• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/01013 CORRADO, ANGRISANI, DE LUCIA, GRANATO, FLORIDIA, VANIN, MORRA, LUCIDI, FERRARA, LA MURA, CORBETTA, TRENTACOSTE, ABATE, NATURALE, GALLICCHIO, CASTELLONE, LANNUTTI, MATRISCIANO, DONNO, DESSI',...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01013 presentata da MARGHERITA CORRADO
giovedì 11 luglio 2019, seduta n.132

CORRADO, ANGRISANI, DE LUCIA, GRANATO, FLORIDIA, VANIN, MORRA, LUCIDI, FERRARA, LA MURA, CORBETTA, TRENTACOSTE, ABATE, NATURALE, GALLICCHIO, CASTELLONE, LANNUTTI, MATRISCIANO, DONNO, DESSI', NOCERINO, LANZI, BOTTO, ROMANO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:

la Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza del 2 dicembre 2014 (causa C196/13 - Discariche abusive, sentenza 26 aprile 2007, ricorso ex art. 260 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea del 16 aprile 2013) ha sottoposto lo Stato italiano alla procedura di infrazione per mancato rispetto degli obblighi previsti alle direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE sulla gestione dei rifiuti e ha previsto interventi di bonifica per 218 siti al fine di uscire dalla procedura di infrazione;

l'elenco completo delle 218 discariche oggetto del procedimento di esecuzione della sentenza è stato trasmesso informalmente dalla Commissione europea nello stesso marzo 2015, per il tramite della rappresentanza permanente dell'Italia presso l'Unione europea;

la Commissione europea ha chiesto che, entro il 2 febbraio 2015, l'Italia trasmettesse specifiche informazioni sulle misure adottate per dare esecuzione alla sentenza e, in particolare, inviasse copia dei provvedimenti adottati e un piano d'azione dettagliato, corredato di un cronoprogramma degli interventi da effettuare sui siti oggetto della condanna. Al tal fine, gli uffici del Ministero hanno intrapreso, in collaborazione con le Regioni competenti, un cospicuo lavoro di aggiornamento e di analisi dei dati disponibili sui siti interessati;

per completare il quadro illustrato dalle Regioni, il comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente è stato incaricato di effettuare ulteriori verifiche su 79 siti già oggetto di accertamenti, affidati perciò al commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale, nominato con delibera del Consiglio dei ministri 24 marzo 2017;

sul territorio italiano risultano ancora da sottoporre a bonifica non solo i 40 siti di interesse nazionale, per un totale di 171.268 ettari, e i 17 declassificati a competenza regionale, ai quali vanno ad aggiungersi i 77.733 ettari corrispondenti alle aree marine, ma anche e soprattutto diverse centinaia di siti che sono vere e proprie discariche abusive, abbandonate da decenni, o vecchi siti industriali sottoposti a procedura fallimentare o dismessi che, all'atto della chiusura, hanno lasciato tonnellate di rifiuti pericolosi, il cui inquinamento permane senza che vengano presi provvedimenti, per mancanza di fondi di competenze da parte degli amministratori locali;

la maggior parte dei siti di cui alla causa C 196/13 non sono percepiti dalla popolazione come motivo di allarme sociale. Non versano, infatti, in situazioni ambientali particolarmente critiche, seppure necessitino evidentemente di interventi di bonifica o messa in sicurezza come previsto e predisposto dalla UE, trattandosi di vecchie discariche persino autorizzate dalle autorità locali negli anni precedenti all'entrata in vigore delle normative specifiche di settore, quindi prive di adeguate predisposizioni ma contenenti per lo più rifiuti solidi urbani;

ad oggi non è possibile attingere informazioni all'anagrafe nazionale dei siti da bonificare, prevista ai sensi dell'art. 251 del decreto legislativo n. 152 del 2006, già denominata anagrafe dei siti inquinati (art. 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997, comma 12), e quindi visionare quali siano i siti individuati per l'attuazione delle bonifiche a livello nazionale, la tipologia di rifiuti presenti e il grado di inquinamento dei territori nei quali questi insistono, nonché l'individuazione dei soggetti cui compete la bonifica, alla luce della mappatura nazionale effettuata dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), che ha censito 12.482 siti potenzialmente contaminati;

come si legge in diversi articoli di stampa locale del 2018, sfuggendo ai parametri in base ai quali sono stati comunicati i siti poi posti in procedura di infrazione, uno di questi, la discarica di Joppolo (Vibo Valentia), non risulta censito quale sito di discarica né nel piano operativo bonifiche della Regione Calabria né in altre fonti, tanto da essere stato oggetto di un esposto per truffa all'Unione europea per aver scambiato volutamente il sito di discarica a di Nicotera con quello di Joppolo,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda verificare in base a quali criteri la Commissione europea abbia individuato i 218 siti posti in procedura di infrazione, a seguito della quale lo Stato italiano ha dovuto necessariamente provvedere alla loro bonifica, considerato che numerosi altri siti, neppure censiti, destano molta più preoccupazione per l'impatto ambientale e la pesante ricaduta inquinante nei territori, con gravi conseguenze per la salute della popolazione;

se e quali iniziative intenda assumere per i numerosi siti presenti sul territorio nazionale non interessati da alcuna sollecitazione di intervento da parte della UE e di fatto sostanzialmente abbandonati;

se sia possibile risalire a chi, in Calabria, abbia scelto di comunicare la priorità di bonificare un sito mai davvero utilizzato a discarica quale quello di Joppolo, anziché la confinante discarica di Nicotera, o chi, in Campania, abbia indicato siti a parere degli interroganti quasi insignificanti dal punto di vista dell'allarme ambientale, mentre in altri territori della stessa regione l'inquinamento ha ormai raggiunto livelli di allarme sociale riconosciuto da tutti;

se siano state definite le priorità d'intervento e chi provvederà ad attuare e monitorare la correttezza degli appalti e dei lavori eseguiti;

con quali modalità, vigendo il principio "chi inquina paga", si intenda esercitare il diritto di rivalsa.

(3-01013)