00466) «Boccia, Navarra, De Filippo, Bruno Bossio, Ubaldo Pagano, De Luca, D'Alessandro, Frailis, Pezzopane, Siani, Lacarra, Mura, Miceli, Raciti, Bordo, Losacco, Madia, Melilli, Migliore,...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00466presentato daBOCCIA Francescotesto diVenerdì 19 luglio 2019, seduta n. 211

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per il sud, per sapere – premesso che:

   l'articolo 7-bis del decreto-legge n. 243 del 2016 ha sancito l'obiettivo per le amministrazioni centrali di riservare al Mezzogiorno un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento;

   tale disposizione, nel ribadire il criterio di assegnazione differenziale di risorse aggiuntive a favore degli interventi nei territori delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna, in nome del principio del riequilibrio territoriale, dispone, essendo la popolazione del Mezzogiorno, attualmente, circa il 34 per cento di quella nazionale, che le amministrazioni centrali dello Stato si debbano conformare all'obiettivo di destinare agli interventi nelle regioni del Mezzogiorno un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale pari al 34 per cento, o conforme ad altro criterio relativo a specifiche criticità;

   la legge di bilancio per il 2019 è intervenuta sulle modalità di verifica del rispetto di tale principio e ha incluso nell'ambito degli stanziamenti oggetto di verifica anche quelli compresi nei contratti di programma (inclusi quelli vigenti) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con Rete ferroviaria italiana s.p.a. e Anas s.p.a.;

   il Def 2019 riporta l'elenco dei programmi di spesa ordinaria in conto capitale per l'anno 2019, individuati in via sperimentale;

   la Svimez ha stimato quanto avrebbe inciso, negli anni della crisi, l'applicazione della clausola del 34 per cento alla spesa complessiva in conto capitale della pubblica amministrazione, non solo a quella delle amministrazioni centrali; il risultato è un aumento delle risorse ordinarie in conto capitale al Sud (con conseguente decremento al Centro-Nord), ovviamente di molto superiore alla simulazione «prudenziale» effettuata dai Conti pubblici territoriali con riferimento alle sole amministrazioni centrali: tra il 2009 e il 2015, gli aumenti medi annui sarebbero stati dell'ordine di circa 4,5 miliardi di euro;

   anche la relazione sui conti pubblici territoriali dell'Agenzia per la coesione territoriale calcola un impatto positivo, di importo più limitato, con riferimento alle sole amministrazioni centrali, pari a circa 1,6 miliardi di euro annui;

   secondo i conti pubblici territoriali, nel 2017 (ultimo anno disponibile) la quota di risorse ordinarie in conto capitale della pubblica amministrazione destinata al Mezzogiorno è pari al 26,7 per cento, a fronte del 34,4 per cento di popolazione; al Centro-nord si è al 73,3 per cento contro il 65,6 per cento di popolazione;

   secondo i medesimi conti pubblici territoriali, pubblicati dell'Agenzia per la coesione territoriale nel 2018, fra il 2001 e il 2015 (ma il trend non ha subito variazioni di rilievo negli ultimi due anni) gli investimenti con risorse ordinarie destinate al Sud sarebbero pari al 22,6 per cento in media, con una punta minima del 19,2 per cento nel 2007 e una massima del 24,3 per cento nel 2014; nello stesso periodo, il Centro-nord avrebbe così incassato la parte più consistente della spesa in conto capitale, passando dal 78,8 per cento del 2001 al 78,6 per cento del 2015, senza mai scendere al di sotto del 73,8 per cento;

   per raggiungere la clausola del 34 per cento mancherebbero quindi quasi 3 miliardi all'anno di risorse ordinarie in conto capitale, mentre, per quanto riguarda la spesa in conto capitale, il calo sarebbe ancora più evidente: fra il 2000 e il 2017 gli investimenti pubblici, nel Sud, si sarebbero dimezzati, passando da 22,2 miliardi (l'1,4 per cento del prodotto interno lordo) a 10,6 miliardi (0,7 per cento del prodotto interno lordo);

   appare evidente dalla lettura di questi dati come l'arretramento infrastrutturale del Mezzogiorno sia l'effetto inevitabile del taglio delle risorse per la spesa in conto capitale; gli investimenti in opere pubbliche al Sud hanno cominciato a diminuire dalla seconda metà degli anni ’70, nel Centro-nord dagli anni Duemila; l'alta velocità ferroviaria è l'esempio più evidente: la rete italiana per i treni veloci si sviluppa su 1.467 chilometri di binari e quelli al Sud sono solo il 16 per cento;

   la dotazione di infrastrutture è un requisito di vitale importanza per la crescita e la competitività; tuttavia, negli ultimi anni si è sviluppata una tendenza a impegnare più risorse dove ci si aspettava una maggiore redditività e più brevi tempi di risposta;

   contestualmente, occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni e garantire le risorse necessarie per raggiungerli, su base regionale, anche in termini di personale qualificato e dipendenti pubblici, quindi individuando un criterio di perequazione da estendere anche alla spesa corrente;

   la spesa corrente trasferita viene attualmente calcolata prevalentemente in base al criterio della spesa storica, che, stando ai dati sopra riportati, finirebbe per continuare a penalizzare, anche per il futuro, le regioni del Sud;

   si tratta di questioni di vitale importanza per i cittadini: basti pensare alla sanità, all'infanzia e all'istruzione, al trasporto pubblico locale, per non parlare di diritto all'abitazione e delle politiche per il lavoro;

   occorre poi estendere la clausola del 34 per cento alla spesa pubblica complessiva e non solo a quella delle amministrazioni centrali dello Stato, comprendendo quindi tutte le società partecipate pubbliche che erogano beni e servizi pubblici primari o essenziali, come già in parte previsto dalla norma della legge di bilancio 2019 citata che ha esteso tale clausola alla spesa di Anas e Rete ferroviaria italiana;

   solo nel momento in cui a tutte le regioni siano stati garantiti i medesimi livelli essenziali delle prestazioni (lep), sarà possibile avviare un confronto sulle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia regionale –:

   quale sia la posizione del Governo in merito alla necessità di definire prioritariamente i livelli essenziali delle prestazioni e gli strumenti perequativi prima di affrontare il percorso di attuazione dell'autonomia differenziata;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla perdurante sottrazione di risorse ordinarie in conto capitale al Sud a favore del Centro-nord, che ha comportato e continua a determinare l'utilizzo improprio dei fondi addizionali europei (fondo sviluppo e coesione e fondi strutturali e di investimento europei) per finanziamento di interventi a cui si sarebbe dovuto far fronte attraverso risorse ordinarie;

   quali iniziative intenda assumere il Governo volte a reintegrare le risorse per quelle regioni che in passato hanno avuto minori finanziamenti a vantaggio di altre regioni per raggiungere le priorità nazionali.
(2-00466) «Boccia, Navarra, De Filippo, Bruno Bossio, Ubaldo Pagano, De Luca, D'Alessandro, Frailis, Pezzopane, Siani, Lacarra, Mura, Miceli, Raciti, Bordo, Losacco, Madia, Melilli, Migliore, Verini, Ascani, Campana, Mancini, Andrea Romano, Orfini, Nobili, Sensi, Ferri, Topo, Carè».