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Atto a cui si riferisce:
S.1/00141 premesso che: la città di Brindisi, città ad alta intensità industriale, ma allo stesso tempo dalle grandi potenzialità di rinascita sostenibile, ha rappresentato per lungo tempo...



Atto Senato

Mozione 1-00141 presentata da PASQUA L'ABBATE
martedì 25 giugno 2019, seduta n.125

L'ABBATE, CASTELLONE, MOLLAME, ORTOLANI, TRENTACOSTE, ABATE, GRANATO, GIANNUZZI, VONO, CROATTI, PELLEGRINI Marco, ANGRISANI, GAUDIANO, RUSSO - Il Senato,

premesso che:

la città di Brindisi, città ad alta intensità industriale, ma allo stesso tempo dalle grandi potenzialità di rinascita sostenibile, ha rappresentato per lungo tempo l'emblema del conflitto ambientale con le asserite esigenze di crescita economica legata allo sviluppo industriale;

il territorio di Brindisi è interessato da un carico di problematiche legate ai rischi per la salute dei cittadini e per l'ambiente di gran lunga maggiore rispetto ai vantaggi economici che la città ha ricevuto nel tempo;

la città pugliese, in un diametro ristretto di chilometri si trova a dover supportare la presenza di un petrolchimico e di due centrali a carbone ancora funzionanti, quasi tutti compresi in un sito di interesse nazionale (Sin);

il sito inquinato di interesse nazionale (Sin) di Brindisi è stato decretato con legge n. 426 del1998 e, come tale, perimetrato dal Ministero dell'ambiente con decreto ministeriale del 10 gennaio 2000. Esso si estende approssimativamente per un'area pari a 11.000 ettari e comprende, oltre ad aree agricole ed industriali, anche 5.500 ettari di aree marine. Nella parte più orientale del Sin di Brindisi vi è lo stabilimento petrolchimico, originariamente di proprietà della Montecatini Edison nella parte meridionale dell'area perimetrata, in prossimità della costa, si trova la centrale Enel di Cerano, realizzata negli anni Ottanta, alimentata principalmente a carbone, e destinata alla produzione di energia elettrica;

sempre all'interno del sito è presente un'area lagunare, denominata "micorosa", che negli anni Sessanta fu colmata da scorie di ogni genere provenienti dall'ex Petrolchimico, contenenti elevatissime concentrazioni di tricloroetano (cloroformio);

in definitiva l'area può essere divisa in alcune macroaree, distinguibili per uso del suolo e ubicazione: Polo industriale, Polo petrolchimico, Polo elettrico-energetico, Area agricola, Stagni e Saline di Punta della Contessa, Invaso del Cillarese, Area marina;

considerato che a quanto risulta ai proponenti del presente atto:

dopo tutti questi anni le operazioni di bonifica sono ancora ferme, mentre periodicamente si avvicendano studi sulle conseguenze dannose legate all'inquinamento dell'area e notizie di rinvenimento di discariche abusive in un'area di rilevante ampiezza come quella del Petrolchimico, ma che, in prevalenza, risulta abbandonata e conseguentemente appetibile per l'esercizio di attività delittuose;

ad aggravare la portata del vulnus vi è la mancata messa in sicurezza dell'impianto di Eni Versalis, unico funzionante all'interno dell'area del petrolchimico, dal quale frequentemente fuoriescono fiammate visibili in quasi tutta la città;

a ciò si aggiunge il comprovato inquinamento causato dalle due centrali a carbone presenti nel territorio brindisino, tra cui la centrale Enel-Federico II (Cerano), la più grande d'Europa, e la centrale A2A;

una situazione di tale portata, ha avuto delle ricadute sulla popolazione e sull'ambiente, devastanti: diversi studi epidemiologici: che hanno evidenziato risultati molto preoccupanti, tra i quali incremento di rischio della mortalità e ricoveri per tumori maligni, leucemie, malattie cardiovascolari e all'apparato respiratorio, malformazioni tra le persone più esposte rispetto a quelle meno esposte alle emissioni di origine industriale;

nonostante la situazione allarmante sia nota da diversi anni, fino ad oggi nessun passo è stato fatto verso una rinascita sostenibile e una presa di posizione a favore della tutela della salute dei cittadini;

considerato infine che:

la politica dell'Unione europea in materia di ambiente si fonda sui principi della precauzione, dell'azione preventiva e della correzione dell'inquinamento alla fonte, nonché sul principio «chi inquina paga»;

attraverso il suo quadro per il clima e l'energia 2030, che rappresenta altresì il suo impegno assunto nell'ambito dell'accordo di Parigi, l'UE si è impegnata a conseguire i seguenti obiettivi entro il 2030: ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 40 per cento al di sotto dei livelli del 1990, migliorare l'efficienza energetica del 27 per cento e aumentare la quota di consumo finale di energia proveniente da fonti rinnovabili del 27 per cento. Il quadro 2030 fa seguito agli obiettivi «20-20-20» stabiliti nel 2007 dai leader dell'UE per il 2020: una riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas a effetto serra, un aumento del 20 per cento della quota di energie rinnovabili nel consumo finale di energia e una riduzione del 20 per cento del consumo totale di energia primaria dell'UE (il tutto rispetto al 1990), che si sono tradotti in misure legislative vincolanti. La tabella di marcia dell'UE per passare ad un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050 prevede un obiettivo a lungo termine di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra dell'80 per cento, mentre la più recente strategia di lungo termine sostiene il conseguimento di un'economia climaticamente neutra entro il 2050;

a norma del regolamento (UE) 2018/1999 ogni Stato membro è tenuto a trasmettere alla Commissione la proposta di piano nazionale integrato per l'energia e il clima per il periodo 2021-2030;

in ossequio a tale disposizione, l'Italia ha presentato la proposta di piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che, tra i principali obiettivi, prevede: l'accelerazione del percorso di decarbonizzazione, considerando il 2030 come una tappa intermedia verso una decarbonizzazione profonda del settore energetico entro il 2050; la promozione di attività di ricerca e innovazione che, in coerenza con gli orientamenti europei e con le necessità della decarbonizzazione profonda, sviluppino soluzioni idonee a promuovere la sostenibilità, la sicurezza, la continuità e l'economicità delle forniture energetiche; l'adozione, anche a seguito dello svolgimento della valutazione ambientale strategica, di obiettivi e misure che riducano i potenziali impatti negativi della trasformazione energetica su altri obiettivi parimenti rilevanti, quali la qualità dell'aria e dei corpi idrici, il contenimento del consumo di suolo e la tutela del paesaggio; un obiettivo di copertura, nel 2030, del 30 per cento del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili, delineando un percorso di crescita sostenibile delle fonti rinnovabili con la loro piena integrazione nel sistema;

la Commissione europea con la raccomandazione del 18 giugno 2018 sulla proposta di piano nazionale integrato per l'energia e il clima dell'Italia 2021-2030, ha posto alcune importanti sollecitazioni tra cui il sostegno al livello di ambizione che il Paese si è fissato, con la quota del 30 per cento di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 a contributo dell'obiettivo dell'Unione per il 2030 in termini di energia rinnovabile, adottando politiche e misure dettagliate e quantificate che siano in linea con gli obblighi imposti dalla direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio;

nella medesima raccomandazione la Commissione sottolinea la necessità di integrare meglio l'aspetto della transizione giusta ed equa, in particolare illustrando in maggior dettaglio gli effetti degli obiettivi, delle politiche e delle misure previsti su società, occupazione, competenze e distribuzione del reddito, anche nelle regioni industriali e ad alta intensità di carbonio;

in vista dello stringente obbligo di decarbonizzazione, le due società titolari delle centrali a carbone presenti nel comune di Brindisi hanno avviato l'iter per la riconversione prevedendo l'alimentazione a gas metano;

sul tema della riconversione delle due centrali si sono tenuti tavoli interistituzionali con la presenza delle società interessate;

ritenuto che:

il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente ("United Nations Environment Programme" - Unep) ha dato vita nel 2014 a un progetto internazionale denominato "Inquiry", attraverso il quale sostenere gli sforzi nazionali e internazionali indirizzati a spostare gli ingenti investimenti necessari a promuovere una green economy inclusiva. Un'altra misura, funzionale in tal senso, è stata l'iniziativa del "Fossil fuels divestment" e cioè un'azione volta a scoraggiare gli investimenti verso il settore delle energie fossili e a favore di un altro più efficiente ed efficace: quello delle fonti rinnovabili. Per il 2017 si parla di 800 soggetti istituzionali e privati che hanno disinvestito dai fossili 6.000 miliardi di dollari;

negli ultimi anni in controtendenza rispetto ad altri settori economici, la green economy ha raggiunto risultati positivi a livello occupazionale e l'Italia si è mostrata capofila di questa tendenza; infatti, secondo la relazione sulla green economy 2018 presentata nell'ambito degli Stati generali della green ecomomy, l'Italia nel 2017 è stata prima fra i grandi Paesi europei in economia circolare, agricoltura biologica ed anche eco-innovazione. Detta relazione ha anche sottolineato come in Italia i settori a più alto coefficiente occupazionale, considerando gli ultimi cinque anni, sono le fonti rinnovabili con il 32 per cento del totale degli occupati (circa 702.000 posti di lavoro diretti e indiretti), seguiti dall'agricoltura biologica e di qualità con il 18 per cento del totale degli occupati (circa 393.000 posti di lavoro, in questo caso solo diretti), dalla rigenerazione urbana con il 12 per cento (circa 255.000 posti di lavoro), dall'efficientamento degli edifici con il 9 per cento (oltre 197.000 occupati); dalla riqualificazione del sistema idrico con l'8 per cento (circa 178.000 posti di lavoro), dalla bonifica dei siti contaminati con il 5 per cento (circa 117.000 posti di lavoro);

l'attuale fase di transizione industriale è una fase di fondamentale importanza della città di Brindisi, che richiede un approccio sistemico e integrato delle differenti questioni che si sovrappongono;

si rende necessario intraprendere questo percorso, tenendo conto delle necessarie logiche di sostenibilità, salvaguardando l'ambiente e la salute dei cittadini e le esigenze occupazionali della popolazione;

al di là dei normali strumenti di partecipazione, si rende necessario avviare un costruttivo confronto con la cittadinanza in coerenza con gli obblighi di informazione ambientale;

la transizione industriale di Brindisi non può non passare attraverso il completamento delle operazioni di bonifica e il rilancio dell'economia locale, con la valorizzazione del territorio e l'incentivazione di pratiche sostenibili, puntando anche nel breve periodo al definitivo abbandono dell'utilizzo dei combustibili fossili;

data la sua particolare posizione geografica, il porto di Brindisi rappresenta un potenziale importante per lo sviluppo economico della città e dell'intera regione, per cui per una valorizzazione della città è fondamentale prevedere anche lo sviluppo delle infrastrutture portuali nel necessario rispetto del territorio, dell'ambiente e dei beni culturali presenti che rappresentano la ricchezza della città,

impegna il Governo:

1) a completare nel più breve tempo possibile le opere di bonifica e messa in sicurezza dell'intero sito e a considerare misure di valorizzazione del territorio di Brindisi nel suo complesso;

2) a sviluppare soluzioni programmatiche e lungimiranti affinché la transizione di cui la città di Brindisi è protagonista non sia solo finalizzata alla decarbonizzazione, ma anche allo sviluppo dell'economia circolare e della bioeconomia, in particolare: individuando misure volte al mantenimento e al potenziamento dei livelli occupazionali, anche attraverso la ricollocazione dei lavoratori, nell'ambito delle attività di riqualificazione e di bonifica; applicando strategie legate al sistema produttivo territoriale e predispongano concreti progetti di sviluppo di formazione e riqualificazione professionale in prospettiva occupazionale;

3) a dotare di infrastrutture il porto, nel rispetto del sito archeologico di Punta delle Terrare, tenendo conto del rischio idrogeologico della zona in corrispondenza del fiume Grande e ponendo particolare attenzione alla risoluzione dei problemi legati agli scarichi dei reflui portuali e dell'inquinamento del fiume Piccolo;

4) a far sì che la transizione energetica attraverso la decarbonizzazione, non preveda nuove infrastrutture per la produzione di energia da combustibili fossili anche diversi dal carbone nel territorio di Brindisi.

(1-00141)