• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/00982 DE PETRIS, DE FALCO, ERRANI, LAFORGIA, GRASSO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che: la nave di bandiera olandese "Sea Watch 3" il 12 giugno 2019 ha soccorso 53...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00982 presentata da LOREDANA DE PETRIS
martedì 9 luglio 2019, seduta n.130

DE PETRIS, DE FALCO, ERRANI, LAFORGIA, GRASSO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:

la nave di bandiera olandese "Sea Watch 3" il 12 giugno 2019 ha soccorso 53 persone in mare a 47 miglia dalla Libia;

la Convenzione di Amburgo del 1979 prevede l'obbligo di prestare soccorso ai naufraghi e di farli sbarcare nel primo "posto sicuro (place of safety)" in cui sussista rispetto dei diritti umani e sia il più prossimo geograficamente rispetto al "punto nave" nel quale sia stato effettuato il salvataggio;

pertanto, per il salvataggio effettuato il 12 giugno 2019 quali ipotetici posti sicuri vanno considerati nell'ordine i porti libici, quelli tunisini e il porto italiano di Lampedusa, essendo l'isola di Malta più distante da quella di Lampedusa dal punto nave in cui è stato effettuato il salvataggio;

la comandante della Sea Watch 3, dopo aver scartato le ipotesi di sbarcare in Libia ed in Tunisia, ha doverosamente diretto verso il porto più vicino, che è quello di Lampedusa, in ossequio ai criteri derivanti dalle convenzioni internazionali, senza poter effettuare nessun'altra valutazione;

la Libia non è un porto sicuro perché non è Paese sottoscrittore della Convenzione di Ginevra, mentre la Tunisia non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale, come è dimostrato nei fatti dalla vicenda della "Maridive 601", che si è svolta contemporaneamente a quella della Sea Watch 3, e che ha potuto sbarcare i 75 naufraghi che erano a bordo solo dopo 19 giorni. Si è appreso successivamente che a quei naufraghi non è stato consentito di far richiesta di asilo politico, ed anzi sono stati respinti;

l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) il 29 giugno 2019, la Commissione europea il 16 luglio 2018 ed il 14 giugno 2019, il Commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa il 18 giugno 2019 hanno affermato con chiarezza che la Libia non è un posto sicuro;

in ultimo, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale il 28 giugno 2019 ha dichiarato: «La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono»;

il 15 giugno 2019 il Ministro dell'interno ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta della Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane, ai sensi del decreto-legge n. 53 del 2019;

in materia di tutela dei diritti umani le convenzioni internazionali prevalgono sulle leggi nazionali e, a parere degli interroganti, la comandante Rackete, decidendo di accostarsi a Lampedusa, ha obbedito ad una normativa di rango superiore al citato decreto-legge;

è da tenere in conto anche che più di 50 Comuni tedeschi, la diocesi di Torino e, soprattutto, 5 Paesi dell'Unione europea (Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia), a seguito di colloqui del Ministero degli affari esteri con la Commissione europea, avevano dato la propria disponibilità ad accogliere i migranti;

paradossalmente, mentre alla Sea Watch 3 per molti giorni veniva impedito l'attracco, nelle ultime tre settimane a Lampedusa sono stati segnalati almeno dieci sbarchi;

il 26 giugno, proseguendo lo stallo e peggiorando le condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi, la comandante Rackete ha dichiarato l'emergenza a bordo e ha condotto la Sea Watch 3 in acque territoriali italiane. La Guardia di finanza ha fermato l'imbarcazione a poche miglia dal porto, affermando di essere in attesa di disposizioni;

il 29 giugno, la comandante, dopo aver valutato che la situazione sulla nave si andava deteriorando di momento in momento per la mancata risposta alla richiesta di attracco, ha deciso di sbarcare;

una volta sbarcata, la comandante è stata posta in stato di arresto e le sono stati contestati i reati di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate,

si chiede di sapere:

se la decisione di impedire lo sbarco sia stato un atto unilaterale del solo Ministro dell'interno o se sia stata pesa collegialmente dal Governo;

in quest'ultima ipotesi, perché il Governo abbia preso questa decisione, di fronte all'accordo con 5 Paesi dell'Unione europea per accogliere i profughi una volta sbarcati e altresì alla disponibilità di 50 Comuni tedeschi e della diocesi torinese, ordinando di impedire l'attracco a Lampedusa, considerato che non vi era altra scelta praticabile dalla comandate Carola Rackete, vista anche la citata affermazione del Ministro degli affari esteri sulla non sicurezza della Libia per lo sbarco di naufraghi.

(3-00982)