• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/02380 (5-02380)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02380presentato daMURONI Rossellatesto diGiovedì 27 giugno 2019, seduta n. 198

   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Oasi faunistica «La Badia» si estende nelle Marche, tra i comuni di Urbino e Montecalvo in Foglia, con tutti i suoi rigogliosi 650 ettari di boschi e colline. È un'importante area protetta della provincia di Pesaro Urbino dal 1979, quando fu costituita dalla regione Marche sotto richiesta del Wwf: protegge al suo interno tantissime varietà di vegetazioni e di specie animali;

   è presente un antico bosco di querce secolari, solcato ai confini dal fiume Foglia, che è diventato la casa di albanelle, specie protetta di rapace, falchi, poiane e meta di passaggio per gli uccelli migratori. Inoltre, nell'Oasi, e più precisamente nelle terre della tenuta Santi Giacomo e Filippo, vi sono oltre a tre differenti «Land Art», ammirabili da diverse angolazioni una pianura alluvionale. In parole povere, «La Badia» è un'area di straordinaria bellezza paesaggistica e ricca di biodiversità; «Il mio è un appello alla coscienza ecologica ambientale del Presidente della regione Marche per ribadire un deciso "no" alla riapertura della caccia all'interno dell'Oasi Faunistica "La Badia" di Urbino». Sono queste le parole del responsabile nazionale dei Verdi a commento dell'ipotesi della riapertura dell'area protetta alla caccia dell'oasi;

   è importante ricordare che negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso l'area è stata teatro di importanti studi scientifici sui volatili e, inoltre, è stata luogo di didattica da parte delle scuole per le generazioni dei più giovani. Non a caso, all'interno dell'oasi, si trova il Cras (Centro di recupero animali selvatici della regione Marche);

   «La Badia» comprende anche varie aree Zps e Sic della rete Natura 2000, di notevole interesse comunitario, nella quale sussistono elementi naturali di indubbio valore, come le anse del fiume Foglia, con la loro vegetazione, i lembi di querceto, la varietà del suolo (da zone di calanco a prati umidi), le numerose macchie arbustive ed arboree e la ricca avifauna stanziale e migratoria;

   riaprire alla caccia nell'Oasi «La Badia», oltretutto alle braccate al cinghiale, rappresenterebbe quindi, oltre che un massacro della pregevole fauna presente, anche un danno incalcolabile alle numerose attività agrituristiche e alle tante aziende agricole presenti, che danno lavoro e sostentamento a moltissime famiglie;

   è del tutto evidente che la riapertura dell'area alla caccia sarebbe un grandissimo passo indietro rispetto alle posizioni su tutela e conservazione ambientale prese nel passato che avevano fatto delle Marche una delle regioni più «green» e attente all'ambiente del Paese. Una scelta tanto giusta allora quanto sbagliata oggi, poiché la tutela dell'ambiente, del paesaggio e della biodiversità è inserita al vertice delle strategia di sviluppo sostenibile dell'Unione europea e una decisione come quella paventata porrebbe l'Italia in un'assurda e anacronistica controtendenza –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica, in collaborazione con la regione Marche e gli altri enti istituzionali coinvolti, al fine di garantire la tutela di un prezioso e delicato ecosistema terrestre, estremamente ricco in termini di biodiversità, qual è l'Oasi «la Badia».
(5-02380)